Solidarietà al coordinatore del SI COBAS Aldo Milani
Aderisci all’appello per la libertà di sciopero e di iniziativa sindacale
“Da circa dieci anni il mondo della logistica, uno dei settori-cardine dell’economia italiana e mondiale, è attraversato con cadenza quasi quotidiana da scioperi e agitazioni sindacali. (…) Questo movimento, indipendentemente dalla condivisione o meno delle pratiche adottate e dei metodi di lotta e di contrattazione con la controparte, ha avuto due indubbi meriti: da un lato ha restituito diritti e dignità a migliaia di lavoratori (in gran parte immigrati) fino ad allora senza voce, di fatto ridotti a una condizione di semischiavitù, sottopagati, ricattati, soggetti a orari, ritmi e carichi di lavoro inumani, privati del diritto a ferie e malattia, spesso defraudati del Tfr e privi di ogni tutela e/o rappresentanza sindacale; dall’altro ha fatto venire alla luce un fitto e intricato sottobosco di illegalità, evasione fiscale, fallimenti pilotati, speculazioni e infiltrazioni della malavita organizzata, rese possibili da una concorrenza spietata tra grandi, medie e piccole aziende in nome della rincorsa estenuante e senza freni all’abbattimento dei costi. (…) In tantissime delle principali filiere della logistica, solo grazie a determinate forme di lotta, che in alcuni casi vengono considerate illegali, (blocchi ai cancelli, manifestazioni spontanee che finiscono col bloccare le strade di accesso ai magazzini, scioperi improvvisi) si è riusciti a portare legalità, a far rispettare le leggi dello Stato in materia di diritti sul lavoro, di sicurezza, di rispetto delle normative in materia fiscale e contributiva. (…) [Al prezzo di] centinaia di cariche fuori ai cancelli, procedimenti penali e amministrativi, fogli di via e DASPO urbani nei confronti di lavoratori e delegati sindacali che nella gran parte dei casi rivendicano nient’altro che il rispetto delle leggi e dei contratti nazionali: un quadro che rischia di peggiorare ulteriormente con la recente approvazione da parte del governo Conte del DL Sicurezza, il quale, tra l’altro, prevede condanne fino a 12 anni per il reato di “blocco stradale” (e, contestualmente, il rimpatrio immediato per quei lavoratori immigrati che prendono parte a tali iniziative) e i cui effetti immediati sono apparsi già evidenti con la “militarizzazione” di alcune delicate vertenze, come dimostrano i casi emblematici di Italpizza a Modena, della Toncar a Muggiò, e della DHL di Carpiano. (…) La vicenda giudiziaria che ha colpito il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo Milani è da questo punto di vista paradigmatica: un militante sindacale di lunga lena, prima arrestato e tenuto per tre giorni in carcere al termine di una trattativa sindacale con l’accusa di estorsione ai danni della famiglia Levoni (imprenditori attivi nel settore delle carni nel modenese e indagati per corruzione), sbattuto in fretta e furia in prima pagina su stampa e media alla stregua di un criminale, e ora alle prese da due anni con un estenuante processo in cui sul banco degli accusatori figurano imprese e cooperative dedite allo sfruttamento intensivo di manodopera immigrata e ultraricattata. (…) A fronte di una situazione che assume connotati grotteschi, nell’ultima udienza il PM è arrivato a richiedere per il coordinatore nazionale del SI Cobas una condanna “ridotta” a 2 anni e 4 mesi, in quanto quest’ultimo meriterebbe l’attenuante di avere agito per un “alto valore morale”, cioè non chiedendo soldi per sé, bensì per i lavoratori licenziati in sciopero” (!!!)…(…) Essendo oramai chiaro anche agli organi inquirenti che Milani non solo non ha estorto soldi ai Levoni al fine di trarne un arricchimento personale, ma non ha messo in atto alcuna pratica estorsiva, agendo invece nel pieno delle sue prerogative di rappresentante sindacale, mettendo in atto forme di lotta e di iniziativa sindacale lecite al fine di impedire il licenziamento di 55 lavoratori, e soprattutto di garantire che a questi ultimi venissero pagate quelle spettanze e quei versamenti contributivi che i datori di lavoro illecitamente si rifiutavano di liquidare, è evidente che una condanna penale nei suoi confronti può aprire una profonda breccia nel nostro sistema di relazioni industriali: se ogni richiesta economica e monetaria a favore dei lavoratori diventa passibile di essere qualificata come reato di estorsione, allora l’esercizio dell’attività sindacale è messo in discussione fin nelle sue fondamenta.Per questo motivo chiediamo a tutte le forze politiche, sociali e sindacali sinceramente democratiche, agli esponenti del mondo giuridico, accademico, dell’arte, della cultura e dello spettacolo di sottoscrivere questo appello per la piena assoluzione di Aldo Milani dalle accuse intentate e di avviare una campagna per la depenalizzazione totale del reato di “blocco stradale” per ragioni sociali o sindacali e per sancire il divieto dell’utilizzo dei reparti-celere in occasione di agitazioni sindacali all’esterno dei luoghi di lavoro”.
L’adesione di Pietro Vangeli, Segretario nazionale del P.CARC
Sottoscrivo l’appello in solidarietà ad Aldo Milani, contro il Decreto Salvini e contro la repressione poliziesca e giudiziaria delle lotte operaie.L’accanimento repressivo contro il SI COBAS, contro il suo Coordinatore Nazionale, contro i suoi delegati e contro i suoi iscritti è la punta avanzata della repressione padronale contro tutti i lavoratori, è il tentativo dispiegato di scoraggiare o punire l’organizzazione e la mobilitazione della classe operaia. Non a caso la Lega alimenta, dietro il paravento della “lotta all’immigrazione” e al razzismo di stato, la repressione della classe operaia, dei poveri in generale e delle masse popolari tutte.Nell’aderire all’appello, nel rilanciarlo, nel dare disponibilità affinché gli organismi del P.CARC lo usino e lo diffondano capillarmente, affermo con chiarezza che il movimento operaio e comunista deve unire quello che la borghesia imperialista vuole dividere e contrapporre, auspico dunque che questo appello diventi strumento per costruire convergenza dal basso, unità d’azione e solidarietà di classe fra gli operai e i lavoratori iscritti a qualunque sigla sindacale e anche fra i non iscritti ad alcun sindacato.Che il movimento operaio e popolare si schieri oggi al fianco di Aldo Milani e del SI COBAS, che la solidarietà di classe sia strumento per rafforzare la rivoluzione socialista.Creare in ogni azienda capitalista e in ogni azienda pubblica organizzazioni operaie e popolari che prendono in mano gli interessi dei lavoratori e agiscono da nuove autorità pubbliche (si collegano con altri lavoratori in lotta, che si occupano del futuro di aziende, dei territori e del Paese), in modo conforme agli interessi della classe operaia e delle masse popolari anche se “è illegale”.
La solidarietà è un arma potente per il proletariato, usiamola!