L’esempio della Lista Disoccupati e Precari di Gratosoglio
Per impedire che il Reddito di Cittadinanza (RdC) sia boicottato e sabotato dalle “quinte colonne” delle Larghe Intese nella pubblica amministrazione, per evitare che si trasformi nell’ennesimo “carrozzone” tipico della Repubblica Pontificia, affinché sia uno strumento efficace nel contrasto alla povertà (per quanto parziale) e uno strumento di organizzazione e mobilitazione delle masse popolari è necessario che gli organismi popolari ne prendano in mano l’attuazione e controllino l’operato delle istituzioni e delle autorità borghesi. Un esempio in questo senso viene dalla Lista Disoccupati e Precari (LDP) di Gratosoglio (MI).
Premessa. La LDP esiste da circa 2 anni, nel corso dei quali ha promosso e realizzato banchetti e iniziative pubbliche, ha svolto numerosi scioperi al contrario, bonificando la zona dall’amianto e curando aree verdi e spazi ricreativi del quartiere, ha diffuso centinaia di questionari di inchiesta dai quali ha elaborato un programma dei “lavori che servono” per contrastare il degrado della zona. Ha inoltre raccolto centinaia di firme per un progetto di riqualificazione da realizzare attraverso la costituzione di una cooperativa che impieghi i disoccupati. La relazione con i compagni del P.CARC è stata sempre stretta e, in seguito a una discussione collettiva sulla linea “allargare la breccia aperta dalle masse popolari con il voto del 4 marzo nel sistema delle Larghe Intese”, la LDP ha prodotto una lettera aperta a Comune, Consiglieri Regionali e Parlamentari per spingerli a sostenere la realizzazione della cooperativa, allegando le numerose firme raccolte.
Un prima risposta. Immediatamente la lettera ha suscitato l’interesse dal portavoce del deputato Alessandro Amitrano (membro della Commissione Lavoro della Camera) e di un consigliere regionale del M5S, Nicola Di Marco, che hanno risposto, ma non hanno però dato seguito all’incontro che avevano accettato di fare; oltre all’interesse, l’Assessore alle politiche sociali del Comune di Milano, Majorino, ha incontrato due volte la LDP. Il succo degli incontri è l’apertura di “un ragionamento” rispetto alla possibilità di sostenere il progetto della cooperativa costituendo squadre di disoccupati da impiegare in lavori socialmente utili, da retribuire ricorrendo all’istituto della Borsa Lavoro (500 euro al mese per 6 mesi, con venti ore di lavoro settimanali). E’ ovvio che l’entrata in vigore del RdC rende superata e migliorabile questa proposta, la questione aperta riguarda tempi e modi di sviluppo.
Uno sviluppo possibile, e sul quale stiamo ragionando con la LDP, riguarda la combinazione delle proposte avanzate dal Comune con le possibilità che apre l’istituzione del RdC e valorizzando quanto già fatto dalla LDP: le squadre di disoccupati devono essere formate da chi è iscritto al percepimento del RdC; i lavori socialmente utili (la cui definizione fa capo al Comune) devono essere definiti in base a quanto emerso dai questionari “dei lavori che servono” (e anzi, anche la formulazione, la diffusione, la raccolta dei questionari e l’elaborazione dei risultati deve rientrare nei lavori socialmente utili) già fatta dalla LDP. In questo modo si unisce ciò che la burocrazia divide e contrappone (lavori socialmente utili del comune e RdC), si promuove la mobilitazione popolare, si avanza nella creazione di posti di lavoro utili e dignitosi (a differenza di ciò che sono oggi i lavori socialmente utili, chi li ha fatti lo sa!). In questo modo, anche, si pongono basi più solide per costringere gli enti locali a formare aziende pubbliche con lo specifico compito di contrastare il degrado dei quartieri, aziende che, a differenza degli attuali carrozzoni clientelari, funzionano su spinta, attivazione, controllo e orientamento definito dalle masse popolari (ricordiamo che l’unica bonifica di amianto fatta nelle case popolari di Gratosoglio è quella fatta dalla LDP in modo del tutto autofinanziato…ma il lavoro non è volontariato: va pagato!). In questo modo, infine e soprattutto, il RdC è utile a creare posti di lavoro anziché essere solo un accompagnamento fra un periodo di disoccupazione e un altro.