Nella società c’è una netta linea di confine fra la classe dominante e le masse popolari: essa è costituita dai rispettivi interessi, contrapposti e inconciliabili. Chi impara a usarli come punti cardinali riesce a comprendere la realtà e a orientarsi nonostante i mille tentativi di nasconderla e confonderla, nonostante l’intossicazione delle coscienze alimentata dalla propaganda di regime, le dichiarazioni, le promesse e gli attestati di “diversità” dei politicanti. I partiti delle Larghe Intese sono perfettamente concordi su tutte le questioni principali che riguardano la vita delle masse popolari, il presente e il futuro del paese. Nonostante gli slogan e la propaganda “antisistema”, Salvini e i vertici della Lega fanno parte a pieno titolo delle Larghe Intese: sono passati senza troppi problemi dal “NO EURO” e “NO UE” e dal “prima gli italiani” della campagna elettorale a essere il principale baluardo dell’atlantismo e della sottomissione del nostro paese ai “poteri forti”, sono i principali continuatori dell’attuazione del programma comune della borghesia imperialista nel governo M5S-Lega. Alcuni esempi?
Sull’accordo fra Italia e Cina (la “Via della seta”) firmato il 23 marzo da Conte e Di Maio con Xi Jinping, Salvini e la Lega si sono schierati, usando gli stessi argomenti (“il rispetto dei diritti civili” e “l’assenza di libero mercato”), con il PD, Forza Italia e +Europa, diligentemente obbedienti agli imperialisti USA e UE, contrari all’accordo. Una posizione “singolare” per un partito che ha continuato a gridare e a mettere in piedi sceneggiate di ogni tipo in nome della “sovranità nazionale”: benchè la “Via della seta” sia un’operazione pensata e condotta per favorire il mercato, le speculazioni e gli affari dei capitalisti, non quelli delle masse popolari, alla prova dei fatti la Lega si è unita al coro di quegli stessi poteri politici, militari e soprattutto economici e finanziari, che limitano la sovranità nazionale e impongono la politica economica al governo.
Ma anche rispetto al tentativo di colpo di stato contro Maduro e il Venezuela bolivariano, la Lega aveva cercato di usare il suo ruolo nel governo Conte per orientarlo ad allinearsi ai diktat di USA e UE e riconoscere come presidente legittimo il golpista Guaidò, anche in questo caso in buona compagnia di PD, Forza Italia, + Europa, ecc. Posizione che fa il paio con la chiusura in un cassetto delle promesse elettorali di ribellarsi alle sanzioni internazionali alla Russia.
Particolarmente zelante nella difesa degli interessi degli imperialisti USA, Salvini si è schierato per portare a conclusione il contratto sulla fornitura degli F35 che il governo Gentiloni aveva siglato con gli USA e che invece M5S e Ministero della Difesa hanno annunciato di voler ridimensionare, anziché approfittare della posizione del governo per proporre di usare i soldi risparmiati in opere e misure utili alle masse popolari, come ad esempio la creazione di posti di lavoro.
Proprio sulla retorica del “prima gli italiani” che utilizza come strumento di intossicazione, il gruppo dirigente della Lega dimostra ancora in quale campo è collocato e di quale campo fa gli interessi: “prima gli italiani” non significa prima i lavoratori e le masse popolari italiane, ma prima i padroni (e che siano italiani o stranieri non fa alcuna differenza). È la Lega, ancora insieme a PD e Forza Italia, che ha pressato per porre tanti vincoli e restrizioni al Reddito di Cittadinanza, che non ha mobilitato i “suoi” governatori delle Regioni (Lombardia, Friuli, Veneto) per respingere le manovre del PD quando questo ha promosso i ricorsi delle Regioni sull’assunzione dei tutor per i Centri per l’impiego; è la Lega che ha insistito per limitare al massimo il numero di potenziali pensionati con la Quota 100 (altro che “aboliremo la Legga Fornero”). Infine, le grandi opere e la speculazione sui territori: la questione TAV ha dimostrato, tanto quanto la pretesa di “costruire almeno un inceneritore per ogni Regione”, che Salvini è azionista del partito del cemento quanto Chiamparino (PD), Toti (Forza Italia), Zingaretti e i vertici della CGIL.
Da settimane, forse di più, Giorgetti (già responsabile per la Lega dei rapporti con banchieri e affaristi e oggi Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri) opera come ministro ombra e partecipa a incontri più o meno segreti e più o meno ristretti come garante del governo sugli affari di banche e grandi fondi di investimento stranieri.
Solo chi non usa la bussola degli opposti interessi fra borghesia imperialista e masse popolari, chi non vede la linea che li separa, può realmente credere che il governo Conte sia “il più razzista della storia repubblicana”, in ragione delle misure che la Lega promuove contro gli immigrati, e può dare credito e fiducia al teatrino messo in piedi per “difendere la democrazia e i diritti” dalla sinistra delle Larghe Intese (da Sala a Bersani, da Zingaretti a Orlando, passando per Casarini e le ONG): la Lega sta attuando le stesse politiche e le stesse misure dei precedenti governi delle Larghe Intese. La Lega, il PD, Forza Italia, ecc. “odiano” gli immigrati nello stesso modo in cui “odiano” le masse popolari e i lavoratori italiani, attuano verso entrambi la stessa politica, il programma comune della borghesia imperialista.
Per i temi che sollevano con la loro propaganda e per i modi con cui li sollevano i vertici della Lega suscitano la mobilitazione di una parte delle masse popolari, ma si guardano bene dall’usarla per passare “dalle parole ai fatti”, poiché non hanno nessuna soluzione positiva verso cui indirizzare le masse popolari che chiamano a mobilitarsi e le relegano, anzi, al ruolo di massa di manovra nel teatrino della politica borghese. Ma la Lega raccoglie consensi elettorali in ragione delle misure promosse dal governo Conte in discontinuità con le Larghe Intese, misure del tutto irrealizzabili con un governo formato con Forza Italia e Fratelli d’Italia. Questo è il punto debole di Salvini e della Lega: non possono far cadere il governo Conte perché dimostrerebbero in pieno la loro natura e tornerebbero a essere uno degli altri partiti delle Larghe Intese, ma proprio per la loro natura devono dimostrarsi capaci di preservare e affermare gli interessi della classe dominante. E’ un “gioco delle tre carte” che si rivelerà tanto meno efficace quanto più cresce l’organizzazione delle masse popolari per attuare direttamente le misure per fare fronte agli effetti più gravi della crisi. Su quel terreno, quello che conta è la pratica: al di qua o al di là della netta linea che divide gli interessi delle masse popolari da quelli della borghesia imperialista.