La vicenda giudiziaria parte da lontano: l’11 dicembre 2008 i compagni della Sezione di Massa del P.CARC e dell’Associazione di Solidarietà Proletaria occuparono in via Stradella uno spazio abbandonato di proprietà del Comune, per dare risposta all’esigenza di avere una sede in una città in cui mancavano e mancano tuttora spazi liberamente fruibili per attività politico-sociali (o hai disponibilità economiche per sostenere un costoso affitto o ti arrangi!). I compagni bonificarono e riqualificarono l’immobile, preservandolo dall’inesorabile degrado che sarebbe peggiorato senza il loro intervento. Grazie alla dedizione, all’impegno fisico ed economico dei compagni e di tutti i solidali, prese vita uno spazio utile all’organizzazione e alla lotta, ad esempio per il diritto alla salute e contro lo smantellamento della sanità pubblica, per un lavoro utile e dignitoso, per un ambiente sano, per gli spazi sociali gratuiti, contro le iniziative e le violenze dei gruppi neofascisti che in quegli anni rialzavano la testa in città.
Nella primavera del 2008 si insediò una giunta considerata “rossa”, di sinistra, più a sinistra delle amministrazioni “arancioni” che in quegli anni si erano affermate a Milano, Napoli e Cagliari. La nomea, del tutto ingiustificata alla verifica della pratica, non impedì all’Amministrazione di invocare, promuovere e perseguire una repressione “esemplare”. Nemmeno il tempo di insediarsi, denunciò quattro compagni per occupazione abusiva iniziando una vera e propria rappresaglia giudiziaria ed economica con l’apertura di ben tre procedimenti a carico degli stessi compagni. Un primo processo penale portò nel luglio 2011 a una condanna di 500 euro di multa ciascuno per il periodo di occupazione dell’immobile (dal momento dell’ingresso fino alla sentenza). Un secondo procedimento penale è stato istruito per l’occupazione durante il periodo che andava dal momento della sentenza del primo processo alla data dell’effettiva restituzione dell’immobile, avvenuta qualche mese dopo. L’ultima udienza di questo secondo processo si è svolta l’11 settembre scorso e , nonostante l’inconsistenza delle tesi dell’accusa e la mancanza di riscontri oggettivi, i compagni sono stati condannati al pagamento di altri 500 euro di multa ciascuno. Benché l’immobile fosse stato “restituito” il Comune, costituitosi parte civile, ha aperto una causa civile per pretestuosi “danni d’immagine” e per “la mancata possibilità di affittare l’immobile”.
Nell’agosto 2018 è stata emessa la sentenza di primo grado del processo civile: condanna a 40.000 euro di risarcimento all’Amministrazione (che nel frattempo ha “cambiato colore” – ma non la sostanza – avendo vinto la destra alle elezioni comunali del 2018).
La repressione e l’accanimento giudiziario non hanno risolto nessuno dei problemi che resero necessaria l’occupazione: Massa era e rimane una città impoverita, abbandonata al degrado materiale e culturale, che non offre e, anzi, elimina spazi di aggregazione e iniziativa delle masse popolari. Per questo motivo, nonostante la pesante repressione, si è reso necessario fare un’ulteriore forzatura nel 2013, con la liberazione di un altro spazio in via San Giuseppe Vecchio, questa volta di proprietà dell’ente Edilizia Residenziale Pubblica, ma egualmente disastrato dall’incuria. Da sei anni è accessibile e disponibile: oltre alla Sezione del P.CARC ospita la Palestra Popolare “Aldo Salvetti” ed è sede di svariati comitati. Oggi c’è l’Amministrazione leghista a invocare lo sgombero del nuovo spazio, in perfetta continuità con coloro che dice di voler combattere, alla faccia del cambiamento che aveva promesso per “fare gli interessi dei cittadini”!. Troverà anch’essa quello che hanno trovato i predecessori: un muro di mobilitazione, solidarietà, iniziativa, attività e protagonismo popolare. Certo, ci sono le condanne e le pendenze giudiziarie e civili, le multe e le richieste di risarcimento: un’incombenza opprimente sulle spalle di compagni che sono lavoratori, precari, disoccupati. Per questo occorre una straordinaria, creativa e incalzante campagna di solidarietà che coinvolga tutte quelle forze che già in occasione dei tentativi di impedire la Festa nazionale della Riscossa Popolare si sono mobilitate (vedi l’articolo su Resistenza n. 9/2019).
Alla mobilitazione “dal basso”, aggiungeremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi l’intervento sugli eletti del territorio di ogni ordine e grado, sui dirigenti delle più grandi associazioni e fondazioni, sui personaggi della cultura e della società civile.
Le multe e i risarcimenti che hanno le radici nella volontà politica tanto della vecchia Amministrazione quanto della nuova non sono un “fatto individuale”.
Come già nel marzo scorso fu chiesto all’On. Martina Nardi (PD) di spostare l’ufficio di rappresentanza parlamentare nello spazio di via San Giuseppe Vecchio per evitare lo sgombero (e lei rispose positivamente, circostanza che fu sufficiente a rimandare l’intervento della Polizia), sarà chiesto pubblicamente a tutti i rappresentanti politici e della società civile , quali che siano i “colori politici” o le “appartenenze partitiche”, di contribuire al pagamento collettivo delle multe e dei risarcimenti, usando i poteri e i mezzi che il ruolo ricoperto conferisce loro per aiutare le associazioni, i comitati, gli organismi popolari a verificare che quei soldi siano usati per opere di pubblica utilità.
In questo modo, emergeranno con chiarezza gli unici veri due schieramenti in cui si divide la città: quello di chi fa gli interessi dei palazzinari e degli speculatori e quello di chi fa gli interessi delle masse popolari.
Affermammo alcuni mesi fa, quando il Presidente del Consiglio Comunale Stefano Benedetti provò a impedire con ogni mezzo lo svolgimento delle Festa nazionale della Riscossa Popolare, che Massa non è il cortile dei nostalgici del Ventennio e con quella parola d’ordine abbiamo promosso un’ampia mobilitazione. Ecco, la stessa parola d’ordine è valida anche nel caso della difesa dello Spazio Popolare di via San Giuseppe Vecchio ed è valida a maggior ragione nel sostegno a quattro lavoratori contro una repressione giudiziaria ed economica che copre di vergogna la città, per il suo passato e per il suo presente.