La mobilitazione delle donne manda in crisi Vaticano e Lega – Sul Convegno mondiale delle Famiglie

Lo sciopero generale dell’8 marzo per la Giornata Internazionale della Donna ha visto una vasta e diffusa partecipazione dei lavoratori del pubblico e del privato, del settore dei trasporti, della sanità, della scuola, delle cooperative e della logistica. Non Una di Meno (NUDM) ha organizzato in più di 40 città italiane manifestazioni e cortei che hanno portato in piazza decine di migliaia di persone, 20mila a Milano, 50mila a Roma; non sono nemmeno mancati scontri con le Forze dell’Ordine, come a Torino dove la polizia ha caricato il corteo delle donne.

Lo sciopero, che si svolge consecutivamente da 3 anni, questa volta ha assunto una valenza particolare anche in vista del “Congresso Mondiale delle Famiglie” (World Congress of Families) che si svolge a Verona dal 29 al 31 marzo. Il Congresso, la cui prima edizione risale al 1997, è il più importante meeting internazionale di gruppi e movimenti contro l’aborto e le libertà delle donne, contro le unioni omosessuali e per la promozione della famiglia “tradizionale”. Nelle scorse settimane la notizia che il ministro della Famiglia, Fontana, avesse concesso il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri alla tre-giorni ha generato una protesta che si è levata da più parti: da NUDM al movimento LGBT, dal mondo accademico e universitario a quello politico e anche da alcune parti di quello cattolico, riaccendendo la discussione sull’emancipazione delle donne.

Ai fini della comprensione della situazione politica e dello sviluppo della mobilitazione delle donne delle masse popolari, è utile sintetizzare alcuni aspetti che i sommovimenti in atto permettono di individuare chiaramente:

  1. per tenere sottomesse le masse popolari e alimentare la mobilitazione reazionaria (settori di masse popolari contro altri settori, la guerra fra poveri) la borghesia imperialista fa largo uso delle anticaglie sopravvissute alle epoche passate, in particolare le strutture religiose e il loro appannaggio di concezione del mondo metafisica. Pur essendo praticamente inconciliabili, la concezione borghese del mondo e quella clericale si reggono a vicenda come strumento di intossicazione delle coscienze e promozione della diversione dalla lotta di classe, ma esse, del tutto inadeguate a conferire un senso della vita moderno, esistono ormai come retaggio intellettuale e culturale della società decadente in cui viviamo. Sotto la guida del vecchio movimento comunista le donne delle masse popolari hanno ottenuto anche nel nostro paese (capitale mondiale del Vaticano) importanti conquiste (diritto di voto, al divorzio, all’aborto, all’assistenza medica, l’abolizione del “delitto d’onore”, ecc.) che oggi sono istituti irrinunciabili e la cui abolizione rappresenta un epocale passo indietro in termini di civiltà e progresso sociale. Sono istituti talmente radicati nel senso comune corrente che anche una larga parte di donne ancora orientate dalla morale e dalla concezione clericale non è disposta a rinunciarvi. Non solo, lo sviluppo economico della società e l’innalzamento del grado medio di istruzione rendono immorali sia certi dettami della concezione clericale del mondo (il concetto di famiglia tradizionale, la sottomissione della donna, ecc.), sia certi pilastri della concezione borghese del mondo (ognuno per sé, mors tua vita mea).
  2. Il Congresso delle famiglie ha aperto contraddizioni importanti nel governo Conte e proprio le posizioni del M5S e dello stesso Conte hanno costretto il Vaticano a fare un passo avanti rispetto alla responsabilità dell’iniziativa, esponendosi direttamente anziché mantenere il ruolo defilato e “irresponsabile” che invece predilige. Il M5S ha preso nettamente le distanze dalla manifestazione, invitando i suoi ministri ed eletti non partecipare e, anzi, a denunciarne la funzione oscurantista (mentre ministri della Lega come Bussetti e lo stesso Salvini hanno confermato la loro partecipazione); ma le polemiche hanno spinto anche Conte a prendere posizione e a ritirare il patrocinio del governo, precisando pubblicamente che l’iniziativa era stata presa arbitrariamente dal ministro Fontana e che il governo non ci stava. Venuto meno il sostegno del governo, il Vaticano è stato costretto a intervenire per conferire “prestigio” al Congresso: il Cardinale Parolin (segretario di Stato Vaticano) ha affermato di condividerne il contenuto, posizione rilanciata dal Vescovo di Verona, Zenti, che ha annunciato la sua partecipazione.
  3. Contraddizioni importanti si sono aperte persino nella Lega. Il capogruppo in Consiglio Comunale a Verona, Mauro Bonato, si è dimesso affermando che “la Lega è nata per ottenere l’autonomia delle regioni, non per sindacare su temi etici o familiari. Se va avanti così torneremo a tempi antichi dove le donne fanno solo le schiave degli uomini”.
  4. Infine è utile riconoscere che lo sciopero e le manifestazioni dell’8 marzo dimostrano che le masse popolari contano rispetto all’orientamento del governo M5S-Lega. Il grado di mobilitazione messo in campo per affermare i diritti delle donne e per difendere le conquiste di civiltà ottenute con le lotte dei decenni passati può essere dispiegato nel campo dei diritti sociali e, legando i due ambiti (diritti civili e diritti sociali) anziché metterli in concorrenza o in contrapposizione, è possibile imporre l’agenda di governo.

Alle donne, agli uomini, ai giovani, agli operai, agli studenti, ai disoccupati, agli immigrati noi diciamo di coordinarsi e organizzarsi per difendere ed estendere al massimo grado possibile i diritti e le tutele in materia di lavoro, istruzione, sanità, ecc. ottenuti con decenni di dure lotte e di mettere alla prova il “Governo del Cambiamento”. La discriminante, ancora una volta, non è principalmente l’appartenenza di genere, né di età, né di provenienza, ma quella di classe.

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