La Whirlpool di Napoli deve chiudere. Questa la decisione inderogabile dei vertici della multinazionale USA, alla faccia delle suppliche del governo (suona persino patetica la minaccia di Di Maio di rivolere indietro i milioni di euro di finanziamento pubblico regalati all’azienda per installarsi e produrre in Campania) e dei dirigenti dei sindacati di regime, molto impegnati in dichiarazioni e appelli alla “responsabilità” e poco o per niente impegnati a dare alla mobilitazione operaia una direzione e una strategia.
Di quello che serve per impedire la chiusura dello stabilimento, c’è solo la determinazione e la combattività dei 400 operai. È quello che ha spinto anche il sindaco De Magistris a sostenere la vertenza, parlando addirittura di occupazione e autogestione della fabbrica e il Presidente della Regione De Luca, che probabilmente non ha imparato nulla dal fatto che l’azienda ha già intascato decine di milioni di euro per poi fare i bagagli, a mettere sul piatto altri 20 milioni di euro per continuare la produzione. È la determinazione e la combattività degli operai che ha permesso il progressivo consolidarsi di un fronte di solidarietà anche fuori dalla fabbrica: l’appello “Napoli non molla”, scritto dagli operai, ha raccolto molte adesioni fra esponenti politici, sindacali, del mondo della cultura e della società civile.
Per sostenere questo appello e conferirgli maggiore forza, per tradurlo in organizzazione e mobilitazione, la Federazione Campania del P.CARC, i compagni del PCI e della FGCI e il PRC hanno lanciato un appello rivolto a tutti gli attivisti sociali, gli organismi operai e popolari, i militanti politici della città per la costruzione di un presidio davanti allo stabilimento abbastanza nutrito, compatto, determinato a impedire la chiusura della fabbrica, prevista per il 31 ottobre.
Scriviamo questo articolo a ridosso di quella data, quindi non possiamo sapere quale sarà l’esito immediato di questa lotta. Tuttavia, la possibilità del suo successo non si conclude il 31 ottobre, gli sviluppi sono legati alla necessità e alla possibilità di dare prospettiva concreta agli operai Whirlpool:
- per tenere aperto lo stabilimento e sostenere gli operai a non uscire dalla fabbrica, a non lasciare il “posto di combattimento”;
- per individuare, promuovere e propagandare “soluzioni operaie”, come la nazionalizzazione dello stabilimento;
- per costringere le istituzioni locali a contribuire attivamente al mantenimento della produzione (costringendo le banche a concedere linee di credito, trovando nuove commesse, stipulando accordi specifici per la vendita dei prodotti, lanciando campagne pubblicitarie, ecc.).
Il percorso unitario fra partiti, organizzazioni, organismi comunisti e “di sinistra” si pone questo compito. Esso è, contemporaneamente, un’occasione e uno spunto di riflessione. Da un lato, è l’occasione di mettere in pratica il principio che i comunisti devono stare sempre e in qualunque caso al fianco degli operai e dei lavoratori, indipendentemente da quale sia la fiducia che gli operai ripongono nei sindacati di regime, nei partiti borghesi, nelle istituzioni e autorità borghesi. Dall’altro lato, è uno spunto di riflessione per tutti coloro che si pongono la questione dell’unità dei comunisti, perché dimostra che lavorare insieme, pensare insieme, superare le logiche di concorrenza è possibile quando si mette al centro la lotta per affermare gli interessi dei lavoratori e la lotta di classe.