[Internazionale] 149 anni dalla nascita di Lenin: i due insegnamenti della rivoluzione d’Ottobre

Il 22 aprile del 1870 nasce Vladimir Ilic Ul’janov “Lenin”, una delle principali figure del movimento comunista internazionale. La figura di Lenin si lega indissolubilmente alla storia del Partito Comunista bolscevico, del trionfo per la prima volta nella storia dell’umanità della rivoluzione socialista e dell’edificazione del primo paese socialista, l’URSS che assolse fino al 1956 al suo ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria mondiale.

Il Partito comunista sovietico riportò grandi vittorie sia perché aprì la strada a tutte le masse popolari del mondo a conquistare il potere e migliori condizioni di vita, sia nella difesa dell’URSS dall’aggressione delle potenze imperialiste, sia nell’aiuto alla rivoluzione proletaria che avanzò in tutto il mondo, ma in particolare nei paesi coloniali e semicoloniali con in testa la Cina, la Corea, il Vietnam, Cuba, sia facendo progredire in tutti i campi i popoli sovietici e i popoli degli stessi paesi imperialisti.

Tanti sono gli insegnamenti importanti della vittoria dell’Ottobre 1917, della costruzione del socialismo in URSS e della prima ondata della rivoluzione proletaria che questi eventi sollevarono nel mondo. Tanti sono anche gli insegnamenti importanti che noi comunisti possiamo e dobbiamo ricavare dall’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria nella seconda parte del secolo scorso, dopo che nel 1956 i revisionisti moderni presero il sopravvento nel Partito comunista dell’Unione Sovietica (PCUS).

Tra quegli insegnamenti i più importanti oggi per i comunisti di un paese imperialista sono due.

  1. La rivoluzione socialista ha la forma di una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata promossa dal Partito comunista. Questi nel corso della guerra fa leva sulle lotte spontanee della classe operaia e delle altre classi sfruttate e oppresse dalla borghesia e passo dopo passo le sviluppa, fa avanzare la rivoluzione socialista fino alla vittoria. Il Partito mobilita le classi sfruttate e oppresse, le organizza e le dirige fino a instaurare il socialismo (dittatura del proletariato, gestione pubblica e pianificata dell’attività economica, partecipazione della classe operaia e delle altre classi oggi sfruttate e oppresse alla gestione della vita sociale). La rivoluzione socialista non è l’effetto della propaganda compiuta dal Partito. La propaganda del comunismo è indispensabile per elevare la coscienza degli elementi più avanzati e reclutarli. Ma il Partito fa avanzare le masse popolari facendo leva sul senso comune in cui la loro condizione di oppressione le relega. La rivoluzione socialista non è un evento che scoppia perché le condizioni delle masse popolari peggiorano e la loro insofferenza e il loro malcontento crescono. Non è una rivolta delle masse popolari nel corso della quale il Partito comunista prende nelle sue mani il governo del paese. La rivoluzione socialista non è un evento spontaneo. Tanto meno è una “rivoluzione mondiale” che scoppia contemporaneamente in tutto il mondo a causa del catastrofico corso delle cose che la borghesia impone all’umanità. La combattività delle masse popolari non è una condizione preliminare alla rivoluzione socialista. La combattività delle masse popolari cresce man mano che per propria esperienza esse verificano che il Partito comunista sa dirigerle nella lotta contro l’oppressione e lo sfruttamento. Se il Partito comunista persiste a lungo a dirigere in modo sbagliato, passo dopo passo anche la combattività delle masse popolari si esaurisce e il Partito comunista perde l’egemonia che aveva conquistato, si disgrega o cambia natura: è quello che abbiamo constatato in Italia e nel mondo.
  2. Il Partito comunista è capace di dare una giusta direzione alla classe operaia e alle altre classi delle masse popolari solo se ha assimilato il marxismo (il materialismo dialettico applicato come metodo per conoscere la società borghese e per trasformarla), lo applica nelle condizioni concrete del proprio paese e del suo contesto internazionale e lo sviluppa. La caratteristica più importante del Partito comunista, la base principale della sua unità e il fattore principale che rende vittoriosa la sua attività, che gli consente di unirsi strettamente alle masse popolari e dirigerle, è la concezione comunista del mondo, la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia. È la scienza fondata da Marx ed Engels e sviluppata dai maggiori dirigenti del movimento comunista. Essi l’hanno anche verificata nella pratica della prima ondata della rivoluzione proletaria, nella prima parte del secolo scorso. Il Partito comunista non è solo l’eroica organizzazione di lotta, l’organizzazione degli operai d’avanguardia nel promuovere le lotte rivendicative della loro classe e delle altre classi delle masse popolari: esso è principalmente lo Stato Maggiore che promuove e dirige la guerra popolare rivoluzionaria che mira ad instaurare la dittatura del proletariato nel proprio paese e che collabora con i partiti comunisti che promuovono la rivoluzione socialista o la rivoluzione di nuova democrazia negli altri paesi.

I due insegnamenti che abbiamo indicato, sono anche gli insegnamenti che Lenin espressamente indica e dettagliatamente illustra già in L’estremismo, malattia infantile del comunismo (aprile maggio 1920), benché egli non abbia formulato a livello teorico la tesi che la rivoluzione socialista per sua natura ha la forma della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata: merito che spetta a Mao Tse-tung, in qualche misura preceduto da Engels con le riflessioni espresse nell’Introduzione del 1895 su questo argomento.

Nella pratica anche la rivoluzione russa ebbe questa forma, corrispondente alla natura della rivoluzione socialista. Infatti Lenin per illustrare ai partiti comunisti gli insegnamenti universali della rivoluzione russa inizia non dall’insurrezione dell’Ottobre 1917 ma dal 1903, quando il bolscevismo sorse “sul fondamento solidissimo della teoria marxista” che i comunisti dovevano portare alla classe operaia dall’esterno della sua esperienza immediata (Che fare?, 1902). Anzi Lenin rimanda anche agli anni precedenti della lotta di classe in Russia. Quindi Lenin parla di una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, anche se non usa questa espressione. Lenin indica come indispensabili questi due insegnamenti della rivoluzione russa ai partiti comunisti dei paesi europei e degli USA che allora (nel 1920) si stavano costituendo e che provenivano dalla II Internazionale: provenivano cioè da partiti che per decenni si erano limitati a promuovere, sia pure spesso con determinazione e sacrifici eroici, rivendicazioni e a partecipare alla lotta politica nell’ambito delle istituzioni della democrazia borghese. Questi partiti all’esplodere della Prima Guerra Mondiale avevano mostrato la loro impotenza come partiti rivoluzionari. Nello scritto L’estremismo, malattia infantile del comunismo e in altre circostanze, Lenin ripetutamente critica proprio gli esponenti dell’ala sinistra della II Internazionale, da cui provenivano gran parte dei fondatori dei partiti comunisti; sostiene che essi professano e applicano una caricatura del marxismo; che essi, pur volendo sinceramente promuovere la rivoluzione socialista nel loro paese, non usano il materialismo dialettico come metodo di analisi e come metodo d’azione: le tesi già sviluppate nel suo scritto del 1916 ampiamente circolato tra gli esponenti dell’ala sinistra della II Internazionale: A proposito di una caricatura del marxismo.

I due insegnamenti che abbiamo indicato sono le caratteristiche fondamentali della rivoluzione russa che Lenin indica ai partiti comunisti dei paesi europei e degli USA come “qualcosa di molto essenziale del loro inevitabile e non lontano avvenire”. Lenin continuerà a ripetere questi insegnamenti fino al IV Congresso dell’Internazionale Comunista (1922). Stalin li riprenderà a proprio nome. Inutilmente, perché nessuno dei partiti comunisti dell’Internazionale Comunista, pur essendo in larga maggioranza eroiche organizzazioni di lotta, assimilò questi insegnamenti. Quando nell’autunno del 1923 l’Internazionale Comunista lo mise alla testa del Partito Comunista d’Italia, Antonio Gramsci cercò di farli assimilare al Partito italiano che, contro le attese di Lenin, nel 1921 si era costituito sotto la direzione degli astensionisti capeggiati da Amadeo Bordiga. Ma lo sforzo di Gramsci non ebbe equivalenti negli altri paesi imperialisti e la sua opera in Italia fu presto stroncata dal fascismo che alla fine del 1926 lo imprigionò fino alla morte. La mancata assimilazione di questi fondamentali insegnamenti portò i partiti comunisti dei paesi imperialisti a essere incapaci di portare la rivoluzione fino all’instaurazione del socialismo nei rispettivi paesi nel corso della lunga situazione rivoluzionaria della prima parte del secolo scorso (come all’inizio del secolo ne erano stati incapaci i partiti socialisti della II Internazionale). Questo permise ai revisionisti moderni (Togliatti primo fra tutti) di prendere il sopravvento. Il fallimento della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti è la controprova della verità dei due insegnamenti che indichiamo.

A noi comunisti, forti della scienza sperimentale costruita dai fondatori e dai dirigenti del movimento comunista cosciente e organizzato, spetta il compito d’onore di far leva sul malcontento e sulle lotte spontanee delle masse popolari per condurle ad aprirsi passo dopo passo, nel marasma della società borghese, la strada non ancora tracciata della rivoluzione socialista, la strada che porta all’instaurazione del socialismo. Per adempiere al nostro compito abbiamo bisogno di avere ben chiara la meta alla quale le masse popolari devono e possono arrivare grazie alla nostra direzione e di possedere gli strumenti per vedere nel marasma attuale i passi da compiere, gli appigli e le fessure di cui approfittare per avanzare. Abbiamo bisogno di avere il coraggio di correggere i nostri inevitabili errori.

La borghesia imperialista e il suo clero distolgono con mille mezzi e arti le masse popolari dalla rivoluzione socialista e impediscono loro di assimilare la scienza della rivoluzione socialista. Ma non sono in grado di impedire a noi comunisti di assimilarla e di darci i mezzi per mobilitare le masse popolari a partire dallo stesso senso comune che per forza di cose le permea. Per valorizzare il loro capitale e prolungare la vita del loro sistema sociale la borghesia e il clero devono opprimere le masse popolari e saccheggiare la Terra: non sono in grado di impedire che l’esperienza di oppressione renda le masse popolari disponibili a seguire la nostra direzione, se noi comunisti la portiamo nella maniera giusta e quindi le masse popolari per loro propria esperienza constatano che è giusta.

Questo ci insegnano le opere e la vita dei grandi dirigenti rivoluzionari che ci hanno preceduto, di raccogliamo il testimone e sviluppiamo in avanti la pratica e la teoria rivoluzionaria per questa seconda ondata della rivoluzione proletaria mondiale, in cui le masse popolari di tutto il mondo avvieranno il nuovo assalto al cielo.

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