Da circa 40 anni, la seconda crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale determina il corso delle cose nel mondo. La crescente spremitura delle masse popolari (riduzione dei redditi ed eliminazione dei diritti e delle conquiste), la finanziarizzazione dell’economia reale e lo sviluppo del capitale speculativo, la ricolonizzazione dei paesi oppressi e lo sfruttamento dei paesi ex socialisti, la devastazione della Terra (saccheggio delle risorse naturali, cambiamento climatico, inquinamento dell’ambiente, devastazione del territorio), la lotta tra capitalisti ognuno dei quali cerca di ingrandirsi a spese di altri qui sono la base di tutti i problemi, le contraddizioni e gli stravolgimenti in atto nel mondo.
Nel contesto di crescente marasma provocato dalla crisi, rientra anche la questione immigrazione e le contraddizioni ad essa legate.
Per mantenere i suoi traffici, la sua sicurezza, il suo ruolo nella società e la sua stessa esistenza, la borghesia imperialista non ha altre vie che la repressione crescente, aperta e dispiegata delle masse popolari e la promozione della guerra tra poveri. A questo fine usa le contraddizioni che il capitalismo genera fra settori diversi di masse popolari (contrappone uomini contro donne, eterosessuali contro omosessuali, ecc.), ma soprattutto contrappone strumentalmente e artificiosamente i supposti interessi degli italiani contro quelli degli immigrati e usa una spregiudicata quanto falsa propaganda di guerra.
Non esiste nessuna invasione. Una massa enorme di persone nel mondo è costretta a spostarsi: solo nel 2017 sono state più di 250 milioni e tra queste rientrano anche gli italiani che sono andati a cercare lavoro all’estero (nel 2017 erano 285 mila). Ovviamente, il fenomeno è presentato come un’emergenza quando parliamo di masse popolari, quando si tratta di padroni non sussiste nessun problema quale che sia la loro etnia, colore, religione e paese d’origine: per loro, le porte del nostro paese sono sempre aperte, a loro si svende l’industria italiana e si lascia l’arbitrio di licenziare in massa i lavoratori italiani. Negli ultimi quattro anni, per effetto del calo delle nascite e dell’emigrazione (entrambi prodotti dalla crisi), il bilancio demografico dei cittadini italiani, al netto dei naturalizzati, fa registrare un calo di 1 milione e 300 mila unità. Gli immigrati residenti in Italia nello stesso periodo sono rimasti pressoché invariati, mentre 600 mila sono state le naturalizzazioni. Il bilancio sulla popolazione, dunque, per la prima volta in 90 anni (in concomitanza con la prima crisi generale, correva l’anno 1929) è negativo. Complessivamente, gli immigrati in Italia sono oggi poco più di 5 milioni, più della metà dei quali provenienti dagli ex paesi socialisti o dalla Cina. La stragrande maggioranza di loro è arrivata in Italia negli ultimi vent’anni tramite visti turistici o transitando via terra e oggi le loro famiglie dipendono per oltre il 90% da redditi da lavoro. Sono, cioè, lavoratori dipendenti, proletari che solo in minima parte si vedranno riconosciuti i contributi versati e che, in virtù di questo furto, sono determinanti per mantenere in attivo le casse della previdenza sociale.
Per quanto riguarda gli sbarchi, sono drasticamente diminuiti in conseguenza dell’accordo di Minniti con la Libia, che prevede in quel paese l’istituzione di campi di concentramento. Gli arrivi via mare erano 100 mila nel 2017, 20 mila nel 2018 e, ad oggi, 6 mila nel 2019. Il blocco dei porti, di cui si attesta la paternità Salvini, influisce in minima parte su questi numeri e un meccanismo di ricollocazione a livello europeo degli immigrati sbarcati, che invece è Conte a sbandierare come fosse “alternativa” alle politiche di Salvini, era già attivo in virtù di un accordo del Consiglio Europeo del 2015, tanto che già nel 2018 ne erano stati ricollocati più di 12 mila tra quelli arrivati in Italia.
La borghesia imperialista gestisce l’immigrazione causata dai suoi affari nell’unico modo che le è proprio: lucra sulla tratta e sul “sistema dell’accoglienza”, ricatta i proletari immigrati col permesso di soggiorno e li mette in concorrenza con i lavoratori autoctoni per lavoro, beni e servizi anche elementari, che comunque nega a una parte crescente delle masse popolari tutte.
La verità è che la morte lenta delle aziende, la disoccupazione, l’attacco ai diritti, gli sfratti, il degrado sono il risultato della gestione della società da parte della borghesia imperialista. Tanto la persecuzione degli immigrati, quanto l’assistenzialismo speculativo gestito dal Vaticano, dalle organizzazioni criminali e dalle cooperative legate al PD, non può risolvere nessuno di questi problemi, anzi, li aggrava.
Non è il numero degli immigrati che arrivano nel nostro paese che impedisce l’integrazione dei nuovi arrivati: quando in Italia eravamo meno della metà di quanto siamo oggi, i lavoratori vivevano peggio di oggi ed emigravano in massa: non è questione di numeri, ma di ordinamento sociale. Integrare ogni anno un centinaio di migliaia di persone provenienti dall’estero, anche se la popolazione non fosse in calo, non porrebbe problemi irresolubili se il paese non fosse governato e diretto da una classe parassitaria e speculatrice e se le aziende esistenti non fossero sottoposte agli arbitrii dei capitalisti e degli speculatori.
Un esempio: in Italia ci sono 7 milioni di case sfitte, in buon parte di proprietà di banche e Vaticano, che vengono sottratte tanto alle famiglie italiane quanto a quelle di immigrati.
Serve un governo di emergenza delle masse popolari organizzate. Se per mantenere il suo ruolo e i suoi traffici la borghesia imperialista non ha altre vie che promuovere la guerra tra poveri e la repressione delle masse popolari, le masse popolari e i lavoratori immigrati e autoctoni non hanno altra via che organizzarsi e coordinarsi per imporre un governo d’emergenza che abbia con le loro organizzazioni un legame diretto. Senza di ciò, nessun “cambiamento” è possibile. I lavoratori immigrati, organizzati principalmente da sindacati di base come il Si Cobas e l’USB, sono già fra le avanguardie di lotta operaia nel paese. Il Governo di Blocco Popolare, una volta insediato, accoglierà gli immigrati al modo che è conforme agli interessi loro e delle masse popolari italiane, cioè li metterà tutti a lavoro esattamente come metterà a lavoro tutti i lavoratori autoctoni (garantire a ogni individuo un lavoro utile e dignitoso: questa è la vera lotta al degrado e alla delinquenza) e formerà di concezione ed esperienza di lotta quegli immigrati disposti a ritornare nel loro paese d’origine per contribuire alla sua liberazione dall’oppressione dell’imperialismo. Inoltre, instaurerà con tutti i paesi che lottano contro quel giogo relazioni di sostegno, solidarietà e cooperazione.