Martedì 8 gennaio si è svolta, presso il Tribunale di Reggio Emilia, un’ulteriore udienza del processo intentato dal PM Maria Rita Pantani contro chi, legittimamente, ha applicato i valori della Resistenza e della Costituzione il 25 aprile 2014, in occasione del “No Euro Tour” dell’allora Lega Nord con la presenza in città di Matteo Salvini (qui il comunicato per l’udienza).
I presidi solidali e la risposta dei cittadini
Come Partito dei CARC, abbiamo voluto incontrare la cittadinanza per ragionare sul carattere persecutorio nei confronti di compagne e compagni, lavoratori, insegnanti, studenti che quel 25 aprile si opposero giustamente a chi soffia sulla guerra fra poveri e sulla mobilitazione reazionaria delle masse popolari: per questo abbiamo lanciato due presidi solidali, sempre in piazza del Monte, il 15 dicembre scorso e prima della nuova udienza giorno 8 gennaio. Entrambi gli eventi hanno visto l’interesse di molti cittadini: infatti, la messa al centro dello sviluppo della solidarietà di classe si è nuovamente dimostrata la linea per fronteggiare, su posizioni a noi più favorevoli, la repressione.
Il processo è politico e come tale va trattato, dentro le aule dei tribunali e nelle piazze. Decine le firme simboliche di solidarietà, i piccoli contributi per le spese legali e soprattutto gli scambi sulla fase attuale: altro che masse ignoranti, le masse popolari hanno gran voglia di confrontarsi, di parlare di politica e di confermare quella voglia di “cambiamento” che si è tradotta nel voto alle due forze politiche che più di tutte, almeno nelle promesse, si sono dette contrarie alle Larghe Intese. Abbiamo intercettato chi era stufo del decorso della sinistra borghese, che negli ultimi anni “sembra aver smarrito la bussola” come ha detto un signore, da sempre elettore di sinistra che però ha scelto il M5S alle urne del 4 marzo. Perché? Per via delle promesse del M5S rispetto alla difesa del lavoro. O ancora, la figlia di partigiani che appena saputo dell’oltraggio alle libertà conquistate da suo padre nella Liberazione ha voluto lasciare una firma e un contributo. Altri ancora, hanno dichiarato di aver votato Lega ed erano pensionati, lavoratori precari, piccoli lavoratori autonomi e disoccupati e tutti hanno alla fine ammesso che la vera sicurezza è “poter portare a casa la pagnotta” (avere un lavoro che sia utile e dignitoso, diciamo noi) e che ben venga il “prima gli italiani” ma non certo i Benetton o simili!
Questi non sono che piccoli esempi della ricchezza della disponibilità a ragionare di politica, sul che fare per non rimanere alla finestra a guardare e soprattutto per non attestarsi alle promesse fatte sia dal M5S che dalla Lega: la resistenza spontanea delle masse popolari al procedere della crisi e agli oltre quarant’anni di un “programma comune” di misure lacrime e sangue delle Larghe Intese ha aperto una breccia nel “normale” sistema politico nostrano e da qui la formazione di questo governo borghese speciale, Di Maio – Salvini [per approfondimenti rimandiamo alla Dichiarazione Generale del V Congresso del P. CARC, Firenze 26-27 gennaio].
L’udienza
Questa tappa, dedicata all’esame dei testimoni delle difese, ha di fatto confermato quanto emerso nella scorsa udienza del 6 marzo ‘18, ovvero che ci troviamo a fronteggiare un processo politico: in realtà, una prima conferma fu il provvedimento di obbligo di firma subito dai compagni nel 2014, perché “rei” di “assumere un ruolo di spicco nell’attività di orientamento delle iniziative politiche di lotta e solidarietà”.
A riprova di ciò, martedì, non possiamo non sottolineare l’atteggiamento rancoroso e duro con cui la PM ha vissuto le circa due ore di dibattimento, cosa che tra l’altro rende evidente come la PM stessa senta molto questo processo: la natura dell’attacco è politica ed è costretta ad atteggiarsi in questo modo per nascondere l’inconsistenza dell’accusa. Infatti, strumentali molte sue domande (“c’erano fumogeni?” è stato il leitmotiv) nonostante le molte cose già emerse durante l’udienza scorsa e i diversi filmati agli atti: l’obiettivo non è tanto la verità ma puntare in ogni caso il dito contro i compagni De Pieri e Cavatorti. Ad esempio, De Pieri è sempre in posizione defilata durante il corteo (conferme sia dai filmati che dalle testimonianze) e Cavatorti, nello sbandierare, colpisce un manifestante davanti a sé e non il dispositivo di sicurezza della polizia: quale tentata lesione a pubblico ufficiale?!?!
Altra prova della debolezza dell’impianto accusatorio, corroso dalle testimonianze che di fatto hanno messo ancor più in luce le reali azioni e posizioni dei due compagni imputati e hanno fornito un preciso quadro del contesto e delle motivazioni della manifestazione, è stato il tentativo, in chiusura, da parte della PM, di chiedere altri due nuovi testimoni della Polizia (il locale capo della Digos L. Di Cicco e M. Vivacqua) cosa però rifiutata dal giudice Simone Medioli Devoto.
La battaglia non è però finita: la nuova udienza è fissata per il 17 settembre alle ore 10.
La solidarietà ha mille forme, anche quella del sostegno economico! Invia una sottoscrizione per le spese legali a: Postepay n. 5333 1710 0024 1535 – intestata a Gemmi Renzo.
Che gli elettori in città del M5S e della Lega e che gli eletti progressisti prendano posizione a fianco di chi difende e applica la Costituzione: attuarla non è reato!
Non ci faremo intimidire dalla repressione in corso. Risponderemo colpo su colpo alle provocazioni e agli attacchi repressivi!
Informa, diffondi, partecipa, sostieni!
Partito dei CARC – Sezione “Lidia Lanzi” Reggio Emilia (FB: Lidia Lanzi – 339.4497224)