La propaganda del socialismo deve accompagnare il lavoro sulle organizzazioni operaie e popolari (OO e OP) e il reclutamento di militanti di base (partito di quadri e di massa) e in generale permeare tutta la nostra azione. Senza propaganda del socialismo, il lavoro sulle OO e OP e di sostegno e promozione di lotte e proteste per gli interessi immediati equivale a fare del sindacalismo conflittuale; senza il lavoro per moltiplicare le OO e OP, coordinarle e orientarle a costituire un loro governo d’emergenza, a farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia e a difenderne l’opera dall’opposizione, dal sabotaggio, dalle pressioni e dai ricatti dei vertici della Repubblica Pontificia e della loro comunità internazionale, la propaganda del socialismo di fatto significa “aspettare una rivoluzione che prima o poi scoppierà”. La costituzione del GBP è l’obiettivo immediato del P.CARC, l’instaurazione del socialismo (fase iniziale del comunismo) il suo obiettivo storico.
Per fare propaganda del socialismo è necessario intendersi su che cos’è il socialismo, perché oggi anche tra quelli che si dicono comunisti c’è molta confusione. Stante il lungo periodo di predominio del revisionismo moderno e poi della sinistra borghese e il sistema di intossicazione e di diversione dalla lotta di classe con cui la borghesia imperialista puntella il suo potere, nel nostro paese sono in circolazione non solo le più varie denigrazioni della prima ondata della rivoluzione proletaria (alla “libro nero del comunismo”, agli “errori e orrori del comunismo”), ma anche molteplici proposte di “società migliore” dai contorni indefiniti che in definitiva sono riproposizioni del capitalismo senza i suoi mali (che è come “l’acqua senza il bagnato”!) e altrettante divagazioni sul socialismo.
Una parte degli oppositori al disastroso corso delle cose sostengono che la finanziarizzazione dell’attività economica, la globalizzazione, “Industria 4.0” e le altre trasformazioni che ci sono state e che sono in corso hanno cambiato la natura del capitalismo che Marx ha analizzato ed esposto in dettaglio in Il capitale e, sulla base di questo, negano (benecomunismo, teoria del comune di Negri & C. e simili) che occorra instaurare un nuovo sistema di relazioni sociali di cui il capitalismo stesso ha creato i presupposti e negano quindi tutta la sostanza politica della concezione comunista: negano la divisione della società attuale in classi sociali e la missione speciale della classe operaia (vedi la “scomparsa della classe operaia”, vedi la “teoria delle moltitudini”, ecc.), negano la lotta di classe come motore dello sviluppo della società, negano la dittatura del proletariato come sbocco inevitabile della lotta di classe attraverso cui verrà eliminata la divisione dell’umanità in classi (fallimento o superamento del “comunismo novecentesco”, “post fordismo”, “post moderno”, “lotta di classe è superata”).
Anche quelli che si dicono comunisti, quando parlano di socialismo in realtà intendono cose del tutto diverse: “miglioramento delle condizioni delle masse”, “più equa distribuzione della ricchezza” e simili (proposte di uscita dalla crisi del capitalismo restando nell’ambito del sistema sociale borghese); “socialismo di mercato” (gestione statale pianificata dell’attività economica senza lotta contro la divisione in classi e il complesso delle relazioni sociali, delle idee e dei sentimenti connessi a questa divisione e senza lotta per l’instaurazione del socialismo a livello mondiale); “socialismo del XXI secolo” (un socialismo senza rivoluzione socialista e variamente combinato con il ritorno a un supposto stato di natura). Queste posizioni hanno in comune l’idea che il socialismo sarebbe un progetto di società elaborato dai fondatori del movimento comunista e che quindi ognuno lo cambia in base ai suoi gusti, pregiudizi e opinioni. Al contrario Marx ed Engels hanno sempre negato di aver elaborato un progetto di “società migliore” da proporre in alternativa alla società reale e hanno sempre dichiarato di avere solo decifrato il cammino che la società reale stava seguendo (e per questo hanno chiamato socialismo scientifico la concezione da loro elaborata).
Il socialismo per cui noi comunisti lottiamo è semplicemente l’esito della trasformazione che la società attuale sta percorrendo, è il sistema di relazioni sociali di cui il capitalismo stesso ha creato i presupposti e che ne supera le contraddizioni. Come l’esperienza dei primi paesi socialisti ha confermato anche sperimentalmente, esso combina
1. il potere in mano alle masse popolari organizzate e in primo luogo alla classe operaia organizzata attorno al suo partito comunista (dittatura del proletariato), che ha il compito principale di reprimere i tentativi di rivincita della borghesia imperialista e del clero e di promuovere l’universale partecipazione delle masse popolari alle attività da cui le classi dominanti le hanno sempre escluse,
2. il passaggio (nelle forme e con i tempi adeguati alle condizioni concrete) dalla produzione fatta in aziende capitaliste e in piccole aziende individuali e familiari alla produzione fatta in agenzie pubbliche che lavorano secondo un piano pubblicamente deciso per produrre tutti e solo i beni e i servizi necessari alla vita dignitosa della popolazione (al livello di civiltà che l’umanità ha oggi raggiunto) e ai rapporti di solidarietà, di collaborazione e di scambio con gli altri paesi,
3. la partecipazione crescente di tutta la popolazione alla gestione, alla direzione e alla progettazione della vita sociale, al patrimonio culturale e al resto delle attività propriamente umane.
Questi sono i tre aspetti costitutivi di ogni paese socialista. Vanno trovate concretamente, paese per paese, le procedure e le istituzioni in cui essi si traducono.
Instaurare il socialismo è necessario e possibile. Non perché la borghesia imperialista è crudele e il capitalismo è un sistema ingiusto (basato sull’oppressione di classe, lo sfruttamento economico e l’arretratezza culturale). Ma perché il capitalismo ha unificato gli uomini e reso collettiva, a livello di singolo paese e mondiale, la loro vita pratica. Gli uomini oggi producono i beni e i servizi necessari alla loro esistenza in aziende collegate tra loro a formare reti nazionali, già oggi in una certa misura connesse a formare una rete mondiale; ogni azienda usa prodotti di altre aziende e attinge risorse in natura; il singolo lavoratore da solo non è in grado di produrre niente di quello che usa; ognuno contribuisce a un meccanismo di produzione di beni e servizi che è collettivo e mondiale, la cui produttività è potenzialmente illimitata (e dipende principalmente dall’applicazione alla produzione del patrimonio conoscitivo dell’umanità), che funziona grazie all’opera di molti individui che fanno ognuno la propria parte (e tutti possono fare la loro parte solo se ognuno fa la propria). Tutto questo richiede che ogni azienda funzioni secondo un piano pubblicamente deciso e noto agli uomini i quali contribuiscono, ognuno con un proprio apporto, a elaborarlo e ad attuarlo nelle aziende e che dal sistema di aziende ricevono quanto destinato al consumo individuale. E fa invece a pugni con il fatto che l’attività economica è ancora nelle mani di capitalisti (singoli o gruppi) ognuno dei quali gestisce l’azienda di cui è titolare come un suo affare privato e come uno strumento per accrescere il suo capitale. Il persistere della proprietà privata capitalista e della libertà d’iniziativa economica riservata ai capitalisti genera la situazione catastrofica in cui siamo immersi: siamo ormai in grado di produrre tutto quello che occorre agli uomini per vivere dignitosamente, però una parte importante della popolazione mondiale non ha neanche di che sfamarsi e un’altra parte è malata di obesità!
L’instaurazione del socialismo è diventata la condizione indispensabile per ogni ulteriore progresso, per la conservazione dell’ambiente e per la sopravvivenza stessa dell’umanità. Le masse popolari hanno la forza di compiere questo salto, ma sono in grado di farlo solo sotto la direzione di una parte speciale di esse, i comunisti. Per instaurare il socialismo occorre far rinascere il movimento comunista, cioè costruire il nuovo potere contrapposto al potere dei vertici della Repubblica Pontificia (il Vaticano, la Confindustria e le altre organizzazioni padronali, le Organizzazioni Criminali, le agenzie dei gruppi imperialisti americani, sionisti ed europei operanti nel nostro paese). Rinascita del movimento comunista vuol dire ricostruire quel tessuto di organizzazioni di massa anticapitaliste, guidate e orientate dai comunisti, che avevano reso forti gli operai e le altre classi delle masse popolari, cioè ricostruire qualcosa che nel nostro paese abbiamo costruito a un certo livello già tre volte (Biennio Rosso, Resistenza, Anni ‘70), superando i limiti e gli errori della sinistra del movimento comunista (la parte più devota alla causa della rivoluzione socialista) che hanno permesso l’affermarsi del revisionismo moderno con il conseguente periodo di crisi e di declino del movimento comunista.
Quando la rinascita del movimento comunista sarà arrivata a questo punto, l’instaurazione del socialismo diventerà non solo una parola d’ordine di propaganda, ma anche una parola d’ordine politica.
Con iniziative culturali, interventi e comizi, parti di volantino, corsi, iniziative culturali, volantini specifici, seminari sul marxismo, ecc. dobbiamo spiegare nel modo più dettagliato, semplice e concreto possibile
1. che la crisi economica, politica, culturale e ambientale prodotta dal capitalismo si aggrava sempre di più e che i vertici della Repubblica Pontificia non possono che affondare ogni giorno di più le masse popolari nel marasma;
2. che solo instaurando il socialismo elimineremo il capitalismo e porremo fine una volta per tutte al vortice di crisi, miseria, devastazione dell’ambiente e guerra che la borghesia imperialista, il suo clero e le sue autorità nazionali e internazionali impongono al mondo da quando, a causa dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria suscitata in tutto il mondo dalla Rivoluzione d’Ottobre, dall’URSS e dall’Internazionale Comunista, hanno ripreso in mano la direzione del corso delle cose;
3. in cosa consiste il socialismo, utilizzando
a) i presupposti di esso che già vi sono nel presente: le cose che già ci sono oggi, le relazioni pratiche che già ci sono, funzionerebbero meglio, con meno problemi, con migliori risultati, senza gli inconvenienti che ora presentano, con una proprietà pubblica di un potere basato su organizzazioni di lavoratori e di masse popolari. Va spiegato che questi presupposti spuntano in un mondo ostile e ognuno di essi porta il marchio della borghesia (sono come un bambino appena nato, sporco ancora di sangue) quindi bisogna saperli vedere e considerare per quello che indicano e per quello che possono diventare in un contesto favorevole,
b) l’esperienza dei primi paesi socialisti, senza sorvolare su una differenza importante: nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria il socialismo è stato instaurato in paesi capitalisticamente arretrati, quindi le masse popolari hanno dovuto in gran parte creare fabbriche, strade, ferrovie, reti elettriche e telefoniche (forze produttive moderne); in Italia e negli altri paesi imperialisti invece le abbiamo già pronte, si tratta solo di farle funzionare per il benessere materiale e spirituale della popolazione;
4. la storia della prima ondata della rivoluzione proletaria in Italia (Biennio Rosso, Resistenza, Anni ’70) e nel resto del mondo, le conquiste e i progressi che le masse del nostro paese e i popoli di tutto il mondo hanno fatto nel corso di essa. Contemporaneamente dobbiamo spiegare che il declino del movimento comunista e il crollo dei primi paesi socialisti sono dovuti non alla forza della borghesia, all’astuzia dei revisionisti (la destra del movimento comunista) o al tradimento dei capi, ma ai limiti del movimento comunista stesso (cosa ovvia, visto che è un movimento nuovo e che compie un’impresa unica nella storia dell’umanità) e in particolare della sua sinistra: a causa di essi il movimento comunista non è riuscito ad andare oltre i grandi successi raggiunti e ha perso anche quelli. La Carovana del (n)PCI ha messo in chiaro quali sono quei limiti e indica come superarli: il movimento comunista può quindi risorgere e avanzare oltre le conquiste raggiunte nella prima ondata. Su questo va sviluppato il confronto e il dibattito nel movimento comunista italiano (per costruire l’“unità dei comunisti”) e internazionale.
Propagandare le conquiste dei primi paesi socialisti senza spiegare perché, nonostante questo, non esistono più e la borghesia imperialista ha ripreso il sopravvento, getta un’ombra di dubbio su quello che diciamo e lascia spazio ai denigratori; allo stesso risultato porta onorare il PCI della Resistenza e gli altri partiti comunisti dell’Internazionale Comunista nei paesi imperialisti, senza spiegare perché, nonostante la dedizione e l’eroismo di migliaia di comunisti, non hanno instaurato il socialismo e perché di conseguenza la loro opera viene giorno dopo giorno cancellata. Solo la spiegazione dei limiti dei partiti comunisti formatisi nei paesi imperialisti nella prima parte del secolo scorso sulla spinta della Rivoluzione d’Ottobre e della costruzione del socialismo in URSS e quindi l’esposizione degli insegnamenti che ricaviamo (in positivo e in negativo) dalla loro opera, permettono di affermare e far valere i progressi raggiunti dai primi paesi socialisti e i meriti acquisiti presso i popoli oppressi e le classi sfruttate di tutto il mondo;
5. la rinascita del movimento comunista in corso a livello mondiale: la formazione di partiti comunisti all’altezza dei loro compiti (marxisti-leninisti-maoisti), le rivoluzioni di nuova democrazia che i partiti comunisti di vari paesi (India, Filippine e altri) conducono, l’azione dei governi e degli Stati dell’America Latina (Cuba, Venezuela, Bolivia, ecc.) che si oppongono alla comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, la resistenza antimperialista delle masse popolari dei paesi ricolonizzati, il movimento di resistenza delle masse popolari dei paesi imperialisti;
6. che la costituzione del Governo di Blocco Popolare è uno strumento della lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese (e non una terza via alternativa al permanere del capitalismo e all’instaurazione del socialismo): risponde alle esigenze immediate delle masse e contemporaneamente sarà su larga scala la scuola pratica, intellettuale e morale di comunismo che le masse popolari hanno bisogno di compiere per arrivare a instaurare il socialismo. Il GBP prenderà misure pratiche, governative e sostenute dalle organizzazioni operaie e popolari per far fronte agli effetti più gravi della crisi. Sarà per forza di cose un insieme di misure contraddittorie e con risultati parziali perché 1. al GBP parteciperà anche una parte delle classi dominanti, 2. la Pubblica Amministrazione sarà ancora grosso modo quella di oggi, salvo le epurazioni degli elementi ostili e più corrotti, 3. le Forze Armate e di polizia saranno ancora grosso modo quelle di oggi, salvo le epurazioni degli elementi ostili, 4. non esproprierà in massa i capitalisti, ma li sottoporrà temporaneamente a una legislazione d’emergenza, 5. anche al suo interno si scontrerà chi è per andare avanti e chi invece è per ristabilire le condizioni di un “sano capitalismo”, 6. resteranno da regolare fino in fondo i conti con il Vaticano, con gli imperialisti USA, con i gruppi sionisti, con l’Unione Europea, con le Organizzazioni Criminali. Ma proprio questa esperienza insegnerà alle masse popolari che per consolidare le misure prese ed estenderle, per difenderle con successo, per trattare con lungimiranza le contraddizioni in seno al popolo ed eliminare gli inconvenienti che si presenteranno, bisogna abolire completamente la proprietà capitalista delle grandi aziende e trasformarle in agenzie pubbliche che svolgono i compiti produttivi loro assegnati e togliere ai borghesi ogni libertà, bisogna instaurare la dittatura del proletariato e un’economia pianificata;
7. la concezione comunista del mondo, cioè la scienza delle attività con le quali gli uomini hanno fatto e fanno la loro storia che Marx ed Engels hanno fondato e che è stata sviluppata da Lenin, Stalin e Mao Tse-tung (per questo la chiamiamo marxismo-leninismo-maoismo).
La società attuale è l’anticamera del socialismo. La rivoluzione socialista è l’uno che si divide in due: da una parte il vecchio mondo che va a morire e dall’altra il nuovo mondo che si rende autonomo, si stabilisce e consolida sulle proprie gambe fino a dare origine alla nuova società comunista. La rivoluzione socialista è l’azione pratica che noi comunisti svolgiamo per organizzare e mobilitare le masse popolare, a partire dagli operai, a rimuovere gli ostacoli all’affermarsi del nuovo mondo.