Volantino per il corteo contro le discriminazioni di genere del 23 novembre 2019 a Roma

ROMPERE LE CATENE DELL’OPPRESSIONE E’ POSSIBILE
COSTRUIRE LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!

La borghesia non ha una soluzione positiva per porre fine all’oppressione delle donne. Il marasma a cui la classe dominante condanna la vita di miliardi di persone è sotto gli occhi di tutti: la violenza contro le donne è uno dei tanti effetti di questa crisi, che si aggiunge a disoccupazione, precarietà, devastazione e saccheggio dei territori, allo smantellamento dei servizi come la scuola, la sanità e le varie forme di assistenza ad anziani, malati e famiglie.
Le donne delle masse popolari subiscono una doppia oppressione: di classe in quanto sfruttate e spremute dalla borghesia con il suo clero al seguito; di genere in quanto attaccate da una cultura patriarcale che le relega ad essere oggetti da possedere, corpi da mostrare o deturpare, alla meglio “macchine da riproduzione”, serve che a testa bassa devono obbedire e arrabattarsi nelle mille incombenze domestiche, alla lunga usuranti e degradanti, costrette a primeggiare l’una sull’altra.
L’oppressione e gli attacchi alle condizioni di vita delle donne delle masse popolari hanno principalmente una radice di classe.
Le donne della borghesia imperialista, infatti, possono trovare sempre soluzioni alle loro sfortune e sono tra i nostri carnefici: la Fornero, la Meloni o la Boschi, donne di spicco dei governi delle Larghe Intese, sono tra le promotrici e sostenitrici di misure antipopolari in materia di welfare e sicurezza; la Marcegaglia e i suoi amici di Confindustria che chiudono le aziende lasciando in strada migliaia di lavoratori e le loro famiglie; Ursula von der Leyen e Christine Lagarde, ai vertici delle istituzioni dell’UE e tra gli aguzzini dei gruppi imperialisti europei. L’oppressione delle donne delle masse popolari ha la sua causa nel sistema di sfruttamento capitalista: non c’è reale emancipazione dallo sfruttamento e dall’oppressione né tantomeno miglioramento delle condizioni di vita di nessuno se non si abbatte questa società e se ne instaura una nuova, il socialismo.
Avanzare nella costruzione della rivoluzione socialista, per porre fine all’oppressione di classe e di genere. L’esempio della prima ondata della rivoluzione proletaria, che portò la classe operaia e il resto delle masse popolari a conquistare il potere in URSS, in Cina e negli altri paesi socialisti, lo dimostra. In quei paesi, proletari di ogni genere, età e provenienza conquistarono quei diritti che oggi ci vengono negati: un lavoro utile e condizioni di lavoro dignitose per la salute degli operai e in particolare delle operaie (le 8 ore di lavoro al giorno; la turnazione, l’astensione e specifici diritti nei lavori degradanti e in particolare per le donne e le madri), il diritto alla sanità gratuita e a una maternità assistita e consapevole (il diritto all’aborto in URSS fu sancito nel 1920!), una legislazione a favore delle donne maltrattate e a sostegno delle famiglie, il riconoscimento delle unioni civili. Questi paesi furono esempio e faro per le grandi conquiste degli anni ’60 e ’70 in Italia e nel resto dei paesi imperialisti.
L’arretramento del movimento comunista e la “caduta” dei primi paesi socialisti (a cui si è aggiunta la crisi del capitalismo in corso) segnò l’inizio dello smantellamento di quelle grandi conquiste e diritti che oggi stiamo difendendo con forza e determinazione e del progressivo e complessivo decadimento della società.
La migliore e più realistica prospettiva per le donne delle masse popolari è essere parte attiva della trasformazione della società. Oggi non serve un movimento di tutte le donne che rivendica alla classe dominante di fare cose che essa non vuole fare e non può fare.
La miglior prospettiva per il movimento delle donne delle masse popolari è assumere un ruolo nella trasformazione della società, legandosi strettamente alla lotta di classe, unendosi al resto dei movimenti popolari che oggi si battono per la difesa dei diritti e delle conquiste. È quello che le donne delle masse popolari hanno già fatto nella storia della lotta di classe, anche del nostro paese.
E’ questa la strada che porta alla vittoria! È questo il percorso che in parte molte donne delle masse popolari attive nei comitati di lotta, associazioni e organismi hanno già imboccato: le mamme di Taranto che si organizzano contro la devastazione ambientale causata dall’ex Ilva e in sostegno agli operai che rischiano il posto di lavoro; le donne NO TAV e Nicoletta Dosio che nonostante la repressione continuano nella loro lotta a difesa della Val di Susa e per le opere davvero utili nel nostro paese; le operai della Whirlpool di Napoli e degli stabilimenti del gruppo FCA-CNHi che stanno lottando insieme ai loro colleghi per difendere il posto di lavoro; le insegnanti e le lavoratrici di ospedali e ambulatori che da anni si oppongono allo smantellamento della scuola e della sanità pubblica; a Rosalba Romano e alle madri, sorelle, compagne che lottano contro gli abusi in divisa.
La mobilitazione del 23 novembre deve rafforzare l’unità tra il movimento delle donne delle masse popolari e il resto delle masse popolari organizzate; moltiplicare, rafforzare e coordinare le organizzazioni operaie e popolari che lottano ogni giorno in difesa dei diritti affinché costruiscano un proprio governo d’emergenza popolare che applichi la parte progressista della Costituzione, a partire dalla lotta per un lavoro utile e dignitoso per tutti.
Costruire la rete di organismi operai e popolari che, senza delega alcuna, trovano le soluzioni ai loro bisogni e le attuano direttamente, fino a costruire i rapporti di forza necessari a imporre alla classe dominante il governo che serve è il percorso pratico che dobbiamo mettere in campo nel nostro paese per instaurare il socialismo.
Non c’è emancipazione delle donne senza rivoluzione socialista!
Non c’è rivoluzione socialista senza emancipazione delle donne!

Rispondi

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Eversione o liberazione?

Insorgere per imporre un governo di emergenza popolare Anche fra...

[Emilia Romagna] Elezioni regionali 17 e 18 novembre. Indicazioni di voto del P. CARC 

Diamo indicazione di voto per la lista Emilia Romagna...

Risposta aperta a l’Antidiplomatico

Caro Alessandro Bianchi,è doveroso da parte nostra chiarire alcune...

[Firenze] A proposito di Marco Carrai, dei sionisti e della lotta per cacciarli!

Con questo comunicato interveniamo sulla polemica suscitata dagli articoli...