Firenze, 5.9.2019
Cari compagni e compagne del Camping CIG,
vi inviamo un contributo per sviluppare il dibattito che avete promosso con la vostra lettera aperta di luglio, circa il futuro della siderurgia a Piombino e le ricadute sul territorio. Sono diversi anni che ci confrontiamo sull’argomento, periodicamente interveniamo in città per sostenere la vostra lotta per il lavoro utile e dignitoso e più in generale la lotta di classe e il protagonismo operaio e popolare che nel vostro territorio è particolarmente fecondo per la quantità e qualità di organismi popolari che, come voi, combattono per resistere ai peggiori effetti della crisi.
Il primo dato da cui vogliamo partire è proprio questo, la crisi generale del sistema capitalistico, che nel particolare del settore siderurgico si manifesta con lo smantellamento delle aziende del settore: avviene a differenti “velocità” ma comporta passaggi comuni come la CIG e i licenziamenti, l’abbandono della manutenzione e l’aumento degli infortuni più o meno gravi, il crescente clima da caserma nei reparti. Quanto accade mostra chiaramente che quello delle acciaierie (comprese quindi ex Magona e Dalmine, più l’indotto) è un problema principalmente nazionale, infatti a Taranto si sta per chiudere l’AFO2, alle Ferriere di Servola (TS) sono a rischio 400 posti di lavoro (sono le ultime due aree a caldo ancora in produzione nel paese), la Sanac di Massa (produce mattoni refrattari per la siderurgia) a ottobre intende mettere in CIG straordinaria i suoi 120 dipendenti, lo stesso è stato appena dichiarato dai “manager” della AST di Terni. Quindi, che fare?
E’ evidente che il “problema” non si risolve fabbrica per fabbrica ma “Taranto, Piombino e Terni unite nella lotta” deve essere la principale parola d’ordine, dando seguito allo slogan che il 9 luglio riecheggiava davanti al MISE; nessuno si salva da solo e va imposto al governo un tavolo unico per la siderurgia, anche per disinnescare la guerra tra stabilimenti. Per arrivare a questo obiettivo è necessario lavorare alla costruzione di un coordinamento nazionale degli operai della siderurgia, che operi a prescindere dalle tessere in tasca e metta al centro il coordinamento, lamobilitazione e lo scambio di informazioni fra stabilimenti, stenda un piano nazionale per il settore dopo aver fatto una accurata mappatura delle varie fabbriche (in questo i sindacati possono certamente dare il loro contributo), rafforzi il controllo operaio e popolare sulla produzione e il rispetto delle norme di sicurezza e salute: gli operai sono fra i primi ad ammalarsi! L’esperienza del Camping mostra che è possibile mettere insieme “anime” diverse quando si pone al centro l’obiettivo collettivo e la fase attuale lo richiede con urgenza.
Nella vostra lettera fate appello al governo e ai sindacati perché “dicano la verità” ma contemporaneamente vi date anche la risposta, la verità è davanti agli occhi di tutti e non c’è bisogno di aspettare nessuno che venga a raccontare frottole. Vi rimandiamo poi al bilancio della vostra esperienza passata, che è preziosa per tutto il movimento operaio e popolare italiano: per questo ne trattiamo così spesso sulla nostra stampa.
Ogni volta che avete preso l’iniziativa i governi locali, regionale e nazionale insieme ai sindacati vi sono dovuti correre dietro; questo ci dicono l’occupazione dei banchi del Comune “scippato”, i campeggi e i presidi al MISE, le giornate di presidio e l’incatenamento al Rivellino, il blocco del 29 giugno di due anni fa che permise di strappare un rinnovo degli ammortizzatori sociali (per nulla scontato), le numerose conferenze e convegni che avete organizzato o a cui avete partecipato in questi anni, la costante partecipazione alle assemblee sindacali che spesso ha spinto alla mobilitazione gli operai, come per lo sciopero del 26 giugno scorso che avete costretto RSU e confederali a proclamare.
La “politica” vi ha rincorso ogni volta che avete tenuto il pallino dell’iniziativa in mano e per questo siete stati ricevuti al MISE, per questo sindaci e assessori si affrettano a incontrarvi, per questo i sindacati sono stati costretti a rivendersi le vostre iniziative e parole d’ordine fino a tentare di scipparvi di mano proposte di organizzazione e lotta, come hanno cercato di fare con il documento sui Lavori di Pubblica Necessità.
Per questo diciamo che è necessario continuare a perseguire anche questa strada per sviluppare la “vertenza Piombino”.
La soluzione a tutta questa situazione è chiaramente politica e non soltanto sindacale, serve quindi un governo che agisca in questa direzione a cominciare dall’adozione di un piano nazionale della siderurgia, l’avvio delle bonifiche, la modifica delle leggi e la stesura di nuove per lo scopo. Il governo M5S-Lega, per la sua natura e il conseguente carattere provvisorio di chi vuole conciliare gli interessi della classe dominante con quelli delle masse popolari, non è stato capace di mantenere la minima parte delle promesse fatte in merito alla siderurgia, a partire da quelle di Salvini sulla nazionalizzazione fatte proprio davanti ai cancelli della fabbrica nel febbraio dello scorso anno; men che meno lo farà quello che si appresta a insediarsi, di cui fa parte il PD che è direttamente responsabile dello stato di emergenza in cui versano Piombino e la Val di Cornia.
Siamo d’accordo con voi nel definire la situazione di emergenza a livello economico, ambientale, politico e sociale, per questo sosteniamo la costruzione di un governo di emergenza (che chiamiamo di Blocco Popolare) che metta mano con provvedimenti di medesimo carattere a questa e alle altre situazioni critiche del nostro paese. Non parliamo di un governo socialista, che rimane la soluzione di lungo corso al disastro in cui ci precipita sempre più il persistere dell’attuale ordinamento, ma “semplicemente” di un governo che applichi con fermezza le parti progressiste della Costituzione a partire da Lavoro e Salute, dagli articoli 1 e 32: solo le organizzazioni operaie e popolari ne possono imporre l’applicazione!
Naturalmente anche l’amministrazione comunale – il governo locale – può e deve fare la sua parte ed è stata recentemente eletta proprio per attuare un “cambiamento” di rotta rispetto alle precedenti; deve quindi mantenere nel concreto le promesse fatte impedendo anche un solo licenziamento, fornendo ogni tipo di supporto (logistico, economico, di relazioni e dati) che vi sia utile nel prosieguo della lotta: in sintesi, se vuole restare in piedi deve mettersi al servizio vostro e delle masse popolari che si mobilitano o sarà spazzato via ancora più velocemente di quelli che lo hanno preceduto.
Le basi portanti di questi governi sono gli organismi come il Camping, il CSP, il comitato in difesa del Punto nascita, le associazioni giovanili e ambientaliste, i singoli che già oggi si mobilitano per far fronte ai peggiori effetti della crisi: i personaggi che lo comporranno saranno indicati da loro, al pari delle misure da attuare.
Il passo da fare oggi è quello indicato proprio dal CSP nella sua nota del 29 agosto: “ Da anni sempre più Comitati come il nostro nascono per chiedere un’inversione di marcia: il Comitato per Campiglia, il Comitato Lasciateci nascere a Piombino, il Camping CIG e tanti altri. Forse è il momento di iniziare a lottare insieme per difendere coi fatti e non solo a parole il territorio, la salute e lo sviluppo.” Va tolto il forse e avviato da subito il confronto per discutere collettivamente su come arrivare a imporre 1. la riconversione delle acciaierie, intesa come imposizione di ogni innovazione tecnologica che elimini le fonti di inquinamento, o gli eventuali ridimensionamenti a seconda del fabbisogno nazionale, 2. L’avvio immediato delle bonifiche del SIN, attingendo dalle risorse già erogate per lo stesso e lottando per lo stanziamento di ulteriori che sono necessarie, 3. La ridiscussione di ogni precedente accordo (ADP, convenzioni con Rimateria, porto, varianti urbanistiche, eccetera) che sia lesivo degli interessi della popolazione locale e degli interessi generali. Queste sono alcune delle misure urgenti e necessarie per Piombino e siamo sicuri che avete tutte le competenze e capacità per definire le altre che andranno a comporre un vero e proprio piano di rinascita per il territorio.
Il confronto collettivo e il coordinamento sono la chiave di volta per elaborare e imporre le soluzioni che servono, comprese le eventuali riconversioni industriali di cui la storia del nostro paese ci fornisce diversi esempi tra cui quello del Pignone di Firenze, che produceva macchine tessili, per poi essere riconvertito all’attuale settore dell’oil&gas con il sostegno pubblico dell’ENI di Mattei. Questo avvenne a prezzo di dure lotte compresa l’occupazione della fabbrica, con cui la classe operaia fiorentina ha “salvato” il proprio futuro e imposto ai vari governi il mantenimento della produzione. Piombino possiede un patrimonio di conoscenze lavorative, tecniche e industriali che non può e non deve andare disperso se vogliamo considerarci un paese avanzato. Ricostruirlo sarebbe un lavoro lungo e difficile e per questo va difeso a spada tratta, ma si può fare a partire dalle vostre esperienze, di quelle di milioni di lavoratori, donne, uomini e quanti hanno a cuore la Costituzione, che vogliono poter vivere in una città non devastata e con un lavoro utile e dignitoso. E questo dipende da tutti noi!
Il documento sui Lavori di Pubblica Necessità redatto nei mesi scorsi dal Camping è un’ottima base di partenza per discutere di quanto sopra; il Lavoro utile, dignitoso ed ecocompatibile e che serve realmente è la leva migliore per combinare le necessità dell’ambiente e di chi lo abita, che smaschera i progetti farlocchi e le cosiddette “narrazioni felici”, che rinsalda il legame fra classe operaia, ambientalisti, giovani, disoccupati e precari nella lotta per far tornare Piombino una città in cui sia degno vivere e non un concentrato di veleni e tossicità, in cui scaricare di tutto. I vari comitati devono assumerlo e lavorare insieme alla sua realizzazione, individuando insieme le opere utili al territorio e costringendo le varie amministrazioni ad agire e a legiferare in merito, a sostenerne l’attuazione fornendo soldi, materiali e tecnici, portando nel resto delle istituzioni i progetti che verranno presentati.
Il Partito dei CARC sostiene questo percorso mettendo a disposizione le proprie relazioni e contatti e ogni strumento politico e ideologico, elaborato negli ultimi trenta anni dalla Carovana del nuovo Partito Comunista Italiano in merito alla crisi in cui siamo immersi e alle vie per uscire dal marasma e dalla disperazione nella quale vogliono farci sprofondare, tentando in tutti i modi di demoralizzarci, dividerci e contrapporci. La prossima settimana saremo nuovamente in città per promuovere concretamente questo, per promuovere la lotta di classe a Piombino e nel paese e fare dell’Italia un nuovo paese socialista: la soluzione di lungo corso ai mali che ci affliggono, la sola realistica alternativa alla devastazione dei territori, alla guerra tra poveri, al disastro economico, sociale e ambientale.
La Segreteria Federale Toscana del P.CARC
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Lettera aperta di Camping Cig del 25 luglio 2019
LETTERA APERTA ai lavoratori, ai cittadini; al Sindaco, ai Capigruppo; alle forze politiche, sindacali, sociali, culturali di Piombino.
Il nostro intento è quello di aprire un dibattito a tutto campo, basato sui fatti:
un contraddittorio aperto, realistico, costruttivo. Il 9 e il 23 luglio si sono svolti infatti importanti incontri al Mise.
A giudizio del Camping CIG, JSW continua a dettare l’agenda, a cui il governo si adegua passivamente. In pratica, a tuttoggi l’azienda non assume alcun impegno preciso e verificabile sui forni elettrici; né sugli smantellamenti; né sulla tempra, secondo alcuni poco utile senza ammodernamento del TPP. Da parte sindacale, nessuna iniziativa di mobilitazione, dopo lo sciopero del 26 giugno.
Lo stabilimento perde milioni ogni mese, mentre si tenta di tornare ad assurde produzioni di 30 anni fa, come gli acciai al piombo. In fabbrica si sta instaurando un clima intimidatorio e a ottobre-novembre scadrà la CIG.
Non è più il tempo dei rinvii: azienda e governo devono dire la verità e dirla subito.
A nostro avviso, i fatti dimostrano che che l’azienda non ha alcuna intenzione di realizzare il piano, così come venne annunciato da Jindal a suo tempo, mentre può contare sul silenzio complice delle istituzioni, proprio come ai tempi di Rebrab. In forza di quel piano, Jindal ha acquisito lo stabilimento di Piombino.
In base ad esso, si dovrebbero installare 3 forni elettrici, 2 nuovi treni di laminazione, per un totale di oltre un miliardo di investimenti, mantenendo in marcia i 3 treni esistenti; entro il 2024, 1550 lavoratori dovrebbero tornare al lavoro. Intanto, a Piombino, un’azienda storicamente legata alle commesse delle acciaierie, come la Sol, continua a ridurre il personale. Intanto, a Trieste, Jindal stoppa la produzione alla Sertubi: in arrivo almeno cinquanta licenziamenti.
Finora nessun fatto concreto ci spinge a pensare che si stia sviluppando quel piano.
Siamo convinti che quel piano non verrà mai realizzato compiutamente: prima lo si ammette, prima possiamo correre ai ripari, senza alimentare nuove narrazioni felici che perpetuano invece l’agonia della fabbrica, dei lavoratori e del territorio.
E’ necessario ammettere che siamo all’emergenza e approntare un piano B per l’Area di Crisi Complessa di Piombino, il quale preveda:
1. con o senza Jindal, la revisione dell’Accordo di programma per affermare la scelta strategica della siderurgia come produzione e lavorazione di acciaio pulito di alta qualità, lontano dall’abitato, senza cedere alle tentazioni antindustriali (e antioperaie) che pure serpeggiano: a differenza del passato e del presente, decisivo dev’essere il ruolo del pubblico, cioè del Governo, per investire risorse eccezionali e mettere nel conto procedure eccezionali inclusa, se necessario, la nazionalizzazione o comunque una forte partecipazione pubblica, per attuare quella scelta strategica di politica industriale di respiro nazionale e internazionale
2. la verità vera sui numeri, a cominciare da quelli forniti sugli occupati attuali, il cui totale, secondo qualche sindacalista, includerebbe furbescamente pure il computo delle ferie di chi è fuori in CIG da 5 anni senza mai rientrare in fabbrica; nonché sui numeri di quanti saranno davvero reintegrati in fabbrica, senza dimenticare l’indotto, riconoscendo esplicitamente i prevedibili esuberi da ricollocare in altre attività, tutelandone diritti e salario, senza escludere uscite volontarie, anticipate e incentivate come a Taranto, situazione oggi analoga a Piombino
3. massicci interventi pubblici per far decollare la diversificazione economica: turismo e agricoltura di qualità; commercio, nautica, portualità senza monopoli di Jindal o altri, avendo al centro l’idea che l’ambiente è risorsa decisiva per l’oggi e per le generazioni future; completamento urgente delle infrastrutture come la strada 398 e il porto, rilancio della ferrovia e del traffico marittimo
4. bonifiche del Sito di Interesse Nazionale di Piombino e installazione di attività industriali nuove, sia verticalizzando la produzione siderurgica, sia impiantandone di altra natura. Esse non possono essere affatto identificate con un polo di stoccaggio dei rifiuti, come invece sta avvenendo da tempo: una scelta sbagliata, che sta producendo pure ricadute negative per i dipendenti di Rimateria, ai quali devono essere riconosciuti gli ammortizzatori sociali e in ogni caso la possibilità di essere assorbiti da SEI Toscana.
Per rinascere, Piombino deve essere presa in considerazione come emergenza nazionale per la pesante emergenza sociale, ambientale e produttiva che vive da lunghi anni. Tale emergenza richiede interventi pubblici, non più rinviabili, di portata epocale.
Vi saremo grati se su questi temi vorrete esprimere anche pubblicamente la vostra opinione.
25 luglio 2019 associazione Coordinamento Art.1-Camping CIG
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