[Milano] Organizzarsi e coordinarsi per imporre gli interessi di lavoratori e masse popolari!

Dal dibattito alla Festa della Riscossa Popolare di Milano: esperienze, riflessioni e proposte

Il 16 Novembre all’interno della Festa della Riscossa Popolare si è tenuto il dibattito “Milano: organizzarsi e coordinarsi per imporre gli interessi di lavoratori e masse popolari” con la partecipazione di alcuni membri dei comitati e associazioni di via Padova (associazioni che si occupano del territorio, del degrado, della sicurezza, di promuovere coesione sociale, associazioni di commercianti), esponenti di Un AltroPiano X Milano (coordinamento di Comitati e Associazioni che nasce attorno alle tematiche ambientali, che si sono riuniti per presentare un insieme di osservazioni al PGT di Milano), un ex consigliere del Municipio 8. Il dibattito è stato ricco di interventi e di esperienze, è stato utile per ragionare sugli aspetti che legano i comitati nonostante i differenti obiettivi sui quali si muovono, è stato interessante rispetto alla prospettiva di darsi degli obiettivi comuni e la possibilità di fare un pezzo di strada insieme. È stata un’esperienza piccola (non ha partecipato una folla di persone) ma significativa: dimostra che è possibile lavorare insieme, partendo da punti, prospettive, necessità e obiettivi differenti, e darsi una prospettiva unitaria di cambiamento dello stato di cose presenti.

 

Dall’esperienza dei comitati è emerso che le istituzioni non rispondono più ai loro doveri nei confronti dei cittadini, non prendono in considerazione le proposte, i solleciti, le rivendicazioni sollevate dai comitati. In buona sostanza è emerso che il Comune di Milano, con il Sindaco Sala alla testa, millanta di fare cose che in realtà non fa o che anche se fa non sono quelle cose strettamente necessari alle esigenze reali dell’intera città, ma solo di una ristretta cerchia (quella dei palazzinari, speculatori, amici degli amici), dividendo in modo netto il centro dalla periferia. Due esempi? In via Padova con il Bilancio Partecipativo ha vinto un progetto per realizzare una pista ciclabile, progetto che è completamente sparito dal Piano Quartieri (successivo al Bilancio Partecipativo) e nel quale sono stati inseriti progetti sulla via calandoli dall’alto. Un AltroPiano x Milano ha presentato 12 osservazioni sul PGT al Comune di Milano, mai state prese in considerazione, e ha sollecitato tutti i consiglieri di opposizione a prendere una posizione netta contro il PGT, senza ottenere un riscontro positivo.

 

È stata messa in luce la necessità di uscire dal proprio ambito e di legarsi alle realtà organizzate sia nel proprio territorio che negli altri quartieri, per mettere insieme chi si muove per difendere le aree comuni abbandonate, perché per esempio l’attuazione del PGT coinvolgerà e stravolgerà tutte le zone di Milano, perché lo stato di abbandono delle periferie è comune in tutte le zone di Milano.

 

L’assemblea è stata anche occasione per chiedersi cosa significa coordinare le realtà già organizzate. Non abbiamo trovato la risposta definitiva ma abbiamo iniziato a darci un orientamento e abbiamo convenuto che anzitutto coordinarsi vuol dire concepire la città come un’unica opera di tutti questi comitati che cominciano ad agire unitariamente, occupandosi del proprio ambito ma avendo una visione d’insieme sulla base della quale darsi una linea d’azione comune, con obiettivi comuni che rafforzino gli sforzi (e i risultati!) delle attività dei singoli comitati. Promuovere pratiche di mutualismo e valorizzare a questo fine anche gli ambiti privati (come possono essere i negozi che possono essere coinvolti nel creare e alimentare una rete: dall’essere punti per la raccolta firme a essere luoghi di incontro, aggregazione e di mutuo soccorso). Creare occasioni di incontro, creare dei momenti aperti affinché avvenga qualcosa di partecipativo, che sviluppi e consolidi un gruppo che rimanga sul territorio. Pensare insieme le iniziative, costruirle prima insieme, realizzarle e fare bilancio insieme. Riunire periodicamente i delegati di comitati e associazioni e affrontare collettivamente i problemi, a volte significa anche solo iniziare raccontandosi e condividendo la propria esperienza per arrivare a condividere le problematiche che si incontrano e ragionare su come si possono affrontare. Da questo punto di vista il dibattito è stato occasione per ragionare sul “cosa fare dopo”: dopo uno sciopero, un presidio, un’assemblea, un’iniziativa pubblica, una raccolta firme, come si prosegue e come si costruisce una prospettiva che non si riduca unicamente al demandare?

Mirare in alto, puntare a governare. Senza le associazioni e i comitati i quartieri subiscono gli effetti della crisi: imbarbarimento delle relazioni sociali, incuria di strade, palazzi, aree verdi, non vengono garantiti i diritti basilari e le condizioni per una vita dignitosa. Le autorità e istituzioni non governano e non amministrano più i territori per quello che serve ed è utile fare, dicono di avere le mani legate o di non avere soldi, affermano di stare facendo tutto il possibile ma i problemi sono troppo grandi per loro. La sostanza, è la gestione delle cose: chi le gestisce, come e in funzione di quali interessi.

La questione che i comitati devono porsi è quella di darsi un piano per il governo del territorio nell’interesse della maggioranza dei cittadini, di quelli che per vivere devono andare a lavorare, darsi un piano e iniziare ad attuarlo. I comitati e le associazioni devono iniziare a pensare e a comportarsi come nuove autorità pubbliche: che raccolgono e discutono delle problematiche, che individuano le soluzioni, che si mobilitano e attivano sempre più persone nella loro attuazione, che impongono attraverso la loro azione alle autorità, ai consiglieri, agli assessori di mettere a disposizione risorse, tecnici, personale, strumenti per attuare le misure caso per caso individuate. In questo percorso coinvolgere a partire dalla vita quotidiana, su questioni concrete e visibili, su problemi sentiti e riconosciuti che incidono sulla qualità della vita delle persone, sui quali le persone sono disponibili a esserci, a mobilitarsi, a dare il proprio contributo per risolverlo. L’importante è avere in testa cento e cominciare dal primo passo.

In buona sostanza a Milano manca un’autorità che si occupi di organizzare nel modo migliore ed efficiente possibile i lavori che servono (dalla messa in sicurezza degli edifici pubblici – a partire dalle scuole – alla manutenzione delle strade, dalla gestione e cura del verde agli interventi per la coesione sociale e l’integrazione, dalla definitiva risoluzione delle esondazioni del Seveso all’ordinaria manutenzione degli argini, e via discorrendo) e di organizzare chi li può fare (non attraverso bandi poco trasparenti e che mirano a favorire le cosche mafiose e gli amici degli amici, ma censendo e organizzando anzitutto i disoccupati).

Se questo non lo fanno il Sindaco e la sua giunta, pur avendo il potere per farlo e le istituzioni, è giusto che i comitati e le associazioni comincino loro a farlo, a partire dal coinvolgere le masse popolari del loro quartiere (attraverso assemblee territoriali, presidi, volantinaggi, eventi culturali ecc.) e dall’iniziare ad attuare già quei punti dei loro programmi che possono attuare (attraverso azioni di riappropriazione di aree comuni, azioni di riqualifica e interventi mirati su situazioni problematiche). Il coordinamento degli organismi può diventare uno strumento per scrivere un piano dei lavori che servono, già ogni comitato può portare il suo contributo in questo senso, e per dargli le gambe nei vari territori.

In questa direzione andavano le proposte emerse alla fine dell’assemblea per organizzare uno sciopero al contrario che vedesse protagonisti i comitati presenti nella risoluzione (per quanto simbolica) della questione della pista ciclabile sparita dal Piano quartieri e che andrebbe a mettere insieme le necessità di un territorio come via Padova alla lotta contro il PGT e le sue inutili cementificazioni e realizzare una parte di pista ciclabile, rendendo di fatto attuativo e pieno di contenuto il bilancio partecipativo (e non un rituale di finta partecipazione). Questo è solo un esempio di quello che si può fare unendo le forze e agendo avendo in testa un piano per governare Milano garantendo a ciascun individuo le condizioni per vivere una vita dignitosa.

 

Partito dei CARC – Sezione di Milano Nord Est “Teresa Noce”

 

 

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