Gli amministratori locali sono sempre più messi di fronte alla scelta se fare gli esattori e gli aguzzini delle masse popolari, per conto dei governi centrali, del Vaticano, delle Istituzioni dell’UE, della BCE, delle multinazionali oppure disobbedire ai poteri forti e mettersi al servizio delle masse popolari e delle loro esigenze.
Di regola prevale la prima tendenza perché le amministrazioni locali sono sempre più diventate terreno in cui malavita e affarismo si intrecciano con partiti, coalizioni e istituzioni in un vortice di corruzione, clientele, appalti, favori, affari. Così, mentre i comitati d’affari prosperano, i territori decadono, si degradano, ridotti sempre peggio materialmente (dissesto idrogeologico, cumuli di spazzatura, decadimento delle infrastrutture, delle strade) e sempre più inariditi e spogliati della rete di servizi che taglio dopo taglio, privatizzazione dopo privatizzazione è scomparsa.
In campagna elettorale i politici promettono cose che non possono e non vogliono realizzare, cose inutili, grandi innovazioni e progetti faraonici quando le masse popolari non sanno come arrivare a fine mese e i lavori che servirebbero ai territori sono tutt’altro!
Prendiamo ad esempio i territori di Massa, di Carrara di Piombino tutti e tre colpiti da una gravissima emergenza:
occupazionale: 16.000 sono i disoccupati contati solo nella provincia di Massa-Carrara
ambientale: Farmoplant, gestione scriteriata delle risorse naturali (come il marmo) nei casi di Massa e di Carrara; inquinamento ambientale causato dalla gestione della Acciaierie Ex-Lucchini e dalla presenza di quella che dovrebbe diventare una delle più grandi discariche della Toscana, nel caso di Piombino
di tagli ai servizi: facciamo solo l’esempio del progressivo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale è recente la notizia di voler abbattere il monoblocco di Carrara perché anziché investire le risorse in quello che già esiste per farlo funzionare meglio, le amministrazioni preferiscono inventare faraonici progetti per drenare soldi in funzione degli interessi dei privati com’è accaduto con la costruzione del NOA di Massa tramite il Project Financing.
Quello che serve per invertire il catastrofico corso delle cose è che i cittadini, i comitati, le associazioni già esistenti e attive sui territori, si organizzino per attuare e imporre alle amministrazioni locali i lavori che servono: Lavori di Pubblica Necessità!
Come si individuano questi lavori? Raccogliendo segnalazioni, problemi, contraddizioni che vivono i cittadini nei loro quartieri e le proposte per la loro soluzione. Sulla base di questa inchiesta sintetizzare un programma per il governo della città. Non si tratta di una lista da portare ai sindaci, né di una piattaforma rivendicativa, ma, appunto, di un programma.
Un programma dal basso la cui attuazione procede su due vie connesse e reciprocamente dipendenti:
– l’Amministrazione che si mette di buona lena ad attuarlo, senza scuse e senza riserve, senza piagnistei per cui “non ha competenze e poteri”e “non ha i soldi”, mettendo a disposizione risorse, conoscenze, strutture e denaro;
– la mobilitazione delle masse popolari organizzate in propri organismi, che scavalcano autorità e istituzioni se necessario, che indicano il che fare e come farlo, che mobilitano chi è disposto ad attivarsi da subito, diventando loro, così, nuove autorità pubbliche.
Questa seconda via, è quella principale per dare la possibilità a quanti, fra amministratori, sindaci, assessori, funzionari, vogliono onestamente contribuire a realizzare il programma delle masse popolari organizzate per amministrare le città secondo i loro interessi.
Un programma basato sulle necessità dei territori: bonifiche, lavori di cura del territorio per far fronte al dissesto idrogeologico, lavori che investano nell’edilizia popolare, nei servizi quali sanità, scuola, trasporti.
Promuovere un programma che abbia al centro l’individuazione dei lavori che servono cioè utili e dignitosi: questo è anche il modo per far fronte alla disoccupazione e alla precarietà dilaganti, per combattere il degrado, l’isolamento sociale e la guerra tra poveri e la contraddizione tra ambiente e lavoro (basta barattare la salute con il salario!)
Davanti all’obiezione che il Comune non ha le competenze e non ha i soldi per fare quello che sarebbe necessario bisogna sapere che un Comune ha molti poteri che in genere non fa valere o per sudditanza al governo e alle istituzioni centrali o per interessi “altri”.
Per quanto attiene ai soldi “che non ci sono” basti pensare che non esiste epoca in cui circolano così tanti soldi quanto la nostra. Una massa di denaro difficile persino da quantificare, gran parte della quale viene impiegata da chi la detiene solo o principalmente se può ricavarne altri soldi. Autorità e istituzioni dicono di non avere i soldi per gli asili, per creare posti di lavoro, per dare ricovero e cure dignitose agli anziani soli, per la sanità, per bonificare i territori inquinati ma spendono montagne di soldi per opere inutili e dannose. I soldi ci sono, bisogna solo cambiare il modo in cui vengono usati.
A chi dice che: “I Comuni hanno pesanti vincoli e non hanno libertà di spesa”, rispondiamo che è vero, la legge dice questo (Patti di Stabilità), ma dalle mille pieghe della legge gronda denaro come se piovesse. Quel denaro non viene speso, viene in genere intascato, usato per corrompere, usato per fare favori e per finanziare progetti insensati.
Bisogna mandare all’aria queste liturgie e questo teatrino: le Amministrazioni Locali non devono risarcire i debiti agli speculatori ma usare i soldi per creare posti di lavoro. Posti di lavoro per curare il territorio e migliorare le condizioni di vita delle masse popolari.
Ebbene, tanto più i cittadini si organizzano dal basso per fare pressione, spingere, costringere le autorità a fare, tanto più queste stesse autorità saranno messe nelle condizioni di fare quello che devono.
Esistono già degli esempi che vanno in questa direzione e che, al netto delle differenze, è possibile replicare anche altrove. Ci riferiamo all’esempio degli opera della ex-Lucchini organizzati nell’associazione Camping Cig che hanno presentato pubblicamente un documento in cui propongono di utilizzare i soldi degli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione ma anche il reddito di cittadinanza e la NASPI, per avviare Lavori di Pubblica Necessità (LPN) e impiegarvi i lavoratori e i disoccupati del territorio. E’ un documento in cui sono indicate le opzioni con cui realizzare concretamente queste misure attraverso la creazione di agenzie pubbliche, il potenziamento di quelle esistenti, sgravi fiscali per aziende capitaliste che assumono: tutto subordinato al controllo operaio e popolare, esercitato da un comitato che ne rende conto pubblicamente a scadenza fissa.
Il documento sui LPN apre a una prospettiva nuova sotto diversi aspetti:
- il primo riguarda la concezione stessa degli ammortizzatori sociali (ma anche di misure quale il Reddito di Cittadinanza) che non devono essere più concepiti come strumenti per fare l’elemosina scaduti i quali ognuno si arrangia, o peggio ancora come mezzi di promozione del parassitismo. Sappiamo bene che queste misure sono un tampone, sempre più esiguo e ridotto con l’incedere della crisi con cui la classe dominante cerca di mitigare gli effetti peggiori del processo di deindustrializzazione che i padroni di ogni nazionalità portano avanti nel nostro paese;
- il secondo riguarda le organizzazioni operaie e popolari: l’esempio di Camping Cig è quello di un’organizzazione di operai che si pongono come nuova autorità pubblica che individua i lavori che servono e incalza l’amministrazione pubblica per realizzarli. Questa è la via che le masse popolari organizzate devono seguire: passare dal rivendicare al progettare, proporre e fare direttamente.
Su queste questioni, invitiamo a partecipare attivamente operai, lavoratori, amministratori locali, esponenti politici e sindacali, esponenti dei movimenti al dibattito che il P.CARC organizza alla Festa nazionale della Riscossa Popolare l’1 agosto alle ore 17:00.
E’ estremamente importante confrontarsi, scambiare opinioni, conoscere e riconoscere le idee e le posizioni diverse che esistono, ma soprattutto è importante perseguire la linea della comune mobilitazione e organizzazione per dare ai territori le soluzioni di cui le masse popolari hanno bisogno.
Bando all’attendismo, alla sfiducia e al disfattismo, agiamo per spingere il corso delle cose nella direzione favorevole ai nostri interessi!
Silvia Fruzzetti,
Segretaria della Federazione Toscana del Partito dei CARC
3479298321
PROGRAMMA della Festa: https://www.carc.it/festa-nazionale-della-riscossa-popolare/
https://www.facebook.com/events/564170984111634/