Le mobilitazioni promosse dal SI COBAS a Prato (vedi l’articolo dedicato) hanno, per il tessuto produttivo e per il sistema politico-affaristico-speculativo che tradizionalmente governa la città, un peso e un ruolo similare al terremoto che le mobilitazioni promosse dallo stesso SI COBAS hanno prodotto in Emilia Romagna rispetto al sistema criminale delle cooperative.
Ciò che sta succedendo a Prato è l’evoluzione di una situazione incancrenita da decenni, arrivata al punto di rottura sulla base delle contraddizioni prodotte dalla crisi del capitalismo, combinate con le politiche della sinistra delle Larghe Intese (il PD), che storicamente governa la città e che si sono rivelate per ciò che sono sempre state, complemento e contraltare della destra più apertamente reazionaria.
E’ importante ricordare i numerosi tentativi, ricorrenti nel tempo, di organizzazioni come Forza Nuova, di insinuarsi nelle contraddizioni cittadine, tentativi che nella scorsa primavera, in piena campagna elettorale per le amministrative, hanno trovato un inusuale opposizione con ingente spiegamento di forze “democratiche” capeggiate dal PD (una grande manifestazione con migliaia e migliaia di persone, partiti, esponenti istituzionali, associazioni, ecc). Ecco, una parte dei promotori di quella mobilitazione oggi compone il fronte poliziesco che avalla e sottoscrive la repressione contro gli operai iscritti al SI COBAS e i fogli di via ai sindacalisti; l’altra parte cerca invece di mantenere una posizione “più critica” nel tentativo di recuperare credibilità e agibilità a sinistra, in chiave “anti Salvini”.
In questo contesto la Sezione di Prato del P.CARC e il nodo locale di Potere al Popolo hanno organizzato giovedì 20 giugno, al circolo Ballerini di Mezzana, un’iniziativa per discutere del Decreto Sicurezza a cui sono intervenute molte realtà cittadine: delegati del SI COBAS, esponenti di ACAD, Prato Antifascista, il coordinamento lavoratori autoconvocati per l’unità di classe, il PC Rizzo. Molti anche i singoli desiderosi di confrontarsi e mettersi all’opera per dare risposte concrete alla repressione che negli ultimi mesi sta caratterizzando la politica cittadina.
Dopo un’introduzione in cui i relatori hanno dimostrato la continuità fra il Decreto Sicurezza di Salvini e le politiche dei governi precedenti, la discussione si è focalizzata nella definizione di alcune questioni di orientamento generale che riportiamo sinteticamente: la sicurezza non è questione di invasori, di razze o di nazionalità; la mancanza di sicurezza è la conseguenza delle condizioni di vita e del degrado delle relazioni sociali imposto dai capitalisti. Una società che non garantisce a tutti gli adulti un lavoro utile e dignitoso, crea inevitabilmente una massa di individui a disposizione di caporali e delle organizzazioni criminali ed è inevitabile che i più intraprendenti di essi prendano iniziative di ogni genere per procurarsi tutto il benessere di cui sono capaci. Dove non c’è sicurezza per tutti, oggi non c’è più sicurezza per nessuno.
In termini di orientamento generale, quanto è emerso dalla discussione è giusto, si tratta di tradurlo in attività e iniziative pratiche per affermare che la vera e unica sicurezza è una questione di classe e di lotta di classe, partendo da quanto già esiste ed è in movimento nel campo delle masse popolari.
Un Decreto di Sicurezza Popolare per trasformare le iniziative finalizzate ad alimentare la guerra fra poveri e a fare la guerra ai poveri in occasione di organizzazione, mobilitazione, resistenza e contrattacco. A Prato questo significa basarsi essenzialmente e principalmente sugli organismi che hanno partecipato all’iniziativa del 20 giugno e intervenire nelle contraddizioni proprie di una città il cui Sindaco – che plaude ai fogli di via contro i sindacalisti del SI COBAS – si straccia le vesti “contro il razzismo e il fascismo”, in cui il PD deve dare un qualche seguito ai proclami anti Salvini e alle sparate da “amici del popolo” di cui ogni giorno si fa promotrice.
Il Partito dei CARC può portare l’esperienza del Decreto Sicurezza Popolare di Napoli, le scoperte e gli insegnamenti che ne ricaviamo.