Imparare dal passato per costruire il presente e conquistare il futuro!
Ieri, sabato 19 gennaio, la Federazione Toscana del Partito dei CARC è scesa in piazza a Livorno per celebrare il 98° anniversario della nascita del PCd’I – sezione dell’Internazionale Comunista.
Quanti si misero alla testa della sua fonazione lo fecero perché volevano intraprendere con più determinazione la strada per costruire la rivoluzione socialista nel nostro paese. Al netto dei limiti del primo partito comunista, e per cui non ruscì a instaurare il socialismo nel nostro paese, il congresso di Livorno e quanto esso ha segnato nella storia d’Italia, è patrimonio, radice comune, e fonte di grandi insegnamenti per la rinascita della nuovo movimento comunista.
Oggi molti compagni, a fronte della frammentazione dei comunisti, invocano l’unità. È vero serve unità, ma dobbiamo capire qual’è l’unità che serve ai comunisti e su quali obiettivi.
Come apprendiamo dalla storia della prima ondata della rivoluzione proletaria, l’unità che serve ai comunisti è innanzitutto ideologica, cioè fondata sulla concezione comunista del mondo: è questa che permette ai comunisti di comprendere la fase e come agire, per mobilitare le masse popolari, in primis la classe operaia, a conquistare il potere. Antonio Gramsci è colui che si distinse nel movimento comunista italiano ed europeo proprio per aver compreso questo aspetto e ad esso vi si dedicò fino a quando non venne arrestato e fatto morire nelle carceri fasciste.
Questa unità e indipendenza ideologica dalla borghesia, compagni, è essenziale per non lasciarsi andare alle impressioni, alle narrazioni diffuse dai mezzi di comunicazione di massa. A noi comunisti serve un’analisi del corso delle cose, conoscere le ragione di questo corso per raggiungere il nostro obiettivo strategico che è fare dell’Italia un paese socialista!
Oggi il potere della borghesia imperialista traballa in ogni paese d’Europa, non riesce più a formare governi stabili: in tutti i principali paesi imperialisti i partiti delle Larghe Intese, cioè i partiti di centro-destra e di centro-sinistra che si sono succeduti e che per 40 anni hanno portato avanti il programma comune di devastazione dei diritti delle masse popolari, sono stati messi in difficoltà; ovunque cresce l’insofferenza, l’indignazione e la resistenza delle masse popolari, una resistenza che, naturalmente, in mancanza di un movimento comunista adeguato ai propri compiti si esprime nelle forme più disparate.
Il risultato delle elezioni del 4 marzo in Italia e la formazione del Governo M5S-Lega è la forma attraverso cui si è espressa la resistenza e l’indignazione delle masse popolari italiane alla direzione dei partiti delle Larghe Intese. Se ci limitiamo a giudicare le forme attraverso cui questa resistenza prende corpo andiamo fuori strada: noi comunisti dobbiamo analizzare, conoscere queste forme e capire, sperimentare come trasformarle in lotta politica rivoluzionaria.
Dunque, di fronte al Governo M5S-Lega un comunista non si chiede se è “buono o cattivo”, né aspetta che cada, né che “faccia qualcosa”, piuttosto si pone il problema di capire se e quali possibilità la situazione apre per far avanzare la mobilitaizone e l’organizzazione delle masse popolari.
Questo governo con le sue promesse ha creato delle aspettative e nostro compito è approfittare di queste promesse e di queste aspettative per sviluppare al massimo l’iniziativa delle masse popolari.
Un esempio: con il provvedimento “scuole sicure”, promosso da Salvini, sono stati investiti 2,5 milioni di euro per “mettere le scuole al sicuro” non dai sismi, dagli incendi, dall’amianto, ma dagli “spacciatori di morte”! Ma i fatti hanno la testa dura e le mobilitazioni studentesche che si sono svolte a Livorno in questi giorni, hanno mostrato qual’è il reale problema della sicurezza nelle scuole e la via che studenti, docenti e genitori devono seguire: mobilitarsi per costringere il governo a stanziare i fondi necessari alla rimessa in sesto degli edifici scolastici chiamando in causa le promesse che ha fatto in campagna elettorale e su cui si regge il suo consenso, allo stesso tempo mettere in pratica tutte le iniziative che dal basso possono essere attuate, per esempio scioperi al contrario in cui coinvolgere disoccupati, precari, immigrati della zona per la rimessa in sesto degli edifici scolastici per mostrare quali sono i lavori che servono, per mostrare che ci sono le persone disponibili a farlo e pretendere che vengano pagati: così unire la questione del dissesto delle scuole con quello della conquista di nuovi posti di lavoro e promuovere il coordinamento delle masse popolari.
Agendo in questa direzione contribuiremo a sviluppare l’iniziativa delle masse popolari facendo leva sulle questioni che a esse interessano e per cui hanno dato fiucia a questo governo, e allo stesso tempo le porteremo a constatare, per loro esperienza diretta, che l’idea di aggiustare questo sistema mettendo alla testa un governo di “buoni propositi” è campato in aria! Questo governo non può realizzare le promesse che ha fatto principalmente perché queste sono promesse che, per quanto minime, sono incompatibili con gli interessi dei capitalisti.
Dobbiamo portare le masse popolari ad ambire a costruire un proprio governo: cioè un governo che poggia sulle masse popolari organizzate, che dà forma e forza di legge alle misure che le organizzazioni operaie e popolari indicano caso per caso.
In sostanza, noi comunisti, dobbiamo prendere a esempio l’azione condotta dai bolscevichi guidati da Lenin nei confronti del Governo Provvisorio costituitosi in Russia nel febbraio 1917. Anche questo proclamava che avrebbe fatto cose che non faceva e non era in grado di fare. I bolscevichi guidarono le masse popolari a farle esse stesse e a rendersi conto che dovevano prendere il posto del Governo Provvisorio.
Compagni: non diamo per persa una battaglia che è tutta aperta e il cui esito dipende da noi! siamo noi che dobbiamo avere fiducia nella vittoria della rivoluzione socialista, nelle nostre forze e nelle masse popolari.
Chi vede il futuro buio significa che la sua mente e il suo cuore sono ancora chiusi nell’orizzonte della società borghese, che non vede oltre di esso. Sono gli uomini che fanno la loro storia, le sconfitte che il movimento comunista ha subito in passato sono semplicemente il risultato dei limiti dei comunisti nostri predecessori nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe. Noi comunisti obbiamo ricavare gli insegnamenti da questa sconfitta temporanea e applicare questi insegnamenti per la rinascita del movimento comunista. Quest’anno cade il centenario della fondazione della prima Internazionale Comunista e del Biennio Rosso, ebbene questa ricorrenza offre mille occasioni per discutere dell’esperienza e degli insegnamenti che ricaviamo dall’opera dei nostri predecessori per condurre con successo la lotta in corso.
Rinnoviamo l’invito a partecipare al congresso nazionale del P.CARC che si terrà sabato 26 gennaio e domenica 27 gennaio a Firenze presso l’ARCI Circolo Le Panche – il Campino (v. Giulio Caccini 13/A) perché le questioni di cui parleremo non riguardano solo il P.CARC ma tutti coloro che vogliono porre fine al disastroso corso delle cose.
Avanti con fiducia verso il socialismo!