[Massa] Farmoplant: dopo 31 anni, una ferita ancora aperta che solo la mobilitazione delle masse può guarire!

Il 17 luglio di 31 anni fa nella provincia di Massa Carrara si verificava uno tra i più gravi disastri ambientali mai avvenuti sul territorio: lo stabilimento Farmoplant, che produceva fitofarmaci, veniva colpito da una serie di esplosioni, una delle quali interessò il serbatoio dell’insetticida Rogor.

La nube tossica che per giorni ha coperto il cielo ha avuto effetti devastanti sulle masse popolari del territorio in un primo momento costretta ad abbandonare le proprie case per scappare il più lontano possibile dai veleni sprigionati dall’incendio.

Già a metà degli anni ’70, quando lo stabilimento Farmoplant venne inaugurato, erano evidenti le carenze rispetto alla gestione della sicurezza per gli operai oltre che per le masse popolari della zona e infatti nel 1980, a seguito di un incendio, l’allora amministrazione comunale aveva disposto la sospensione delle lavorazioni. Dopo 5 mesi di mediazioni tra sindacati, azienda e governo lo stabilimento riaprì facendo insorgere gli abitanti delle zone circostanti preoccupati per la propria salute.

L’azienda, sussidiaria di Montedison, oggi Edison, non restò aperta ancora a lungo dopo il disastro ma, a distanza di anni i veleni continuano a contaminare la terra e le falde acquifere mentre i danni si contano sia in termini di vite umane (è infatti elevata l’incidenza di tumori nella zona) che di disoccupazione (sono circa 16.000 i disoccupati).

Questo è uno degli esempi del manifestarsi della crisi generale del capitalismo, un sistema economico esclusivamente fondato sul profitto dei padroni ad ogni costo, che saccheggia, giorno dopo giorno, la classe operaia e le masse popolari del diritto a un lavoro utile e dignitoso, prosciuga le risorse naturali dei territori, devasta l’ambiente e uccide quando applicare nuove tecnologie per ridurre l’impatto ambientale o garantire maggiore sicurezza sul lavoro vuol dire ridurre il profitto.

Per mettere mano agli effetti più gravi della crisi è necessario che la classe operaia e le masse popolari organizzate facciano fronte comune contro lo sfruttamento del lavoro e dei loro territori, contro il capitalismo che le divide anziché unire nella lotta per un lavoro utile e dignitoso, per la costruzione di un governo di emergenza popolare che attui subito le misure che indicano.

Solo le organizzazioni operaie e popolari hanno la forza di cambiare il corso delle cose e imporre alle amministrazioni locali di attuare ciò che serve alle masse popolari. Va in questa direzione il piano di rinascita della città di Piombino steso degli operai del Camping CIG e in cui viene proposto l’utilizzo degli ammortizzatori sociali per finanziare lavori di pubblica utilità impiegando i disoccupati della zona, il tutto sotto lo stretto controllo del comitato operaio che ne renderà conto alla collettività.

Iniziative come questa vanno promosse ed emulate, affinché siano le organizzazioni operaie e popolari ad individuare i lavori di pubblica utilità che servono, a mobilitare e organizzare disoccupati e precari ad occuparsene, a dimostrazione del fatto che per rimettere in sesto il paese c’è bisogno del lavoro di tutti.

Che le organizzazioni operaie, come il camping CIG, e popolari costruiscano ed estendano sempre più e sempre meglio la loro agibilità politica imponendo dal basso l’attuazione delle misure necessarie alle masse popolari (ad esempio spingendo per estendere il Reddito di Cittadinanza) e contrastino in ogni modo quelle più reazionarie (come il Decreto Salvini), che  conquistino il potere promuovendo la mobilitazione rivoluzionaria di tutta la classe operaia e delle masse popolari perchè sono il motore del vero cambiamento che serve!

Giovedì 1 agosto nell’ambito della Festa nazionale della Riscossa Popolare a Marina di Massa (MS) si terrà al Parco di Ricortola alle ore 17.30 il dibattito dal titolo “Il ruolo delle Amministrazioni Comunali e dei comitati popolari nella lotta per i lavori di pubblica necessità”. Sono invitati a partecipare al dibattito operai, lavoratori, amministratori locali, esponenti politici e di movimenti.

 

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