Volantinaggio alla FCA di Piedimonte SG “Che succede a Pomigliano?”

Ieri martedì 9 aprile, volantinaggio della sezione di Cassino del P.CARC davanti alla FCA di Piedimonete San Germano. Siamo intervenuti davanti ai cancelli per portare notizia agli operai della lotta emssa in campo a Pomigliano ad inizio marzo contro l’aumento dei carichi di lavoro ai reparti presse e stampaggio, per dimostrare che sotto i capannoni FCA non cova soltanto rassegnazione e smarrimento ma anche ribellione all’insopportabile sistema Fabbrica Italia. Il volantinaggio è stato perturbato dall’arrivo delle forze dell’ordine per identificare i nostri compagni (probabilmente allertati dall’azienda). Ovviamente questo intervento non ci ha fermato come non abbiamo accettato il tentativo della vigilanza di impedirci di appendere i nostri drappi sulla segnaletica stradale (abbiamo ricordato loro che la strada pubblica non è proprietà degli Agnelli-Elkann). Evidentemente all’azienda non torna che gli operai abbiano modo di discutere di notizie di riscossa come quanto accaduto a Pomigliano ad inizio marzo ma se ne facciano una ragione: il Partito dei CARC continuerà a portare queste ed altre simili notizie agli operai FCA del cassinate. Ci vediamo il 26 aprile a Cassino per la presentazione di “Oltre i cancelli”, la fabbrica di Piedimonte raccontata da un operaio, Delio Fantasia, protagonista della sua storia, delle sue lotte, delle sue contraddizioni. Altre notizie ed informazioni indigeste per la direzione aziendale, utili agli operai che vogliono organizzarsi per cambiare le cose in fabbrica e nel paese.

 

 

CHE SUCCEDE A POMIGLIANO?

Aumento dei turni, da 10 a 12 e da 15 a 18 a seconda dei reparti; aumento dei ritmi di lavoro (quindi si lavora più ore e si lavora di più per ogni ora); chiamata al lavoro di sabato e domenica che l’azienda vuole pagare come giornate di lavoro ordinario; straordinario a comanda. FCA punta a produrre di più sfruttando sempre di più gli operai in produzione, pur mantenendone altri in cassa integrazione. E’ costretta a richiamare nello stabilimento di Pomigliano i “confinati” di Nola poiché obbligata da una recente sentenza del Tribunale e, di rimando, amplia il raggio di trasferimento di altri operai ancora da 50 a 300 km di distanza dallo stabilimento madre senza pagarne la trasferta. Alla FCA sembra riuscire tutto: incassare soldi pubblici per la cassa integrazione e produrre di più e, quindi, sfruttare di più gli operai per mantenere i margini di profitto, aumentando, così, le auto invendute nei piazzali per poi “patire miseria” allo Stato per la crisi produttiva. Alla FCA sembra riuscire tutto. Sembra.
Invece, come accaduto a Pomigliano, è fermo produttivo e gli scioperi alle presse e allo stampaggio bloccano lo stabilimento (nonostante siano reparti dove i sindacati complici registrano la maggioranza delle iscrizioni). Due giorni di sciopero a oltranza, a cavallo tra febbraio e marzo. Adesione 100/100 su tutti e tre i turni di giornata, i richiami al “senso di responsabilità” da parte delle direzioni sindacali confederali sono stati mandati a farsi benedire e i capireparto sono stati mandati a lavorare in linea dai padroni al fine di sopperire alle braccia incrociate di operai stufi dei continui sacrifici che l’azienda gli impone “per restare aperta”.
A FCA sembra riuscire tutto ma quanto accaduto a Pomigliano dimostra non essere affatto vero che i padroni possono controllare ogni cosa. Se gli operai si organizzano e fanno valere la loro forza ai padroni non resta che soccombere e a nulla serve l’aiuto dei vertici sindacali loro complici. Gli scioperi di Pomigliano dimostrano una volta di più che nei capannoni degli stabilimenti FCA, tra gli operai, non c’è soltanto quella rassegnazione, sfiducia, smarrimento tanto care all’azienda e ai suoi vertici sindacali complici di FIM, UILM, FISMIC, UGL e Associazione Quadri. In questi capannoni, reparto per reparto e linea per linea cova la ribellione dell’ampia maggioranza degli operai FCA che ogni giorno in questi anni hanno fatto i conti con gli effetti di “Fabbrica Italia” e con tutto ciò di nefasto che ha significato per le loro condizioni di vita e di lavoro. E’ una ribellione trasversale agli operai iscritti ad ogni sigla sindacale. E’ una ribellione che va tramutata in organizzazione e coscienza.
Operai e operaie di Cassino, il nuovo contratto FCA con le sue prese in giro ed angherie è soltanto un pezzo di carta se siete disposti a far valere la vostra forza! La soluzione non è iscriversi a questo o a quel sindacato, ciò che più serve è organizzarsi e coordinarsi, al di là delle sigle sindacali:
– reparto per reparto e linea per linea, tra operai, per rispondere colpo su colpo ad ogni abuso e angheria frutto dell’introduzione del nuovo contratto;
– con gli operai che negli altri stabilimenti FCA (Melfi, Termoli, Pomigliano, Mirafiori, Pratola Serra, Atessa, ecc.) sono decisi a percorrere questo stesso sentiero, come stanno già facendo gli aderenti al Movimento Operai Autorganizzati FCA.
Il Partito dei CARC è al fianco e sostiene l’attività di ogni operaio o gruppo di operai deciso a percorrere questo sentiero.

Partito dei Comitato d’Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (P.CARC)
Sezione di Cassino – tel. 3385936549 – fb: Carc Cassino – www.carc.it fip – Apr.19

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