La Resistenza insegna
La Resistenza è stato il punto più alto raggiunto nel nostro paese dalla classe operaia nella sua lotta per il potere. Da essa derivano le principali conquiste in campo politico, sociale ed economico, quelle che i padroni tentano senza sosta di eliminare dalla metà degli anni ‘70 del secolo scorso. Da essa deriva un patrimonio di insegnamenti per riprendere il cammino interrotto dalla classe operaia e dai partigiani a causa della deriva revisionista del PCI e per portarlo fino in fondo, fino all’instaurazione del socialismo nel nostro paese.
Sinteticamente ne indichiamo alcuni fra i principali, estremamente utili agli operai e ai lavoratori che cercano la strada per resistere efficacemente allo smantellamento dei diritti e delle tutele, alle chiusure di aziende e alle delocalizzazioni, ai licenziamenti e alle ristrutturazioni.
La Resistenza ha vinto sul nazifascismo grazie al legame fra la classe operaia e il movimento comunista. Il PCI è diventato grande grazie alla lotta antifascista, ha operato per decenni nell’illegalità, ha subito continui arresti del suo gruppo dirigente, ha affrontato la censura e il Tribunale Speciale, ma ha saputo legarsi strettamente alla classe operaia e ha fatto della sua mobilitazione la forza che ha rovesciato il nazifascismo.
La Resistenza ha vinto grazie al ruolo assunto dalla classe operaia che nelle fabbriche (con gli scioperi e il sabotaggio della produzione bellica), nelle città (con i GAP e le SAP) e sulle montagne, arruolandosi nelle brigate partigiane, è stata la colonna portante della sollevazione popolare.
La Resistenza ha dimostrato che per quanto siano “spietati” e “potenti” i grandi industriali e i loro lacchè (il fascismo fu la dittatura terroristica, aperta e dispiegata, della borghesia), essi non possono sottomettere definitivamente la classe operaia e le masse popolari: per imporre il loro dominio hanno necessariamente bisogno o del sostegno o della passiva rassegnazione delle ampie masse.
L’attualità di questi insegnamenti è sintetizzata in una linea pratica in tre punti validi per capire cosa fare oggi:
- Costituire in ogni azienda capitalista organizzazioni operaie e in ogni azienda pubblica organizzazioni popolari: esse non sono in contrapposizione con le esistenti organizzazioni sindacali, ma ne sono distinte (vi fanno parte iscritti a sindacati anche diversi e anche non iscritti ad alcun sindacato), non dipendono dalle dirigenze sindacali e promuovono invece il protagonismo della base. Il loro scopo è individuare i problemi più sentiti che gli operai e i lavoratori vivono in azienda e affrontarli diventando punto di riferimento per tutti coloro che li vogliono risolvere e sono disposti ad attivarsi;
- uscire dalle aziende per far valere il ruolo, l’esperienza e l’organizzazione degli operai e dei lavoratori nel resto della società, collegandosi agli organismi che già esistono e sono attivi in una determinata zona o su un determinato tema (organizzazioni studentesche, ambientaliste, ecc.) per affrontare i problemi comuni. Quando la classe operaia si attiva prende facilmente la direzione di ogni mobilitazione e la orienta, mette “in riga” amministrazioni, istituzioni, autorità e politici consentendo al resto delle masse popolari di far valere la loro forza, poiché essa poggia sulla forza di coloro che, organizzati, “fanno già girare il mondo” con il loro lavoro;
- quanto più la parte organizzata della classe operaia e dei lavoratori, per quanto inizialmente sia piccola, si lega al movimento comunista cosciente e organizzato tanto più la rete delle mille organizzazioni operaie e popolari che nascono azienda per azienda diventa capace di affermare con la mobilitazione gli interessi di tutte le masse popolari sopra quelli dei padroni, degli speculatori, dei banchieri…
Per un nuovo 25 aprile
Operai, lavoratori, disoccupati, giovani: c’è bisogno della mobilitazione di tutti per una nuova liberazione nazionale contro gli occupanti del nostro paese: banchieri, speculatori, capitalisti, potenze straniere (come la NATO), Vaticano. Ognuno può dare e deve dare il suo contributo per costruire e far costruire organizzazioni operaie e popolari, collegarsi con altri organismi e movimenti popolari, portare ovunque arriva la parola d’ordine di “organizzarsi, coordinarsi, ribellarsi, formare un governo di emergenza popolare che metta al centro del suo programma: un lavoro utile e dignitoso per tutti”.