Il giorno 11 marzo, in occasione di una “spedizione” in Sardegna del P. CARC, si è tenuta la presentazione del libro “Rivoluzionaria Professionale”, l’autobiografia di Teresa Noce. L’iniziativa, tenutasi presso i locali del SuTzirculu, circolo di una parte dell’area di movimento della città di Cagliari, ha visto la presenza di molte giovani donne interessate alla storia di Teresa Noce. L’iniziativa è stata utile e istruttiva per poter riprendere alcuni aspetti della storia del movimento comunista italiano e soprattutto alcuni insegnamenti. Abbiamo letto alcuni passaggi del libro, in particolare:
– L’occupazione delle fabbriche: la storia del biennio rosso torinese raccontato da Teresa Noce mette in luce l’eroica lotta condotta dagli operai delle fabbriche metalmeccaniche, principalmente della FIAT, che spinti dalla rivoluzione bolscevica del 1917 hanno deciso di “fare come in Russia” e togliere ai padroni l’ardire di decidere del destino delle fabbriche e della vita degli operai. La lettura di questo pezzo, con Teresa Noce come protagonista, una donna proletaria e prima donna a ricoprire il ruolo di segretaria di un circolo socialista a quei tempi, ha fatto vedere come per l’emancipazione di una donna delle masse popolari la partecipazione attiva alla lotta di classe sia un ambito fondamentale. Teresa Noce racconta e spiega e dure lotte condotte e al tempo stesso si ferma a “contemplare” la sconfitta di quella classe operaia che, in mancanza un partito comunista in grado di guidarla nella presa del potere, è costretta a ritirarsi sotto i colpi della repressione.
– la strage di Torino: il PCd’I è già nato e Teresa Noce è stata una delle protagoniste della sua nascita. La strage di Torino è tra le più brutali operazioni repressive e criminali con cui il fascismo ha tentato di “far fuori” i comunisti prima delle leggi fascistissime e la messa fuori legge nel 1926. Con la strage di Torino molti sono i compagni che vengono ammazzati, Teresa Noce è tra coloro che si salvano. Questo paragrafo del libro è particolarmente interessante: nonostante Teresa Noce affermi che il PCd’I aveva chiara la “natura” del fascismo, si sono fatti cogliere impreparati, una impreparazione che oltre ad essere costata la vita a molti operai costerà il carcere a Gramsci qualche anno dopo. Tutto ciò però messo in luce una questione che vista oggi è sicuramente più attuale che mai: quale natura deve avere il partito comunista? Noi affermiamo che il Partito Comunista deve essere lo Stato Maggiore della classe operaia e delle masse popolari nella guerra contro la borghesia (la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata, una guerra politica per strappare la direzione delle masse popolari alla borghesia, la strategia per fare la rivoluzione socialista). Per farlo, il partito che si propone di condurre fino in fondo questa guerra non può che essere clandestino: sconosciuto nella sua composizione e organizzazione alla borghesia. Questo insegnamento, la cui traduzione pratica nel nostro paese è l’esistenza del (nuovo) Partito Comunista Italiano, è quanto dobbiamo trarre dall’esperienza della “Strage di Torino”, dall’arresto di Gramsci, dalle persecuzioni subite dai comunisti organizzati in partiti pubblici negli anni successivi.
– Sciopero delle mondine: negli anni ’30 del secolo scorso il fascismo ha il potere in Italia e, apparentemente, nessuno riesce a contrastarlo. Il PCd’I tenta di riorganizzarsi con un centro estero e con le cellule clandestine in Italia, composte da quei compagni che non sono stati arrestati negli anni precedenti e a seguito delle leggi del 1926. Il malcontento verso il fascismo da parte delle masse popolari e della classe operaia nel paese è diffuso e questo i comunisti lo sanno. Non importa se si è ancora pochi, se si è costretti alla clandestinità: da questa nuova posizione il PCd’I è ripartito per condurre la lotta contro il fascismo. L’esperienza dello sciopero delle mondine, dove Teresa Noce e altre compagne si infiltrarono tra le mondine piemontesi e nei sindacati fascisti, che videro una grande vittoria a seguito di una serie di scioperi a cui parteciparono oltre 200.000 lavoranti, è la dimostrazione palese che non importa quanto il nemico sia forte: i comunisti se mossi da un giusto orientamento (le mondine non sono iscritte al sindacato fascista perché sono fasciste, e se pure lo fossero, sono principalmente operaie!) possono guidare le masse popolari a vittorie importanti. Nel caso specifico, la clandestinità è stato un valore aggiunto: grazie al legame di classe instaurato via via il PCd’I ha diramato i suoi tentacoli tra le mondine e nel sindacato fascista fino a raggiungere il suo obiettivo. Un grande insegnamento per chi dice che la clandestinità è un limite, piuttosto che un vantaggio!
– L’8 marzo nel campo di concentramento: nel 1945 Teresa Noce si occupa, insieme ad altre internate, di costruire una conferenza per l’8 marzo nel campo di concentramento in cui è reclusa da oramai 3 anni. Teresa Noce è la manifestazione concreta del ruolo dei quadri comunisti: nonostante le difficoltà (fame, freddo, stenti) e nonostante il controllo massiccio delle guardie, Teresa Noce coinvolge le donne del campo nella costruzione della conferenza, si fa raccontare da loro storie di donne in lotta per la propria dignità, raccoglie esperienze da donne di ogni nazionalità presenti nel campo (lei che conosceva ben 4 lingue, senza nemmeno essere andata a scuola!), legandosi a loro e creando un legame talmente forte da riuscire addirittura ad organizzare un evento politico in un campo di concentramento nazista. Ebbene, ruolo dei comunisti oggi è proprio questo: diventare classe dirigente, portare le masse popolari a fare quello che spontaneamente non fanno, dirigerle in un processo principalmente pratico di emancipazione dall’asservimento della borghesia fino alla conquista del potere.
La presentazione di “Rivoluzionaria Professionale” è stata l’occasione per affermare che è necessario il contributo di ogni proletario, adulto, giovane, uomo o donna che sia, per la costruzione della rivoluzione socialista, e che ogni conquista (la storia del nostro paese dalla Resistenza in poi lo ha dimostrato) è temporanea se non viene consolidata dalla costruzione del socialismo. Infine, una compagna presente all’iniziativa ci ha posto una domanda che riprendiamo in chiusura di questo articolo: “come ha reagito la direzione del PCI al divorzio di Longo alle spalle di Teresa Noce?”. Ovviamente la storia ci dice che il PCI non affrontò affatto la questione. Non siamo però stati esaustivi nella risposta, perchè non siamo entrati nel merito politico della vicenda: il PCI non aveva compreso la natura della società capitalista e nel caso italiano non ha compreso il ruolo politico, economico e sociale del Vaticano, dalla cui concezione ne era influenzato. Al tempo stesso la sinistra del PCI (la Noce, Vaia, Secchia ecc.), non avendo chiara la strategia per fare la rivoluzione socialista e instaurare la dittatura del proletariato, ossia la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata, non hanno saputo contrapporsi con efficacia alla deriva revisionista e di destra del PCI e si sono accodati di fatto alle posizioni arretrate della dirigenza del PCI (accondiscendenza con il Vaticano, via pacifica al socialismo ecc.), di cui l’atteggiamento ambiguo nei confronti del divorzio di Longo è una manifestazione concreta. E’ il principale motivo per cui il PCI non ha condotto la classe operaia alla costruzione del Socialismo in Italia: principalmente, additiamo alla sinistra del vecchio PCI, ossia a compagni come Teresa Noce, Vaia, Secchia, ecc. la scarsa comprensione del corso delle cose e la mancata assimilazione della concezione comunista del mondo. Per approfondire, consigliamo la lettura dell’articolo Pietro Secchia e due importanti lezioni, del (n)PCI.