Fanno il deserto e lo chiamano reindustrializzazione: Lettera dei lavoratori ex-Embraco – gruppo Whirlpool

Riprendiamo e rilanciamo, dalla nostra agenzia stampa Staffetta Rossa, una sintesi della lettera aperta che i lavoratori della Ventures ex-Embraco di Riva di Chieri (TO) hanno rivolto al governo (il testo integrale lo trovate sul nostro sito). Nella loro lettera, i lavoratori

– denunciano l’andazzo della “riconversione” della ex Embraco, iniziata nel luglio 2018 e via via rivelatasi una vera e propria truffa dietro cui si cela l’interesse degli speculatori di Ventures di accaparrarsi i fondi statali per la riconversione e di Whirpool/Embraco di eliminare le capacità produttive dello stabilimento di Riva di Chieri (all’avanguardia a livello mondiale nella produzione di compressori per frigoriferi);

– lanciano un avvertimento a tutti i lavoratori delle aziende in crisi e minacciate di chiusura: non riporre speranze nelle promesse e nei progetti di riconversione industriale e di salvataggio patrocinati dalle Autorità, magnificati dai loro pennivendoli e avallati dai sindacalisti complici, non delegare alle Autorità e agli uomini di loro fiducia.

A questa denuncia e a questo monito, noi aggiungiamo due cose.

1) La truffa della “riconversione” che i lavoratori denunciano è l’approdo di un percorso iniziato nel 1985 con la vendita dell’Aspera Frigo FIAT alla multinazionale statunitense Whirlpool, la stessa che ha comprato il grosso delle aziende italiane di elettrodomestici (in particolare la Ignis e la Indesit-Ariston) e le sta liquidando, come sta avvenendo a Napoli. A sua volta, quello della Whirlpool è uno dei numerosi casi di aziende italiane cedute a multinazionali straniere che le comprano per appropriarsi di conoscenze, marchio e struttura di ricerca, per usarle nel terno al lotto della speculazione finanziaria, per togliere di mezzo dei concorrenti, per partecipare al mercato delle vacche grasse dei finanziamenti e delle commesse statali, per conquistare fette di mercato e poi le smembrano, le chiudono (magari dopo averle fatte transitare per i tavoli di crisi del Ministero dello Sviluppo economico!) e le delocalizzano in paesi dove possono avvalersi di lavoratori con meno diritti e di leggi di tutela della sicurezza e dell’ambiente più tolleranti. In questo modo interi comparti produttivi (con il connesso indotto) sono saltati o sono passati nelle mani di gruppi multinazionali e fondi di investimento che sfuggono all’autorità dello Stato italiano, l’apparato produttivo del paese ha perso negli ultimi 10 anni il 25% delle sue potenzialità, i posti di lavoro sono stati falcidiati.

Mantenere in funzione le aziende italiane è un aspetto indispensabile della lotta per la sovranità nazionale. Sovranità nazionale non significa “guerra dei lavoratori e dei padroni italiani uniti contro il resto del mondo” (come diceva Marchionne e come sbraita oggi la Lega); significa liberare l’Italia dal dominio dei caporioni della finanza, dei banchieri e dei grandi capitalisti dell’industria e del commercio, dalla Corte Pontificia e dai grandi capi della criminalità organizzata (i vertici della Repubblica Pontificia) che l’hanno ceduta per partecipare essi stessi ai privilegi, alle rendite e ai profitti della dominazione della Comunità Internazionale sul mondo. Sovranità nazionale, se non è un imbroglio, vuol dire allora lotta contro chiusura e delocalizzazione delle aziende italiane e la loro vendita ai gruppi multinazionali, per mantenerle aperte e in funzione in Italia (attuazione degli articoli 41, 42 e 43 della Costituzione), per nazionalizzare le aziende come Alitalia, FCA, TIM, ecc. Non c’è sovranità nazionale, benessere popolare, sicurezza personale senza direzione delle autorità italiane e dei lavoratori sulle attività economiche che si svolgono in Italia.

2) Da un capo all’altro del paese, l’esperienza insegna che la lotta contro chiusure, delocalizzazioni e tagli è tanto più efficace quanto meno gli operai navigano a vista, improvvisano e si muovono sulla spinta degli eventi, delegano ad altri la soluzione del problema affidandosi al politicante di turno o dando “carta bianca” al sindacato.

Insegna che, azienda per azienda, gli operai devono costruire propri collettivi che prendono in mano la direzione della lotta e si danno un piano di guerra: analizzano la situazione, studiano le mosse della controparte, le contrastano e le ribaltano contro di essa, imparano via via ad anticipare le sue mosse e a dettare loro il “ritmo delle danze”, scegliendo loro il terreno di lotta, mettendo loro in atto un susseguirsi di operazioni e mosse diversificate, articolate e incalzanti che via via ribaltano i rapporti di forza, aggregano altre persone alla lotta, fanno aumentare la fiducia nella vittoria della battaglia, estendono il campo delle alleanze, incalzano la controparte e la mettono alle strette, la fanno contorcere, la inducono a fare passi falsi, la obbligano a indietreggiare dai suoi propositi e a ingoiare misure che non vorrebbe, come ad esempio per un padrone rinunciare alla chiusura dell’azienda, assumere nuovi lavoratori, migliorare le condizioni di lavoro, il rispetto delle norme sulla sicurezza e sulla salvaguardia dell’ambiente, ecc. Agendo in questo modo, anche le manovre dei sindacati di regime, dei politici locali, del prete, della regione e del governo diventano ingredienti da sfruttare a vantaggio della lotta, giocando sulle contraddizioni tra le parti, i contrasti elettorali, i tentativi dei vertici sindacali di recuperare terreno e “isolare le teste calde”, ecc. L’esito della lotta dipende in gran parte da chi “detta le danze”. Il P.CARC sostiene l’azione di ogni singolo o gruppo di lavoratori determinati a prendere in mano la situazione e a darsi i mezzi per farlo. 10, 100, 1000 Consigli di Fabbrica!

***

Buongiorno a tutti,

noi lavoratori Vi ringraziamo della Vostra presenza qui oggi, a testimonianza del fatto che la nostra travagliata vicenda, che credevamo conclusa l’anno scorso, visto l’evolversi negativo necessita ancora una volta il vostro forte e deciso coinvolgimento.

La Ventures ha sottoscritto un accordo con Embraco Whirlpool in vostra presenza. (…) A luglio 2018 questi “signori” di Ventures, trovati da Whirlpool, affermavano di avere un Team di Ingegneri Progettisti in Israele, con progetti già pronti, prodotti innovativi brevettati e contratti di vendita firmati per decine di milioni di euro in tutto il mondo. Il Mise li ha “controllati, scandagliati” e ha affermato che erano affidabili.

Questi “signori” si sono presentati a noi dicendo che sono imprenditori di lungo corso che collaborano con aziende in Germania, Romania e Asia. Ci avevano garantito che a dicembre 2018 ci sarebbero stati in azienda tutti i nuovi prodotti pronti per la produzione e avremmo dovuto partire con le consegne ai clienti nel più breve tempo possibile.

In questi mesi sulla carta i prodotti sono cambiati diverse volte, ma della loro presenza in azienda neanche l’ombra (…)

Ad aprile hanno ricevuto la visita dell’ing. Sorial del Mise, facendogli vedere sempre gli stessi prototipi o parti di essi che a distanza di sei mesi sono rimasti gli stessi, e a luglio quella dell’Assessore Regionale al Lavoro Dr.ssa Chiorino (…) poi è stato il turno di Calenda… hanno fatto vedere sempre le stesse cose.

Noi non vogliamo più che questi “signori” continuino a prendere in giro voi e noi con visite fine a se stesse in stabilimento. Vi diciamo a gran voce: ma vi rendete conto di chi avete messo a reindustrializzare? Dopo tutte le lotte portate in sedi nazionali ed europee, sedi politiche, sindacali ed ecclesiastiche?

Dall’articolo del Corriere della Sera di qualche giorno fa, si evidenzia dal Bilancio 2018 di Ventures ricavi per 6 milioni di euro senza avere prodotto un solo bullone. Speriamo che per questi “signori” il prodotto non siamo noi 410 lavoratori! Siamo di fronte ad un altro caso Electrolux e Blutec?

Chiediamo al Governatore Cirio come può elargire a questi “signori” fondi Regionali per il training on the job di prodotti che non esistono? Chiediamo al Mise di convocare entro questa settimana questi “signori” per rendere conto del loro operato. Chiediamo che sia reso pubblico in ogni sua parte, l’accordo di reindustrializzazione firmato da Whirlpool e Ventures. Chiediamo che, avendo scelti Whirlpool questi “signori”, la stessa Whirlpool sia chiamata a risponderne al più presto in sede Mise ed assumersi tutte le responsabilità, rimettendo tutti i soldi che inappropriatamente sono stati spesi fino ad ora e a reindustrializzare in modo serio lo stabilimento.

Vi ricordiamo che chi non è andato via lo scorso anno, ha messo a disposizione la sua dote di 60.000€ per la reindustrializzazione, affidandosi ad un progetto che aveva come punto cardine prodotti, brevetti e vendite già definite. Ci chiediamo come mai dopo 14 mesi parliamo ancora di prototipi.

Vi chiediamo a a gran voce di verificare come sono stati spesi i soldi della reindustrializzazione. Senza dimenticare che erano il frutto di anni di sacrifici e rinunce da parte nostra. Se non fate questo noi faremo tutte le azioni che servono affinché questo succeda.

Grazie.

I lavoratori Ventures, ex Embraco Gruppo Whirlpool.

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