Rispediti al mittente i tentativi di boicottaggio. Consolidare il fronte comune per affrontare i problemi delle masse popolari
Benché la Festa nazionale della Riscossa Popolare (FnRP) vera e propria sia durata quattro giorni (dall’1 al 4 agosto, anticipata da due giorni di Scuola nazionale di Partito), è stata una campagna politica e organizzativa iniziata a pieno regime a maggio e conclusa il 18 agosto. Per quanto riguarda la Festa in sé, potremmo riassumere l’esito in poche righe: è stata un successo sul piano politico, organizzativo, di partecipazione e di propaganda. In questo articolo andiamo più a fondo, poiché anche se circoscritta in termini geografici, è stata un’esperienza estremamente ricca di insegnamenti rispetto al ruolo dei comunisti e al salto che devono compiere per approfittare fino in fondo della crisi politica (a questo proposito consigliamo di proseguire la lettura tenendo presente il contenuto dell’Editoriale).
Per rendere comprensibile ai lettori il contenuto della campagna politica e il legame con la situazione politica nazionale è necessario “partire dall’inizio”. Alle elezioni amministrative del 2018 a Massa, si è affermata una coalizione di destra che ha beneficiato di una significativa astensione, del crollo di consensi per il PD e i partiti della sinistra borghese (che con varie formule avevano governato la città per molti anni), del flop del M5S e di una diffusa aspirazione al cambiamento di ampi strati della popolazione locale (sono stati numerosi i casi di operai che hanno votato per la Lega o per le liste civiche di destra legate al candidato sindaco, Persiani). L’Amministrazione Persiani si è insediata promettendo di mantenere le promesse di cambiamento in materia di lavoro (la provincia ha un tasso di disoccupazione fra i più alti d’Italia), manutenzione e bonifiche del territorio, risanamento della sanità pubblica locale, intervento contro le speculazioni dell’azienda che gestisce l’acqua pubblica, ecc. Nei fatti è emerso ben presto che le promesse sarebbero rimaste tali e anziché misure in favore delle masse popolari si sono moltiplicate provocazioni e arbitrii, in particolare ad opera di quella parte di Amministrazione direttamente legata a idee e movimenti nostalgici del Ventennio fascista. Si è distinto in quest’opera il Presidente del Consiglio Comunale, Stefano Benedetti, protagonista di numerose iniziative mosse dal suo viscerale anticomunismo (monumenti a gerarchi fascisti, rimozione dei riferimenti alla Resistenza, continue polemiche e attacchi alle forze popolari, democratiche e antifasciste). Nella sua crociata anticomunista, Benedetti aveva già tentato di impedire – senza riuscirvi – l’edizione 2018 della FnRP aggrappandosi a cavilli amministrativi pretestuosi, aveva giurato che sarebbe stato suo preciso impegno impedire l’attività del P.CARC sul territorio e si è riproposto, in grande stile e in largo anticipo, per proibire l’edizione 2019 della FnRP. A fronte degli attacchi di Benedetti (ha letteralmente fatto carte false per proibire l’uso del parco che tradizionalmente ospitava la FnRP e farlo invece assegnare alla festa regionale della Lega; ha promosso una ingente mobilitazione di uffici comunali, funzionari, Polizia Municipale per dimostrare che la FnRP fosse “abusiva” nel parco in cui ha trovato sede), a maggio abbiamo prodotto un appello (“Massa non è il cortile dei nostalgici del Ventennio”) con cui chiedevamo alla parte democratica, popolare e antifascista della città di schierarsi contro questi abusi. All’appello hanno risposto, oltre la dichiarazione di solidarietà, l’Associazione Cerbaja (che gestisce un altro parco cittadino in cui abbiamo avuto la possibilità di spostare la Festa) e la Casa Rossa Occupata (che ci ha dato la disponibilità dei suoi spazi e delle sue strutture per organizzare la giornata di Ferragosto, da anni “pezzo forte” della FnRP e quest’anno impedita dall’Amministrazione). In questo contesto – e dovendo fronteggiare innumerevoli tentativi di boicottaggio, impedimenti, proibizioni – abbiamo impostato la campagna politica che ha portato a un’ampia mobilitazione: perché l’Amministrazione vuole impedire la FnRP? Perché l’Amministrazione si occupa dei regolamenti delle sagre e delle feste anziché impegnarsi, ad esempio, nella vertenza contro la chiusura della SANAC? Perché il Presidente del Consiglio Comunale si occupa di cancellare la storia della città, strettamente legata ai valori della Resistenza e di impedire l’agibilità politica dei comunisti anziché affrontare lo smantellamento della sanità pubblica, la devastazione ambientale, la bonifica del territorio, ecc. ecc.?
Con una tensione crescente a causa delle dichiarazioni e dagli sproloqui di parte dell’Amministrazione, con una crescente contraddizione fra ciò che l’Amministrazione ha promesso e ciò che ha fatto e sta facendo, a luglio è iniziata la propaganda cittadina della FnRP. Abbiamo deciso di farla diventare occasione per andare nei quartieri popolari e di fronte alle fabbriche per mettere le mani in pasta nei problemi e nelle contraddizioni, per promuovere l’organizzazione popolare e ci siamo riusciti. I banchetti di propaganda sono stati lo strumento per raccogliere elementi di inchiesta (attraverso questionari, interviste, sondaggi), i comizi volanti sono stati lo strumento per tornare in quei quartieri e indicare le soluzioni che avevamo elaborato, le diffusioni porta a porta sono state lo strumento per prendere contatti, parlare, ragionare. La Festa della Riscossa non era di riscossa solo nel nome, è stata davvero uno strumento per sollecitare le masse popolari ingannate, offese, deluse, emarginate.
Da quando è iniziata la Scuola di Partito, due giorni prima della Festa, il parco di Ricortola ha iniziato ad animarsi in modo diverso dal solito: frequentatori abituali, turisti e “curiosi” venivano ad assistere ai corsi, alle discussioni e alle riunioni attirati tanto dalle accuse dell’Amministrazione Comunale quanto dal voler verificare se il contenuto della propaganda delle settimane precedenti fosse reale. Ben prima dell’inizio effettivo, le masse popolari della città sapevano dove era “la Festa dei comunisti” e quali erano i principali temi. Allo stesso modo avevano compreso i motivi per cui i nostalgici del Ventennio e gli amici di padroni e speculatori cercavano di impedire in ogni modo la festa del P.CARC.
Le provocazioni tuttavia sono continuate e hanno persino assunto la forma della rappresaglia.
Il primo giorno di festa è arrivata la Polizia Municipale, spedita, malgrado il grande imbarazzo degli agenti, a “rimuovere i manifesti” dentro il parco, cioè parte degli allestimenti. Gli agenti hanno spontaneamente desistito e, anzi, si sono palesemente ribellati al Comando (“non saremo noi a creare un precedente così grave, se il dirigente vuole togliere i manifesti venga lui in persona”, gridavano al telefono).
Il secondo giorno di Festa un altro agente di Polizia Municipale è giunto a recapitare l’atto amministrativo con cui l’Amministrazione sospendeva unilateralmente la concessione del parco all’Associazione Cerbaja per una presunta irregolarità amministrativa riguardo alla festa che stava ospitando, cioè per colpa del P.CARC!
L’ultimo giorno di festa, il 4 agosto, l’Associazione ha tenuto un’assemblea cittadina nel Parco a cui hanno partecipato numerosi cittadini, esponenti politici locali, consiglieri di opposizione, parlamentari. A quel punto, la FnRP era diventata il simbolo della resistenza contro gli arbitrii e le provocazioni di un’Amministrazione inetta e reazionaria. È in questo contesto che siamo venuti a conoscenza del fatto che dietro agli iniziali divieti alla FnRP si celava una manovra abusiva per permettere la festa regionale della Lega che domenica 18 agosto avrebbe ospitato Salvini. L’Amministrazione ha fatto tanto baccano sui permessi per impedire la FnRP, ma ha coperto, avallato e probabilmente commesso direttamente abusi e violazioni per organizzare la festa della Lega. A quel punto, non si trattava più di resistere, ma di passare al contrattacco.
I contenuti e lo spirito della Festa sono tornati ad animare le strade e le piazze della città: il 7 agosto, in occasione del Consiglio Comunale, decine di persone si sono presentate per chiedere conto all’Amministrazione del suo operato provocatorio e palesemente scorretto: il Presidente del Consiglio Stefano Benedetti, troppo eccitato all’idea di provocare la gazzarra, anziché rispettare il suo ruolo ha ripetutamente sfidato il pubblico fino a mettere in scena un patetico teatrino il cui copione lo vedeva “vittima delle intemperanze del pubblico” e “costretto a chiudere anzitempo i lavori”, mentre una delegazione dell’Associazione Cerbaja e del P.CARC incontravano il Sindaco. L’incontro con il Sindaco non solo ha confermato la linea irresponsabile dell’Amministrazione, ma ha dimostrato la completa incoscienza con cui la Giunta si muove: prima il Sindaco ha cercato di mettere l’Associazione contro il P.CARC imputando a noi le responsabilità della rappresaglia istituzionale, poi ha dovuto candidamente ammettere che “i tempi per voi sono cambiati, siete avversari politici e non avrete spazi”, rivendicando per intero l’operato grave e scellerato di Benedetti.
Il 18 agosto sarebbe arrivato Salvini nel corso di una festa leghista illegittima, illegale, in un parco che è stato occupato con un colpo di mano dell’Amministrazione Comunale. Le analogie fra le promesse non mantenute del “governo del cambiamento” e quelle non mantenute dalla giunta di Massa erano molte, le analogie fra Salvini e Benedetti pure. Il ragionamento fatto per impostare la propaganda della FnRP (opporre alle promesse non mantenute e alla guerra fra poveri le soluzioni positive per le masse popolari, basando la loro attuazione sulla mobilitazione delle masse popolari stesse) era valido, a maggior ragione, per indicare una via positiva rispetto alla crisi politica in atto. Agli sceriffi tutti “chiacchiere e distintivo” abbiamo da opporre la solidarietà di classe, l’organizzazione e la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari. Questi ragionamenti ci hanno spinto a lanciare una manifestazione per il 18 agosto. A fronte delle difficoltà di “mettere insieme” le varie componenti del movimento massese, i partiti della sinistra borghese e gli organismi popolari (nonostante mille tentativi nessuno si è deciso a fare un passo avanti!) abbiamo indetto una conferenza stampa in cui abbiamo illustrato le forme e i contenuti della mobilitazione del 18 agosto in occasione della calata di Salvini: non ci saremmo limitati alla contestazione, come pure in quei giorni stava succedendo in tutta Italia durante i suoi comizi, puntavamo a contrapporre agli sproloqui razzisti, alla guerra fra poveri, alla guerra contro i poveri l’analisi sui veri problemi dei lavoratori e delle masse popolari; volevamo mettere al centro la politica, le proposte e le misure per fare fronte agli effetti della crisi.
Il 12 agosto tutti i giornali locali titolavano “I CARC organizzano la protesta contro Salvini” e il 13 agosto si è svolta un’assemblea cittadina con l’obiettivo di allargare il fronte di mobilitazione. Nel corso della discussione sono ben emerse due linee contrapposte: da una parte la posizione di alcuni militanti dei partiti della sinistra borghese che affermavano “ormai la giornata del 18 è rovinata irrimediabilmente perché l’hanno indetta i CARC” e che “al P.CARC non deve essere permesso di portare le bandiere in piazza visto che hanno sostenuto il governo M5S-Lega” (eh sì, hanno detto anche questo…) dall’altra, “tutti gli altri” che si rendevano conto dell’importanza dell’appello alla mobilitazione che avevamo lanciato e ponevano al centro la questione della buona riuscita della manifestazione.
Alle 16 di domenica 18 agosto, sotto un sole “infernale” mille persone si sono radunate sul Lungomare di Marina di Massa per un corteo che si è concluso in una piazza adiacente al posto in cui alle 21 sarebbe intervenuto Salvini dal palco della festa regionale della Lega. A fine corteo, è iniziata un’assemblea popolare nella quale sono stati denunciati i problemi reali della città: dagli sfratti per morosità incolpevole con annessa immobilità dell’Amministrazione alla disoccupazione dilagante, dalle discriminazioni contro le donne agli sgomberi di spazi sociali, dallo sfruttamento dei lavoratori stagionali all’emergenza dello smantellamento della sanità. Non c’è stata nessuna “contestazione” a Salvini: c’è stata una diffusa, profonda, argomentata contestazione alle politiche di cui è promotore, al razzismo, alla guerra fra poveri.
Centinaia di persone si sono riprese gli spazi di discussione, confronto, organizzazione e, nonostante le mille differenze di analisi, orientamento e pratiche, è emersa con chiarezza la volontà di fare fronte a una comune necessità: rimettere al centro dell’azione politica il protagonismo dei lavoratori e delle masse popolari.
Al netto della cronaca e della “ricostruzione”, per forza di cose parziale, la “campagna FnRP” è stata un formidabile dimostrazione
– del bisogno di tante e tante persone di ritrovare un punto di riferimento, di discussione, di confronto e di organizzazione dopo che per decenni “la sinistra” le ha tradite e usate come massa di manovra;
– della disponibilità di tanti, dai giovanissimi ai vecchi partigiani, di mettersi in gioco, di mettersi in prima fila, di contribuire a un progetto comune che, al di là di chi si prende la responsabilità di promuoverlo, – ma ben oltre le “piccole guerre” per metterci il cappello! – metta al centro la costruzione di una alternativa pratica, ampia, progressista e popolare;
– dei margini di manovra che i comunisti hanno in questo contesto se non si fanno legare le mani da norme e prassi, divieti e restrizioni: ogni metro che si decide di non percorrere e ogni spazio che si decide di non riempire è terreno lasciato al nemico.
Si è trattato, soprattutto, di una grande lezione sul fatto che la combattività delle masse popolari e la loro disponibilità a lottare e mobilitarsi non dipendono da caratteristiche astratte e fortuite, dipendono dal fatto che qualcuno si prenda la responsabilità di dirigere e orientare: questo è il compito dei comunisti e i risultati della mobilitazione dipendono interamente da quanto i comunisti si cimentano in questa opera.
La FnRP si è conclusa con i soliti e scontati anatemi di Benedetti e le assicurazioni che sarebbe stata l’ultima. Noi abbiamo operato e opereremo per mobilitare i lavoratori e le masse popolari, i movimenti, i comitati e gli organismi di base per fare un passo avanti non solo e non tanto per garantire agibilità alla FnRP, ma soprattutto per rafforzare complessivamente il movimento dal basso necessario a fare fronte agli effetti della crisi e a costruire l’alternativa, quella che si basa sulla partecipazione diretta e organizzata delle masse popolari.