Rilanciamo le considerazioni della Sezione di Torino del P. Carc in merito alla presenza della casa editrice di CasaPound al salone del libro che si svolgerà in città da domani 9 maggio 2019
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08.05.2019
Sta suscitando dibattito la notizia della partecipazione della casa editrice di CasaPound Italia al salone del libro di Torino.
In molti si indignano per questo ennesimo sdoganamento di questi noti scimmiottatori del fascismo del XX secolo nonché vigliacchi aizzatori di guerra tra poveri. Sono numerose le voci autorevoli che si stanno levando a boicottaggio dello spazio concesso a CasaPound Italia, spazio che nel frattempo è diventato palcoscenico grazie alla solita esposizione di cui godono.
Non è certo la prima volta che questa manifestazione da lustro a contenuti apertamente reazionari. Un esempio per tutti è il risalto che ogni anno viene accordato, con spazi, pubblicità, ecc. ai sionisti d’Israele e alla propaganda, diretta ed indiretta, dell’esistenza di uno stato la cui esistenza poggia sul massacro, l’occupazione e il regime d’apartheid imposto al popolo palestinese. Questa ed altra letteratura reazionaria trovano spazio all’interno di una manifestazione fatta a immagine dei padroni dell’editoria cioè della classe dominante di alti prelati, mafiosi, industriali, finanzieri, servi dell’UE e della NATO che detengono il potere nel nostro paese.
Il salone del libro è una delle kermesse dell’egemonia culturale di questa classe dominante, una classe dominante senza futuro, travolta dalla crisi generale del sistema che mantiene e che riflette un’immagine di sé decadente. A ben vedere in questa manifestazione espongono la propria merce soggetti al servizio di nemici delle masse popolari del nostro paese ben più pericolosi di CasaPound e con ben più responsabilità nel disastroso corso delle cose che sconvolge l’Italia e il mondo. Quanta letteratura al servizio degli imperialisti USA e UE e dei loro progetti criminali in giro per il mondo troverà spazio al salone del libro? Quanti saranno gli autori ed editori a libro paga del Vaticano, delle Organizzazioni Criminali o dei grandi industriali?
Ovviamente non mancheranno gli editori e gli autori indipendenti, le iniziative culturali dal basso e ciascuno di questi, con la sua presenza al salone, renderà un buon servizio al movimento culturale del paese, contenderà il terreno all’influenza della cultura dominante ed egemone nel paese.
CasaPound e la sua scimmiottatura del fascismo del XX secolo (altroché fascismo del terzo millennio) è la parte più maleodorante della melma borghese e clericale di gran lunga preponderante negli stand del salone del libro. La loro sovra-esposizione mediatica non è il sintomo del “ritorno del fascismo” di cui le larghe intese e i loro media fanno gran parlare. CasaPound & co sono uno spauracchio che la borghesia imperialista e le larghe intese mettono in circolazione per indirizzare le masse popolari ad unirsi attorno al loro dominio, alle loro autorità, al loro sistema politico in crisi. Dalla svolta politica del 4 marzo 2018 sono diventati lo spauracchio più in uso, che a tratti soppianta lo spettro nero di ISIS e del terrorismo islamico, l’altro grande cavallo di battaglia usato dalla borghesia imperialista per chiamare a raccolta attorno a sé.
Questo è lo spazio misero che oggi la borghesia imperialista concede loro, cosa ben diversa, per tutti coloro che parlano di “ritorno del fascismo”, da ciò che è stato il fascismo del XX secolo: la risposta delle classi dominanti all’avanzata del movimento comunista e rivoluzionario che minacciava di prendere il potere nei paesi imperialisti. Certamente è uno spazio misero ma ben reclamizzato, unto dal denaro e garantito dalle protezioni che ai fascisti non mancano mai. Certamente è uno spazio che i fascisti provano ad allargare facendo leva sullo stato di malessere in cui la crisi in corso getta le masse popolari e approfittando della debolezza del movimento comunista. Presentandosi come portavoce del malcontento delle masse popolari, promotori di un diversivo della lotta di classe che è la loro nota vigliaccheria politica di mobilitare le masse popolari native contro le masse popolari immigrate anziché contro i capitalisti e il loro regime. Certamente è uno spazio che è giusto, sano, necessario stroncare ma per motivazioni diverse da quelle agitate dal grosso della stampa borghese. CasaPound & co non devono avere alcuna agibilità politica non perché è all’ordine del giorno ristabilire il sacro ordine democratico delle larghe intese. Bensì perché il loro attecchire è un tumore per la classe operaia e le masse popolari, un disgregante che ostacola (con il razzismo e la guerra tra poveri) l’organizzazione e la mobilitazione contro i veri responsabili della situazione in cui versano le masse popolari (Vaticano, Organizzazioni Criminali, imperialisti USA e UE), l’organizzazione e la mobilitazione nella lotta per l’unica via d’uscita possibile dalla crisi del capitalismo che è la costruzione del nuove potere delle masse popolari organizzate, del Governo di Blocco Popolare, del socialismo.
Che il 2019 dovesse essere l’anno delle edizioni di CasaPound Italia al salone del libro era nell’ordine delle cose, date le loro aumentate protezioni ed entrature ora che la Lega è al governo. Protezioni che, ribadiamo, non sono solo farina del sacco di Salvini. Infatti dare visibilità a CasaPound fa comodo anzitutto alle larghe intese come ben dimostrato da Chiamparino che si è prima schierato a difesa del diritto dei fascisti di esibire la loro melma letteraria per poi “salvare la coscienza” e montare il solito teatrino querelando per “apologia di fascismo” un dirigente della casa editrice fascista.
Giuste le proteste e giuste i principi cui si richiama ogni contestatore della paccottiglia nostalgica. Tra le proteste che si levano, stanno suscitando attenzione quelle di Zero Calcare e del collettivo Wu Ming che in segno di protesta hanno annunciato che diserteranno questa edizione del salone. E’ effettivamente impossibile ogni coesistenza pacifica tra CasaPound Italia ed editori e autori antifascisti e sinceri democratici ma disertare il salone del libro è levare dal campo l’inconciliabilità con la melma fascista, lasciargli campo libero. E’ finire, in nome di un antifascismo che vorrebbe essere il più intransigente (e la cui sincerità non mettiamo in dubbio), col dare una mano a CasaPound e ai loro sponsor all’opera per accreditarsi come attori politici e culturali “né di destra né di sinistra”, “fascisti ma del terzo millennio”, “democratici”, affidabili all’ombra dei grandi potentati dell’editoria.
L’antifascismo di cui oggi c’è bisogno è l’antifascismo popolare. E’ l’antifascismo del giovane di Torre Maura che partecipa alle proteste anti-degrado del suo quartiere, affronta CasaPound e sbugiarda le loro banalità e idiozie di fronte a chi se ne lascia influenzare. E’ l’antifascismo dei compagni del centro sociale Pedro di Padova che aderiscono alla ronda leghista per la sicurezza (riuscendo tra l’altro ad impedirne lo svolgimento). E’ l’antifascismo dei compagni dell’ASIA USB di Roma che nella giornata di ieri non hanno lasciato gli inquilini dei caseggiati di Casal Bruciato alle piazzate razziste di CasaPound e Fratelli d’Italia. E’ lotta, iniziativa, attività, presenza per stroncare, ovunque ci sono masse popolari che si aggregano, il tentativo di infiltrarsi di questi vigliacchi scimmiottatori del fascismo del XX secolo. Comprese quelle situazioni in cui, apparentemente, sembrano poterla fare da padroni (ad esempio le proteste anti-degrado). E’ con questo spirito che bisogna affrontare la presenza di CasaPound al salone del libro: non ritirandosi sull’Aventino ma facendo del salone del libro 2019 terreno di lotta per sottrarre ai fascisti quanti si lasciano influenzare dalla loro melma reazionaria, per mandare all’aria il teatrino del loro sdoganamento editoriale.