Riceviamo e diffondiamo la lettera aperta dei lavoratori della Ventures ex-Embraco di Riva di Chieri (TO).
Nella loro lettera, i lavoratori
– denunciano l’andazzo della “riconversione” della ex Embraco, iniziata nel luglio 2018 e via via rivelatasi una vera e propria truffa dietro cui si cela l’interesse degli speculatori di Ventures di accaparrarsi i fondi statali per la riconversione e di Whirpool ed Embraco di eliminare le capacità produttive dello stabilimento di Riva di Chieri (all’avanguardia a livello mondiale nella produzione di compressori per frigoriferi). Si tratta di un caso esemplare di dove portano i progetti di riconversione industriale patrocinati e gestiti dalle autorità della Repubblica Pontificia e dagli uomini di loro fiducia;
– lanciano un avvertimento a tutti i lavoratori delle aziende in crisi e minacciate di chiusura: non riporre speranze nelle promesse e nei progetti di riconversione industriale e di salvataggio patrocinati dalle Autorità, magnificati dai loro pennivendoli e avallati dai sindacalisti complici, non delegare alle Autorità e agli uomini di loro fiducia. Nove volte su dieci sono promesse che servono a “tenere buoni” gli operai, smorzare la loro volontà di lotta, spezzare la loro fiducia nelle proprie forze e dividerli, sono progetti che hanno tutt’altro scopo che garantire i posti di lavoro e mantenere in funzione le aziende.
A questa denuncia e a questo monito, noi aggiungiamo due cose.
1) La truffa della “riconversione” che i lavoratori denunciano è l’approdo di un percorso iniziato nel 1985 con la vendita dell’Aspera Frigo FIAT alla multinazionale statunitense Whirlpool (percorso illustrato da Maurizio Ughetto, delegato FIOM dell’Embraco, nell’intervista rilasciataci ad aprile dello scorso anno: https://www.carc.it/2018/04/09/torino-intervista-a-maurizio-ughetto-delegato-fiom-della-embraco-di-riva-di-chieri/), la stessa che ha comprato il grosso delle aziende italiane di elettrodomestici (in particolare la Ignis, che era già passata dalla famiglia Borghi alla multinazionale olandese Philips, e la Indesit-Ariston dalla famiglia Merloni) e che le sta liquidando: in questi giorni gli operai dello stabilimento Whirlpool di Napoli sono scesi nuovamente in lotta contro la chiusura. A sua volta quello della Whirlpool è uno dei numerosi casi di aziende italiane cedute a multinazionali straniere che le comprano per appropriarsi di conoscenze, marchio e struttura di ricerca, per usarle nel terno al lotto della speculazione finanziaria, per togliere di mezzo dei concorrenti, per partecipare al mercato delle vacche grasse dei finanziamenti e delle commesse statali, per conquistare fette di mercato e poi le smembrano, le chiudono (magari dopo averle fatte transitare per i tavoli di crisi del Ministero dello Sviluppo economico!) e le delocalizzano in paesi dove possono avvalersi di lavoratori con meno diritti e di leggi di tutela della sicurezza e dell’ambiente più tolleranti. In questo modo interi comparti produttivi (con il connesso indotto) sono saltati o sono passati nelle mani di gruppi multinazionali e fondi di investimento che sfuggono all’autorità dello Stato italiano, l’apparato produttivo del paese ha perso negli ultimi 10 anni il 25% delle sue potenzialità, i posti di lavoro sono stati falcidiati.
Mantenere in funzione e italiane le aziende è un aspetto indispensabile della lotta per la sovranità nazionale. La sovranità nazionale non è la “guerra dei lavoratori e dei padroni italiani contro il resto del mondo” propugnata ieri dal non compianto Marchionne e oggi dalla Lega e dagli scimmiottatori del fascismo del secolo scorso a cui la Lega strizza l’occhio: questa “sovranità nazionale” vuol dire sfruttati sì, ma solo dai padroni nostrani, vuol dire guerra tra poveri (italiani contro immigrati, settentrionali contro meridionali, lavoratori dipendenti contro lavoratori autonomi, ecc.), vuol dire mettersi al carro degli imperialisti USA anziché di quelli UE, vuol dire guerra tra popoli. Chi vuole cambiare il corso delle cose nel nostro paese deve affrontare innanzitutto il compito di liberare l’Italia dal dominio dei caporioni della finanza, dei banchieri e dei grandi capitalisti dell’industria e del commercio, dalla Corte Pontificia e dai grandi capi della criminalità organizzata (i vertici della Repubblica Pontificia) che hanno ceduto la sovranità nazionale per partecipare essi stessi ai privilegi, alle rendite e ai profitti della dominazione della Comunità Internazionale sul mondo.
Sovranità nazionale, se non è un imbroglio, vuol dire allora lotta contro chiusura e delocalizzazione delle aziende italiane e la loro vendita ai gruppi multinazionali, per mantenerle aperte e in funzione in Italia (attuazione degli articoli 41, 42 e 43 della Costituzione), per nazionalizzare le aziende come Alitalia, FCA, TIM, ecc.
Non c’è sovranità nazionale né benessere popolare né sicurezza personale senza direzione delle autorità italiane e dei lavoratori sulle attività economiche che si svolgono in Italia.
2) Da un capo all’altro del paese l’esperienza insegna che la lotta contro chiusure, delocalizzazioni e tagli è tanto più efficace quanto meno gli operai navigano a vista, improvvisano e si muovono sulla spinta degli eventi, delegano ad altri la soluzione del problema affidandosi al politicante di turno o dando “carta bianca” al sindacato. Insegna cioè che azienda per azienda gli operai devono costruire propri collettivi che prendono in mano la direzione della lotta e si danno un piano di guerra: analizzano la situazione, studiano le mosse della controparte, le contrastano e le ribaltano contro di essa, imparano via via ad anticipare le sue mosse e a dettare loro il “ritmo delle danze”, scegliendo loro il terreno di lotta, mettendo loro in atto un susseguirsi di operazioni e mosse diversificate, articolate e incalzanti che via via ribaltano i rapporti di forza, aggregano altre persone alla lotta, fanno aumentare la fiducia nella vittoria della battaglia, estendono il campo delle alleanze, incalzano la controparte e la mettono alle strette, la fanno contorcere, la inducono a fare passi falsi, la obbligano a indietreggiare dai suoi propositi e a ingoiare misure che non vorrebbe, come ad esempio per un padrone rinunciare alla chiusura dell’azienda, assumere nuovi lavoratori, migliorare le condizioni di lavoro, il rispetto delle norme sulla sicurezza e sulla salvaguardia dell’ambiente, ecc. Agendo in questo modo, anche le manovre dei sindacati di regime, dei politici locali, del prete, della Regione e del Governo diventano ingredienti da sfruttare a vantaggio della lotta, giocando sulle contraddizioni tra le parti, i contrasti elettorali, i tentativi dei vertici sindacali di recuperare terreno e “isolare le teste calde”, ecc. L’esito della lotta dipende in gran parte da chi “detta le danze”. Il Partito dei CARC sostiene l’azione di ogni singolo o gruppo di lavoratori determinati a prendere in mano la situazione e a darsi i mezzi per farlo.
10, 100, 1000 Consigli di Fabbrica!
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Ventures. Ex Lavoratori Embraco Gruppo Whirlpool
Buongiorno a tutti,
noi lavoratori Vi ringraziamo della Vostra presenza qui oggi, a testimonianza del fatto che la nostra travagliata vicenda, che credevamo conclusa l’anno scorso, visto l’evolversi negativo, necessita ancora una volta il vostro forte e deciso coinvolgimento.
La Ventures ha sottoscritto un accordo con Embraco Whirlpool in vostra presenza. Alcuni di voi no, ma nel ruolo che ricoprite, lo hanno fatto i vostri predecessori. A luglio 2018 questi “signori” di Ventures, trovati da Whirlpool, affermavano di avere un Team di Ingegneri Progettisti in Israele, con progetti già pronti, prodotti innovativi brevettati e contratti di vendita firmati per decine di milioni di euro in tutto il mondo. Il Mise li ha “controllati, scandagliati” e ha affermato che erano affidabili.
Questi “signori” si sono presentati a noi dicendo che sono imprenditori di lungo corso che collaborano con aziende in Germania, Romania e Asia. Ci avevano garantito che a dicembre 2018 ci sarebbero stati in azienda tutti i nuovi prodotti pronti per la produzione e avremmo dovuto partire con le consegne ai clienti nel più breve tempo possibile.
In questi mesi, sulla carta i prodotti sono cambiati diverse volte, ma della loro presenza in azienda neanche l’ombra se non un prototipo di robot (diverso da quelli annunciati), il cui funzionamento è ancora da verificare, qualche cover di dispenser acqua arrugginita, oltre a qualche bici comprata in Cina per lo show-room e a qualche scatola di giocattoli.
A marzo 2019 hanno detto di avere acquistato in Cina migliaia di parti per assemblare circa 3.000 biciclette elettriche. Non pervenuti!!
Senza avere un prodotto definitivo da processare, sempre a marzo hanno ordinato di fretta e furia, due linee composte solo di banchi e rulliere (non c’è traccia di un solo macchinario) per dimostrare al Mise che erano puntuali nel programma di reindustrializzazione.
Hanno improvvisato un ufficio di marketing/vendite/customer care composto da nostri colleghi quasi tutti ex operai, senza una vera formazione. Poveri loro. Non si crea con questa approssimazione un ufficio così importante. Speriamo che non scarichino su di loro la colpa delle mancate vendite. Così come hanno cercato di fare con gli impiegati dell’ufficio tecnico/gestionale per la mancanza dei prodotti, che tra l’altro avrebbero già dovuto esistere. Inoltre in questi mesi durante le riunioni aziendali hanno spergiurato di avere acquistato prodotti e macchinari per milioni di euro. Di avere contratti di vendite già firmati con Arabi, Turchi e Asiatici per diverse decine di milioni di euro, per non dire centinaia. Hanno dato dei “cialtroni nulla facenti” al nostro sindacato esterno. Cialtroni no, ma adesso ci auguriamo che sostengano le nostre paure.
Hanno intimato ai lavoratori di non parlare con nessuno al di fuori dell’azienda, minacciando conseguenze e usando parole forti e inappropriate. Sottolineando che il Sindacato deve andare fuori dai coglioni. E concludendo la riunione con un FUCK OFF A TUTTI!! GESTI DA SPACCONI COW-BOYS.
In questi giorni, hanno cercato di intimorire alcuni lavoratori per non scioperare oggi.
Circa 180 lavoratori fatti rientrare ad oggi per far vedere che rispettavano gli accordi, ma messi a tinteggiare/lavare vetri e altro per mesi. Non che non sia dignitoso fare questi lavori ma dovevamo rientrare per produrre e non verniciare/lavare. Abituati a produrre milioni di compressori l’anno, si accetta di farlo, qualcuno anche con un certo disagio, nella vana speranza di riprendere un giorno a fare quello per cui siamo pagati, come previsto fra l’altro dal contratto di lavoro. Anziché sentirsi a disagio i lavoratori, dovrebbero vergognarsi questi “signori” per non essere stati in grado di rispettare gli impegni presi. Lavoratori impiegati a smontare e rimontare sempre le stesse 4 biciclette, su banchetti di recupero, allestiti dalla manutenzione interna. Costretti a rifilettare filetti ormai spanati da tempo per fare vedere all’esterno che si produce biciclette.
Ad oggi hanno speso molto di meno per le linee che per comprarsi le loro quattro BMW/Audi da 80.000€ ciascuna. Macchine comprate dopo che Whirlpool ha iniziato a “foraggiarli”. Ad aprile hanno ricevuto la visita dell’ing. Sorial del Mise, facendogli vedere sempre gli stessi prototipi o parti di essi, che a distanza di sei mesi sono rimasti gli stessi. A luglio l’Assessore Regionale al Lavoro, Dr.ssa Chiorino (avremmo preferito però, una visita insieme al Sindacato, avendole chiesto di fare fronte comune sul percorso di dubbia reindustrializzazione). E poi è stato il turno di Calenda… hanno fatto vedere sempre le stesse cose.
Noi non vogliamo più che questi “signori” continuino a prendere in giro voi e noi con visite fini a se stesse in stabilimento.VI DICIAMO A GRAN VOCE: MA VI RENDETE CONTO DI CHI AVETE MESSO A REINDUSTRIALIZZARE? DOPO TUTTE LE LOTTE PORTATE IN SEDI NAZIONALI ED EUROPEE, SEDI POLITICHE SINDACALI ED ECCLESIASTICHE.
Dall’articolo del Corriere della Sera di qualche giorno fa, si evidenzia dal Bilancio 2018 di Ventures, ricavi per 6 milioni di euro senza avere prodotto un solo bullone. Speriamo che per questi “signori” il prodotto non siamo noi 410
lavoratori! Siamo di fronte ad un altro “caso Electrolux e Blutec?”
Chiediamo al Governatore Cirio come può elargire a questi “signori” fondi Regionali per il training on the job di prodotti che non esistono? Chiediamo al Mise di convocare entro questa settimana questi “signori” per rendere conto del loro operato. Chiediamo che sia reso pubblico in ogni sua parte, l’accordo di reindustrializzazione firmato da Whirlpool e Ventures. Chiediamo che, avendo scelti Whirlpool questi “signori”, la stessa Whirlpool sia chiamata a risponderne al più presto in sede Mise ed assumersi tutte le responsabilità. Rimettendo tutti i soldi che inappropriatamente sono stati spesi fino ad ora e a reindustrializzare in modo serio lo stabilimento.
Vi ricordiamo che, chi non è andato via lo scorso anno, ha messo a disposizione la sua dote di 60.000€ per la reindustrializzazione, affidandosi ad un progetto che aveva come punto cardine prodotti, brevetti e vendite già definite. Ci chiediamo come mai dopo 14 mesi parliamo ancora di prototipi.
Vi chiediamo a GRAN VOCE di verificare come sono stati spesi i soldi della reindustrializzazione. Senza dimenticare che erano il frutto di anni di sacrifici e rinunce da parte nostra. Se non fate questo noi faremo tutte le azioni che servono affinché questo succeda.
Grazie.
I lavoratori.
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