Contro la repressione e la criminalizzazione dell’iniziativa sindacale il caso esemplare della persecuzione del SI COBAS

 

Su Resistenza n.4/2019 abbiamo pubblicato l’adesione del Segretario Nazionale del P.CARC, Pietro Vangeli, all’appello lanciato dal SI COBAS in solidarietà ad Aldo Milani (“Lo sciopero e la libertà di iniziativa sindacale non sono materia di diritto penale”). Aldo Milani è sotto processo per estorsione (così i tribunali borghesi trattano l’impegno di un sindacalista che fa gli interessi dei lavoratori!) e rischia una condanna a 2 anni e mezzo, nonostante lo stesso PM gli riconosca l’attenuante di aver “agito per un alto valore morale e non per tornaconto personale”.

Il SI COBAS è costantemente e pesantemente colpito dalla repressione padronale:

  • Perché con le lotte che promuove, in particolare nella logistica, tocca un nervo scoperto del sistema malavitoso delle cooperative; da una parte fa emergere intrighi, corruzione, illeciti da parte dei padroni e dall’altra li costringe al rispetto di leggi esistenti che nel settore vengono sistematicamente disattese (prima fra tutte l’applicazione del CCNL);
  • Perché usa metodi di lotta aperta e dispiegata che sono patrimonio storico del movimento operaio, come i picchetti e i blocchi a oltranza dei cancelli delle aziende, rifiutando la via delle proteste simboliche che poco scalfiscono la controparte;
  • Perché i principali protagonisti di queste mobilitazioni sono operai immigrati, soggetti che per i padroni devono occupare senza fiatare il gradino più basso della società, eletti a bersaglio principale dei tentativi di mobilitazione reazionaria delle masse popolari promossa dalla borghesia. Tanto per i padroni quanto per i politicanti reazionari non è tollerabile che gli operai immigrati siano protagonisti di lotte che li emancipano dal ruolo di “poveracci” da disprezzare o da compatire con la pietà cristiana e assumano invece un ruolo nella lotta di classe. Promuovendo l’unità con i lavoratori italiani rompono il meccanismo che permette di imporre il ribasso dei salari e dei diritti di tutti i lavoratori.

La repressione dispiegata contro gli iscritti, i delegati e i dirigenti del SI COBAS mette a nudo l’ipocrisia dello stato borghese che tutela i padroni e processa e bastona gli operai anche quando pretendono il riconoscimento delle leggi che dovrebbero tutelarli.

In questo contesto, ad aprile il SI COBAS ha promosso due importanti iniziative contro la repressione che si sono aggiunte alle mobilitazioni di cui è promotore nei magazzini della logistica e nelle aziende in cui è presente.

La prima, il 6 aprile, è stata la manifestazione in solidarietà a Milani svolta a Modena, città dove si svolge il processo. Il corteo è stato partecipato da migliaia di persone provenienti da tante parti d’Italia, soprattutto lavoratori immigrati, impiegati nella filiera della logistica e delle cooperative, ma anche i compagni dell’FCA di Pomigliano militanti del sindacato e appartenenti al MOAF, il coordinamento degli operai ex-FIAT. Erano presenti anche molti solidali di varie realtà politiche attive nel territorio modenese e anche oltre, fra cui i compagni del nostro partito.

La seconda iniziativa è stata la conferenza “Il diritto penale contro le lotte sindacali e sociali” promossa a Milano il 13 aprile. Sono intervenute, oltre a realtà del movimento politico e sociale da nord a sud del paese, varie personalità autorevoli sul profilo tecnico rispetto alla repressione sempre più dispiegata e ampia delle lotte rivendicative e sociali e alla limitazione del diritto di sciopero: dall’ex magistrato Livio Pepino ad avvocati esperti in materia. La discussione è stata incentrata sulla considerazione che la crisi generale spinge la borghesia a rispondere alle rivendicazioni popolari attraverso la repressione dispiegata, dato che non ha alcun margine di soddisfarle, e alla repressione selettiva delle avanguardie per isolarle dal movimento popolare.

In questo senso emerge chiaramente che il processo contro Aldo Milani è un processo politico condotto per restringere ulteriormente il diritto di sciopero e di organizzazione sindacale.

Resistere alla repressione combinando forme di lotta diverse

Il caso del processo ad Aldo Milani mette in evidenza l’importanza di imparare a combinare varie forme di lotta, una capacità che si acquisisce con l’esperienza e che permette di combinare vari obiettivi in un’unica mobilitazione. Differenziare le forme di lotta permette di rafforzare il proprio campo, usare le contraddizioni del campo nemico, usare il principio di metterne “10 contro 1” verso chi conduce l’operazione repressiva, combinare la campagna di opinione con la campagna di mobilitazione pratica per favorire l’organizzazione delle masse popolari.

A questo proposito è molto importante “il passo” che il SI COBAS ha compiuto nel riconoscere il legame fra la mobilitazione pratica di solidarietà ad Aldo Milani (la manifestazione del 6 aprile) con la campagna di opinione (appello, raccolta firme, valorizzazione di elementi della società civile, la conferenza del 13 aprile): la costruzione di un ampio fronte contro la repressione, il lavoro per favorire un coordinamento di avvocati che si scambino informazioni, materiali ed esperienze sono tutte iniziative che contribuiscono a gettare le basi per vincere, isolando il nemico e rilanciando la battaglia a un livello superiore, quale che sia l’esito del singolo processo.

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