[Sardegna] Sull’esito elettorale del 24 febbraio

Il 24 febbraio si sono svolte le elezioni per la Regione Autonoma della Sardegna. Le elezioni hanno visto un leggero aumento della partecipazione al voto rispetto alle elezioni regionali del 2014, passando da 774.939 a 790.709. Trasmettiamo qui la tabella dei risultati delle elezioni degli ultimi 5 anni (ancora provvisori, mancano circa 30 sezioni da scrutinare, ma i dati sono pressochè definitivi e già indicativi).

Lista Regionali 2014 Politiche 2018 Regionali 2019
M5S 369.196 85.046
PD – Centro Sinistra 289.573 (candidato presidente 312.982 preferenze) 303.884 250.560
PD 150.492 153.514 106.587
Altre liste in coalizione 139.081 150.370 143.973
Centro Destra 299.349 504.679 363.946
Lega 128.503 89.666
Forza Italia 126.327 269.821 63.810
Partito Sardo d’Azione 31.886 78.201
Fratelli d’Italia 19.275 93.771 37.400
UdC 51.923 In coalizione con PD
Liste sardiste/autonomiste/indipendentiste + lista Sinistra Sarda 127.356 (divisi in 3 liste presentatisi autonomamente per un totale di 10 organismi politici) 65.828 (divisi in 5 liste)
Affluenza 774.939 896.495 790709

I dati in termini assoluti affermano che:

  • Il M5S perde 284150 voti rispetto alle politiche dello scorso anno;
  • Il sistema delle Larghe Intese conferma grosso modo il numero di voti delle scorse elezioni regionali (spostatisi dal centrodestra al PD e affini). Rispetto alle politiche ha perso 194057 voti per entrambi gli schieramenti;
  • Le liste di “ispirazione” sardista/autonomista o indipendentista (le mettiamo insieme solo per comodità, pur consci delle differenze politiche tra ognuna di esse) perdono 61528 voti ma bisogna considerare che una parte dei voti dell’elettorato “sardista” si è spostato sul Partito Sardo d’Azione (in coalizione con il Centro Destra)

Cosa dimostra l’esito del voto in Sardegna.

Come affermato in merito all’esito elettorale delle regionali in Abruzzo, la Lega si conferma il partito che raccoglie una parte dei voti dispersi dai principali partiti delle Larghe Intese, PD e Forza Italia. La Lega, forte del legame con le Larghe Intese con le quali ha governato per oltre 20 sia l’Italia sia importantissime regioni, mantiene ancora uno stretto legame con questi apparati e ne raccoglie una parte dell’elettorato, e cerca di consolidare il rapporto con gli altri partiti attraverso la continuità con alcune politiche di lacrime e sangue che promuove. Al tempo stesso, questo risultato dimostra che la componente più penalizzata dalle titubanze e reticenze del “Governo del Cambiamento” rispetto all’attuazione delle misure progressiste promesse in campagna elettorale (circa il 47% di astensione è un dato esemplificativo) è sicuramente il M5S.

Cosa insegna il risultato elettorale in Sardegna.

L’esito elettorale insegna principalmente tre cose:

  • Agli elettori sardi del M5S, che lo hanno sostenuto in questa tornata elettorale (85.046) e anche ai delusi che non lo hanno sostenuto (150), agli attivisti e agli eletti, insegna che non basta aspettare che il “Governo del Cambiamento” attui le misure che ha promesso in campagna elettorale o nel Contratto di Governo: maggiore efficienza della sanità pubblica, sostegno al reddito e al lavoro, abolizione della Fornero, intervento sulla crisi ambientale. Le Larghe Intese (e in questo la Lega ha un ruolo particolare) utilizza ogni contraddizione e ogni ricatto possibile per fare in modo che il governo non attui le misure progressiste promesse ma rientri, nella sua azione, nell’attuazione del “programma comune” che PD e FI hanno finora attuato: misure di lacrime e sangue, ritiro delle conquiste ottenute dalle masse popolari negli anni precedenti, peggioramento generale delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari ecc. Per fare in modo che vengano attuate misure favorevoli alle masse popolari, gli elettori del M5S (operai, lavoratori, studenti ecc.) devono organizzarsi e mobilitarsi per fare rispettare le promesse. “Lasciamoli lavorare” è un atteggiamento attendista che porta alla sconfitta!
  • Ai comunisti, agli elementi della base rossa con la “falce e il martello nel cuore”, insegna che la crisi politica si aggrava e che la situazione è favorevole: la crepa aperta dalle masse popolari nel sistema politico delle Larghe Intese con il voto del 4 marzo deve essere allargata, coscientemente e sistematicamente (neanche il M5S, da tanti sostenitori del “piano del capitale” definito erroneamente come un aggregato creato ad hoc per contenere il malcontento popolare, riesce a raccogliere tutti i voti di protesta e gli astenuti!). La crepa va allargata non per “impedire la vittoria della destra” (la destra vince dove non c’è una sinistra combattiva, di avanguardia, di rottura, di prospettiva: in Sardegna la destra ha vinto le elezioni anche a fronte di un’alta astensione!), non per il ritorno dei governi delle Larghe Intese (PD, FI e soci), ma per rovesciare il sistema politico delle Larghe Intese e costituire il governo di emergenza delle masse popolari organizzate di cui il paese ha bisogno.
  • Agli indipendentisti e tutti coloro che lottano per liberare la Sardegna dal giogo del governo centrale italiano, insegna che la lotta per la liberazione della Sardegna e dell’autodeterminazione del popolo sardo è parte della lotta di classe per affermare gli interessi delle masse popolari a scapito degli interessi della borghesia. Prendere con decisione in mano la lotta per un lavoro dignitoso, contro lo sfruttamento dei lavoratori e dell’ambiente che padroni italiani e stranieri perpetrano ai danni delle masse popolari sarde, sostenendo la creazione di organismi operai e popolari che prendano in mano il destino del proprio territorio, delle proprie aziende e città è un elemento cruciale della lotta per l’autodeterminazione del popolo sardo. Le elezioni non bastano più, perchè si gioca con le regole imposte dal nemico!

“In questo contesto l’essenza del nostro lavoro, da comunisti, non è “guidare le proteste contro il governo M5S-Lega” per le misure antipopolari che adotta o perché adotta misure insufficienti e neppure “guidare il sostegno al governo M5S-Lega” per resistere agli attacchi delle Larghe Intese. E’ nostro compito, invece, approfittare della situazione e usare ogni appiglio per portare le organizzazioni operaie e popolari a imporre un loro governo di emergenza (il Governo di Blocco Popolare), sostenendole, rafforzandole, indicando i passi concreti che possono compiere per conquistare la fiducia di quella parte di masse popolari che non sono ancora organizzate, favorendo il loro coordinamento e facendole agire da nuove autorità pubbliche al posto delle vecchie autorità e istituzioni borghesi” – da “Darsi i mezzi per costituire il Governo di Blocco Popolare”, Resistenza n.2/2019.

La lotta dei pastori sardi e il sostegno di larga parte della popolazione e degli organismi popolari, le mobilitazioni in difesa della sanità pubblica in Sardegna (occupazioni, presidi, manifestazioni ecc.), e tante altre lotte e battaglie di resistenza ai peggiori effetti della crisi dimostrano che è tutto in movimento e in fermento. La crisi politica non diminuirà (chi afferma che se ha vinto il Centro Destra si è tornati indietro sbaglia!) ma anzi, sarà alimentata dalla crisi del capitalismo che in mille forme e modi si manifesta sulle spalle degli operai e delle masse popolari. Trasformare questo fermento in lotta politica rivoluzionaria è il compito dei comunisti!

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