A febbraio la battaglia quasi trentennale dei NOTAV ha avuto la sua ragione con la relazione costi-benefici della commissione governativa; alcuni giorni dopo il Parlamento ha deciso la revisione del progetto. Lo stop all’opera sembrerebbe cosa fatta, ma il movimento NOTAV ha grande esperienza del teatrino della politica borghese, composto dagli esponenti dei vari comitati d’affari della borghesia che fanno apparire interesse delle masse la realizzazione dei propri affari. Immediatamente si è infatti accelerato il fuoco di fila dei fautori dell’opera (comprese le direzioni dei sindacati di regime) contro il ventilato stop ai cantieri in ValSusa, complici anche i tentennamenti del governo sulle grandi opere per le contraddizioni al suo interno: un M5S, che ha raccolto voti tra i movimenti di lotta, e la Lega legata da anni alle varie consorterie delle Larghe Intese. Sono anni che si inventano bufale mediatiche per intossicarci con i loro propositi: dal “ce lo chiede l’Europa” al “pagheremo milioni di penali”, ai “posti di lavoro persi”, al “blocco della circolazione delle merci”, all’”impossibilità di ammodernare la linea esistente”: tutte balle! Smontate dalla realtà che il cantiere in ValSusa è l’unico aperto da Lisbona a Kiev, che la linea esistente è usata per il 20% delle sue possibilità, che il traffico è in diminuzione, che non esistono penali, che i posti di lavori sono esigui e infinitamente meno di quelli creabili dalle mille altre opere necessarie e urgenti nei territori per migliorare la qualità della vita delle masse popolari.
Aspetto positivo di questa vicenda è che sono sempre più evidenti gli interessi di classe contrapposti: da una parte i grandi gruppi capitalisti e i loro referenti politici che spingono per realizzare l’opera e dall’altra le masse popolari che lottano contro lo scempio ambientale, per il funzionamento dei servizi pubblici che da anni sono messi in discussione dalle privatizzazioni, dalla scarsa manutenzione, dai tagli delle risorse e dei posti di lavoro, dalla corruzione della classe dirigente del paese, per il prevalere dell’interesse per il profitto rispetto a quello per una vita dignitosa per le masse popolari.
Ciò che serve ora su questo capitolo è il definitivo stop all’opera e lo spostamento dei fondi verso altre priorità, che sono la manutenzione di strade e infrastrutture che cadono a pezzi, del territorio in dissesto idrogeologico devastato e inquinato dallo sfruttamento capitalistico, dell’adeguamento antisismico del patrimonio abitativo, della sistemazione delle migliaia di persone che sono ancora nelle case provvisorie o che ne sono senza, dell’assunzione di migliaia di persone per il funzionamento di servizi pubblici che sono smantellati o privatizzati, dell’espansione dell’uso delle energie alternative ai combustibili fossili che aggravano lo stato di salute del pianeta e di chi ci vive.
Da decenni comitati, associazioni e organismi di lotta degli operai si battono per impedire lo scempio del paese da parte degli speculatori e degli inquinatori e il movimento NOTAV è il simbolo e il punto di riferimento di queste battaglie che hanno saputo anche rispondere ad una vasta militarizzazione del territorio che a questo punto deve essere smantellata.
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA IL 23 MARZO
CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI, IMPOSTE E DANNOSE
e contro le speculazioni a danno dell’ambiente e del territorio
Oggi serve una vasta presa di posizione per costringere il governo e in esso il M5S a mettere una pietra tombale al capitolo devastante della TAV in Val Susa, per dire chiaramente dal basso quali sono le opere da realizzare. Da qui deve partire una vasta opera di organizzazione delle masse popolari nei territori e degli operai nelle imprese private e pubbliche per mettere in chiaro e imporre alle autorità del paese le priorità per la destinazione dei fondi pubblici e per esercitare il controllo popolare sulla realizzazione delle opere avviate. È così che la classe operaia e le masse popolari devono avviarsi verso il governo del paese prendendone in mano la direzione attraverso un Governo di Blocco Popolare, espressione delle loro organizzazioni nelle aziende e nei territori, per avviare la soluzione almeno dei principali problemi generati dalla crisi generale del sistema e aprire la strada al socialismo.
È LA MOBILITAZIONE DELLE MASSE POPOLARI CHE INDICA LE OPERE DA FARE