Ieri 6 agosto le forze dell’ordine borghese hanno forzato la porta d’ingresso della palazzina liberata e autogestita di via Monte Grigna 11 in Bergamo per avviare un’azione violenta di intimidazione, su copertura delle istituzioni locali e prefettizie, nei confronti degli abitanti della palazzina che da cinque anni hanno occupato, riattivato, recuperato e resa agibile per l’abitazione di vari nuclei familiari. Hanno identificato tutti i presenti e coperto la vile azione della società elettrica che ha asportato gli interruttori generali di erogazione dell’energia lasciando le abitazioni senza corrente.
Dopo cinque anni di occupazione della palazzina, che ha dato soluzione reale, dignitosa e credibile al problema abitativo di decine di persone, questa amministrazione comunale mette a segno questa azione repressiva, miope e forse foriera di un imminente sgombero per affrontare il problema casa a Bergamo posto dagli occupanti e dalle altre migliaia di persone che si trovano in situazioni di emergenza abitativa. In questo modo l’amministrazione locale del PD ribadisce il suo allineamento con le politiche repressive verso le mobilitazioni popolari che esprimono una soluzione dal basso (vista l’inerzia delle istituzioni) ai problemi derivati dallo sviluppo della crisi del sistema del capitale che determina diffusa povertà ed emergenza sociale.
Altro esempio lampante di simile alleanza ideologica è la sciagurata e schiavista Accademia dell’Integrazione, coniata insieme ad altre belle associazioni di potere locali come Confindustria, Caritas e via discorrendo che sfruttano e speculano sul dramma dei migranti concependo la loro integrazione solo come omologazione.
Questa amministrazione degli affaristi locali, degli speculatori immobiliari, della cementificazione e della finanza, che si ingegna di presentarsi critica rispetto alle politiche reazionarie e repressive dello sciacallo Salvini, rivendica nei fatti che le politiche antipopolari di quest’ultimo sono state coniate e sviluppate dai vari governi delle Larghe Intese che si sono succeduti sotto varie bandiere nel tempo.
Esprimiamo solidarietà verso gli abitanti della palazzina liberata di via Monte Grigna 11: hanno anticipato ciò che dovrebbe fare un’amministrazione comunale attenta ai problemi delle masse popolari del territorio in situazioni di emergenza abitativa, in un territorio cittadino che vede almeno 14.000 appartamenti vuoti a fronte di un numero altamente inferiore di persone che ne hanno necessità: un bene primario che è stato realizzato cementificando territorio e inquinando l’ambiente e che viene lasciato criminalmente inutilizzato, buona parte del quale in via di degrado, ai soli fini speculativi. Di questo le masse popolari hanno bisogno: un’amministrazione locale di emergenza che non stia sul terreno per trattare i problemi delle masse alla luce delle esigenze speculative e di profitto dei poteri forti locali.
Esprimiamo contestazione e disprezzo verso l’azione repressiva messa in atto o in intendimento, mentre giustizia sociale vuole la soluzione del problema posto dai cittadini che si sono mobilitati.
Su questo terreno sollecitiamo l’amministrazione comunale a rendere noto l’elenco delle abitazioni vuote (non solo quelle di proprietà pubblica) presenti sul territorio comunale e procedere all’assegnazione a chi ne ha bisogno per dar corso ai dettami di quanto sancito dalla carta costituzionale varata nel ’48: “Art. 42 La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.(…)” Anzichè essere ipocrita e repressiva.
La sollecitiamo anche ad attivarsi per individuare e comunicare ai centri per l’impiego lavori utili e necessari sia per la gestione dei servizi pubblici di ogni tipo sia per attività produttive, da assegnare a chi ha fatto richiesta del Reddito di Cittadinanza; misura che, peraltro solo parzialmente, ha dato risposta all’intendimento di affrontare il problema della povertà, dell’indigenza e dell’emergenza sociale che dilaga nel paese tra i cittadini italiani e quelli stranieri residenti. Scelta che favorirebbe l’inclusione sociale di migliaia di persone.
In un territorio che si vanta di “non contare” le ore di lavoro da fornire al padrone a scapito delle attività di relazione; oppure a rappresentare formalmente forti livelli di solidarietà attraverso il volontariato in molte attività che potrebbero essere realizzate in modo continuativo e strutturale e rappresentare occasione di inclusione e riscatto sociale se concepite come ambito di lavoro contrattualizzato.
Per info sulla vicenda: FB Comitato di Lotta per la Casa – Bergamo