La scienza, il Partito, la rivoluzione Il dibattito nel P.CARC dopo la diserzione dalla carovana del (nuovo)PCI di Angelo d’Arcangeli e Chiara De Marchis

Sul numero 9/2019 di Resistenza abbiamo dedicato ampio spazio al Comunicato della Direzione Nazionale del 30 agosto sulla diserzione di Angelo D’Arcangeli e Chiara De Marchis dalla Carovana del (nuovo)PCI. Per quanto riguarda i primi insegnamenti di questa esperienza rimandiamo a quel comunicato e agli Avvisi ai Naviganti n. 91 e 92 del (nuovo)PCI, rispettivamente del 15 e del 19 agosto.

Sulla base di quei documenti si è sviluppato un ampio dibattito a tutti i livelli del P.CARC, una discussione che ha permesso di sollevare molte questioni di carattere ideologico e andare più a fondo nella loro comprensione e assimilazione. Uno specifico filone della discussione riguarda il ruolo della scienza nella lotta politica rivoluzionaria e il ruolo del partito comunista come fucina della sua elaborazione e della sua attuazione. Una sintesi di alcune posizioni emerse, in vari casi espresse chiaramente e apertamente, è la seguente: cosa ci permette di chiamare “scienza” l’elaborazione teorica della Carovana del (nuovo)PCI? Come possiamo essere sicuri che il bilancio del vecchio movimento comunista, l’analisi del contesto attuale, la linea definita, siano corretti? Da dove deriva “l’infallibilità” dell’analisi del (nuovo)PCI?

Rispondere a queste domande ci consente non solo di trattare la questione con i membri del P.CARC che le hanno poste, ma di farne uno spunto per allargare la discussione e il ragionamento a tanti di coloro che si sentono comunisti, che sono comunisti e cercano una solida base scientifica su cui poggiare i loro ideali e la loro pratica.

Cosa ci permette di chiamare “scienza” l’elaborazione teorica della Carovana del (nuovo)PCI?

La scoperta che il socialismo è una scienza e la lotta per affermare e far valere quella scoperta nel movimento rivoluzionario è una parte importante dell’opera di Marx ed Engels. Essi contrastarono energicamente le concezioni del socialismo utopico, che relegavano la lotta per il comunismo a un’ideologia e un insieme di ideali e valori ai quali conquistare il proletariato. Essi dimostrarono che la componente di ideali e valori, che pure esisteva ed esiste, è il frutto delle condizioni materiali, della realtà concreta, di quel “movimento concreto che cambia lo stato di cose presenti”. Solo un movimento rivoluzionario guidato da questa superiore coscienza avrebbe consentito al proletariato non solo di ribellarsi alle ingiustizie, alle angherie e alle impossibili condizioni di vita, ma di diventare capace di fare la rivoluzione socialista e vincerla.

Partendo da questo presupposto il movimento comunista cosciente e organizzato (il partito comunista e le organizzazioni di massa ad esso collegate) si è sviluppato per balzi nel corso della storia: balzi in avanti in termini di elaborazione teorica e balzi in avanti in termini di azione pratica. Sbaglia chi cerca uno sviluppo armonico dei due aspetti: la teoria illumina la pratica, ma è anche il frutto della sperimentazione e degli errori ad essa connessi, come avviene in ogni scienza sperimentale.

Quando parliamo di esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, parliamo tanto della “degenerazione” dei primi paesi socialisti e della disgregazione dei partiti comunisti nei paesi imperialisti – il frutto della direzione dei revisionisti moderni – ma intendiamo anche l’esaurimento della capacità di elaborare in termini scientifici la realtà e la pratica per ricavarne insegnamenti necessari all’avanzamento della rivoluzione socialista: anche in questo, e soprattutto questo, consiste l’attuale debolezza del movimento comunista cosciente e organizzato. Molti che si definiscono comunisti, in termini di elaborazione si sono fermati alle scoperte e alle sintesi del marxismo-leninismo: un enorme patrimonio che è comunque insufficiente a dare risposte efficaci ai problemi del movimento comunista nei paesi imperialisti (ne è prova il fatto che in nessun paese imperialista è stata fatta la rivoluzione socialista). Il maoismo, terza e superiore tappa del pensiero comunista, ha costituito un ulteriore avanzamento (ad esempio dà gli strumenti ideologici per comprendere i motivi del crollo dei primi paesi socialisti e l’affermazione dei revisionisti moderni alla testa del movimento comunista internazionale – un argomento che i marxisti-leninisti liquidano con “il tradimento dei capi”). Ma, come per ogni scienza, se la spinta all’elaborazione si ferma, essa avvizzisce, diventa testimonianza, oggetto di culto e di fede anziché motore dell’azione degli uomini.

La Carovana del (nuovo)PCI ha applicato e applica i criteri e i principi del marxismo-leninismo-maoismo come base su cui avanzare nella sperimentazione e nelle scoperte fino al punto mai raggiunto finora: portare alla vittoria la rivoluzione socialista in un paese imperialista.

Come possiamo essere sicuri che il bilancio del vecchio movimento comunista, l’analisi del contesto attuale, la linea definita dalla Carovana del (nuovo)PCI siano corretti?

Premesso che la validità di una scienza è dimostrata solo alla luce di quanto essa abbia contribuito a illuminare l’attività degli uomini nel raggiungimento di uno specifico obiettivo, elementi per dare una risposta immediata, benché parziale, esistono: l’elaborazione della Carovana del (nuovo)PCI individua i principali problemi e le principali contraddizioni che limitano lo sviluppo del movimento comunista cosciente e organizzato; fornisce delle risposte a quei problemi; è fondata su criteri e principi che permettono di correggere gli errori connaturati nella sperimentazione.

La Carovana del (nuovo)PCI è “infallibile”?

Gli errori sono una variabile costante di ogni scienza sperimentale, pertanto l’infallibilità non esiste.

“Noi siamo disposti a imparare, siamo anzi convinti che abbiamo molto da imparare visti i risultati finora limitati del lavoro accanito e senza riserve che abbiamo condotto dal 1999, anno della costituzione della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del partito, in qua (La Voce n. 1, marzo 1999). Ma siamo disposti a imparare da chi ha effettivamente qualcosa da insegnare per la lotta comune che conduciamo per instaurare il socialismo. Il criterio della verità per noi non è la “salvaguardia della nostra identità”, ma la vittoria della nostra lotta. Il nostro compito è trasformare il mondo e il successo in questa impresa è anche la conferma che le concezioni che ci guidano corrispondono alla realtà. Al di fuori di questo criterio, vi è solo mondo accademico e scolastico. I nostri modelli sono Plekhanov che studiò il marxismo, tradusse in russo le opere di Marx e diffuse il marxismo tra i rivoluzionari russi. Nostro modello è Lenin che studiò il marxismo e la lotta delle classi in Russia e condusse il suo partito a fondersi, su questa base, con la resistenza degli operai e delle masse popolari russe. Non è per noi un modello chi discute di teorie con professori, anche sedicenti marxisti o perfino marxisti-leninisti, in circoli più o meno accademici e alimenta il consesso dell’aristocrazia proletaria che vive di pubblici impieghi e ben remunerate professioni.

La rivoluzione socialista non è un’accademia. È un’impresa pratica, molto pratica, una guerra tra proletariato e borghesia, in cui gli errori si pagano e vince chi impara dagli errori propri e altrui” da “Il salto di qualità necessario” – La Voce n. 62

“Il (nuovo)PCI è una forza in costruzione. Sono molti i nostri errori e innumerevoli i nostri limiti. Chiunque cerca pretesti “di sinistra” per dire che siamo pochi, brutti, sporchi, cattivi, ecc., che non meritiamo la sua partecipazione, che non meritiamo di esistere, in sostanza per dare nobili ragioni al suo abbandono, ne trova quanti ne vuole: basta che egli ci confronti con un ideale che non esiste, con un partito immaginario.

Noi siamo il Partito comunista che si sta costruendo, che da anni avanza passo dopo passo e che continuerà ad avanzare, correggendo ogni errore ogni volta che emerge, superando ogni limite man mano che lo incontriamo sul nostro cammino. Nella misura in cui alcune motivazioni riguardano problemi reali, solo noi membri del Partito possiamo trarre beneficio dalla loro denuncia e dalla loro comprensione e risolvere i problemi reali in modo positivo per la causa del comunismo.

Chi vuole fare un discorso serio, deve parlare della situazione attuale e del movimento in corso (analisi della situazione) e della linea con cui vi operiamo: che obiezioni ha alla nostra analisi della situazione? In cosa la nostra linea è sbagliata? In quale aspetto può essere migliorata? Chi è capace di indicarci un errore, di illustrarci un limite, di mostrarci come superare un limite, è il benvenuto! A chi è capace di capire meglio o di fare meglio, noi non chiudiamo la strada. Anzi! Chi pensa che noi gliela chiudiamo, che provi, che si misuri con la realtà, che faccia meglio per la causa del comunismo!” – dal Comunicato CP 12/09 – 8 maggio 2009: “Viva la campagna per assimilare a un livello più alto il Materialismo Dialettico! Viva la terza Lotta Ideologica Attiva che rafforza il (n)PCI e la carovana del (n)PCI!”

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