Sull’arresto di Cesare Battisti

A inizio gennaio le principali risorse investigative del paese sono state impiegate per portare a termine un’operazione intercontinentale che è consistita nell’arresto in Bolivia di Cesare Battisti, fuggito dal Brasile poiché Bolsonaro aveva promesso di arrestarlo e consegnarlo come “regalo” a Salvini. Al suo rientro in Italia, all’aeroporto di Ciampino, il Ministro dell’Interno, Salvini, e quello della Giustizia, Bonafede, si sono cimentati in una macabra strumentalizzazione dell’operazione: filmati, autoscatti, dichiarazioni di inflessibilità e rassicurazioni sulla “certezza della pena”: la soddisfazione artificiale del potere che celebra le sue pochezze e meschinità.

Pochezze, perché per l’operazione mediatica sono state abusate le risorse e gli strumenti di un paese come l’Italia, che ha milioni di problemi derivanti dalla natura criminale dei gruppi di potere che lo governano, dei dirigenti della pubblica amministrazione, della classe imprenditoriale e nelle sue stesse forze dell’ordine; e meschinità, perché anche in questo caso, come sempre, le autorità sono forti con i deboli e servili con i forti.

E’ stato arrestato Cesare Battisti dopo una vita da latitante all’estero per sfuggire a condanne per omicidi che non ha commesso, ma sono liberi, vivi, vegeti, in affari e in attività gli stragisti fascisti condannati per le bombe nelle piazze e sui treni; gli amministratori delegati della Eternit che erano a conoscenza degli effetti mortali della produzione (primo fra tutti lo svizzero Stephan Schmidheiny); gli amministratori delegati della Thyssen Krupp, colpevoli impuniti della morte dei 7 operai di Torino, il 6 dicembre del 2007; la famiglia Riva che ha avvelenato la Puglia e l’Italia e ha speculato sulla vita di migliaia di persone, ammalate di tumore per l’inquinamento di Taranto; Richard J. Ashby, e Joseph Schweitzer, rispettivamente pilota e co-pilota (quest’ultimo ha persino ammesso di aver distrutto le prove della precisa dinamica dell’incidente) del caccia americano che ha provocato la strage del Cermis nel 1998 perché volava a quota troppo bassa. E tanti altri fra preti pedofili e rampanti uomini di affari, “eroi borghesi di questo tempo” che, al di là della particolare e individuale caratura morale, fanno valere nella pratica l’essenza dei principi e dei valori della società capitalista: chiudono aziende e lasciano per strada migliaia di famiglie, sgomberano case, devastano e saccheggiano il territorio e l’ambiente, truffano, abusano, sottomettono, spolpano e umiliano uomini e donne, bambini, giovani e anziani delle masse popolari, italiani e stranieri.

Con l’arresto di Battisti, Bonafede e il M5S hanno retto il moccolo a Salvini, che può rilanciare la sua campagna “contro i comunisti”, oltre che contro gli immigrati e i poveri. Le masse popolari sono imbottite a reti unificate di propaganda sulla legalità ovunque e a ogni costo. Ma di giustizia, invece, non ce n’è nemmeno l’ombra.

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