Il 22 giugno la Sezione di Reggio Emilia ha organizzato una presentazione di Estremismo, malattia infantile del comunismo con la partecipazione del Direttore di Resistenza, Pablo Bonuccelli. Seppure brevemente, riportiamo la notizia poiché l’iniziativa conteneva alcuni caratteri utili a “ispirare” le attività della campagna “Il primo assalto al cielo” e, più in generale, a riflettere sul ruolo dei comunisti rispetto alle masse popolari.
In primo luogo, è stata un’iniziativa ideata, organizzata e condotta “per la classe operaia”. Fin dagli orari in cui si è svolta (le 10:30 di mattina è inusuale per una iniziativa pubblica) per favorire la partecipazione di chi lavora su turni e deve “incastrare” gli impegni. La partecipazione, dunque, è stata ristretta, ma di elevatissima qualità (tutti operai e operaie).
In secondo luogo, è stata un’iniziativa inserita in un percorso più ampio di formazione e dibattito: la Sezione di Reggio Emilia aveva appena concluso lo studio collettivo di alcuni capitoli di Storia del PC(b)dell’URSS di Stalin con alcuni operai e stava preparando la presentazione pubblica del libro (che si è infatti svolta il 29 giugno). Dalla discussione che si è sviluppata e in ragione della “abitudine” a studiare insieme, è emersa la possibilità, non ancora la vera e propria decisione, di leggere e discutere collettivamente l’autobiografia I. Babuskin, militante bolscevico.
Infine, si è trattato di una iniziativa pensata e condotta con uno stretto legame con la pratica e con l’esperienza diretta dei partecipanti, sia rispetto ai temi e agli stralci del testo selezionati, sia rispetto al dibattito che ne è scaturito in cui ognuno ha potuto e voluto portare elementi che individuava come contraddittori, spinosi, che risultavano di difficile trattazione a livello individuale, tutti argomenti che senza un ambito collettivo di confronto sarebbero rimasti “opinioni”, “pensate più o meno giuste e profonde” oppure dubbi e sono invece diventati ingredienti per il rilancio e l’estensione dell’intervento della Sezione sulla classe operaia. Alcuni esempi per “uscire dalle formule”: un operaio che si è sempre dichiarato comunista, come affronta la parabola del movimento comunista italiano che dal revisionismo è passato alla sinistra borghese? E’ sufficiente parlare di “tradimento dei capi”? Che ruolo deve assumere un operaio comunista rispetto ai suoi colleghi di lavoro che affermano “serenamente” di aver votato Salvini? E come può assumerlo se “gli prudono le mani”?
Ecco, un testo che ha 99 anni che parla ai comunisti di oggi, ancora più comprensibile, denso e utile se i comunisti riescono a usarlo per parlare alla classe operaia di come diventare emancipatrice di se stessa.