[Massa] Lettera aperta di un gruppo di ex operai Rational ai lavoratori Whirlpool di Napoli

Pubblichiamo la lettera scritta da un gruppo di operai ex Rational ai colleghi della Whirlpool di Napoli (ne hanno mandata una anche ai colleghi senesi).

La lettera è importante perché intende spronare a continuare la battaglia fino alla vittoria portando gli insegnamenti, positivi e negativi, che hanno tratto dalla loro esperienza e che sono stati pubblicati su La Voce 58 del (nuovo) Partito Comunista Italiano (http://www.nuovopci.it/voce/voce58/rational.html).

Gli operai ex Rational portano la loro concreta solidarietà di classe mostrando quali sono stati i punti di forza della loro battaglia e soprattutto gli errori in cui sono incappati e che li hanno portati alla sconfitta; in questo modo insegnano a tutti gli altri operai che imparare dai propri errori prepara la strada alla vittoria,  rilanciano il protagonismo operaio e popolare e la lotta a qualunque tipo di delega verso sindacati e istituzioni: le masse popolari sono la inesauribile fonte di risorse da cui attingere per cambiare il corso catastrofico delle cose.

***

Cari compagni,

siamo un gruppo di ex lavoratori della Rational di Massa. Anche noi producevamo lavatrici (oltre che asciugatori industriali), però la nostra era una piccola azienda di 23 dipendenti in tutto, di cui di cui 6 impiegati e 2 tecnici, un’azienda che è stata chiusa un paio di anni fa dai padroni (sostanzialmente, come abbiamo capito a un certo punto, per un’operazione di speculazione sui terreni).

Vi scriviamo per esprimere tutta la nostra solidarietà alla battaglia che state conducendo e incitarvi a continuare: ogni vittoria di un gruppo di operai è preziosa perché è una vittoria non solo per gli operai direttamente coinvolti, ma per tutta la nostra classe in quanto ogni vittoria indebolisce il fronte dei padroni, degli affaristi e di tutti quelli che per i loro profitti giocano sulla nostra pelle. Ogni successo rafforza invece il fronte degli operai, di chi lotta contro la chiusura e la delocalizzazione delle aziende, contro la precarietà e lo sfruttamento. 

Un modo per sostenere la vostra battaglia è mettere in comune alcune lezioni che abbiamo imparato dalla nostra esperienza, soprattutto dagli errori che abbiamo fatto visto che non siamo riusciti a vincere la lotta che abbiamo condotto tra il 2017 e il 2018, prima per riaprire la Rational così com’era e poi per costituire una cooperativa. Siccome però siamo consapevoli che anche dagli errori di un gruppo di lavoratori, come classe impariamo a combattere meglio e a vincere. È con questo spirito che abbiamo pensato di scrivervi una lettera aperta, contando che possa essere utile alla vostra battaglia in difesa dei posti di lavoro.

Dal 2009 al 2013 la Rational ha attraversato un periodo di CIG (cassa integrazione guadagni) ordinaria a rotazione che noi operai abbiamo subito passivamente: questo è stato il nostro primo errore. Abbiamo capito che quanto prima gli operai si organizzano, tanto più possono prevenire o comunque far fronte alle decisioni del padrone di ridurre, avviare a morte lenta o chiudere: organizzarsi a ridosso della chiusura o a chiusura dichiarata è un elemento di debolezza.

Nel maggio del 2013 l’azienda da una parte ha aperto un concordato in continuità con il tribunale di Massa e dall’altra ha messo i lavoratori in contratto di solidarietà al cinquanta per cento, contratto rinnovato nel maggio del 2015 con scadenza nel maggio del 2017. Il 10 marzo 2017 invece l’amministratore unico comunica ai lavoratori che l’azienda sarebbe fallita entro pochi giorni in quanto Banca Intesa, nell’ambito del piano concordatario, aveva presentato istanza di fallimento per un insoluto di circa 300 mila euro. A seguito della notizia del fallimento, abbiamo avviato una vasta mobilitazione in difesa del posto di lavoro. Siamo partiti in un piccolo gruppo, ma nei primi mesi la lotta che abbiamo lanciato all’insegna della parola d’ordine “vincere alla Rational per aprire una strada” ha subito raccolto un vasto sostegno popolare a Massa, in tutta la Toscana e anche nel resto del paese (e perfino all’estero) e questo ha indotto gli esponenti dei sindacati, delle istituzioni e dei partiti borghesi a darsi da fare. Il piazzale della Rational era diventato il centro politico e sindacale di Massa, dove sono passati segretari regionali e nazionali dei sindacato, esponenti politici di ogni schieramento a partire dal sindaco fino all’ex presidente della Corte Costituzionale Maddalena, che ci spiegò bene la possibilità di espropriare una proprietà privata se non viene rispettata la sua funzione sociale di dare lavoro: quindi è giusto e pure legittimato dalla Costituzione che la fabbrica sia in mano ai lavoratori e non allo speculatore di turno, che magari dopo aver preso i finanziamenti pubblici chiude e se ne va all’estero dove i salari sono più bassi, dove tutele e diritti sono scarsi.

Il nostro obiettivo in questa prima fase era riaprire la Rational così com’era. Abbiamo lanciato la parola d’ordine “la banca non muore di fame, i lavoratori sì” e messo al centro della mobilitazione il ritiro dell’istanza di fallimento. A seguito del grande clamore che la lotta ha suscitato, nel giro di breve tempo presso l’unità di crisi della Regione Toscana viene convocato un tavolo a cui partecipano istituzioni locali e regionali, sindacati e Banca Intesa. Da questo tavolo è emerso che Banca Intesa era disposta a ritirare l’istanza di fallimento sulla base di un piano di rientro del debito e che era possibile usufruire di ulteriori ammortizzatori sociali (contratto di solidarietà) per continuare la produzione. Dopo quello regionale, si è svolto un tavolo locale tra proprietari, sindacati e istituzioni: da esso è emerso che i padroni non avevano alcuna intenzione di seguire il percorso prospettato dal tavolo regionale. A questo punto è diventato chiaro che la proprietà aveva promosso il fallimento. Di fronte alla manifesta volontà dei padroni, abbiamo deciso di indirizzare la lotta verso la costituzione di una cooperativa. Prima di passare all’obiettivo di costituire una cooperativa, abbiamo fatto un secondo errore: ci siamo messi  a lavorare per esaurire rapidamente le commesse che erano in sospeso. Pensavamo in questo modo di dare forza al nostro obiettivo di far ritirare l’istanza di fallimento e riaprire la Rational così com’era, dimostrando che lavoro da fare ce n’era e che noi eravamo decisi a farlo. In realtà ci siamo resi conto che fin dall’inizio bisognava tenere le posizioni in azienda (cosa che, tra l’altro, è meno difficile se gli operai si sono organizzati per tempo, se esiste già un gruppo di operai decisi a tenere le posizioni). È stato un grave errore abbandonare i locali, non tenere in funzione gli impianti e gli allacciamenti, non dare continuità alla produzione, eventualmente producendo a ritmo ridotto: la continuità della produzione è un elemento di forza per i lavoratori e di pressione e mobilitazione su istituzioni, sindacati, ecc.

Quando poi la lotta ha preso la strada della costituzione di una cooperativa, visto che il sindaco Volpi, il presidente della provincia Lorenzetti e il segretario della CGIL Gozzani si erano  impegnati a sostenerci, visto che la Regione Toscana ci aveva garantito che la cooperativa avrebbe potuto usare un fondo di 3 milioni di euro già stanziato e messo a bilancio (per la riconversione dell’area ex Eaton: nel frattempo agli operai Rational si erano infatti uniti alcuni lavoratori della ex Eaton, una multinazionale statunitense di punterie per auto che nel 2009 ha chiuso lo stabilimento di Massa), visto che Legacoop aveva iniziato a seguire i lavoratori e a stendere un piano industriale, abbiamo dato la costituzione della cooperativa per cosa fatta. Invece davanti a noi c’erano due strade possibili per costituire la cooperativa: affidarci alle promesse, ai tavoli degli esponenti sindacali, delle istituzioni e dei partiti borghesi oppure far leva sulle nostre forze, sulla forza dei lavoratori organizzati e coalizzati. Qui abbiamo fatto un terzo errore: tra di noi è prevalsa infatti la linea di delegare ai sindacati, alle istituzioni locali, agli esponenti dei partiti borghesi, a Legacoop. In realtà questi hanno iniziato una sorta di gioco delle tre tavolette: chi doveva occuparsi della stesura del progetto diceva che non poteva farlo finché non c’erano i soldi; chi aveva voce in capitolo sui soldi diceva che non poteva dare il via finché non c’era il progetto; chi doveva indicare i disoccupati da integrare nella cooperativa (quindi creando fin da subito nuovo lavoro!) diceva che non poteva farlo finché non c’erano il progetto e i soldi. L’effetto di questo tira e molla è stato di disperdere le forze e le posizioni che avevamo conquistato.

Non conosciamo la vostra situazione nel dettaglio. Quello che però possiamo dirvi è che la prima e più grande lezione, che abbiamo imparato nei lunghi mesi di occupazione della fabbrica e nelle tappe successive, ruota intorno ad un concetto che possiamo riassumere con queste parole: non sono i padroni (e annessi) ad essere forti ma sono gli operai che devono e possono far valere tutta la loro forza. Gli operai che scendono in lotta per il posto di lavoro possono esprimere molta forza, costruire un fronte ampio di solidali composto da operai di altre aziende, dalla cittadinanza, da comitati popolari che si occupano di varie tematiche. Abbiamo sperimentato che quando si riesce a creare questa condizione, si acquisisce molta forza. Per fare questo però è necessario come gruppo operaio tenere l’iniziativa in mano, mettendosi direttamente alla testa della lotta e lavorando per aprirsi verso l’esterno, per costruire un ampio fronte che metta al centro la difesa dei posti di lavoro non solo della singola fabbrica ma di tutto il territorio. La nostra esperienza ci ha insegnato che affidarsi a tavoli, istituzioni e sindacati non serve a nulla se non è in moto una lotta che vede direttamente gli operai alla testa, e anzi alla lunga porta fuori strada. Bisogna come gruppo operaio tenere l’iniziativa in mano, anche quando le autorità (quelle locali e il governo centrale), i sindacati, i partiti borghesi scendono in campo, prendono impegni e fanno promesse e sembra che a quel punto il problema sia risolto. Il protagonismo degli operai è l’ingrediente principale per la vittoria!

Vi salutiamo calorosamente, a disposizione per ogni confronto che vorrete avere.

Alcuni operai ex Rational di Massa

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