[aggiornamento del 30 settembre 2019 – A Romail 5 ottobre!]
Nei giorni scorsi il Partito Comunista ha lanciato un appello alla mobilitazione contro il governo M5S-PD (vedi Sabato 5 ottobre in piazza contro il nuovo Governo. Appello ad una manifestazione unitaria) in cui chiama tutte le organizzazioni comuniste a “(…) promuovere una forte opposizione politica al governo nascente e lavorare per la formazione di un vasto fronte sociale capace di unire i lavoratori e le classi popolari, le organizzazioni sindacali di classe e le forze politiche e di movimento. Un fronte di lotta che dimostri che l’unica vera alternativa possibile è quella in cui il potere è nelle mani dei lavoratori e delle classi popolari, che ha come presupposti l’uscita dell’Unione Europea e dalla Nato, e la rottura con le politiche e gli interessi capitalistici”.
Raccogliamo con favore l’appello: aderiamo alla manifestazione e rilanciamo con la richiesta di un incontro per confrontarci sul contenuto della politica da fronte tra le organizzazioni comuniste in questa fase.
Vaticano, Confindustria e gli altri “poteri forti” del nostro paese (i vertici della Repubblica Pontificia) hanno rapidamente sostituito al governo M5S-Lega il governo M5S-PD con la benedizione di papa Bergoglio e il consenso dell’UE e della comunità internazionale degli altri gruppi imperialisti. È evidente che
- si tratta di un governo più sottomesso alla UE e alla NATO,
- è un altro governo provvisorio e velleitario perché non sarà in grado di attuare le misure favorevoli alle masse popolari che promette (riduzione tasse, fermare la devastazione ambientale, asili, togliere le concessioni ai Benetton, ecc.),
- tenterà di peggiorare ulteriormente le condizioni di vita delle masse popolari e della classe operaia,
In sintesi il nuovo governo continuerà la “spremitura” delle masse popolari per pagare i detentori dei titoli del Debito Pubblico (politica di austerità), il coinvolgimento del nostro paese nelle “guerre umanitarie” per rapinare i paesi oppressi e la corsa al riarmo, con il nuovo governo continueranno la chiusura e la delocalizzazione di aziende (i padroni e gli speculatori continueranno ad avere mano libera), la disoccupazione, i morti sul lavoro, il degrado sociale e culturale, le grandi opere inutili e la devastazione ambientale.
In questa situazione è compito di ogni comunista, di ogni gruppo organizzato di comunisti
– sostenere in ogni azienda gli operai avanzati e in ogni zona gli esponenti avanzati delle masse popolari che in qualche modo nel loro contesto particolare, in un campo o nell’altro, si organizzano per resistere all’uno o all’altro aspetto del catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone in tutto il mondo e in ogni campo della vita sociale,
– aiutare ogni gruppo di lavoratori avanzati a occuparsi con più forza e con efficacia crescente della sua lotta particolare,
– spingere ogni gruppo di lavoratori ad andare oltre il suo caso particolare e a legarsi agli altri gruppi che anch’essi nel loro particolare resistono e assieme creare la rete del nuovo potere che si rafforzerà fino a costituire un proprio governo d’emergenza che farà fronte al sabotaggio, al boicottaggio, alle sanzioni e all’aggressione della comunità internazionale dei gruppi imperialisti fino a instaurare il socialismo.
Nei prossimi mesi il banco di prova per i comunisti (e il contenuto pratico della politica da fronte tra i partiti comunisti che indichiamo) è tenere insieme la lotta contro le misure anti-popolari che questo governo metterà in campo con il lavoro costante di organizzazione, mobilitazione e coordinamento delle mille forme di resistenza spontanea della classe operaia e delle masse popolari del nostro paese. Un primo terreno pratico di attività comune è il sostegno più coordinato possibile alla lotta degli operai delle aziende coinvolte negli oltre 150 tavoli di crisi al MISE perché prendano l’iniziativa e facciano di ogni vertenza “una questione di ordine pubblico” (manifestazioni, picchetti, presidi, iniziative a livello locale e sotto il Ministero, le Prefetture, ecc.) aprendo una strada e perseguendola, diventando esempio e sprone per gli operai delle migliaia di aziende avviate alla morte lenta, per chi è già in cassaintegrazione o disoccupato, per i lavoratori del pubblico impiego, per gli artigiani e le partite IVA, per i comitati territoriali che si mobilitano per la difesa dell’ambiente, della sanità pubblica, della scuola pubblica, ecc.
Sono gli operai dell’ILVA di Taranto, “appesi” fra i ricatti di Arcelor Mittal e l’inerzia delle istituzioni, a poter prendere l’iniziativa in mano, unirsi ai comitati cittadini mobilitati contro la devastazione ambientale della città e imporre soluzioni adeguate alla salvaguardia dei posti di lavoro esistenti, all’ammodernamento degli impianti affinché sia abbattuto l’inquinamento, alla bonifica del territorio, a interventi straordinari per il monitoraggio e la cura delle malattie, alla creazione di nuovi posti di lavoro utili e dignitosi.
Sono gli operai della Whirlpool di Napoli, in lotta contro la chiusura dello stabilimento, a poter indicare una strada, praticandola, alle decine di migliaia di operai che nel resto del paese sono nelle loro stesse condizioni: legarsi agli organismi popolari del territorio per affrontare collettivamente i problemi, trovare le possibili soluzioni, tradurle in misure e attuare subito quelle per cui si dispongono le forze e i mezzi, obbligare le istituzioni ad attuare quelle per cui servono mezzi e risorse di cui gli organismi operai e popolari non dispongono e sostituire quelle che non collaborano con nuove istituzioni al servizio dei lavoratori e del resto delle masse popolari. Con gli operai della Avio e della FCA di Pomigliano, i portuali, il Comitato Vele di Scampia, i comitati di disoccupati, i comitati per la salute pubblica, gli operai Whirlpool possono costruire la rete di lotta e solidarietà che mobilita le masse popolari di una intera città a perseguire un obiettivo comune: un lavoro utile e dignitoso per tutti.
Solo le masse popolari organizzate con un loro governo di emergenza possono fare piazza pulita del Debito Pubblico, dell’euro e della soggezione delle attività produttive e del resto delle loro attività al sistema finanziario e alla comunità internazionale dei gruppi imperialisti. Ma per arrivare a questo, devono organizzarsi, acquisire fiducia in se stesse tramite piccole ma diffuse attività pratiche fino a coordinarsi al punto da costituire il proprio governo d’emergenza. Questo è il compito dei comunisti in questa fase: moltiplicare gli organismi operai e popolari, rafforzarli e fare di essi i costruttori del nuovo sistema di potere che crescendo sostituirà quello della borghesia e del clero. Questa è la strada per avanzare verso l’obiettivo comune dei comunisti di costruire la nuova società, il socialismo.
Per socialismo intendiamo un sistema sociale caratterizzato da tre elementi: 1. il governo del paese (il potere politico) nelle mani delle masse popolari organizzate aggregate intorno al partito comunista e guidato dall’obiettivo della transizione dal capitalismo al comunismo; 2. la gestione pianificata pubblica delle aziende che producono i beni e servizi necessari a soddisfare i bisogni individuali e collettivi della popolazione, 3. la promozione della crescente partecipazione della popolazione, in particolare delle classi che la borghesia esclude, alla gestione delle attività politiche e sociali del paese, alla cultura, allo sport, ecc. (le attività specificamente umane). Il primo atto dell’instaurazione del socialismo è la conquista del potere.
Superiamo la sfiducia creata tra i lavoratori e tra i comunisti dall’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria che la Rivoluzione d’Ottobre, l’Unione Sovietica e l’Internazionale Comunista avevano sollevato tra le classi sfruttate e i popoli oppressi di tutto il mondo. Causa dell’esaurimento è stata l’incapacità rivoluzionaria dei partiti come il vecchio PCI diretto dai revisionisti moderni alla Togliatti e poi dai Berlinguer. Tutto quello che Berlinguer seppe dire agli operai di Torino nel 1980, l’epoca dei Consigli di Fabbrica, fu che se loro avessero occupato Mirafiori il PCI li avrebbe appoggiati… cioè avrebbe presentato una mozione in Parlamento e indetto forse anche qualche manifestazione! Ma un paese in cui le aziende che producono beni e servizi sono proprietà dei capitalisti, nessuno lo può governare se non ha l’appoggio di “quelli che hanno i soldi”, per quanti voti raccolga e per vasto che sia il consenso popolare. Quindi lo governa in conformità degli interessi dei capitalisti: questa è la dittatura della borghesia quale che siano le procedure seguite per designare nuovi governi.
La sola via d’uscita dal pantano in cui la borghesia affonda ogni giorno un po’ di più le masse popolari è instaurare il socialismo. Guidarle a farlo è il compito dei comunisti.
Noi comunisti possiamo e dobbiamo portarle a questo risultato!