Il 1 ottobre 2019 il presidente dell’Ecuador Lenin Moreno, distruggendo il programma elettorale della Revolución Ciudadana (progetto politico sviluppato dall’ex presidente Rafael Correa) con cui era salito al potere, ha adottato il Decreto Esecutivo 883 che consisteva in un pacchetto di misure economiche di morte e miseria per quei territori, imposte dal Fondo Monetario Internazionale nell’ambito di un accordo tra il Paese sudamericano e il braccio economico della Comunità internazionale dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti.
Su richiesta di Moreno e senza alcuna discussione pubblica dell’accordo, il FMI è intervenuto nell’“aggiustamento strutturale” dei conti pubblici ecuadoriani, prestando 4 miliardi di dollari al fine appianare il debito pubblico illegittimo accresciuto sotto la sua presidenza.
In cambio di questo denaro, è arrivata la richiesta di provvedimenti antipopolari e antidemocratici da parte degli strozzini del FMI: specificamente, i lavoratori delle aziende pubbliche avrebbero dovuto contribuire con un giorno del loro stipendio ogni mese alle casse statali, i contratti occasionali sarebbero stati rinnovati con il 20% in meno in busta paga, mentre le ferie retribuite sarebbero state forzatamente ridotte da 30 a 15 giorni.
A questo, bisogna aggiungere l’enorme aumento del prezzo dei carburanti causato dall’eliminazione dei sussidi stabiliti quarant’anni fa (circa 1 miliardo e 300 milioni di dollari annui, sovvenzionati dalla compagnia petrolifera statale PetroAmazonas, rinata sotto i due mandati di Correa), il che avrebbe reso più costosi tutti i generi alimentari di prima necessità, generando un netto taglio al reddito e potere d’acquisto della masse popolari locali, favorendo ulteriormente la precarietà sui posti di lavoro e l’impoverimento dei nuclei familiari monoreddito.
Dopo oltre dieci giorni di mobilitazioni e rivolte popolari che hanno causato la morte di 10 persone, 1.340 feriti e 1.152 arresti e negoziati da ambo le parti, il decreto 883 è stato derogato definitivamente il 13 ottobre da parte del governo, il quale ha deciso di prevederne un altro che “garantisca la riattivazione produttiva del paese e rivitalizzi il lavoro”.
Com’è riuscito il popolo ecuadoriano a impedire che il Paese si piegasse ai diktat del corrotto e reazionario Moreno, succube degli speculatori e affaristi del FMI e degli imperialisti USA?
Le masse popolari di questo Paese, su spinta degli indigeni riuniti attorno al CONAIE (Confederazione della nazionalità indigene dell’Ecuador), hanno imposto al governo nazionale di ritirare il provvedimento grazie all’organizzazione, alla mobilitazione spontanea e costante nelle strade di Quito e nel resto del paese, costringendo Moreno a rifugiarsi a Guayaquil (capitale economica) insieme allo Stato Maggiore delle Forze Armate, alcuni suoi fedelissimi e l’oligarchia locale di banchieri e affaristi collegati alla destra e alle Larghe Intese locali, con cui l’attuale presidente si è alleato contro i movimenti sociali e popolari.
Espropri proletari, guerriglia urbana, marce pacifiche hanno caratterizzato i sommovimenti generali in tutto il territorio nazionale, dimostrando che alla potenza inarrestabile dei popoli in lotta per la sopravvivenza e un futuro sostenibile corrisponde il tracollo della classe dominante, oggi evidentemente in affanno quando si tratta di contenere il fiume in piena di milioni di uomini e donne che vogliono fare la loro storia.
Questi hanno sostenuto il progetto della Revolución Ciudadana di Correa, attualmente in Belgio organizzando il suo rientro all’attività politica dopo la criminalizzazione subita in Patria dalla nuova amministrazione, in combutta con il potere giudiziario locale e i suoi alleati di Washington.
L’Agenda unitaria dei popoli indigeni, supportata dalla classe operaia, contadini, studenti, afrodiscendenti e altri lavoratori, ha anche denunciato gli enormi vantaggi che la borghesia parassitaria locale continua a ricevere attraverso sgravi fiscali e dollari preferenziali, dicendo che è giunto il momento di strappare nuove conquiste sociali per le classi popolari e prevenire i disastri che implicano le riforme economiche di matrice capitalista.
Avanzare verso una nuova Assemblea costituente, convocare elezioni sulla base di una piattaforma comune per imporre la volontà popolare tradita da Moreno e la sua banda mafiosa radicata nell’amministrazione pubblica, combattere le disuguaglianze sociali e affermare la sovranità nazionale e indipendenza del Paese sono tra le principali aspirazioni che il movimento spontaneo delle masse popolari ecuadoriane si pone per rimettere in piedi il paese, lanciando verso un futuro più democratico rispetto alla fase attuale.
La lotta del popolo ecuadoriano, lontana dall’essersi conclusa con l’accordo temporaneo col governo, è appena (ri)cominciata per invertire la rotta e fronteggiare gli effetti più catastrofici della crisi generale del sistema capitalista.
Nonostante minacce, brutale repressione e sparizioni forzate registrate nelle ultime due settimane, la borghesia locale al soldo degli imperialisti USA vacilla ogni giorno di più, non riesce a dirigere la società e, per governare, deve violare le sue stessi leggi, contrarie agli interessi delle masse popolari e espressione del loro dominio sempre più sgretolato.
Fare dell’Italia un nuovo paese socialista è il miglior contributo che noi comunisti italiani possiamo dare alle lotte di liberazione nazionale dei popoli oppressi.
Sosteniamo così tutti coloro che in Ecuador si organizzano per farla finita con la devastazione generale (politica, sociale, economica, morale, ambientale) causata dal capitalismo, supportiamo così l’opera dei comunisti ecuadoriani, latinoamericani e di tutte le le latitudini alimentando la rinascita del movimento comunista internazionale e le rivoluzioni democratiche e antimperialiste nei paesi oppressi (colonie e semi-colonie) dalla Comunità internazionale dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti.
Nel centenario della fondazione dell’Internazionale Comunista facciamo valere l’internazionalismo proletario, quello vero.
IL FUTURO È NOSTRO,
CONQUISTIAMOLO SOTTO LA BANDIERA DEL COMUNISMO!