[Italia] Lettera da un compagno di Napoli: intervenire da comunisti nel movimento delle sardine

Rilanciamo a seguire un’interessante lettera inviataci da Angelo, un compagno di Napoli, rispetto all’intervento dei comunisti nel movimento delle sardine. La lettera ha l’aspetto positivo di provare a fornire indicazioni pratiche circa l’intervento dei comunisti all’interno di quel movimento sulla base dell’orientamento che abbiamo indicato nell’articolo “i comunisti devono intervenire nel movimento delle sardine?” lo scorso 29 novembre rilanciando il pezzo pubblicato dal FGC sul sito www.senzatregua.it.

Buona lettura.

***

Cari compagni della Staffetta Rossa,

sono un compagno del P.CARC di Napoli. Ho letto l’articolo che avete pubblicato circa il ruolo dei comunisti nell’intervento sulle lotte spontanee e in particolare sul movimento delle sardine che sta prendendo piede in tutto il paese. Posto che è giusto intervenire in questo movimento e che quindi è corretta l’impostazione dell’articolo e importante quanto scritto dai compagni del FGC su www.senzatregua,it, in questa mia voglio portare alcune proposte pratiche su quale debba essere nel concreto l’intervento dei comunisti in quel movimento.

Intervenire in questi ambiti comporta due aspetti, da un lato spingere “le sardine” a rafforzare il campo delle masse popolari nella lotta di classe in corso, dall’altro a raccogliere gli elementi più avanzati di questo movimento nelle file del movimento comunista che rinasce.

Dico questo perché il movimento delle sardine è un movimento popolare che si è riunito attorno ai temi dell’antifascismo e dell’opposizione a Salvini e alla Lega, una parte dei fomentatori di temi e misure reazionarie nel nostro paese: una parte perché a promuovere la mobilitazione reazionaria delle masse popolari ci sono anche altri partiti, su tutti il PD che, per conto dei poteri forti del nostro paese, è stato protagonista della promozione delle principali misure reazionarie e antipopolari degli ultimi anni su tutti i campi: dall’immigrazione con il Decreto Minniti, dallo smantellamento dei diritti dei lavoratori con il Jobs Act fino alla dissoluzione dei servizi pubblici quali la sanità e la scuola.

Il 30 novembre ho partecipato al flashmob delle sardine a Napoli. In piazza erano presenti lavoratori, giovani, donne e immigrati delle masse popolari. Ho toccato con mano quanto l’idea di un movimento creato in laboratorio dal PD per contendere voti alla Lega fosse null’altro che un preconcetto buono per riempire titoli dei giornali e atteggiarsi con tesi complottiste al bar sport. Ho compreso meglio come bisogna sempre distinguere i capi dei partiti borghesi (di destra o di sinistra non importa) dalla base e dalle masse popolari che si mobilitano. Non è un caso che i temi di cui ho discusso per lunghi minuti con quelli che erano presenti in piazza non si limitavano alla contestazione dell’uomo nero Salvini ma più complessivamente alla situazione politica del paese.

Mi è parso evidente quanto chi dal basso ha deciso di mobilitarsi in queste piazze abbia a cuore, più di tutto, i temi dell’attuazione delle parti progressiste della Costituzione italiana fondata su valori quali la dignità dei lavoratori, l’antifascismo, la solidarietà e la partecipazione dei cittadini alla gestione della vita politica del paese. Ho visto una spinta spontanea a difendere conquiste e principi che il movimento comunista ha radicato tra le masse popolari del nostro paese. Si tratta di conquiste e principi da cui partire per alimentare lo sviluppo di questo movimento.

Le sardine hanno assunto un ruolo importante nella mobilitazione di piazza delle masse popolari, un ruolo che può essere alimentato ulteriormente e che può dar vita a un movimento pratico per l’attuazione della Costituzione: difendere e rendere misure concrete quei valori che da sempre vengono ignorati e non attuati da chi ha governato l’Italia dal dopoguerra ad oggi. Dobbiamo dire a gran voce che il movimento delle sardine può essere tra i promotori di una nuova liberazione!

Questo perché, come nel 1945, anche oggi dobbiamo liberare il nostro paese. Dobbiamo liberarlo dai partiti delle Larghe Intese e dai poteri forti loro padroni (l’UE, la NATO, il Vaticano e i grandi gruppi d’interesse internazionale), una forza occupante che, come i nazisti e i fascisti durante la seconda mondiale, saccheggia e devasta il paese e ci trascina nella guerra, distrugge l’apparato produttivo del paese, cancella milioni di posti di lavoro, privatizza la sanità pubblica e smantella i servizi, distrugge la scuola pubblica mentre regala miliardi di euro ai circoli dell’alta finanza.

Per liberare il paese c’è bisogno della forza e la mobilitazione di tutti. Serve costruire un movimento pratico che unisca e aggreghi tutti gli operai, i lavoratori, i precari e i giovani che non ne possono più del marasma in cui siamo immersi. Significa mobilitarsi sui territori per portare solidarietà agli operai in lotta come quelli della Whirlpool di Napoli, legarsi a tutti quei comitati popolari e organismi che già si mobilitano in mille vertenze per il diritto alla salute, per l’integrazione, contro le grandi opere e per l’ambiente o per la tutela dei beni comuni.

Applicare le parti progressiste della Costituzione significa entrare in guerra con i “poteri forti” nostrani e la loro comunità internazionale, cioè con i mandanti dei governi e delle forze politiche che hanno lasciato inattuata, aggirato e poi apertamente violato la Costituzione. Questa guerra può essere vinta solo se le organizzazioni operaie e popolari riescano a imporre un governo d’emergenza popolare. Un governo che farà dell’antifascismo, dell’attuazione della Costituzione e l’attuazione di misure favorevoli alla maggioranza della popolazione le sue principali bandiere.

Come comunisti dobbiamo chiamare chi ha aderito a queste mobilitazioni a spingere perché il movimento delle sardine non si limiti a una serie di flashmob sparsi per il paese ma alimenti l’organizzazione popolare a sostegno della classe operaia in difesa dell’apparato produttivo, a sostegno delle fasce più deboli della popolazione sempre più aggredite dalla crisi generale del capitalismo in cui siamo immersi (donne, studenti, immigrati, ecc.), a sostegno dei comitati e movimenti popolari che si mobilitano contro le grandi opere e a tutela dell’ambiente (NO TAV, NO TAP, Stop Biocidio, ecc.) e di tutto il resto della resistenza spontanea che le masse popolari oppongono alla crisi. Unire le forze e mobilitarsi per trasformare queste battaglie in misure concrete attraverso l’imposizione di un proprio governo è l’unica strada concreta e percorribile per farla finita con il marasma in cui siamo immersi e per attuare le parti progressiste della Costituzione italiana.

Angelo

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