[Napoli] Sul funerale di Antonio Rastrelli, il futuro della giunta De Magistris e il ruolo dei comitati popolari

Cosa ci fa il gonfalone del Comune di Napoli al funerale di Antonio Rastrelli, esponente storico del MSI locale e nazionale ma soprattutto autore del piano regionale dei rifiuti contro cui per anni, e ancora adesso, migliaia di campani si battono e si organizzano sui territori? La retorica del sindaco delle Quattro Giornate di Napoli che fine ha fatto? Ma soprattutto quella del sindaco ribelle che si batte contro le grandi opere inutili, contro l’inquinamento della “nostra terra”, contro le ingiustizie sociali e ambientali, che fine ha fatto?

Non basta un comunicato del vice sindaco che dice di essere stati presi alla sprovvista dalle mani tese di quattro scafessi. Il punto è che Rastrelli, al pari di De Luca, Bassolino, Caldoro e di tutti i rappresentanti dei partiti delle Larghe Intese nel nostro territorio sono NEMICI delle masse popolari. Presenziare al funerale di questi personaggi, anche solo con il vessillo comunale, significa ancora una volta essere ambigui, sottomessi a questi farabutti, responsabili del degrado, della morte e della devastazione che le masse popolari subiscono. Sono promotori e agenti della guerra di sterminio non dichiarata contro gli operai, i lavoratori, i precari e i disoccupati della nostra città.

Lamentarsi della presenza del vessillo comunale al funerale di Rastrelli però non basta. Men che meno basta indignarsi e gridare al fascismo dilagante per la presenza di un manipolo di scimmiottatori del ventennio. Quello che bisogna fare è organizzarsi in ogni azienda, scuola, quartiere e isolato per prendere in mano la gestione della società che non possiamo più lasciare in mano ad affaristi e speculatori. Bisogna assumersi la responsabilità di salvare il paese prima che questi soggetti lo mandino alla malora. Bisogna fare come il Comitato Vele di Scampia, il Comitato NO alla chiusura dell’ospedale San Gennaro, come il Comitato Popolare Zona est e tutte le organizzazioni operaie e popolari che nella nostra città prendono in mano l’iniziativa e contendono la gestione dei territori alle istituzioni del nemico.

L’ambiguità e il perenne tentativo di tenere insieme gli interessi degli operai, dei lavoratori, dei disoccupati e dei precari con quelli dei capitalisti, delle loro associazioni e gruppi d’interesse rappresentano i limiti principali per l’amministrazione De Magistris. Ulteriore riprova ne sia il dibattito che si è sviluppato durante il consiglio comunale dello scorso 16 luglio rispetto al ruolo che i comitati popolari devono assumere in città e di quale debba essere il rapporto che l’Amministrazione Comunale deve tenere con essi. Tale dibattito ha finito per mostrare bene come la spaccatura tra l’iniziativa partecipativa delle masse popolari e gli interessi delle istituzioni borghesi si allarghi sempre di più.

In quel consiglio comunale i consiglieri del PD starnazzavano scandalizzati quanto fosse “assurdo” che il comitato popolare Taverna del Ferro abbia imposto e indicato alla partecipata Napoli Servizi quali fossero gli interventi urgenti da fare presso le abitazioni del “Bronx” di San Giovanni a Teduccio senza discriminazione tra inquilini assegnatari e inquilini occupanti. A queste starnazzanti sparate vari consiglieri di maggioranza argomentavano che tutto era stato fatto secondo la legge e che sono le istituzioni che costringono i cittadini a organizzarsi per il malfunzionamento dei servizi e dei territori per cui esse devono riconquistare la fiducia dei cittadini e amministrare bene i quartieri e la città. Ma questa visione finisce per consigliare agli agnelli di affidarsi ai lupi!

Il punto non è riportare le masse popolari ad avere fiducia nelle istituzioni per mettere chi si organizza al servizio del Comune di Napoli e delle autorità ufficiali della “democrazia” borghese. Il punto è schierarsi senza riserve con chi si organizza dal basso e favorire il controllo popolare e la gestione del governo dei quartieri e della città nelle mani dei comitati popolari, la vera spina dorsali di Napoli, della Campania e di tutto il paese!

Se tutto ciò significa far dirigere dal basso pezzi della macchina comunale, infrangere leggi antipopolari e forzare i limiti imposti dalla legalità borghese alla libera iniziativa delle masse popolari bisogna farlo senza se e senza ma e bisogna rivendicarlo, altro che parare i colpi e dare giustificazioni al PD!

Se vuole dare seguito alla sua propaganda di amministrazione ribelle la giunta De Magistris dia gambe alle vertenze dei comitati popolari della città:

  • si schieri senza se e senza ma con il comitato dei navigator che si sta mobilitando contro la Regione Campania per imporre l’attuazione della legge sul Reddito di Cittadinanza e sbloccare migliaia di posti lavoro utili alle masse popolari della nostra regione;
  • vada fino in fondo nella battaglia per l’abbattimento delle Vele di Scampia forzando, se necessario, i tempi, le burocrazie e i regolamenti che ne rallentano l’esecuzione;
  • affidi gli spazi della Galleria Principe di Napoli agli attivisti e militanti di Galleri@rt che da anni rendono vivo un bene comunale altrimenti abbandonato;
  • sostenga concretamente con esposti, mobilitazioni, assemblee cittadine e barricate la lotta per le assunzioni necessarie al funzionamento della sanità pubblica nella nostra regione (parliamo di 9.000 posti di lavoro) emersa dalla vertenza del ricorso degli infermieri che hanno partecipato al concorso truffa dell’ospedale Antonio Cardarelli di Napoli;
  • sostenga concretamente e lavori gomito a gomito con gli attivisti della Consulta Popolare Sanità e Salute di Napoli che il Comune stesso ha istituito, dia sostegno concreto, gambe e strumenti superiori a questo organismo se tiene alla tutela del diritto alla salute di cui è massima autorità cittadina secondo la Costituzione italiana;
  • vada fino in fondo al sostegno della vertenza Whirlpool, trasformando la lotta per la difesa e la conquista di un lavoro utile e dignitoso la stella polare dell’amministrazione cittadina;
  • utilizzi i compiti che il Reddito di Cittadinanza dà ai comuni per impiegare parti crescenti di cittadini della città in lavori di pubblica necessità decisi dal basso.

De Magistris e la sua giunta devono sciogliere ogni ambiguità. Smetterla di cercare di salvare capre e cavoli, gli interessi dei poteri forti e quelli delle masse popolari, sostenere qualche lotta portata avanti dai comitati e contemporaneamente sottomettersi ai diktat di Corte dei Conti, dei governi centrali, della UE, del Vaticano, della NATO e dei loro agenti.

Se non si schiererà apertamente dalla parte delle masse popolari il sindaco o sarà costretto a sostenere tale mobilitazione o ne verrà travolto.

De Magistris, che nei giorni scorsi si è candidato al governo del paese, deve trarre le giuste lezioni dall’esperienza al governo fatta dal Movimento 5 Stelle, le cui promesse, battaglie e buone intenzioni se non si legano e poggiano sulla mobilitazione popolare e se non diventano misure a favore delle masse popolari da far ingoiare ai poteri forti, diventano un boomerang che finisce per condannare i Di Maio, i De Magistris, i Lucano, gli Tsipras (esempio greco) e tutti coloro i quali si candidano a fare gli interessi delle masse popolari, non solo a perdere consenso ma a sparire dalla scena politica del paese. Le masse popolari, invece, troveranno altre strade per far fronte agli effetti della crisi generale del capitalismo. Per dirla con Stalin: «i capi vanno e vengono, ma il popolo rimane. Solo il popolo è immortale».

In questa battaglia il ruolo principale ce l’hanno i comitati operai e popolari, le associazioni, gli organismi di base e tutti coloro i quali vogliono fare fronte al corso catastrofico degli eventi in cui siamo immersi a causa della crisi generale del sistema capitalista, una crisi che hanno generato i padroni e che vorrebbero far pagare alle masse popolari. Ma hanno fatto i conti senza l’oste! Le masse popolari sempre più devono organizzarsi, coordinarsi, puntare a contenderne il governo delle aziende, delle scuole e dei territori uomo su uomo, metro su metro alla borghesia e non limitarsi a difendersi ma agire d’attacco, tenere l’iniziativa in mano, non lasciare fiato al nemico e osare. Gli operai, i lavoratori, i precari e i disoccupati della città di Napoli devono incalzare l’amministrazione comunale ad essere conseguente alle promesse di cambiamento e ai buoni propositi per cui è stata eletta ben due volte.

I comitati, le organizzazioni operaie e popolari, i comitati di fabbrica, le associazioni civiche e sociali del nostro territorio sono le migliori forze da cui partire per salvare la nostra città e il nostro paese, sono loro il futuro. Chi non lo capisce, o si metterà di traverso, sarà spazzato via dal corso della storia. Chi non sta da una parte o dall’altra della barricata, è la barricata!

 

 

 

Segreteria Federale Campania del Partito dei CARC

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