1. PREMESSA
Con il IV Congresso del 2015 il P.CARC ha assunto il compito di creare le tre condizioni necessarie perché le masse popolari organizzate costituiscano un proprio governo d’emergenza e lo facciano ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia (il Vaticano, la Confindustria e le altre organizzazioni padronali, le Organizzazioni Criminali, le agenzie dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti operanti nel nostro paese) rendendo il paese ingovernabile a ogni governo formato o patrocinato da essi:
1. promuovere in ogni modo la moltiplicazione delle organizzazioni operaie nelle aziende capitaliste, delle organizzazioni popolari nelle aziende e istituzioni pubbliche, delle organizzazioni popolari territoriali e tematiche e il loro rafforzamento politico e organizzativo;
2. promuovere il coordinamento territoriale (di zona, provinciale, regionale e nazionale) e tematico delle organizzazioni operaie e popolari;
3. propagandare l’obiettivo del Governo di Blocco Popolare (GBP) e spiegare in cosa consiste e i suoi compiti, fino a che la sua costituzione diventi la sintesi consapevole delle aspirazioni delle organizzazioni operaie e popolari, in particolare spiegare e dimostrare (cioè far loro constatare per esperienza) che solo costituendo un loro governo d’emergenza ognuna di esse può realizzare il suo obiettivo particolare: ogni lotta oltre al proprio obiettivo specifico deve perseguire la costituzione del GBP.
Dal 2015 a oggi
– abbiamo rafforzato ed esteso il legame e l’influenza della Carovana del (n)PCI con alcuni centri locali di organizzazione, orientamento e mobilitazione della classe operaia, reso gli interventi sulle aziende capitaliste e sulle aziende e istituzioni pubbliche un po’ più sistematici e indipendenti dalle mobilitazioni dei sindacati di regime e dalle iniziative della sinistra borghese, condotto alcune esperienze tipo di promozione e sostegno di lotte rivendicative per farne scuole di comunismo (in particolare la battaglia della Rational di Massa) e definito meglio il lavoro da fare con organizzazioni operaie e popolari;
– abbiamo sviluppato il lavoro giovani (appello a diventare comunisti, promozione di organismi giovanili e loro coordinamento tematico e con il resto del movimento delle organizzazioni operaie e popolari) nelle scuole superiori e nelle università;
– abbiamo avviato il lavoro di inchiesta e le relazioni con organismi operai e popolari composti da immigrati, non siamo riusciti invece a dare continuità al lavoro donne;
– abbiamo avviato l’inchiesta sui partiti e gli organismi che raccolgono o a cui fa riferimento la base rossa e sviluppato i legami con circoli e militanti della base rossa;
– abbiamo avviato l’inchiesta e le relazioni e fatto alcuni interventi per la costituzione di Amministrazioni Locali d’Emergenza (ALE), ossia Amministrazioni che, sottoposte alla pressione delle masse popolari e sostenute dalla loro mobilitazione, sviluppano iniziative autonome dal governo centrale;
– ci siamo dotati dell’Agenzia Stampa “Staffetta Rossa”, abbiamo dato continuità alle pubblicazioni delle Edizioni Rapporti Sociali e sviluppato la collaborazione con la casa editrice progressista Red Star Press;
– abbiamo allargato la rottura del “cordone sanitario” intorno alla Carovana del (n)PCI, esteso le relazioni con esponenti politici e sindacali, intellettuali, amministratori progressisti (i “tre serbatoi”) e fatto alcune esperienze di valorizzazione dei tre serbatoi, degli aggregati e delle iniziative da essi promosse per farli agire da “comitato di salvezza nazionale” (utilizzare il ruolo, il prestigio e le risorse che hanno per moltiplicare e rafforzare le OO e OP, favorire il loro coordinamento territoriale e tematico e alimentare in loro la fiducia nella possibilità e capacità di diventare nuove autorità pubbliche, per costituire ALE);
– abbiamo condotto percorsi di Riforma Intellettuale e Morale di dirigenti del Partito e compreso più a fondo in cosa consiste la trasformazione che devono fare i comunisti, in particolare noi comunisti dei paesi imperialisti, per essere adeguati ai compiti della fase: rompere con il senso comune e con le “tre tare” (economicismo, elettoralismo e militarismo) che ereditiamo dalla prima ondata della rivoluzione proletaria e trasformare la mentalità e la personalità (lotta al senso comune e alle “tre trappole” del sistema di intossicazione che la borghesia e il clero promuovono) per diventare la nuova classe dirigente delle masse popolari (“comunisti di tipo nuovo”);
– abbiamo strutturato il lavoro ordinario delle sezioni (piano ordinario mensile con al centro l’intervento sulle aziende capitaliste e sulle aziende e istituzioni pubbliche, le attività culturali, la formazione dei membri e il funzionamento dell’organismo), aumentato il numero delle sezioni e iniziato a valorizzare la nostra prima cerchia (lotta contro la concezione della “manovalanza”);
– siamo avanzati nella costruzione del partito nazionale (lotta contro la concezione del “partito federato”) e abbiamo infine sviluppato il lavoro ad ampio raggio per radicare il Partito nelle zone in cui non è presente;
– abbiamo raggiunto una maggiore comprensione della distinzione e combinazione tra i due partiti comunisti che compongono la Carovana (P.CARC e (n)PCI), che ci permette di legare meglio la lotta sul piano tattico (costituzione del Governo di Blocco Popolare) con l’obiettivo strategico della Carovana del (n)PCI (l’instaurazione del socialismo). La collaborazione tra P.CARC e (n)PCI ha reso più aperta e diretta la battaglia nei partiti e nelle organizzazioni che si proclamano comuniste contro le posizioni disfattiste (“il vecchio muore, ma il nuovo non può nascere”) e attendiste (prepararsi in attesa di una “rivoluzione che prima o poi scoppierà”).
Mentre lavoravamo a creare le condizioni necessarie alla costituzione del GBP, a causa
a) della nostra lentezza a trovare embrioni di organizzazioni operaie e popolari (OO e OP) e della nostra poca capacità di portare gli embrioni a diventare vere e proprie OO e OP,
b) del rafforzarsi della resistenza spontanea delle masse popolari (insofferenza e indignazione) su cui influisce anche il fatto che sulle masse popolari dei paesi imperialisti si sono riversati non solo gli effetti dell’attuazione del “programma comune” nei paesi imperialisti stessi, ma anche gli effetti dell’attuazione del “programma comune” nei paesi oppressi (questione immigrazione: 60 milioni di immigrati classificati come “rifugiati politici” dall’ONU, molti dei quali sono protesi a venire a ogni costo in Europa o negli USA),
c) dell’aggravarsi delle contraddizioni inter-imperialiste,
è avvenuta una svolta nella politica mondiale che in Italia si è tradotta nella formazione del governo M5S-Lega.
Per sviluppare i risultati che abbiamo raggiunto e superare gli ostacoli che limitano la nostra azione in modo da contribuire all’avanzamento della rivoluzione socialista in corso nel nostro paese, nel prossimo periodo dobbiamo
– sfruttare a fondo gli appigli che la breccia aperta dalle masse popolari con il voto del 4 marzo e la formazione del governo M5S-Lega offre (“allargare la breccia”); a questo fine è necessario discutere a fondo e rafforzare l’unità di indirizzo nelle nostre file sulla natura della svolta in corso nel sistema politico del nostro e degli altri paesi imperialisti, su come usare il governo M5S-Lega e il suo operato per progredire nella creazione delle condizioni necessarie alla costituzione del GBP e su cosa il governo M5S-Lega ci insegna rispetto ai problemi che il GBP una volta costituito dovrà affrontare,
– migliorare la nostra capacità di individuare gli embrioni di OO nelle aziende capitaliste e di OP nelle aziende e istituzioni pubbliche, farli diventare vere e proprie OO e OP e portare le OO e OP ad agire come nuove autorità pubbliche, mobilitando a fare questo anche tutto quello che è mobilitabile tra i partiti della sinistra borghese, le forze soggettive della rivoluzione socialista e i tre serbatoi,
– elevare il livello del Partito e allargare la nostra rete (diventare un partito di quadri e di massa),
– sviluppare la propaganda del socialismo.
A questo è dedicato il V Congresso (26 e 27 gennaio 2019) del P.CARC.
La crisi del sistema politico e sociale borghese si aggrava in ogni paese e a livello internazionale e ovunque crescono l’insofferenza, l’indignazione e la resistenza delle masse popolari. La crisi obbliga irresistibilmente tutte le classi a uscire dal corso abituale in cui si svolge la loro attività, ad abbandonare abitudini e modi di essere, culture e istituzioni consolidate, a cambiare idee, a cercare soluzioni: la borghesia e le classi dominanti a cercare soluzioni che consentano la valorizzazione del loro capitale e la conservazione del loro potere; la classe operaia, il proletariato e il resto delle masse popolari a cercare soluzioni ai problemi della loro sopravvivenza. Noi comunisti siamo impegnati a porre fine al catastrofico corso delle cose imposto dal sistema imperialista mondiale nel nostro paese. La forza e il centro del cambiamento è la resistenza che spontaneamente e ovunque le masse popolari oppongono al corso della crisi generale. Questa resistenza è il terreno su cui cresce il nuovo potere, il potere delle masse popolari organizzate e in qualche misura già aggregate attorno al partito comunista.
La rivoluzione socialista è la guerra del proletariato, diretto dal partito comunista, contro la borghesia che difende con ogni mezzo il proprio sistema e i propri privilegi. Solo la vittoria del proletariato in questa guerra porterà all’instaurazione del socialismo. La transizione pacifica dal capitalismo al socialismo è un’illusione o un imbroglio contro il proletariato. La guerra che noi comunisti conduciamo presenta aspetti, operazioni e imprese nuove. Stiamo compiendo un’opera nuova, siamo pionieri e quindi disposti a imparare e sperimentare. Troveremo la soluzione di ogni problema che incontreremo perché la nostra impresa è possibile e necessaria, combina libertà e necessità, ci trasformiamo facendo, diventiamo quello che ancora non siamo ma possiamo diventare.
2. LE CONDIZIONI POLITICHE GENERALI IN CUI SVOLGIAMO LA LOTTA PER IL GOVERNO DI BLOCCO POPOLARE E PER IL SOCIALISMO
2.1 La svolta in corso nei principali paesi imperialisti. Nel sistema politico di tutti i principali paesi imperialisti a partire dal 2016 è in corso una svolta: in un numero crescente di paesi imperialisti i partiti e gli esponenti del sistema delle Larghe Intese che negli ultimi quarant’anni (1976-2016) ha promosso e gestito l’attuazione del “programma comune” della borghesia imperialista, sono scomparsi o sono stati messi in grosse difficoltà o addirittura sono stati scalzati dal governo da avventurieri alla Trump e alla Macron o da persone di buoni propositi alla Di Maio e alla Tsipras. Al di là delle diversità di tempi e di forme da paese a paese, il “programma comune” consiste
1. nell’eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere per le masse popolari dei paesi imperialisti: flessibilità, precarietà, lavorare di più e guadagnare di meno, innalzamento dell’età pensionabile e pensioni da fame, eliminazione del CCNL, istruzione e sanità a pagamento, carovita, affitti alle stelle e mutui da strozzinaggio, miseria, degrado ambientale e culturale;
2. nello smantellamento del settore pubblico dell’economia e delle altre istituzioni e procedure (espressione dell’unità della società e delle sue forze produttive in un contesto ad essa antagonista, fondato sulla proprietà privata: quelle che Marx chiamò Forme Antitetiche dell’Unità Sociale-FAUS) con le quali nei paesi imperialisti la borghesia nella prima parte del secolo scorso ha fatto fronte all’avanzata della rivoluzione socialista e nella creazione di nuove: fine dell’accordo di Bretton Woods e creazione della moneta fiduciaria mondiale, Unione Europea, lo sviluppo su grande scala del capitale speculativo e del Debito Pubblico (in Italia: “divorzio Tesoro-Banca d’Italia” del 1981), ecc.;
3. nella ricolonizzazione dei paesi già colonie (dove i gruppi imperialisti aprono miniere e installano piantagioni, “ripuliscono” la terra dalle popolazioni che ci abitano, delocalizzano aziende, impongono opere pubbliche e altre operazioni speculative, vendono armi, fanno investimenti, conducono guerre – direttamente o per interposta persona – contro gli Stati e le autorità che non si piegano alla loro volontà e non aprono le frontiere alle loro scorrerie e ai loro traffici) e nella lotta accanita per conquistare un ruolo di primo piano negli affari mondiali e nella spartizione dei profitti estorti ai lavoratori e ai popoli oppressi;
4. nella repressione del movimento di resistenza delle masse popolari contro il “programma comune” e in particolare nella persecuzione, condotta all’insegna della “guerra contro il terrorismo”, di quanti si organizzano e lottano contro il sistema imperialista e per la rinascita del movimento comunista: inchieste, arresti, perquisizioni, sequestri, pedinamenti, intercettazioni, cariche della polizia, espulsioni dai sindacati di regime, schedature, politica della sicurezza diretta dai servizi di informazione (intelligence), controllo e direzione dell’informazione di massa.
È il programma (inaugurato da Ronald Reagan negli USA e da Margaret Thatcher in Gran Bretagna) che la borghesia imperialista attua da quarant’anni a questa parte per far fronte, a suo modo, alla seconda crisi generale del capitalismo iniziata nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, dopo che essa ha ripreso in mano la direzione del mondo a seguito dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria (tra il 1956-XX Congresso del PCUS e il 1976-fine della Rivoluzione Culturale in Cina) e del declino generale del movimento comunista.
2.2 La svolta politica ha la sua fonte nell’insofferenza e nell’indignazione delle masse popolari per gli effetti del “programma comune” della borghesia imperialista. In tutti i paesi imperialisti gli esponenti della sinistra borghese (erede dei revisionisti moderni) dicono e pensano che “il vecchio sta morendo ma il nuovo non può nascere”. Per loro la lacerazione del vecchio sistema politico dei fautori e gestori del “programma comune” è disastro e disperazione e mobilitazione reazionaria: fermi (nel migliore dei casi) ad aspettare una rivoluzione socialista che deve prima o poi scoppiare, denigrano le masse popolari che sarebbero “non combattive”, “passive e corrotte”, “passate al fascismo”, “razziste”, “spostate a destra”. In realtà la svolta che si è determinata nel sistema politico dei paesi imperialisti è espressione del livello raggiunto dalla resistenza delle masse popolari al procedere della crisi del capitalismo. La borghesia imperialista non può che cercare di farvi fronte promuovendo con maggiore energia la mobilitazione reazionaria: deve ricorrere a questo e ad affini sistemi di diversione dalla mobilitazione rivoluzionaria. Non è in grado di risolvere il problema solo con la repressione o con i suoi sistemi di intossicazione delle idee e dei sentimenti. Essa “mette in moto” le masse popolari. Sta ai comunisti imparare ad approfittarne: il nuovo mondo lo costruiamo facendo leva sugli appigli che questo mondo presenta, sulla base delle sue potenzialità rivoluzionarie.
2.3 Gli sviluppi in corso nel sistema delle relazioni internazionali. La svolta politica nei maggiori paesi imperialisti coinvolge il mondo intero e si riversa nel sistema delle relazioni internazionali. Qui a grandi linee gli sviluppi principali in corso sono:
1. l’accentuazione dei contrasti tra gruppi e Stati della Comunità Internazionale (CI), in particolare tra gli USA e gli Stati dell’UE: guerra commerciale e monetaria tra UE e USA, allargamento della NATO e corsa al riarmo, messa sotto pressione dell’UE e della Banca Centrale Europea (o si rafforzano o si sgretolano), ecc.;
2. l’accerchiamento crescente, ad opera della NATO, della Federazione Russa, un paese che dal 1989 è entrato nella terza delle tre “fasi attraversate dai primi paesi socialisti” (la fase caratterizzata dal tentativo di restaurare il capitalismo a qualsiasi costo). Grazie alle eredità sociali e politiche dell’Unione Sovietica e alle grandi risorse naturali del paese, la Federazione Russa è a livello mondiale il maggiore sostegno militare e politico per gli Stati (dall’Iran al Venezuela passando per la Siria) che resistono alle scorrerie e alle aggressioni dei gruppi e degli Stati imperialisti della CI. Ma il futuro della Federazione Russa non è solo negazione del passato sovietico e contrapposizione alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti: è la costruzione del nuovo sistema sociale di cui la vecchia società è gravida e in proposito la parola sta alle masse popolari della Federazione Russa;
3. il ruolo crescente della Repubblica Popolare Cinese (RPC) come maggior concorrente commerciale, finanziario e politico della CI e in particolare degli USA la cui posizione alla testa della CI sempre più poggia principalmente sulla loro forza militare e sulla NATO. La RPC è un paese che, dopo aver rinunciato nel 1976 ad assumere il ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria mondiale, è entrato ed è ancora nella seconda delle tre “fasi attraversate dai primi paesi socialisti” (la fase caratterizzata dal tentativo di instaurare o restaurare gradualmente e pacificamente il capitalismo). La RPC è a livello mondiale il maggiore sostegno economico e monetario per tutti gli Stati e i gruppi che resistono alle scorrerie e alle aggressioni dei gruppi e degli Stati imperialisti della CI. Ma vale per essa e per le masse popolari cinesi quello che abbiamo scritto sopra per la Federazione Russa;
4. l’opera crescente di devastazione economica e ambientale, di aggressione militare diretta o per interposti “signori della guerra” locali e di disgregazione sociale condotta da parte dei gruppi e Stati imperialisti nei paesi oppressi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, dove abita la parte maggiore dell’umanità. Decine di milioni di persone si sono riversate e si riversano nelle periferie urbane del proprio o di altri paesi, nei campi profughi e in altre zone più o meno abitate; una piccola parte cerca di raggiungere i paesi imperialisti e di crearsi una nuova vita, scontrandosi con la crescente mobilitazione reazionaria. Nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale le masse popolari dei paesi oppressi avevano “preso la parola” e mostrato quello che erano in grado di fare, la loro debolezza ma anche la loro forza. Questo indica il futuro possibile in ognuno di essi;
5. il ruolo crescente assunto dallo Stato sionista d’Israele nel sistema delle relazioni internazionali, come promotore di imprese di infiltrazione e disgregazione degli Stati che resistono alle scorrerie dei gruppi e degli Stati imperialisti della CI e di quelli che potrebbero ostacolare la colonizzazione sionista del Medio Oriente. Lo Stato sionista d’Israele è una potenza sempre più strettamente legata al complesso militare e finanziario USA, nel ruolo di agente in alcuni casi e di dirigente in altri. Il suo futuro prossimo è legato a questo ruolo. Le masse popolari della diaspora ebraica e della stessa Palestina decideranno del loro proprio futuro.
2.4 La globalizzazione e l’unità mondiale che noi comunisti promuoviamo. Per far fronte alla seconda crisi generale del capitalismo, la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti ha rotto i vincoli (quelli storici e quelli posti dalla prima ondata della rivoluzione proletaria) alla libertà dei capitalisti, ha reso gran parte del mondo un terreno aperto di operazione per il capitale industriale, commerciale e finanziario. I confini di molti paesi sono stati spazzati via e con essi anche la sovranità dei singoli paesi in campo industriale, commerciale, finanziario e monetario. Una parte della sinistra borghese (compresi alcuni intellettuali sedicenti marxisti) sostengono che la globalizzazione ha creato un nuovo modo di produzione.
In realtà le trasformazioni della struttura della società capitalista attuate nei decenni della seconda crisi generale consistono:
1. nel progresso nella divisione del lavoro, che ha trasformato singole operazioni del processo produttivo (ad es. la ricerca, la pulizia dei locali, il trasporto, ecc.) in servizi prodotti, comperati e venduti come merci e ha trasformato in merci a se stanti i prodotti parziali dei precedenti processi produttivi;
2. nella trasformazione in merci prodotte da lavoratori salariati (sussunzione nel capitale) di attività che ancora non lo erano, in particolare i servizi alla persona,
3. nella riduzione se non eliminazione dei diritti dei lavoratori (un numero crescente di lavoratori sono diventati nuovamente precari, come lo erano fino alla prima ondata della rivoluzione proletaria),
4. nell’eliminazione o nella forte riduzione delle frontiere industriali, commerciali, finanziarie e monetarie tra la gran parte dei paesi sottomessi in vari modi e in gradi diversi alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e dei gruppi ad essa annessi di altri paesi (giapponesi, canadesi, australiani e altri).
Quindi la globalizzazione (o mondializzazione) non è un nuovo modo di produzione, ma uno sviluppo del vecchio capitalismo, una sovrastruttura del vecchio capitalismo. Se viene rotta, se crolla, se i confini statali vengono ristabiliti, ecc., compare il vecchio capitalismo. Perché anche nel “mondo globalizzato”, la base, il nocciolo economico delle relazioni sociali resta sempre il capitalista che assolda in cambio di un salario il lavoratore, lo fa lavorare e vende il prodotto del suo lavoro (prodotto che era costituito prevalentemente di beni quando a partire dal secolo XV il capitalismo si impiantò in Europa occidentale e ora è costituito in larga misura di servizi).
La globalizzazione attuata nel corso della seconda crisi generale del capitalismo è basata sulla distruzione e devastazione di interi paesi. La seconda ondata della rivoluzione proletaria romperà questo tipo di mondializzazione. Per arrivare all’unità mondiale bisogna eliminare la divisione in classi e quindi spezzare questa mondializzazione fondata sul dominio della borghesia imperialista.
2.5 L’Unione Europea e la lotta per la sovranità nazionale. A partire dalla fine degli anni ‘80 del secolo scorso i gruppi imperialisti dei paesi dell’UE si sono accordati tra loro per costituire proprie istituzioni sovrastanti le istituzioni politiche formate nei singoli paesi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Queste ultime dovevano cedere alle nuove istituzioni dei gruppi imperialisti la sovranità che in ognuno dei singoli paesi la costituzione (“sovietica” a detta di Berlusconi e della Loggia P2 di Gelli, “troppo democratica” a detta dei soci del club Bilderberg) assegnava e ufficialmente ancora assegna al popolo. Ovviamente in queste nuove istituzioni ogni gruppo imperialista conta per il capitale di cui dispone e per le combinazioni che riesce a creare.
In ogni paese i gruppi imperialisti hanno promosso questa cessione di sovranità di loro iniziativa, ma con il tacito consenso delle principali forze politiche del paese, a conferma che i partiti che organizzavano la massa dei lavoratori erano o traditori o inetti. In Italia i gruppi imperialisti avevano avviato il processo già nel 1981 con la manovra ordita privatamente e silenziosamente da Ciampi (governatore della Banca d’Italia) e da Andreatta (ministro del Tesoro del governo Craxi-Andreotti-Forlani), manovra che viene ricordata come “divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia”. Con un accordo tra queste due istituzioni, mai discusso e tanto meno approvato in sede pubblica, il governo italiano cedeva la gestione della moneta alla Banca d’Italia, in sostanza ai gruppi imperialisti. Con esso i gruppi imperialisti non avevano più neanche bisogno di mettere insieme una maggioranza politica che approvasse le loro decisioni.
Con la creazione delle varie istituzioni dell’UE e in particolare della Banca Centrale Europea i gruppi imperialisti europei sancirono il loro potere a scapito della sovranità popolare dei singoli paesi. Ogni volta che in uno dei paesi (esemplare il caso della Francia nel 2005) la decisione è stata sottoposta a referendum, l’esito è stato contrario alla decisione dei gruppi imperialisti, ma essi hanno proceduto imperterriti a conferma che la democrazia borghese nasconde i rapporti di potere reali: sono i capitalisti a comandare. I governi dei singoli paesi sono diventati organi locali esecutori delle decisioni delle istituzioni dell’UE. Il culmine del processo è stata la creazione della Banca Centrale Europea e delle moneta unica (Trattato di Maastricht). Infatti in ognuno dei paesi europei l’attività economica è oramai talmente collettiva (nel senso che ogni attore, individuo o azienda che sia, dipende così strettamente dal resto degli attori e dallo Stato) che la gestione della moneta (creazione e regolazione della quantità in circolazione) è l’espressione sostanziale della sovranità nazionale: cederla a un ente gestito privatamente dai gruppi imperialisti ha voluto dire la cessione della sovranità nazionale.
Noi comunisti siamo favorevoli alla lotta per la sovranità nazionale contro l’UE, contro le altre istituzioni del sistema imperialista mondiale (FMI, Banca Mondiale, ecc.) e contro il suo braccio armato (NATO). Alcuni ci accusano di essere nazionalisti perché chiamiamo i lavoratori italiani a lottare contro i gruppi imperialisti in nome della lotta contro il degrado materiale, intellettuale e morale e contro la distruzione dell’apparato produttivo che essi impongono in Italia. Noi siamo internazionalisti, nel senso in cui lo è sempre stato il movimento comunista: appoggiamo con tutte le nostre forze le lotte dei lavoratori di tutti gli altri paesi per la propria emancipazione e miriamo a stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione con le masse popolari di tutti i paesi. Siamo certi che rompendo le catene dell’UE e della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, statunitensi e sionisti l’Italia darà un aiuto a tutte le classi sfruttate e a tutti i paesi oppressi. La sottomissione comune ai gruppi imperialisti non porta all’unità ma alla guerra tra masse popolari dei vari paesi e in ogni paese. Solo masse popolari sovrane nel proprio paese sono in grado di stabilire un rapporto di collaborazione e di solidarietà con le masse popolari di altri paesi.
3. LA SVOLTA POLITICA IN ITALIA: IL GOVERNO M5S-LEGA E L’AZIONE DEI COMUNISTI
3.1 La formazione del governo M5S-Lega è la versione italiana della svolta in corso in tutti i principali paesi imperialisti. La formazione del governo M5S-Lega è frutto della breccia che con le elezioni del 4 marzo le masse popolari hanno aperto nel sistema politico delle Larghe Intese votando in massa M5S e Lega o astenendosi. I prodromi della dissoluzione del consenso elettorale che i gruppi e partiti del sistema politico delle Larghe Intese riuscivano a imporre alle masse popolari (con leggi truffa, dividendosi i ruoli tra “sinistra” (Prodi, Renzi) e “destra” (Berlusconi), con liste civetta, ecc.) sono stati l’esito del referendum del 2011, delle elezioni politiche del 2013 e delle elezioni amministrative dal 2011 in qua, l’esito del referendum del 2016.
Dopo le elezioni del 4 marzo, i vertici della Repubblica Pontificia hanno manovrato per installare ancora un governo delle Larghe Intese (hanno prolungato il governo Gentiloni e poi minacciato il colpo di mano del governo Cottarelli) ma hanno dovuto cedere di fronte alla chiamata in piazza ventilata dal M5S e dalla Lega contro il colpo di mano e il 1° giugno hanno accettato l’insediamento del governo M5S-Lega con a capo Giuseppe Conte imponendo alcuni ministri. La formazione del nuovo governo quindi è il risultato dell’insofferenza delle masse popolari verso le Larghe Intese, ma anche di un accordo dei dirigenti del M5S e della Lega con i gruppi d’interesse e le istituzioni italiane e internazionali mandanti del sistema politico delle Larghe Intese.
3.2 Le elezioni del 4 marzo e gli sviluppi che ne sono seguiti hanno dato una dimostrazione importante che le masse popolari hanno un ruolo decisivo anche nel sistema politico borghese. Il governo M5S-Lega non esiste grazie a Di Maio e a Salvini, tanto meno grazie a Mattarella il mancato golpista o al Vaticano, a Trump o a Putin. Si è formato perché le masse popolari, indignate e insofferenti del corso delle cose imposto dai governi delle Larghe Intese, hanno via via abbandonato le abitudini elettorali ereditate e hanno votato su grande scala M5S e Lega. “Ma voi avete sempre detto che le elezioni non decidono del governo del paese” obietteranno i “duri e puri” (i comunisti dogmatici). Noi diciamo
– che è impossibile instaurare il socialismo attraverso il fatto che un partito comunista, volenteroso quanto si vuole, raggiunge la maggioranza dei voti: il regime di controrivoluzione preventiva serve anche a questo (e, nel caso in cui raggiunga la maggioranza lo stesso, la borghesia fa come in Spagna nel 1936 e in Cile nel 1973: previene, ma se sbaglia nella prevenzione ricorre alla repressione),
– che la classe dominante con le elezioni e in generale con il regime della democrazia borghese fa approvare alle masse popolari le proprie scelte politiche, cioè la soluzione di governo su cui si sono accordati i gruppi che compongono la classe dominante. Questo, anche se a fatica (hanno dovuto mettere soglie di sbarramento, fare leggi elettorali truffa, imbrogliare, ecc.), alla classe dominante dei principali paesi imperialisti è riuscito fino al 2016: la svolta nella politica mondiale consiste proprio nel fatto che non le riesce più, a causa dei contrasti tra gruppi della classe dominante e del livello raggiunto dall’insofferenza delle masse popolari verso gli effetti del “programma comune” e i suoi fautori.
3.3 La svolta avvenuta nel nostro paese richiede che cambiamo il nostro piano d’azione perché è già prevalsa la via della mobilitazione reazionaria? Gran parte dei partiti e gruppi della sinistra borghese di vecchio tipo (quella erede dei revisionisti moderni) e di quelli che si dicono comunisti bollano il governo M5S-Lega come “il più a destra della storia d’Italia dal dopoguerra a oggi” o come espressione della “saldatura oggi esistente fra gli interessi di settori della borghesia e ampi strati popolari trascinati alla loro coda” o addirittura della “fascistizzazione della società”: non a caso si trovano ad andare a braccetto con quel centro-sinistra dei governi Prodi-D’Alema-Bertinotti-Renzi-Getiloni che è stato fino a ieri responsabile delle peggiori politiche antipopolari, compresa la persecuzione degli immigrati e la riabilitazione dei gruppi fascisti, o si pongono il problema di distinguersi da esso.
Noi comunisti non siamo né ci consideriamo parte di una indistinta “sinistra”: siamo i promotori della rivoluzione socialista nel nostro paese. Abbiamo definito e stiamo perseguendo dal 2008 un piano d’azione (creazione delle condizioni necessarie alla costituzione del GBP) per avanzare nella rinascita del movimento comunista fino all’instaurazione del socialismo in una situazione caratterizzata
– dal precipitare della crisi generale del capitalismo nella sua fase acuta e terminale,
– dallo sgretolamento dei pilastri su cui si fondava il regime di controrivoluzione preventiva instaurato dalla borghesia imperialista dopo la Seconda Guerra Mondiale per mantenere il proprio dominio sulle masse popolari e per far fronte al movimento comunista,
– dalla debolezza del movimento comunista conseguente all’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria,
– dalla presenza di un gran numero di dirigenti della sinistra sindacale, di sinceri democratici della società civile e delle amministrazioni locali, di esponenti della sinistra borghese non ciecamente anticomunisti (i “tre serbatoti”) che hanno seguito e influenza tra le masse popolari.
Ci siamo responsabilmente domandati se la svolta avvenuta nel sistema politico del paese richiede che cambiamo il nostro piano d’azione perché è già prevalsa la via della mobilitazione reazionaria. Noi infatti dovremmo abbandonare il piano della costituzione del GBP e cambiare linea
1. se gli esponenti dei tre serbatoi (quelli sui quali contiamo per la costituzione del GBP) avessero perso seguito, prestigio e influenza sulle masse popolari a favore dei promotori più aperti e determinati della mobilitazione reazionaria (più aperti e determinati, perché la promozione della mobilitazione reazionaria è implicita nell’azione del sistema politico delle Larghe Intese: vedi la Turco-Napolitano, la Bossi-Fini, i decreti Minniti, vedi gli accordi di Berlusconi con la Libia e quelli dell’UE con la Turchia per trattenere i migranti, la partecipazione con la CI e la NATO alla promozione del “terrorismo” e della “guerra al terrorismo”, le spedizioni umanitarie delle Forze Armate italiane, le campagne antirusse, anticinesi, antiiraniane, ecc.),
2. se una parte importante della borghesia imperialista avesse adottato i promotori più aperti e determinati della mobilitazione reazionaria come propri esponenti politici (portavoce), come propria risorsa per perpetuare il suo potere sulle masse popolari e i suoi affari.
Ma non è questo il caso. In realtà la borghesia imperialista oggi non ha adottato né la Lega né tanto meno il M5S come propri portavoce e la costituzione del governo M5S-Lega non è avvenuta come risposta alla minaccia che le masse popolari facevano pesare sul potere della borghesia imperialista.
La borghesia imperialista provoca la mobilitazione di una parte delle masse popolari italiane contro gli immigrati, ma esita a imboccare la via della mobilitazione reazionaria, non ne ha un estremo bisogno perché non vi è ancora una potente mobilitazione delle masse popolari contro di essa (una minaccia incombente), ha paura della mobilitazione reazionaria (perché ha sperimentato che le si ritorce contro).
Le due vie della mobilitazione rivoluzionaria e della mobilitazione reazionaria restano entrambe aperte: la formazione del governo M5S-Lega fa entrare più nel vivo lo scontro tra le due vie e dà a noi comunisti maggiori appigli per promuovere la prima via (mobilitazione rivoluzionaria).
Sulla natura del governo M5S-Lega
3.4. M5S e Lega sono gruppi borghesi. Il M5S e la Lega, che hanno scalzato i partiti delle Larghe Intese dal governo, sono gruppi borghesi nel senso che non vedono oltre l’orizzonte della società capitalista, ma con parole d’ordine reazionarie o progressiste o a metà strada sono emersi come portavoce credibili della ribellione delle masse popolari all’attuale disastroso corso delle cose, della loro resistenza agli effetti della crisi del capitalismo.
Il M5S è una forza che illude le masse popolari che per fare fronte agli effetti della crisi è sufficiente l’onestà di chi governa e il rispetto delle leggi vigenti. La Lega è un partito che ha partecipato a pieno titolo all’attuazione del “programma comune” della borghesia imperialista in passato e ancora lo attua direttamente nelle importanti Regioni che governa, ma si è riverniciato da antiLarghe Intese e anti UE premendo sulla propaganda reazionaria, nazionalista e razzista (“prima gli italiani”, “basta immigrazione”, “padroni a casa nostra”, ecc.).
3.5 La differenza tra M5S e Lega e i partiti delle Larghe Intese. La grossa differenza di M5S e Lega rispetto ai partiti delle Larghe Intese è che il consenso che raccolgono tra le masse popolari è labile, aleatorio, perché non è fondato sulle clientele e sulle eredità ideologiche del passato (per dirla terra terra: la fede in dio o l’aspirazione al comunismo su cui si fondava il consenso di partiti come la DC e il PCI), ma è basato su promesse immediate e concrete, per cui o le attuano o perdono rapidamente il consenso.
M5S e Lega hanno fatto molte promesse e i voti li hanno avuti per cambiare le cose a favore delle masse popolari, ma le aziende sono ancora in mano ai capitalisti che le dirigono per fare profitti non per “l’utilità sociale” scritta nella Costituzione del 1948, le delocalizzano nei paesi dove pagano meno gli operai e inquinano più liberamente, licenziano, rendono precari i lavoratori. La Pubblica Amministrazione è ancora in mano a persone selezionate per servire i poteri forti. La NATO, l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale, l’oligarchia finanziaria titolare del Debito Pubblico dettano ancora legge, anche se il nuovo governo proclama l’indipendenza e la sovranità del popolo scritte nella Costituzione del 1948. Salvini cerca di fare degli immigrati i capri espiatori della miseria del nostro paese, ma sono proprio i gruppi imperialisti della NATO e dell’Unione Europea che costringono gli immigrati a lasciare i loro paesi, a venire in Italia e negli altri paesi europei ad occupare i gradini più bassi della società, ad aggiungere disoccupati a disoccupati, lavoratori precari a lavoratori precari, lavoratori in nero a lavoratori in nero, emarginati a emarginati.
Questo stringe il nuovo governo in una morsa che lo rende provvisorio, perché è alle prese con il compito impossibile di “salvare capra e cavoli”: soddisfare le classi dominanti (capitalisti protesi ognuno a valorizzare il loro capitale nonostante la crisi: quindi il loro programma è quello che il sistema delle Larghe Intese realizzava) e la loro Comunità Internazionale con il cui consenso si è costituito e realizzare le promesse che ha fatto, o almeno far credere che le sta realizzando per non inimicarsi le masse popolari che lo hanno votato.
3.6 La sinistra borghese di vecchio tipo (PRC e affini) e di nuovo tipo (M5S). Oggi nel nostro paese esistono due tipi di sinistra borghese. Una di vecchio tipo deriva dalla corruzione e disgregazione del vecchio movimento comunista (PRC, PCI di Alboresi, gruppi trotzkisti distaccatisi dal PRC, Potere al Popolo, Rete dei Comunisti, fino ai circoli ARCI e a Liberi e Uguali) ed è legata da mille fili al PD. L’altra di nuovo tipo, il M5S, rappresenta nel teatrino della politica borghese il rifiuto del sistema delle Larghe Intese.
Le accomuna 1) in positivo l’opposizione al “programma comune” della borghesia imperialista; 2) in negativo il fatto che le loro denunce e le loro proposte non vanno oltre l’orizzonte della società borghese: vorrebbero una condizione migliore per le masse popolari restando nel capitalismo (cioè conciliare gli interessi dei capitalisti con quelli delle masse popolari).
Si differenziano per il fatto che 1) la sinistra borghese di nuovo tipo ha tra le masse popolari un consenso che poggia sull’opposizione intransigente (almeno di facciata) agli esponenti e agli organismi delle Larghe Intese e su promesse immediate e concrete di cambiamento, mentre la sinistra borghese di vecchio tipo poggia su relazioni derivanti dalla tradizione decennale e gloriosa del movimento comunista e sulle strutture di circoli, case del popolo, sezioni, sindacati, ecc. che ne derivano. Quindi la sinistra di nuovo tipo gode di un sostegno più labile di quello della sinistra di vecchio tipo; 2) la sinistra borghese di vecchio tipo è già stata messa alla prova dalle masse popolari con il governo Prodi (2006-2008), quella di nuovo tipo è messa alla prova con il governo M5S-Lega.
Indichiamo con l’espressione “tre serbatoi” gli esponenti di entrambe le sinistre borghesi che potrebbero partecipare alla costituzione del GBP: dirigenti della sinistra sindacale, sinceri democratici della società civile e delle amministrazioni locali, esponenti non accanitamente anticomunisti.
Di entrambi i tipi di sinistra borghese non è principale quello che proclama, ma il ruolo che effettivamente svolge. Noi comunisti non consideriamo la sinistra borghese come nostra concorrente: partiamo dal fatto che esiste e ha influenza e seguito tra le masse popolari e della sua opera valorizziamo quello che giova alla costituzione del GBP.
Come utilizziamo il governo M5S-Lega per far avanzare la lotta per il GBP
3.7 Un modello a cui ispirarsi: l’azione dei bolscevichi guidati da Lenin verso il governo provvisorio del febbraio 1917. Il governo M5S-Lega non è un “normale governo borghese”, anche se le forze che lo compongono sono ancora forze borghesi. È frutto dell’indignazione di larga parte delle masse popolari per la politica seguita dai governi borghesi da 40 anni a questa parte. Esse hanno votato M5S e Lega nella fiducia che facessero cose che non faranno perché, al di là che ne abbiano o no la volontà, non hanno le forze per farle. Quindi le masse popolari hanno mandato all’aria il corso delle cose che proseguiva da anni. Chi non comprende la novità pensa che era meglio quando governavano Prodi & C, anziché indicare cosa fare oggi per portare le masse popolari sulla via dell’instaurazione del socialismo. Dobbiamo lottare contro l’inerzia e le malefatte del governo M5S-Lega ma per andare avanti, per allargare la breccia aperta con le elezioni di marzo nel sistema politico della Repubblica Pontificia, non per ritornare ai governi delle Larghe Intese. Noi dobbiamo denunciare e lottare senza riserve contro le malefatte del governo M5-Lega, resistere con ogni mezzo alle misure antipopolari, incalzare senza tregua ministri, eletti e attivisti M5S e Lega. Tuttavia dobbiamo lottare con energia ancora maggiore contro gli oppositori di questo governo esponenti delle Larghe Intese, contro i partiti e gruppi che fanno capo a Berlusconi, al PD e alla loro cerchia, i fautori storici e ostinati dell’eliminazione delle conquiste e dei diritti dei lavoratori, della partecipazione dell’Italia alla devastazione dei paesi oppressi e alle guerre NATO che costringono milioni di lavoratori a emigrare, dell’asservimento del nostro paese all’UE, alla NATO e al sistema finanziario internazionale, della degradazione degli edifici, delle infrastrutture e delle terre di cui abbiamo avuto la dimostrazione su grande scala nei giorni di pioggia e di vento, delle grandi opere dannose alle masse popolari.
Il modello più chiaro della condotta che dobbiamo avere nei confronti del governo M5S-Lega è la condotta di Lenin e dei bolscevichi nel 1917 nei confronti del Governo Provvisorio costituitosi in febbraio dopo che le dimostrazione degli operai delle grandi città e la fraternizzazione delle truppe con i dimostranti avevano portato alle dimissioni dello zar. Lenin aveva chiaro che per avere la pace, la terra e le fabbriche le masse popolari organizzate nei soviet dovevano prendere il potere e questo fu l’obiettivo del partito comunista. Il Governo Provvisorio data la sua natura non aveva la forza per realizzare questi obiettivi. Ma mai Lenin e i suoi si allearono con gli esponenti del potere dello zar benché anche loro fossero contro il Governo Provvisorio. Anzi quando un generale mosse le truppe verso Pietrogrado per abbattere il Governo Provvisorio, Lenin e i suoi compagni mobilitarono quella parte delle masse popolari che già li seguivano e con queste disgregarono le truppe che il generale aveva mobilitato e tennero ancora in vita il Governo Provvisorio. Il compito che Lenin e i suoi si assunsero non era di abbattere comunque il Governo Provvisorio, ma di portare la masse popolari a organizzarsi di più e a rendersi conto per loro esperienza che esse dovevano prendere il posto del Governo Provvisorio, abbatterlo in modo che ad esso subentrasse il governo delle masse popolari organizzate.
La situazione in cui ci troviamo oggi noi è diversa per molti aspetti da quella in cui si trovavano Lenin e il partito dei comunisti russi. Ma lo schema che noi dobbiamo seguire è analogo.
Quelli che non vedono altra possibilità all’orizzonte oltre un governo borghese (un governo che cerca di regolare una società basata sulla proprietà dei capitalisti sui mezzi di produzione) si domandano se il governo M5S-Lega è un governo buono o cattivo. Un comunista che mira a instaurare il socialismo si pone il problema di come può approfittarne per far avanzare la rivoluzione socialista, di quali appigli gli offre per far avanzare la rivoluzione socialista, non se il governo è buono o cattivo.
3.8 “Allargare la breccia”: mobilitare le masse popolari a prendere in parola il governo M5S-Lega e le promesse che ha fatto. Noi siamo sicuri che il governo M5S-Lega non riuscirà a realizzare le promesse che ha fatto alle masse popolari. Finché l’economia è nelle mani dei capitalisti, finché l’iniziativa economica è riservata ai capitalisti, finché la gestione delle aziende è fatta dai capitalisti, ogni proposito di far fare ai capitalisti (o a un capitalista) una cosa contraria ai suoi interessi deve essere sostenuto da una forza adeguata a imporlo al capitalista. Oggi un capitalista costretto in una zona o paese a fare una cosa contraria alla valorizzazione del suo capitale (la massima che vede), se ne va altrove (delocalizza) o cambia settore (vende l’azienda). Qui sta il motivo per cui il governo M5S-Lega non è in grado di mantenere le sue promesse ed è un governo provvisorio. Ogni passo che fa per mantenerle, genera da parte del capitalista una via di fuga che deprime l’attività economica. Il governo deve imporre al capitalista di continuare o prendere esso stesso in mano l’azienda, direttamente (ma la struttura statale è quella costruita dal sistema delle Larghe Intese) o tramite le organizzazioni operaie e popolari. Se cercasse sistematicamente di attuare simile via, dovrebbe promuovere la costituzione di OO e OP.
M5S e Lega hanno promesso che ogni famiglia deve avere il minimo necessario per evitare emarginazione sociale e povertà estrema; che ogni persona deve essere al sicuro per quanto riguarda la sua vita e i suoi beni personali; che ogni paese deve godere di sovranità nazionale, ecc.
Sono promesse campate in aria: né M5S né Lega si sono dati i mezzi per far fronte al sabotaggio e al boicottaggio dei gruppi imperialisti, mentre d’altra parte i rimedi promessi ledono gli interessi dei capitalisti. I capitalisti hanno bisogno di disoccupati, di immigrati e di lavoratori precari per costringere chi lavora ad accettare infami condizioni di lavoro e di salario; hanno bisogno di una massa di emarginati perché tra essi possono attingere reclute per le loro attività, in particolare per le loro attività criminali; hanno bisogno di una scuola che non insegna a pensare, perché il loro potere si basa sulla rassegnazione e l’ignoranza delle masse popolari; hanno bisogno di un sistema sanitario pubblico che non funziona perché l’assistenza sanitaria privata è un affare; hanno bisogno di servizi pubblici privatizzati e di infrastrutture date in gestione, perché sono una fonte di valorizzazione del loro capitale. Per quanto riguarda le malefatte, infami e perfino criminali del nuovo governo (la persecuzione degli immigrati e degli emarginati, la collaborazione delle forze armate italiane e dei gruppi imperialisti italiani alla devastazione dei paesi oppressi e alla cacciata delle loro popolazioni, lo sgombero delle case vuote occupate per abitazione e per attività socialmente utili, ecc.), non ce n’è una che non fosse già attività corrente dei governi delle Larghe Intese, i cui esponenti e fautori ora gridano contro il governo M5S-Lega.
Dobbiamo continuare a lottare contro queste malefatte, ma la parte principale del nostro lavoro è mobilitare le masse popolari a prendere in parola M5S e Lega, ad esigere che applichino i rimedi promessi, a sfidarli applicandoli direttamente in ogni caso in cui si tratta di rimedi applicabili a livello locale con le forze di cui già le masse popolari organizzate dispongono, ad approfittare di ogni misura presa dal governo per mettere in luce i mali del capitalismo. I rimedi promessi dal M5S e Lega conformi agli interessi delle masse popolari sono incompatibili con la sottomissione delle masse popolari ai capitalisti e con la gestione capitalista delle aziende. L’attività attribuita ai Centri per l’Impiego è incompatibile con la morte lenta delle aziende e con la riduzione dei servizi pubblici, con la delocalizzazione delle aziende capitaliste. La riduzione dell’inquinamento e del riscaldamento climatico è incompatibile con il trasporto di merci di uso corrente da un angolo all’altro del mondo, con le attività militari, con la diffusione dello spostamento abitazione-lavoro, con la trasformazione del turismo in attività economica essenziale, con la moltiplicazione dei marchi dello stesso prodotto, la concorrenza in pubblicità e in imballaggi, e con altre manifestazioni della crisi generale del capitalismo: l’attività economica deve essere mirata a soddisfare i bisogni di una vita civile, non a moltiplicare il denaro dei capitalisti. Dobbiamo portare le masse popolari a constatare e contrastare questo, sulla scala più ampia di cui via via siamo capaci. Sarà una grande scuola di comunismo.
Il governo M5S-Lega ha già incominciato a mettere in evidenza la sottomissione del governo italiano alle istituzioni dei gruppi imperialisti (UE, BCE, fondi di investimento, ecc.) che i governi delle Larghe Intese tenevano accuratamente nell’ombra. In Italia la sovranità nazionale, affermata a chiare lettere dalla Costituzione del 1948, era già stata aggirata con il ruolo di governo occulto di ultima istanza del paese svolto dal Vaticano e con il protettorato USA coperto dalla NATO. L’asservimento è diventato ancora più stringente con la rinuncia dello Stato al potere di creare moneta (Divorzio Tesoro – Banca d’Italia del 1981) culminata nell’inclusione dell’Italia nella UE e nella delega alla BCE del potere di creare moneta. Mettere questa dipendenza alla luce del giorno è un importante anche se involontario contributo del M5S e della Lega alla rivoluzione socialista. È impossibile instaurare il socialismo senza sovranità nazionale. È impossibile trasformare il sistema delle relazioni internazionali in un sistema mondiale di scambio, collaborazione e solidarietà tra i popoli senza sovranità nazionale. Con il Debito Pubblico al posto della creazione di moneta, i gruppi imperialisti europei, USA e sionisti hanno legalizzato il loro potere sui governi nazionali: il governo M5S-Lega o lo spezza o sarà esso distrutto.
Il governo M5S-Lega ha già incominciato a mettere in evidenza che il potere del governo e del Parlamento è impotenza finché alla testa dell’apparato dello Stato e di altre istituzioni pubbliche vi sono funzionari che dipendono direttamente dal Vaticano, dai gruppi imperialisti europei, USA e sionisti e dalle loro istituzioni (UE, BCE, NATO) e affini, finché una magistratura a questi asservita può bloccare ogni iniziativa usando la legalità come scusa (dalla ricostruzione del Ponte Morandi di Genova alle grandi opere speculative e dannose come la TAV, il TAP, ecc.).
Questo indica che il Governo di Blocco Popolare, oltre all’azione rispetto alle condizioni materiali, culturali e morali delle masse popolari e alla loro mobilitazione sintetizzata nelle Sei Misure Generali, dovrà svolgere un’azione anche rispetto all’apparato statale, alle Forze dell’Ordine, alle Forze Armate, ai Servizi d’Informazione e al resto della Pubblica Amministrazione, un’azione che combini da una parte l’epurazione degli elementi più ostili e dall’altra la mobilitazione delle masse popolari. È una conferma della necessità di integrare le Sei Misure Generali del Governo di Blocco Popolare con una settima misura tipo quella proposta dal (n)PCI (“conformare le Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza), le Forze Armate e i Servizi d’Informazione allo spirito democratico della Costituzione del 1948 (in particolare a quanto indicato negli articoli 11 e 52) e ripristinare la partecipazione universale più larga possibile dei cittadini alle attività militari a difesa del paese e a tutela dell’ordine pubblico”).
3.9 L’esistenza, le promesse e l’azione del governo M5S-Lega offrono a noi comunisti numerose possibilità d’azione, perché ci permettono
1. di mobilitare le organizzazioni operaie e popolari (OO e OP)
– a tirare in ballo gli esponenti del nuovo governo perché attuino le misure favorevoli alle masse popolari che essi hanno promesso in campagna elettorale (vedi il movimento NO TAV, il movimento NO TAP, le vertenze ILVA, Alitalia, FCA, exLucchini, Bekaert, ecc.),
– a indicare agli esponenti del nuovo governo le misure necessarie per far fronte caso per caso agli effetti più gravi della crisi,
– ad attuare direttamente le misure necessarie per far fronte agli effetti della crisi che è possibile attuare localmente ed esigere che il nuovo governo le appoggi.
A questo fine va usato su scala più ampia possibile il “Contratto per il governo del cambiamento”: ognuno dei suoi 30 capitoli offre materia per condurre campagne, battaglie e operazioni tattiche di orientamento e di mobilitazione delle OO e OP e per costituirne di nuove (per la casa, per la salute, per il lavoro, per l’ambiente, contro le grandi opere, ecc.).
Operando con tenacia e pazienza, in questo modo noi comunisti porteremo le organizzazioni operaie e popolari a convincersi per esperienza diretta che il governo M5S-Lega non fa quello che volevano e di cui hanno bisogno, fino a decidersi che per invertire realmente il corso delle cose devono costituire un proprio governo d’emergenza;
2. di mobilitare elettori e attivisti del M5S e della Lega e persino esponenti del gruppo dirigente del M5S e della Lega e i sinceri democratici del loro governo a farsi promotori della realizzazione delle promesse e della creazione delle condizioni per realizzarle, quindi a cercare l’appoggio delle masse popolari e quindi a promuovere la formazione di organizzazioni operaie e popolari. Su questo è necessario un approfondimento, stante la posizione corrente tra i “comunisti duri e puri” e gli esponenti della sinistra borghese e le resistenze emerse anche nelle nostre file rispetto all’intervento tra i leghisti.
Primo: la base della Lega raccoglie molti elementi delle masse popolari, compresi operai, e il criterio generale che noi comunisti dobbiamo seguire è che “dove ci sono masse popolari, c’è terreno d’azione per i comunisti” (noi comunisti non facciamo dipendere l’appartenenza alle masse popolari dalle opinioni, ma dalla collocazione nel sistema sociale della produzione); per di più molti di essi provengono dal PCI e dai partiti sorti dalla sua dissoluzione e sono passati alla Lega perché la “sinistra non si occupava più di quelli come me, come quelli della mia famiglia: lavoratori, gente semplice”.
Secondo: per mobilitare elettori e attivisti della Lega occorre “operare per linee interne”, cioè partire dai temi e parole d’ordine da loro agitati e rivoltarli al fine di promuovere uno schieramento in campo politico coerente con gli interessi della classe di appartenenza. Salvini dichiara a destra e a manca “prima gli italiani”, ma quali italiani: gli Agnelli-Elkann o gli operai FCA? I morti e i feriti sul lavoro non sono un’emergenza nazionale, una questione di sicurezza? Allora che il governo intervenga! La politica del fatto compiuto verso l’UE e le altre istituzioni della Comunità internazionale il governo M5S-Lega la fa sulla questione migranti: va fatta anche sulle sanzioni contro la Russia che danneggiano l’economia italiana. Per 30 mila immigrati l’anno che arrivano in Italia dall’Africa, ci sono quasi 120 mila italiani che devono andare all’estero per cercare lavoro e non a causa dei 30 mila immigrati africani: cosa fa il governo perché non debbano emigrare?
Terzo: agendo in questo modo sulla base della Lega, arriviamo anche agli esponenti leghisti che sono nel governo e quindi acuiamo i contrasti all’interno dello stesso governo, tra
– chi cerca di far leva sulle masse popolari organizzate e sull’organizzazione delle masse popolari,
– chi si allinea con gli esautorati fautori del “programma comune” esponenti del vecchio sistema politico,
– chi si getta a promuovere la mobilitazione reazionaria delle masse popolari con maggiore determinazione e meno riserve dei loro vecchi padrini (di Minniti e di Berlusconi per dirla in italiano, di Barak Obama, dei Bush e dei Clinton per dirla in americano);
3. di indurre tutti i gruppi della sinistra borghese in cerca di affermazione e che denunciano malefatte e limiti, veri o inventati, del governo M5S-Lega, a usare i poteri di cui dispongono (a livello locale, nella Pubblica Amministrazione e altrove) per fare in ogni campo il contrario di quello che denunciano e appoggiare le organizzazioni operaie e popolari che difendono conquiste e diritti;
4. di indurre esponenti del sistema sgretolato delle Larghe Intese (da Bersani in giù, compresi gli esponenti dei sindacati di regime) nostalgici del loro ruolo e che denunciano malefatte e limiti, veri o inventati, del governo M5S-Lega, a usare i poteri di cui continuano a disporre (a livello locale, nella Pubblica Amministrazione e altrove) per fare in ogni campo il contrario di quello che denunciano e appoggiare le organizzazioni operaie e popolari.
3.10 Usare le misure del governo M5S-Lega.
– Sostenere le misure favorevoli alle masse popolari che attua e utilizzarle come base per uno sviluppo successivo: per forza di cose ogni misura sarà parziale, lascerà irrisolti alcuni problemi delle masse e della vita sociale e ne creerà di altri,
– stravolgere le misure concepite dagli esponenti del governo solo come “operazioni dall’alto” facendole diventare “operazioni dall’alto e dal basso” e allargando “il basso”: creare coordinamenti locali e nazionali contro le organizzazioni criminali che prosperano sul traffico dei rifiuti in Campania va bene, ma non risolve il problema dello smaltimento dei rifiuti, che richiede lo sviluppo della raccolta differenziata e del riciclo, quindi mobilitare disoccupati e precari per farli, e un’economia finalizzata al benessere delle masse popolari e non alla vendita,
– opporsi alle misure antipopolari attuate dal governo M5S-Lega in modo però da sviluppare l’organizzazione e la mobilitazione popolare e le iniziative di violazione delle leggi antipopolari: contro il censimento degli immobili occupati e il loro sgombero, fare il censimento degli immobili abbandonati per denunciarne il degrado, per pretenderne l’assegnazione e per prenderne possesso;
– denunciare ogni marcia indietro del governo M5S-Lega (come ad esempio sul TAP) mostrando che non è dovuto all’impossibilità della cosa in sé, ma alla sudditanza di M5S e Lega a un pugno di speculatori, affaristi e ricchi che spadroneggia nel nostro paese e nel mondo e al fatto che non osa far leva sulle masse popolari.
3.11 I quattro fronti della lotta per la sovranità nazionale. Lo scontro che il governo M5S-Lega, sia pur timidamente e con mille resistenze, contorsioni e contraddizioni, ha aperto con il sistema finanziario internazionale, le sue istituzioni (FMI, UE, BCE, ecc.) e il suo braccio armato (la NATO) offre spunti e appigli per condurre la lotta per la sovranità nazionale del nostro paese e per l’applicazione delle parti della Costituzione del 1948 violate dai vertici della Repubblica Pontificia.
La lotta per la sovranità nazionale che noi comunisti dobbiamo condurre in questa fase si articola su quattro fronti:
– lotta per impedire chiusure e delocalizzazione delle aziende italiane e la loro vendita ai gruppi multinazionali, per mantenerle aperte e in funzione in Italia (attuazione degli articoli 41, 42 e 43 della Costituzione), per nazionalizzare le aziende come Alitalia, FCA, TIM, ecc.). Non c’è sovranità nazionale né benessere popolare né sicurezza personale senza direzione delle autorità italiane e dei lavoratori sulle attività economiche che si svolgono in Italia;
– lotta contro la UE e le sue istituzioni (debito pubblico, patti di stabilità, pareggio di bilancio in Costituzione, assegnazione di quote di produzione in campo agricolo e industriale, ecc.);
– lotta contro la NATO (basi e installazioni militari, partecipazione a missioni di guerra, partecipazione alle sanzioni economiche contro altri paesi, impunità dei soldati USA a fronte di reati comuni per cui non sono processati, ecc.);
– lotta contro il Vaticano (abolizione dei Patti Lateranensi e dei privilegi della Chiesa Cattolica rispetto alle altre organizzazioni e associazioni religiose).
3.12 Il Debito pubblico è uno strumento di asservimento delle masse popolari a un pugno di finanzieri e speculatori italiani e stranieri. Ogni anno il governo incassa per imposte, tasse e altri tributi vari, più soldi (avanzo primario) di quelli che spende per salari, trasferimenti alle famiglie e acquisti. Cioè estorce soldi alle masse popolari italiane per consegnarli sotto forma di interessi e rate del Debito Pubblico a un pugno di finanzieri italiani e stranieri.
Questo meccanismo è iniziato con il “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia (1981) ed è proseguito con la sottomissione del governo italiano all’Unione Europea e alla Banca Centrale Europea dell’euro (in combinazione con la liquidazione lenta ma continua del tessuto produttivo del nostro paese e con le grandi opere dannose per le masse popolari).
Il governo M5S-Lega se volesse davvero iniziare la lotta su questo versante, dovrebbe per ogni asta di titoli del Debito Pubblico rendere pubblici sui quotidiani e in TV l’ammontare nominale dei titoli venduti (il nuovo debito che si è assunto), quanto ha effettivamente incassato, l’ammontare d’interesse annuo per cui si è impegnato, chi sono stati i concorrenti all’asta (non sono più di una ventina) che poi gestiranno il mercato dei titoli al pubblico. Senza queste elementari e semplici misure, che permettono di far comprendere alle masse popolari quanto avviene, le dichiarazioni di M5S e Lega contro il “ricatto del debito” e contro le minacce dell’UE sono denunce fini a se stesse o un imbroglio per tenere buono l’elettorato.
3.13 La lotta contro la guerra agli immigrati e la mobilitazione reazionaria. Milioni di uomini e donne sono oggi costretti dal dominio e dallo sfruttamento del sistema imperialista ad abbandonare il loro paese e ad emigrare. Una piccola parte di essi emigra in Europa e negli USA dove la loro miseria si aggiunge alla miseria dei lavoratori e dei giovani locali che i capitalisti e le loro autorità estromettono e tengono fuori dal sistema produttivo e dall’attività sociale e nel migliore dei casi tengono in vita con ammortizzatori sociali e opere di carità.
La persecuzione dei migranti poveri è di vecchia data e parte integrante del “programma comune” delle Larghe Intese (da Prodi a Berlusconi), non comincia con il governo M5S-Lega e con il decreto sicurezza del ministro Salvini. Il governo Gentiloni (con Minniti ministro degli Interni) ha attuato le misure decise dal governo Renzi, sostenute in questi anni, pur lamentandosi e recalcitrando, dai nemici personali di Renzi (Bersani & C). Il Vaticano ha sempre avallato la linea dei vari governi contro i migranti come ha sempre avallato quella contro le masse popolari italiane. Oggi fa finta di fare opposizione alla politica antimmigrati di Salvini, ma evita in tutti i modi di mettere al servizio dell’accoglienza degli immigrati le sue risorse, le sue strutture e i suoi palazzi e di mobilitare la massa dei suoi fedeli per fare dell’accoglienza una linea della Pubblica Amministrazione.
Sia i razzisti e simili che cercano di aizzare le masse popolari italiane contro gli immigrati (“rispediamoli a casa loro”, “affoghiamoli in mare”) e sia i preti e buonisti di vario genere che predicano la pietà verso gli immigrati (“comprensione, accoglienza e opere pie”), convalidano la convinzione che sono gli immigrati i responsabili del degrado sociale.
La disoccupazione, la precarietà, il lavoro nero, il caporalato, la delinquenza e gli altri mali che affliggono i lavoratori italiani esistono però ben da prima che arrivassero gli immigrati. È la direzione della borghesia imperialista e del clero italiani, il servizio che essi rendono alla Comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti la causa di tutto quello che non funziona nel nostro paese.
Gli immigrati che arrivano qui trovano un paese malridotto, devastato, inquinato, insicuro, con uno smantellamento industriale in atto, dove il lavoro, la casa, i servizi primari sono già un problema anche per i lavoratori italiani. Gli immigrati vanno ad ingrossare le file dei proletari e dei sottoproletari vittime del degrado della società e sono “un affare che frutta più della droga” (come anche il boss Carminati ha chiarito).
Per la sicurezza delle persone e dei beni è decisiva l’eliminazione del degrado sociale e in primo luogo della disoccupazione. Solo attraverso un lavoro utile e dignitoso per tutti è possibile porre fine al degrado sociale.
Anche di fronte all’emigrazione, in definitiva l’unica soluzione positiva per le masse popolari italiane è l’instaurazione del GBP e la trasformazione socialista del sistema sociale. Non vi sono alternative. Stante la crisi in corso, la mobilitazione reazionaria delle masse popolari (la guerra tra poveri, la guerra tra popoli) è la via obbligata di chi cerca di mantenere in vita l’attuale sistema sociale.
La mobilitazione reazionaria e la mobilitazione rivoluzionaria sono due vie alternative, in concorrenza e antagoniste, entrambe possibili sulla base delle condizioni imposte dalla seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale. La lotta contro il degrado generale a cui sono costrette le masse popolari italiane e immigrate e per un lavoro utile e dignitoso per tutti toglie terreno alla mobilitazione reazionaria e alimenta la mobilitazione rivoluzionaria.
3.14 Se il governo M5S-Lega non attua le misure favorevoli alle masse popolari che ha promesso, M5S e Lega perderanno rapidamente il consenso che hanno acquisito. Ma la breccia di cui il governo è stato il frutto non potrà essere richiusa facilmente dal sistema delle Larghe Intese, grazie alla resistenza spontanea delle masse popolari e all’azione che noi comunisti sapremo imprimere al corso degli eventi nel prossimo periodo. Chi diventerà autorevole presso le masse popolari al posto del M5S o Lega? Chi in questo contesto le masse popolari sperimenteranno che fa una politica giusta. Quindi quello che è decisivo è che le masse popolari sperimentino che noi comunisti facciamo una politica giusta. Non essendo ancora noi al governo, le masse popolari sperimentano la giustezza delle nostre parole d’ordine politiche (e non delle nostre teorie generali sulla crisi e la sua natura, ecc.) e delle misure che le incitiamo ad attuare perché fattibili anche localmente e l’inconsistenza delle altre.
3.15 Governo M5S-Lega e Governo di Blocco Popolare. Anche dando credito alle migliori intenzioni dei membri del “governo del cambiamento” M5S-Lega e pur essendo anch’esso un governo provvisorio, il GBP è cosa nettamente distinta dal governo M5S-Lega. Non solo perché il GBP sarà composto solo da personaggi che godono della fiducia delle masse popolari organizzate e perché viene fatto ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia, ma principalmente perché
1. il GBP poggia sulle masse popolari organizzate, cioè sulle organizzazioni popolari e principalmente sulle organizzazioni operaie;
2. il GBP lo si fa ingoiare ai vertici della RP con la combinazione delle OO e OP e degli esponenti del “tre serbatoi”;
3. il GBP dà forma e forza di legge alle misure che le OO e OP indicano per far fronte al marasma sociale prodotto dall’applicazione pluridecennale del “programma comune” della borghesia imperialista;
4. il GBP poggiando sulle OO e OP non esita ad espropriare le aziende che i rispettivi capitalisti apertamente o subdolamente cercano di ridurre, chiudere, delocalizzare, far funzionare con lavoratori precari, in nero o in appalto e subappalto;
5. il GBP appoggia l’iniziativa dei proletari che fanno assistenza alle famiglie o vendono la loro forza-lavoro in prestazioni per loro natura saltuarie e occasionali a costituire organismi che migliorino le loro condizioni di lavoro e diano stabilità all’attività dei singoli individui (agenzie locali),
6. il GBP poggiando su OO e OP non esita a epurare la Pubblica Amministrazione che esso eredita da tutti i funzionari civili e militari che non eseguono fedelmente e onestamente, con tutta la loro perizia professionale, le direttive del nuovo governo e che si oppongono alle OO e OP;
7. il GBP ha nelle OO e OP le forze decisive per far fronte al boicottaggio e al sabotaggio della Pubblica Amministrazione che esso eredita e all’aggressione commerciale, finanziaria e militare del sistema dei gruppi imperialisti italiani e stranieri che fanno capo alla CI.
Con il GBP la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato procederà più celermente e si creeranno le condizioni per instaurare il socialismo.
Ma l’esistenza e l’azione del governo M5S-Lega sviluppano ad un livello superiore le condizioni per la costituzione del GBP. La questioni su cui si misura la nostra azione e i passi avanti nell’attuazione del nostro piano di azione sono
1. come e quanto siamo noi in grado di promuovere la costituzione di OO e OP,
2. come e quanto siamo in grado di manovrare affinché una parte di esponenti, attivisti, elettori di M5S o Lega segua la strada che noi indichiamo,
3. come e quanto siamo in grado di manovrare affinché una parte di esponenti e attivisti della sinistra borghese (in particolare la base rossa) si leghi al percorso per creare le condizioni per il GBP,
4. come e quanto siamo in grado di manovrare affinché una parte di esponenti dei “tre serbatoti” sostenga l’azione delle OO e OP e la formazione di ALE.
Il nostro vero e decisivo problema è quanto progrediamo nel lavoro sulle OO e OP.
3.16 Chiamiamo i compagni della base rossa e i lavoratori avanzati a partecipare alla lotta per il GBP e il socialismo. Nel lavoro per moltiplicare, rafforzare, coordinare le OO e OP e orientarle a costituire un loro governo d’emergenza, i compagni della base rossa occupano un posto privilegiato. Noi comunisti non facciamo leva sul malcontento della classe operaia e delle masse popolari solo per mobilitarle a conquistare “più diritti e migliori condizioni di vita”, obiettivo legittimo ma del tutto irrealistico senza la costituzione del GBP e poi l’instaurazione del socialismo, obiettivo proprio della sinistra borghese e dei riformisti (più o meno radicali). A noi comunisti spetta il compito di far leva sul malcontento e sulle lotte spontanee delle masse popolari per condurle ad aprirsi passo dopo passo, nel marasma della società borghese, la strada che porta all’instaurazione del socialismo. Questo indicavano Marx ed Engels quando nel Manifesto del Partito Comunista scrivevano: “i comunisti si distinguono dagli altri rivoluzionari perché hanno una comprensione più avanzata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e su questa base la spingono sempre in avanti”. Il motto dei revisionisti e dei movimentisti è “il movimento è tutto, il fine è nulla”. Il motto di noi comunisti è “il movimento è lo strumento indispensabile per raggiungere il fine; solo instaurando il socialismo consolidiamo le singole conquiste”.
L’unità dei comunisti va costruita innanzitutto con lo sviluppo di un dibattito franco e aperto che metta al centro questioni precise e non eludibili: 1. il bilancio del movimento comunista (prima ondata della rivoluzione proletaria e primi paesi socialisti, crisi del movimento comunista e revisionismo moderno, rinascita del movimento comunista sulla base del marxismo-leninismo maoismo); 2. la teoria della (prima e seconda) crisi generale del capitalismo nell’epoca imperialista e della connessa situazione rivoluzionaria in sviluppo; 3. il regime di controrivoluzione preventiva instaurato dalla borghesia nei paesi imperialisti; 4. la strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata come forma della rivoluzione socialista. Non c’è unità senza lotta e la lotta ideologica entro il movimento comunista ha l’obiettivo di costruire una superiore unità per rendere i comunisti più capaci (cioè capaci quanto le condizioni lo impongono) di far avanzare la rivoluzione fino a instaurare il socialismo.
Il passo da compiere qui e ora per avanzare nella rivoluzione socialista è lo sviluppo del movimento delle organizzazioni operaie e popolari per la costituzione del GBP. Il GBP è l’obiettivo tattico concreto e praticabile di questa fase. Esso mobilita le masse popolari in senso rivoluzionario, cioè combina l’organizzazione e la mobilitazione per trovare soluzioni positive ai problemi e agli effetti della crisi (contro la rassegnazione o la guerra fra poveri) con l’iniziare già da subito a operare come nuove autorità pubbliche (a porsi come classe dirigente della società). Questa linea permette di dare un ruolo superiore anche agli esponenti dei “tre serbatoi” come promotori di OO e OP e sostenitori delle iniziative che esse prendono, facendoli agire ad ogni livello da Comitato di Salvezza Nazionale di fatto (e poi come esponenti e ministri del GBP).
L’attuazione di questa linea alimenta la rinascita del movimento comunista, cioè la ricostruzione di una rete di organizzazioni popolari aggregate attorno al partito comunista e animate dalla comune volontà di instaurare il socialismo: quando arriveremo a questo punto l’instaurazione del socialismo sarà un obiettivo praticamente all’ordine del giorno.
Di fronte alla frammentazione e al proliferare di partiti, organizzazioni, collettivi, molti compagni invocano unità. L’unità è necessaria. Ma l’unità che serve non è la somma di tante debolezze ideologiche e politiche. è invece l’unità sulla concezione comunista del mondo che permette al partito comunista di essere lo stato maggiore della guerra popolare rivoluzionaria e di condurla fino alla vittoria.
Le discussioni su “chi è il più comunista”, su qual è “il vero partito comunista” sono un modo sbagliato di porre la questione dell’unità dei comunisti e di perseguirla: la verità è una soltanto, la linea giusta è una soltanto, entrambe saranno confermate dalla pratica. Per questo rigettiamo la concorrenza fra organizzazioni e partiti comunisti e promuoviamo la lotta ideologica e perseguiamo lo sviluppo della politica da fronte, che si basa su tre pilastri: 1. dibattito franco e aperto relativo all’analisi della situazione, al bilancio del movimento comunista (nel caso in cui si tratta di organizzazioni che si professano comuniste), al programma, ai metodi di lavoro, alla linea generale e alle linee particolari; 2. unità d’azione in tutti i casi in cui l’obiettivo almeno immediato è comune; 3. solidarietà reciproca senza condizioni di fronte alla repressione borghese.
Il P.CARC promuove con tutte le sue forze la lotta per la costruzione del potere delle masse popolari organizzate. La sua costruzione incomincia per forza di cose dove ci sono condizioni favorevoli, avanza a macchia di leopardo ma con continuità e su scala crescente e culminerà con l’instaurazione dello Stato socialista. Il potere delle masse popolari organizzate è l’unica via realistica per farla finita con il corso catastrofico delle cose. Le altre vie sono illusioni o imbrogli. Il potere delle masse popolari organizzate è il potere sovietico nelle condizioni concrete dell’Italia di oggi.
4. CONCLUSIONI
Nel campo nemico è in corso una crisi profonda e inarrestabile. I capitalisti non riescono più a formare governi stabili in nessun paese imperialista e tutto il mondo ribolle contro il loro sistema di relazioni internazionali.
In Italia le elezioni del 4 marzo hanno aperto una breccia nel sistema politico che da quasi trent’anni governa il nostro paese. Il governo Di Maio-Salvini è un governo provvisorio e di compromesso ma ha aperto una fase politica nuova. La svolta della situazione politica non è una parentesi che si concluderà a breve e dopo cui “tutto tornerà come prima”: è una svolta nella relazione fra i due campi della società borghese, la borghesia imperialista e le masse popolari.
Dobbiamo approfittare di questa situazione per avanzare nella costruzione del nuovo potere, il potere delle masse popolari organizzate, mantenendo la nostra autonomia e tenendo l’iniziativa in mano, chiamando in ogni modo le masse popolari a valutare persone e organismi dalle loro azioni e a organizzarsi per far valere i propri interessi, facendo “scuola di comunismo”.
Questa è la linea che dobbiamo imboccare con forza, coraggio e fiducia nella nostra vittoria. Le nostre forze sono ancora limitate, ma cresceranno perché le masse popolari hanno bisogno del socialismo e noi siamo devoti senza riserve alla loro causa e abbiamo tratto lezione dal declino subito dal movimento comunista nel secolo scorso.
Il Partito dei CARC
– incita e mobilita tutti i propri membri ad approfittare della breccia aperta nel sistema politico delle Larghe Intese e delle possibilità d’azione che essa offre per proseguire con più forza la lotta per moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari, rafforzarle, promuovere il loro coordinamento e mobilitarle a costituire un proprio governo d’emergenza,
– chiama a unirsi nelle sue file gli operai e gli altri lavoratori avanzati che hanno la falce e martello nel cuore e sono decisi a farla finita con la crisi del capitalismo e a instaurare il socialismo,
– fa appello agli esponenti delle organizzazioni operaie e popolari e alle persone responsabili anche non comuniste decise a cambiare il corso disastroso per gli uomini e l’ambiente imposto dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti e con essa dai vertici della Repubblica Pontificia a collaborare e a dare ognuno il suo apporto per la costituzione del GBP.