APPLICHIAMO LA COSTITUZIONE NATA DALLA RESISTENZA!
Il 29 marzo si terrà, presso il Tribunale di Bologna alle ore 11, l’udienza conclusiva del ricorso alla Corte d’Appello per le condanne a tre compagni, due membri storici del Partito dei CARC e un altro compagno oggi all’estero (mentre un quarto è stato assolto), che il 2 maggio 2012 applicarono il diritto all’agibilità d’azione e di libera espressione dei comunisti!
Un’agibilità questa, messa in discussione dal teorema accusatorio imbastito dal ex PM P. Giovagnoli contro la Carovana del (nuovo) PCI, attacco ben sintetizzato dal Segretario Generale del (nuovo) PCI, il compagno Ulisse, in un recente articolo pubblicato su Resistenza di febbraio: “nel 2008 la Carovana del (nuovo) PCI vince la lotta iniziata nel 2003, […], contro il procedimento per “associazione sovversiva” (art. 270 bis) – l’Ottavo Procedimento Giudiziario (OPG) – orchestrato da Paolo Giovagnoli, allora pubblico ministero di Bologna, mirante a utilizzare contro il (nuovo)PCI e le organizzazioni ad esso vicine le leggi e le procedure poliziesche che la Repubblica Pontificia aveva messo a punto contro le Organizzazioni Comuniste Combattenti, al fine di ostacolare l’aggregazione delle masse popolari attorno al (nuovo) PCI dichiarandolo “organizzazione terroristica”. In altre parole, il tentativo di equiparare la clandestinità del (nuovo) PCI a qualcosa di fuori legge e di illegale venne rigettato al mittente grazie alla mobilitazione popolare e legale messa in piedi dai comunisti!
A fronte di una nostra vittoria, una vittoria in realtà per tutto il movimento comunista e progressista italiano, il PM A. Gustapane, già noto in città per accanirsi su chi difende i diritti degli studenti ad una mensa universitaria accessibile e di qualità e su chi si attiva per impedire le sfilate dei gruppi fascisti (quando dovrebbero essere le stesse istituzioni “democratiche” a impedirle!), decise di raccogliere il testimone del suo predecessore Giovagnoli e continuò l’attacco nei confronti della nostra area politica, imbastendo quello che è un vero e proprio colpo di coda dell’OPG: il Primo Grado di questo nuovo processo si è concluso con condanne rispettivamente a 3 mesi e 1000 euro per il reato di imbrattamento, 5 mesi per il reato di imbrattamento e oltraggio a pubblico ufficiale, e 2 mesi per il solo oltraggio, il tutto basandosi sulla sola testimonianza di un agente della Digos di Bologna. Alla faccia del processo equo! Vere e proprie condanne politiche in risposta ad una sana e giusta applicazione della Costituzione, cosa questa legittima perché va negli interessi immediati delle masse popolari!
La Corte d’Appello avrà quindi la responsabilità politica di confermare o meno queste condanne verso chi difese e difende le libertà democratiche conquistate con la Resistenza antifascista!
L’attuale Appello si inserisce in una fase nuova, diversa rispetto al Primo Grado (terminato nel novembre 2017), con il contesto politico nazionale mutato a fronte di un cambio di qualità del livello di resistenza spontanea che le masse popolari oppongono al procedere della crisi del capitalismo: con il 4 marzo scorso si è aperta una breccia nel sistema politico delle Larghe Intese. È stata aperta dalle masse popolari, non dal M5S, né tanto meno dalla Lega! Non solo, ma il suo allargamento è un evento indipendente dall’esistenza del Governo M5S-Lega (che è la forma specifica che ha preso l’allargamento della breccia nel nostro Paese) perché non si può richiudere: per la borghesia è diventato difficile, se non impossibile, poter installare governi delle Larghe Intese senza rompere ulteriormente le apparenze della democrazia borghese! La classe dominante è quindi costretta a restringere le libertà e i diritti conquistati con dure lotte nella seconda metà del secolo scorso perché sente venire meno il terreno sotto i propri piedi e gli spazi di valorizzazione del capitale si restringono oggettivamente: la crisi del capitalismo è entrata nella sua fase acuta e terminale!
Per questo la repressione, per quanto dura, è in realtà sintomo di debolezza della classe dominante: non va assolutamente sottovalutata (per questo è necessario rendere sistematica la Vigilanza Democratica) ma la borghesia vi ricorre anche a causa della crisi e delle lotte al suo interno, non riuscendo più a gestire e a governare il paese come faceva prima. L’ampio attacco, sempre meno selettivo e sempre più di massa, dal Decreto Sicurezza contro i lavoratori del SI Cobas e della FIOM di Modena fino all’infermiere di Massa, Marco Lenzoni, sotto processo per aver contestato l’entrata in vigore del Job’s Act, è occasione per sviluppare solidarietà e organizzazione di classe (Organizzazioni Operaie e Popolari ovunque, dalle fabbriche alle caserme di Vigili del Fuoco) perché le masse popolari non stanno alla finestra a guardare “la fine del mondo”: resistono e rispondono guidate dal senso comune che è frutto di una miscela di quanto il vecchio movimento comunista ha sedimentato, di concezione clericale di concezione borghese.
Inoltre, con questo processo, si rende evidente che il tentativo di limitare le libertà della democrazia borghese è già in essere e viene da lontano (si veda la non attuazione fin da subito della Costituzione): rendiamo la loro difesa ulteriore ambito di organizzazione e mobilitazione della classe operaia e delle masse popolari che, tramite esperienza pratica e diretta, arrivano ad imporre il rispetto e l’effettiva applicazione delle misure progressiste promesse dall’attuale governo, ad imporre nuove e altre misure necessarie e ad impedire quelle reazionarie fino a concepirsi come protagonisti del governo dei territori e del Paese!
Non solo, ma reprimendo, la classe dominante, mostra il suo vero volto e fa emergere l’odio di classe: ecco l’inevitabile contraddizione da cui la borghesia non può scappare e di cui invece dobbiamo consapevolmente giovarci! Infatti, far fronte alla repressione è possibile nella misura in cui si concepisce la lotta alla repressione come campo della lotta di classe, della lotta per vincere e imporsi al nemico, della lotta per la creazione delle condizioni per una nuova gestione della società, una società socialista.
In conclusione, questo attacco lede le libertà di tutti: che il 29 marzo diventi un giorno di lotta per tutti quelli che hanno a cuore la democrazia e il diritto alla libera espressione (articolo 21 della Costituzione)! Sostenere e sviluppare la solidarietà verso chi promuove iniziative di “disobbedienza civile”, “diritto alla resistenza”, legittimo (il)legale o come lo si voglia chiamare, è un dovere per quanti oggi aspirano a un cambiamento reale della società e al contempo alimento di una trasformazione in senso positivo! Mobilitiamoci per sostenere questi tre compagni:
IL 29 MARZO PARTECIPATE AL PRESIDIO SOLIDALE
IN P.ZZA DI PORTA RAVEGNANA A BOLOGNA, DALLE ORE 9!
Qui l’evento Facebook.
Anche il sostegno in campo economico dei compagni sotto processo è aspetto decisivo ai fini della vittoria: per questo vi invitiamo a fare una sottoscrizione per le spese legali e a costruire iniziative comuni per raccogliere fondi (cene, aperitivi, buffet, iniziative culturali, ecc.) così da concretizzare la grande forza della solidarietà di classe e creare il fronte che toglie ossigeno e forza al nemico!
Per le sottoscrizioni:
Bonifico IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018 -CCB Intestato a Gemmi Renzo
Ricarica Postepay n. 5333 1710 0024 1535 – Carta intestata a Gemmi Renzo
Queste potenziali conferme di condanna non possono arrestare il nuovo che avanza!
La lotta continua: costruiamo la vittoria, organizzandoci e coordinandoci in ogni quartiere, fabbrica e scuola!
****Prossime iniziative in Emilia Romagna legate alla campagna contro la repressione****
Venerdì 29.3, dalle ore 20:30, presso la Sala Ulivi via C. Menotti 137 a Modena l’iniziativa: “Black Panthers: incontro con Silvia Baraldini a Modena”;
Sabato 30.3, dalle ore 17, presso la sede PRC in via Gandhi 1/d a Reggio Emilia l’iniziativa “Incontro con Silvia Baraldini sul Black Panther Party” con buffet benefit per le spese legali.