Le “voci insistenti” a proposito di provvedimenti disciplinari a carico degli operai AFERPI per avere usufruito della mensa aziendale dopo avere partecipato al primo sciopero dell’era JSW del 24 giugno scorso, sono diventate una realtà verso la quale è necessario mobilitarsi e rispondere adeguatamente.
A Piombino, città devastata dalle politiche lacrime e sangue portate avanti negli ultimi anni dai partiti delle Larghe Intese e nello specifico dal PD, si smantella quel che resta della sanità pubblica, si devasta l’ambiente con l’ampliamento di una delle più grandi discariche della Toscana, si smantella il secondo polo industriale siderurgico del nostro paese consegnato a Jindal: alla faccia del “prima gli italiani” e della sovranità popolare!
Giorni prima dello sciopero, i padroni indiani avevano già sguinzagliato i capetti nei reparti a indagare su chi avesse partecipato allo sciopero, intimorendo operai che lottano per difendere il lavoro, la loro dignità, le loro famiglie; questo in un’azienda in cui il personale è ridotto al lumicino e i ritmi di lavoro sempre più insopportabile, dove le condizioni di igiene e sicurezza (vedi foto) si fanno oni giorno più precarie: ma il problema sono gli operai che vogliono mangiare per arrivare alla fine del turno di lavoro. Questi atti repressivi non sono bastati perché la pazienza e il ricatto hanno superato i limiti, molti operai hanno scioperato il 24 giugno e Jindal ha immediatamente minacciato ritorsioni e penalizzazioni economiche a operai e famiglie, già impoverite per le continue trattenute fatte sui miseri stipendi.
Il sindacato si impegnò nell’occasione a indire una nuova mobilitazione nel caso l’azienda avesse messo in atto ritorsioni. Bene! Che la FIOM, FIM e UILM siano coerenti con quanto detto e stiano al fianco della loro classe! Che la UGL, con la sua rappresentante principale ora al governo della città addirittura con il ruolo di Assessore al Lavoro, renda concreta la sua vicinanza alla classe operaia prendendo posizione contro il tentativo di intimorire gli operai! Che il sindaco Ferrari faccia altrettanto e rispedisca al mittente questo spregevole atto teso a costringere la sua città a calare la testa di fronte alla Costituzione, al diritto di poter manifestare e esprimere il proprio pensiero, al diritto di difendere il Lavoro! A Taranto come a Piombino si minacciano gli operai che lottano e manifestano contro gli assassini in fabbrica, per il diritto al lavoro e una vita dignitosa!
I compagni e le compagne della Federazione Toscana del Partito dei CARC sono al fianco della classe operaia di Piombino e della famiglia di Cosimo Massaro, assassinato dallo sfruttamento all’ILVA di Taranto il giorno dopo le vertenze al MISE concluse con dei nulla di fatto. Sosterremo ogni passo che va nella direzione di sviluppare il confronto e il coordinamento fra gli operai pugliesi e quelli toscani insieme ai colleghi della AST di Terni, un fronte operaio della siderurgia che si allarghi a quelli della Dalmine di Bergamo, della Arvedi di Cremona, della Danieli di Udine e ai tanti altri che oggi non subiscono ancora i colpi della crisi del settore ma inevitabilmente ne saranno coinvolti domani: prevenire le mosse dei padroni imponendo al governo M5S-Lega un piano nazionale della siderurgia per produrre ciò di cui si ha bisogno in modo al massimo ecocompatibile, unirsi strettamente ai colleghi di Piombino colpiti dalla repressione padronale con prese di posizione ufficiali, raccolte di firme, spingendo le strutture sindacali e i referenti istituzionali a prendere posizione.
La solidarietà è una delle principali armi della classe operaia e va usata, passare dalla difesa all’attacco!
15 luglio 2019,
Federazione Toscana del Partito dei CARC