Il 26 maggio prossimo, in concomitanza con le elezioni europee, si svolgeranno anche nella nostra città le amministrative in una fase politica nuova e particolare, ovvero quella avviatasi con le elezioni politiche del 4 marzo 2018 e segnata qualitativamente dalla resistenza spontanea delle masse popolari che ha aperto una breccia insanabile nel sistema politico delle Larghe Intese (per approfondire l’analisi di fase rimandiamo all’articolo di testa di Resistenza di maggio).
È sotto questa lente che va letta la campagna elettorale anche a Firenze (e nel resto dei circa quattro mila comuni italiani al voto di cui 189 in Toscana) e da qui bisogna partire per ragionare sulle Amministrazioni Locali che servono approfittando del crescente distacco tra le masse popolari e i partiti delle Larghe Intese schierati nello stesso campo dell’UE, della BCE, della NATO e del FMI.
Alle masse popolari di Firenze serve un’Amministrazione Locale di Emergenza, cioè un’amministrazione che prende provvedimenti urgenti per quanto riguarda il lavoro, la casa, i servizi pubblici, l’ambiente e che contribuisce, con il suo operato e le misure che adotta, a sabotare l’azione del governo centrale e ad alimentare l’ingovernabilità a ogni decreto, legge, misura che va contro gli interessi delle masse popolari.
“Non ci sono i soldi per fare i lavori che servono” è l’obiezione più corrente. Ma è un’obiezione inconsistente: il paese è pieno di soldi, le banche sono piene di soldi, i ricchi sono pieni di soldi e tante cose si fanno anche senza soldi e in più ci sono sprechi, corruzione, lussi, ecc.
Bisogna costringere con le buone e con le cattive le autorità, le banche e i ricchi a tirare fuori i soldi necessari e a occuparsi dei lavori necessari e delle attività connesse, a usare per i lavori necessari e le attività annesse i soldi che le autorità oggi trovano e usano per ogni spreco, per ogni grande opera, per ogni guerra, per ogni lusso, per ogni tangente che gli va bene.
In questo senso le organizzazioni operaie e popolari devono sfruttare anche la misura del Reddito di Cittadinanza (RdC) per porre al centro la questione dei lavori che servono e del loro finanziamento. Per attuare questa misura è determinante la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari: questa è l’arma decisiva per far saltare il boicottaggio adoperato dalle burocrazie delle Larghe Intese, per estendere ulteriormente il RdC seguendo l’esempio dei 5 licenziati politici FCA che hanno occupato la chiesa del Carmine di Napoli (approfittando delle celebrazioni pasquali e della campagna elettorale) per rivendicare l’estensione del RdC ottenendo l’intervento del Presidente dell’INPS che si è attivato con affermazioni importanti e vincolanti (convocando un tavolo di confronto immediato). Le dichiarazioni non sono certo misure concrete; la lotta deve proseguire ma l’esempio dei 5 licenziati illumina il cammino da seguire: prendere l’iniziativa in mano sfruttando la campagna elettorale per le elezioni amministrative ed europee.
Devono essere le organizzazioni operaie e popolari a indicare quali sono i lavori “di pubblica utilità” che occorrono sul territorio e alimentare la mobilitazione delle masse popolari: ad esempio, promuovere liste di disoccupati e precari che realizzano banchetti informativi e di inchiesta sui lavori che servono su quanto occorre alle masse popolari della zona e sulla base di tale inchiesta definire il programma dei lavori che servono e coinvolgere gli abitanti della zona a realizzarli per esempio attraverso scioperi al contrario (curare aree verdi, individuare zone da bonificare dall’amianto, ecc.) costringendo poi gli enti locali a retribuirli (usando per esempio il RdC).
In questo modo il RdC diventa utile a creare posti di lavoro anziché essere solo un accompagnamento fra un periodo di disoccupazione e un altro.
I candidati che si dicono in rottura con i governi delle Larghe Intese devono sostenere questo processo mettendo in pratica sin da subito, cioè sin dalla campagna elettorale, quanto promettono di fare una volta eletti.
Rispetto ai lavori che servono alla nostra città c’è l’imbarazzo della scelta: decine di migliaia sono i posti di lavoro che verrebbero creati per implementare la rete del trasporto pubblico cittadino ed extraurbano (altro che allargamento della pista dell’aeroporto di Peretola un’opera inutile e dannosa finalizzata solo a ingrossare le tasche di genete come Carrai e Co.!) per migliorare la raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti, per riconvertire le produzioni dannose e inquinanti.
Per queste “opere” esistono già da anni le conoscenze adeguate e di certo non mancano le persone disposte a lavorare, a partire dai giovani.
Connessa all’obiezione che “non ci sono i soldi” c’è quella dei vincoli imposti dal debito pubblico dei Comuni.
Il debito pubblico è stato ed è un meccanismo che serve solo a trasferire ogni anno nelle mani dei ricchi nuovo denaro che le autorità strappano alle masse popolari: ai lavoratori e ai pensionati le autorità impongono di pagare tasse e imposte, ai ricchi invece chiedono i soldi in prestito e poi “fanno tornare i conti” imponendo ai lavoratori e ai pensionati di pagare gli interessi sui debiti. La soluzione è abolire il debito pubblico e il congelamento del pagamento degli interessi è un primo passo in questa direzione.
Un altro tema urgente e che riguarda la nostra città è quello dell’emergenza abitavia e non a caso è una questione presente in alcuni programmi elettorali (in particolare in quello del PC e in quello della lista a sostegno della candidata Antonella Bundu). Le organizzazioni operaie e popolari devono promuovere un’analisi sullo stato dell’emergenza abitativa collegandosi con l’organizzazione popolare territoriale che se ne occupa o attivarsi per crearne una (valorizzando, per esempio, il ruolo dell’Unione Inquilini di Firenze), in secondo luogo, procedere con il censtimento degli immobili vuoti e contemporaneamente analizzare lo stato di assegnazione delle case popolari. Su queste misure concrete i candidati vanno chiamati a confrontarsi (in che misura le sostengono e promuovono?).
In questa campagna elettorale si sente parlare da più parti del problema del degrado, dell’immigrazione e del razzismo. Ebbene chi si candida in rottura con le politiche securitarie promosse dal PD e dalla Lega deve elaborare un piano per estendere il modello Riace che combina accoglienza degli immigrati, integrazione sociale e sicurezza del territorio, creazione di posti di lavoro utili a tutti. Mimmo Lucano lo ha fatto scavalcando leggi che lo impedivano, dimostrando che il lavoro utile e dignitoso è la principale condizione per la sicurezza di tutti e che un amministratore che intende fare gli interessi delle masse popolari deve fare tutto ciò che è legittimo anche se illegale (questo è il modo concreto per combattere il degrado nei quartieri, altro che le 750 telecamere proposte dal PD nel suo programma elettorale!).
Questi sono solo alcuni dei temi che il nostro Partito sta portando avanti nella sua “campagna elettorale” promuovendo banchetti con questionari dove individuare e proporre quei lavori di pubblica utilità che servono concretamente alle masse popolari e non a speculatori e affaristi.
Inviatiamo tutti i candidati, i partiti, le associaizoni e le organizzaizoni operaie e popolari a sostenere questa nostra iniziativa e a replicarla.
In conclusione
Il saccheggio delle masse popolari e del paese compiuto dai governi della Repubblica Pontificia a beneficio dei re della finanza e degli speculatori (italiani e del resto del mondo) pone le amministrazioni locali di fronte alla scelta se fare gli esattori e gli aguzzini delle masse popolari per conto del governo centrale o disobbedire alle imposizioni del governo centrale e mettersi al servizio delle masse popolari. Per attuare il cambiamento che serve chi si candida alla guida della città deve legarsi strettamente e senza riserve alla mobilitazione delle masse, alimentarla, organizzarla e fondare la propria agibilità politica e amministrativa su di essa.
Invitiamo tutti quanti a partecipare ai nostri prossimi appuntamenti per continuare a discutere sull’Amministrazione che serve alla nostra città e quali iniziative, misure possiamo mettere in campo:
– mercoledì 15 maggio: banchetto sui lavori che servono alla Casa del Popolo Il Campino (v. Caccini)
– giovedì 16 maggio: banchetto sui lavori che servono a piazza Morandi
– venerdì 17 maggio: iniziativa promossa dal Circolo Il Campino sull’aeroporto con partecipazione dei candidati sindaco
– sabato 18 maggio: banchetto sui lavori che servono alla Casa del Popolo di Peretola (v. Pratese)