Fare incontrare operai di diversi stabilimenti del gruppo FCA-CNHI, favorire l’instaurazione di nuovi legami e contribuire al rafforzamento del Movimento Operai Autorganizzati FCA (MOAF): un obiettivo che il Partito dei CARC si poneva da tempo e concretizzatosi con l’iniziativa “Nessuno si salva da solo”. Svoltasi a Brescia nella sede della Federazione Provinciale del PCI il 13 aprile 2019 e costruita in collaborazione fra P.CARC e PCI, l’iniziativa è stata preparata appositamente per mettere uno di fronte all’altro operai dell’FCA di Cassino e di Grugliasco (TO) appartenenti al MOAF con operai dell’IVECO di Brescia e di Suzzara (MN), con i quali siamo da tempo in contatto.
Il Movimento Operai Autorganizzati FCA (MOAF) è un coordinamento nazionale formatosi per contrastare il Piano Marchionne (che oggi è portato avanti dal suo successore Manley) e per impedire lo smantellamento del più vasto e capillare concentramento operaio d’Italia. Il MOAF, che attualmente è presente negli stabilimenti di Torino, Grugliasco (TO), Cassino, Pomigliano e Melfi, non è un coordinamento di delegati di fabbrica: esso è formato da varie avanguardie di stabilimenti FCA a prescindere dalle sigle sindacali di appartenenza e vi militano indifferentemente operai iscritti FIOM, COBAS, SI COBAS, USB, UILM e lavoratori non iscritti ad alcun sindacato.
Il rafforzamento e l’allargamento di questo coordinamento è per il Partito dei CARC un passaggio importante nella costruzione della rete di organizzazioni operaie e popolari che sarà la base per il cambiamento del nostro paese.
Da quasi un anno il P.CARC e il PCI collaborano strettamente nell’intervento sull’IVECO di Brescia, con l’obiettivo di individuare “embrioni” di organizzazione operaia e singoli lavoratori avanzati, partendo dalla parola d’ordine di organizzarsi per contrastare la morte lenta dell’azienda, che accumuna l’IVECO di Brescia a tante altre aziende del gruppo FCA/CNHI e oltre. Lo si è fatto coscientemente e con un progetto, partendo con i primi volantini distribuiti fuori dalla fabbrica come P.CARC che propagandavano l’esistenza e il lavoro svolto dal MOAF e coinvolgendo poi i compagni del PCI, costruendo assieme a loro un lavoro comune che arrivasse più nel particolare della realtà bresciana, allargando lo sguardo dall’IVECO al suo indotto e al rimanente deserto di fabbriche che sta diventando la nostra città. Abbiamo istituito una commissione unitaria, creando un contesto ideale per lo scambio di esperienze, il dibattito, la collaborazione ordinaria e la solidarietà (in sintesi per la politica da fronte fra comunisti), che ha permesso di fare ulteriori avanzamenti: abbiamo promosso un appello unitario sul futuro dell’IVECO che abbiamo portato ai cancelli degli stabilimenti di Brescia e di Suzzara (in provincia di Mantova, dove sono stati trasferiti 250 operai che prima erano in forze all’azienda cittadina), permettendoci di raccogliere firme e contatti di operai che ora stiamo cercando di coinvolgere.
Inoltre è in cantiere la costruzione di un fronte di forze esterno all’azienda che porti al centro del dibattito politico la questione della più grande e importante fabbrica della città e il suo futuro, sul quale le istituzioni cittadine e provinciali puntualmente tacciono come se fosse una questione che non incide sul livello di vita del territorio – parliamo di una realtà che vent’anni fa contava 6000 lavoratori e oggi ne ha 1700 e che dà comunque lavoro a centinaia di altri lavoratori nell’indotto.
In questo contesto è stata pensata e costruita la giornata del 13 aprile, coinvolgendo quei lavoratori con i quali siamo già in contatto e che sono interessati ad approfondire e conoscere il MOAF, consapevoli che è necessario fare fronte comune alle mire di un gruppo come quello FCA/CNHI in maniera più coordinata possibile: nell’immediato per disinnescare la mina della guerra fra operai di diversi stabilimenti, in prospettiva per dare impulso alla creazione di una rete di organizzazioni operaie che via via si allarghi all’intero paese.
L’iniziativa ha permesso agli operai aderenti al MOAF di presentarsi alla dozzina di compagni intervenuti per l’occasione, illustrando gli obiettivi, le caratteristiche e i metodi del coordinamento. Gli operai dell’IVECO di Brescia e Suzzara (MN) hanno così potuto confrontarsi con gli operai del MOAF, trovando svariati punti in comune nelle loro esperienze e iniziando fin da subito a progettare possibili iniziative e progetti da sviluppare, scambiandosi infine i contatti e facendo un passo avanti verso l’adesione al coordinamento.
Fra i tanti interventi mettiamo in risalto quello di un operaio dell’IVECO di Suzzara, uno fra i 250 trasferiti da Brescia. Si è trattato di una forte denuncia delle condizioni di quanti ogni giorno vanno a lavorare là (un’ora e mezza di strada per più di 120 KM, andata e ritorno e lavorando su due turni!), delle pressioni ricevute per accettare il trasferimento, del mancato rispetto dell’accordo, firmato in sede regionale, fra azienda e sindacati in merito alla ricerca di soluzioni idonee al trasporto dei lavoratori. Su questo ultimo punto, a quasi quattro anni dalla stipula dell’accordo, ancora nulla si è mosso e i lavoratori hanno autonomamente cercato delle soluzioni: alcuni hanno preso casa a Suzzara, altri hanno cambiato lavoro perché non sostenevano i costi del trasporto, altri ancora si spostano con i loro mezzi e altri hanno noleggiato collettivamente a loro spese un pullman privato. A coronare il tutto la constatazione che a Suzzara vige un clima repressivo e da caserma nei reparti, ma questo non impedirà ai lavoratori di cercare una strada di riscossa!
Durante il dibattito si è parlato anche della lotta contro l’obbligo di fedeltà aziendale che il MOAF porta avanti a livello nazionale, in seguito alle note vicende di Mimmo Mignano e degli altri operai di Pomigliano, licenziati per la loro satira contro Marchionne. Si è dibattuto sulle forme di organizzazione che servono oggi nelle fabbriche, della necessità di andare oltre le formule organizzative e rivendicative del sindacato, che in questa fase di crisi hanno il fiato corto e portano a risultati parziali. Si è constatata l’importanza del ruolo dei comunisti per strutturare questo lavoro, per dargli continuità e prospettiva, per raccogliere e rilanciare la mobilitazione spontanea e farla maturare andando oltre le questioni contingenti. Da quelle questioni possiamo partire, ma per andare oltre, perché tante altre sono le questioni che serve affrontare per non dovere sempre rincorrere gli eventi e parare i colpi, ma costruire invece un futuro luminoso per tutte le masse popolari
L’iniziativa “Nessuno si salva da solo” è stata questo, un passo verso questo futuro luminoso. Certo, i numeri sono ancora piccoli, il lavoro da fare grande, i risultati da consolidare, ma siamo un passo avanti rispetto a prima e da lì vogliamo e possiamo rilanciare! Allargare il coordinamento fra operai di quello che rimane il più grande e importante gruppo industriale italiano è un passo importante nella costruzione dell’alternativa politica nel nostro paese. Allargarlo e rafforzarlo, creando altre organizzazioni operaie e popolari e legandole a esso come ad altri coordinamenti è uno dei passaggi imprescindibili per dare gambe alla costruzione del Governo di Blocco Popolare, che può esistere e resistere al sicuro boicottaggio della Comunità Internazionale solo rafforzando ulteriormente la rete delle organizzazioni operaie e popolari e basando la sua forza e azione su di esse. Questa rete è in definitiva il Nuovo Potere che sviluppandosi e rafforzandosi alimenterà lo sviluppo e la forza del movimento comunista cosciente e organizzato, ponendo infine all’ordine del giorno l’instaurazione del socialismo.
Nessuno si salva da solo!
Allargare e rafforzare il MOAF: 10, 100, 1000 organizzazioni operaie e popolari in ogni azienda e territorio!
Costruendo il nuovo potere faremo dell’Italia un nuovo paese socialista!