Domenica sera, 19 maggio, in occasione del comizio di Salvini a Firenze, ci sono state ripetute cariche della polizia sui manifestanti che a migliaia erano accorsi in piazza della Repubblica per protestare contro la presenza di uno dei principali promotori della mobilitazione reazionaria. Era presente anche il reparto della celere di Padova (non bastavano quelli di Poggio Imperiale?), da sempre famoso per la particolare durezza negli “interventi” ai danni di operai, studenti e chi protesta in generale. La denuncia di una ragazza conferma la pratica abituale e brutale di questo specifico corpo dell’apparato repressivo dello Stato, a conferma del fatto che non sono marce solo alcune mele ma che si tratti di un ramo di tutto un albero che è velenoso.
La giovane ha denunciato pubblicamente (https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/20/firenze-manifestante-anti-salvini-forze-dellordine-mi-hanno-minacciata-di-infilarmi-un-manganello-nellano/5194139/) di essere stata portata lontano dalle telecamere, minacciata di stupro e abbondantemente pestata dai manganelli dei prodi tutori dell’ordine: solo l’intervento di un dirigente l’ha salvata da conseguenze peggiori, evidentemente timoroso di alimentare l’ennesimo caso di brutalità delle forze dell’ordine nel nostro paese. Casi che stanno aprendo crepe anche nel loro campo, per il disgusto e il ribrezzo che provocano sempre più.
Quanto accaduto dimostra la paura della classe dominante di fronte alla crescente mobilitazione popolare contro il loro sistema in agonia, un sistema capitalista giunto alla fase acuta e terminale della propria crisi che si manifesta (anche) con il ricorso sempre più frequente alle maniere forti per far fronte alla montante resistenza delle masse popolari.
Salvini ormai trova in ogni città in cui si affaccia (comprese quelle del “suo” Nord) striscioni, presidi di protesta, contestazioni e selfie-trappola che lo irridono e a questo reagisce invocando la repressione più dispiegata; sono tutti segni di debolezza e del fatto che questi figuri hanno vita decisamente difficile nel promuovere la mobilitazione reazionaria: e la guerra tra poveri, altro che “marea nera montante”: sono rincorsi ovunque da contestazioni e pernacchie!
Di fronte a tutto questo spicca la presa di posizione quasi immediata dei dirigenti del PD cittadino, che si è dissociato dalle violenze invocando “l’ironia e l’indifferenza” come metodi migliori per contrastare la Lega e Salvini (gli ideali continuatori delle politiche da loro promesse in decenni di Larghe Intese con Forza Italia), una posizione contestata perfino dai loro stessi militanti sui social. Effettivamente il gruppo dirigente del PD è abbastanza indifferente sia alla Lega se non per rincorrerlo a destra rivendicando più telecamere, sgomberi e agenti di polizia; è indifferente agli scimmiottatori del fascismo del XXI° secolo come Forza Nuova e CasaPound, a cui Nardella e gli altri sindaci permettono tranquillamente di aprire sedi e portare pubblicamente la loro lercia propaganda, salvo vestire i panni dell’antifascismo padronale quando le masse popolari e i comunisti si mobilitano per ricacciare da dove sono venuti questi soggetti. Confidiamo che la loro base vada nella direzione opposta, come i tanti che hanno manifestato a Prato contro le prove di agibilità ai fascisti e la sera stessa di domenica in piazza della Repubblica.
Ha ragione il nuovo (PCI) a dire, nell’articolo di apertura dell’ultimo numero della Voce, che il PD assieme a Forza Italia sta andando verso la fine; i numeri di adesione e seguito sono in discesa costante dal 2009 a oggi, sia per le primarie che per le varie elezioni e queste uscite contribuiscono ad accelerare il cammino di questo partito verso l’autoestinzione.
Quanto sopra è il frutto della dissociazione non solo dagli episodi dell’altra sera ma dalla causa della classe operaia, massacrata con l’abolizione dell’articolo 18 e il Jobs Act; è il frutto della dissociazione dalla causa delle donne, dato che non hanno proferito parola di fronte alla denuncia della giovane pestata e abbondantemente documentata dalle foto; è il frutto della dissociazione dalla causa dei giovani, costretti a lavorare gratis per l’alternanza scuola-lavoro e senza uno straccio di futuro all’orizzonte; è il frutto della dissociazione generale dalla causa delle masse popolari, con il sostegno a spada tratta delle grandi opere inutili e dannose come il TAV e il nuovo aeroporto di Peretola, l’opposizione a ogni forma di tassa patrimoniale ai ricchi e la subordinazione al Vaticano, la collaborazione allo smantellamento delle conquiste strappate da queste durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. Siamo sicuri che, a suo tempo, diversi dei dirigenti di questo partito si sono dissociati pure dai militanti rivoluzionari e dal movimento di lotta degli anni ’70, con cui le masse popolari cercavano di arrestare il cammino nefasto del revisionismo e di riprendere quello per la costruzione della società socialista nel nostro paese.
Da parte nostra esprimiamo tutta la solidarietà ai compagni e le compagne aggrediti dalla polizia domenica sera in piazza della Repubblica, rivolgiamo una quantità industriale di ironia nei confronti di Salvini (che ci mette molto del suo apparire ridicolo), rivolgiamo il massimo disprezzo per il gruppo dirigente di un partito che si definisce Democratico ma che di questa parola non merita nemmeno l’ortografia.