Bergamo, 29 aprile 2019
Sono passati più di due mesi (27 febbraio) dalla vicenda dell’aggressione subita dai tifosi atalantini dalla polizia a Firenze lungo l’autostrada A1 e i termini della vicenda non si sono ancora chiariti, almeno da parte istituzionale.
Stiamo parlando delle richieste di chiarimenti avanzate da varie associazioni della tifoseria nerazzurra e da parte di esponenti politici bergamaschi di vari schieramenti, partendo dal sindaco Gori sostenuto dal PD, a Belotti tifoso atalantino, deputato e responsabile provinciale della Lega e altri, con cui tutti hanno chiesto al ministero dell’interno che venga promossa un’inchiesta per far luce sull’accaduto che ricordiamo vede, secondo la versione della tifoseria suffragata da varie dichiarazioni e testimonianze video, l’aggressione da parte di vari agenti di polizia sui primi due mezzi di una colonna di 23 autobus con il risultato di una trentina di tifosi (e l’autista) feriti da manganellate ricevute negli spazi ristretti degli autobus, che sono stati anche danneggiati, e minacce e abusi di vario genere mossi dagli agenti.
Durante le prime settimane si sono succedute le dichiarazioni pubbliche delle parti e si è sentito l’annuncio da parte del ministro dell’interno Salvini di un’inchiesta interna, ma ad oggi tutto sembra caduto nel silenzio. Non ci sono conclusioni di alcuna inchiesta interna alle forze dell’ordine e nemmeno sono fissate scadenze.
A noi interessa tornare a sollevare la questione, dopo che a caldo abbiamo dichiarato la nostra solidarietà alla tifoseria, perché la vicenda rimette al centro alcuni aspetti della battaglia contro abusi da parte delle forze dell’ordine che in questi mesi e anni devono ricevere risposte. Sempre più spesso si verificano sospetti e certezze di abusi commessi dalle forze dell’ordine che emergono grazie all’azione di organismi e strutture di autotutela dei cittadini per la raccolta di testimonianze video, audio e di dichiarazioni in merito. Organismi che oltremodo ricevono essi stessi attenzioni repressive da parte delle istituzioni.
Questo mette al centro alcune questioni:
1) la trasparenza della catena di comando delle strutture dell’ordine pubblico
2) i criteri di selezione nel reclutamento degli agenti.
L’ambito delle tifoserie da anni è stato utilizzato per sperimentare forme e metodi di contenimento delle mobilitazioni di piazza, che poi sono travalicate anche nel contenimento delle mobilitazioni sociali in svariati terreni.
La mancanza di chiarezza su questi due aspetti (e questa vicenda ne è finora una dimostrazione per l’assenza di risposte) genera una zona d’ombra intollerabile e mostra come situazioni di questo genere possono essere utilizzate anche in spregio all’articolo 21 della Costituzione (che detta la libera espressione dei cittadini) e dell’articolo 52 (il carattere democratico delle forze armate e delle forze di polizia), per la presenza di situazioni o ambienti che possono agire nel sostanziale anonimato e con coperture che ne nascondono le responsabilità.
Poniamo quindi al sindaco Gori, al candidato Stucchi, a Belotti, ai questori di Firenze e Bergamo le domande:
1) che fine hanno fatto le inchieste su questa vicenda per definire le responsabilità?
2) quali sono i motivi per cui si è verificata questa particolare e strana azione di ordine pubblico?
Lo chiediamo noi ma l’hanno chiesto anche le migliaia di tifosi e cittadini che nell’immediato dopopartita hanno posto l’attenzione sulla vicenda.
Il segretario della Sezione, Rochy Geneletti