Il 3 marzo si è svolta a Napoli l’assemblea nazionale di preparazione per la mobilitazione del 23 marzo contro le grandi opere inutili e dannose.
L’assemblea, cui hanno partecipato centinaia di persone provenienti da tutta Italia e in particolare dal sud, ha costituito un’ulteriore tappa del percorso di costruzione di una Rete nazionale contro le grandi opere.
Di seguito trattiamo di alcuni degli aspetti emersi dall’assemblea, come commento dei compagni del P. CARC che hanno partecipato ai lavori.
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Limitarsi a rivendicare o governare il paese – In molti interventi sono emerse la rabbia e la delusione nei confronti del governo, e in particolare del M5S, a fronte dei passi indietro sul Terzo Valico, sulla TAP, sul MUOS, ecc. rispetto alle promesse contenute nel programma del Movimento 5 Stelle e nel Contratto di Governo di cui si è rivendicato il rispetto.
Molti tra i comitati si stanno muovendo sempre di più nella prospettiva di governare il Paese, superando gradualmente l’approccio esclusivamente rivendicativo e inserendo il “NO” alle grandi opere nel quadro di un progetto politico più ampio.
Esemplare, in questo senso, è stato il contributo portato dal Movimento NO TAP che è intervenuto con la parola d’ordine di rispettare il Contratto nella parte in cui si parla di defossilizzazione dell’energia.
Tuttavia, per avanzare sulla strada di un’alternativa reale al catastrofico corso delle cose imposto dai poteri forti che comandano nel paese, è necessario:
- che i comitati contro le grandi opere si diano i mezzi per agire da vere e proprie autorità, in grado di proporre e attuare direttamente piani di sviluppo infrastrutturale, energetico, di riqualificazione urbana, ecc. che siano negli interessi della maggioranza della popolazione, come evidenziato da un esponente del Comitato “Giustizia per Taranto”, che nel suo intervento, in cui ha detto esplicitamente che “non basta dire NO alle grandi opere”, ha parlato del piano alternativo di sviluppo urbano della città redatto dal basso da vari comitati cittadini e rendendosi disponibile a condividerlo;
- agire all’interno della situazione politica in corso per favorire gli interessi delle masse popolari, la loro organizzazione e la loro mobilitazione. Le elezioni del 4 marzo e la costituzione del governo M5S – Lega hanno aperto una breccia nel sistema politico italiano che non potrà più essere richiusa e offrono numerosi appigli di cui approfittare per alimentare la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari.
In sintesi, si tratta di imporre dal basso misure pratiche in favore delle masse popolari, approfittando del fatto che il M5S e la Lega hanno preso i loro consensi promettendo cose precise e azioni concrete su cui saranno valutate. Bisogna approfittare, quindi, delle contraddizioni derivati dal fatto che questo governo si illude di riuscire a tenere insieme “il diavolo e l’acqua santa”, l’interesse delle masse popolari e quello dei capitalisti (basti pensare alle continue fibrillazioni del governo proprio sul TAV…).
Coordinarsi paga – Una delle caratteristiche più positive di quest’assemblea è stata la spinta a coordinarsi non solo tra i comitati contro le grandi opere, ma anche tra questi e altri settori delle masse popolari, in particolare gli studenti.
L’assemblea infatti, è stata aperta dai collettivi studenteschi impegnati nell’iniziativa a carattere internazionale “Fridays for future” che vedrà studenti di tutto il mondo scendere in piazza e scioperare contro i cambiamenti climatici.
Si tratta di una sinergia importante, che va vista in concatenazione con le lotte studentesche di questi mesi e dimostra ancora una volta come si faccia largo la tendenza ad andare oltre le singole lotte e rivendicazioni.
Tuttavia, unire le lotte, essere in tanti non basta. Coordinarsi vuol dire promuovere direttamente l’applicazione di misure pratiche comuni tra diversi settori delle masse popolari organizzate, che abbiano un nesso tra di loro.
Esemplare in questo senso è stata l’esperienza svolta da alcuni studenti dell’istituto “Marie Curie” di Ponticelli che, insieme ai lavoratori di ARPAC Multiservzi, hanno rilevato la presenza di amianto nella scuola e, a fronte delle mancate risposte da parte dell’ASL e della direzione della scuola, hanno agito direttamente per rimuoverlo. Questo significa difendere l’ambiente e mettere al centro anche nelle scuole i lavori che servono, non le grandi opere inutili e speculative!
Il ruolo della classe operaia – All’assemblea la classe operaia è stata presente, in particolare tramite la partecipazione di delegazioni sindacali (COBAS, SI COBAS, USB) e questo rappresenta senza dubbio un passo in avanti.
Tuttavia è emersa da più parti una certa sfiducia nel suo ruolo. Esemplare, in questo senso, è stato l’intervento di un esponente dei COBAS che ha detto apertamente che, salvo alcuni casi sporadici, la classe operaia del nostro paese è oggi troppo arretrata e insensibile per partecipare a questa lotta.
La classe operaia rappresenta la classe dirigente nel processo di costruzione della rivoluzione socialista e sarà la classe che dirigerà la transizione verso il comunismo. Non perché è la classe più sfruttata o la più numerosa ma perché, essendo quella direttamente impiegata per accrescere (valorizzare) il capitale dei capitalisti, è quella più è portata dalla sua esperienza ad imparare oggi aspetti decisivi della società di domani.
Solo il coordinamento tra i comitati contro le grandi opere e la classe operaia, in particolare quella delle grandi aziende che si mobilitano contro chiusure e delocalizzazioni o per la riconversione della produzione (vedi ILVA), può far fare un salto decisivo alla lotta per la salvaguardia dell’ambiente.
Conclusioni – L’assemblea del 3 marzo ha segnato senz’altro un passo in avanti nella costruzione di una Rete nazionale contro le grandi opere e la mobilitazione del 23 sarà un altro passaggio importante in tal senso, tanto più se vista in continuità e concatenazione con le mobilitazioni di novembre e dicembre (tra l’altro nel corso dell’assemblea è già stata definita una data per un’ulteriore assemblea di bilancio e sono state già individuate altre linee di sviluppo).
Si tratta ora di imparare effettivamente a governare i territori, a porsi come Nuove Autorità Pubbliche in grado di dirigere il paese, di imporre un proprio governo, di portare avanti vittoriosamente la rivoluzione socialista.