L’esperienza dell’Internazionale Comunista (IC, 1919 – 1943) è ricca di insegnamenti per noi che agiamo nel pieno della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale in un paese imperialista. Bisogna tenere ovviamente conto delle differenze tra l’epoca in cui ha operato l’IC e l’attuale. Le principali, legate fra loro, sono tre: 1. la crisi generale del capitalismo aveva già precipitato l’umanità in una prima guerra imperialista dispiegata (1914-1918) che non aveva però posto fine alla crisi; 2. in quel contesto di guerra è nata l’Unione Sovietica (1922), il primo stato socialista nella storia dell’umanità che, resistendo ai continui attacchi e ai sabotaggi, è diventata la base rossa della rivoluzione proletaria mondiale; 3. in tutti i paesi imperialisti la maggioranza degli operai avanzati era conquistata alla causa del comunismo, aspirava a “fare come in Russia”.
Premesse e contesto
Prima dell’IC aveva svolto la sua attività la Seconda Internazionale (1889 – 1914), erede della Prima, fondata da Marx (1864 -.1876). I partiti socialdemocratici che componevano la Seconda Internazionale avevano avuto un ruolo importante tra la fine dell’’800 e l’inizio del ‘900, nel costituire la classe operaia come forza politica autonoma, superando l’orizzonte delle sole lotte economiche e organizzando le masse proletarie in partiti indipendenti da quelli borghesi. L’entrata nella fase imperialista del capitalismo e l’inizio della prima crisi generale rendevano le lotte rivendicative e le lotte politiche nel campo borghese inadeguate alla lotta per il socialismo poiché le condizioni materiali e il movimento della società ponevano la guerra, la rivoluzione socialista, la questione della conquista del potere all’ordine del giorno. O i partiti socialdemocratici si trasformavano per divenire adeguati ai nuovi compiti oppure sarebbero diventati le stampelle del potere borghese.
La più plateale dimostrazione di rifiuto della trasformazione e della conseguente deriva fu, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il sostegno dei partiti socialdemocratici alle rispettive borghesie nazionali. La maggior parte di essi, pur di non entrare in scontro aperto con le rispettive borghesie, votarono i crediti di guerra ai rispettivi governi, legittimando l’immane massacro di operai e contadini. Fu la fine della Seconda Internazionale.
L’unico partito che si rivelò all’altezza della nuova situazione fu quello bolscevico che riuscì a trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria contro la classe dominante della Russia e a instaurare il socialismo. Fu un esempio per i milioni di operai mandati al macello della guerra nel resto d’Europa. Insurrezioni scoppiavano ovunque (in Italia vi fu il Biennio rosso), nascevano nuove istituzioni sovietiche in Germania (la rivoluzione, sconfitta, del 1918 – 1919), in Ungheria (la nascita della Repubblica dei Consigli, 1919): complessivamente la situazione stava sfuggendo di mano alla borghesia e ciò rafforzava le aspettative dei bolscevichi, che contavano di contribuire con la rivoluzione in Russia ad una rapida vittoria della rivoluzione in Europa e in tutto il mondo. Su queste basi nacque l’IC.
Risultati e conquiste dell’Internazionale Comunista.
L’IC fu il “quartier generale” della rivoluzione proletaria mondiale. Essa fu promotrice di partiti comunisti in tutto il mondo: nei paesi oppressi, dove i partiti della Seconda Internazionale non erano neppure presenti, attraverso la promozione della lotta anticoloniale e per l’indipendenza nazionale; nei paesi imperialisti attraverso una dura lotta ideologica contro il riformismo, l’opportunismo e lo sciovinismo di cui erano impregnati i dirigenti dei vecchi partiti socialdemocratici.
Nel secondo congresso dell’IC (1920) furono elaborate 21 condizioni a cui i partiti comunisti dovevano sottostare per aderire, avevano lo scopo di favorire la costruzione di partiti adeguati ai compiti posti dalla situazione rivoluzionaria superando i vecchi metodi e concezioni (le 21 condizioni per la “bolscevizzazione” dei partiti comunisti).
Quando fu chiaro che la rivoluzione socialista non avrebbe trionfato rapidamente nel resto del mondo e che anzi la borghesia era passata al contrattacco con la promozione della mobilitazione reazionaria delle masse popolari, l’IC elaborò la linea del fronte unico proletario e del fronte popolare antifascista per contrastare la nascita dei regimi fascisti e sbarrare la strada alla guerra che la borghesia stava preparando contro l’Unione Sovietica e il movimento comunista. Nonostante l’eroismo di centinaia di migliaia di comunisti e comuniste di tutto il mondo, la vittoria dei fascisti nella Guerra di Spagna (1936 – 1939) spianò la strada all’offensiva nazifascista. Ma l’obiettivo di annientare l’Unione Sovietica attraverso la Seconda Guerra Mondiale fallì e anzi si ritorse contro la borghesia imperialista: nel 1945 non solo l’Unione Sovietica era salva, ma il campo dei primi paesi socialisti era ben più ampio e nei principali paesi imperialisti i partiti comunisti erano una forza ampia e radicata.
“Alla fine della seconda guerra mondiale l’IC presentava un bilancio molto positivo. Ben 12 partiti comunisti dirigevano i rispettivi paesi: essi coprivano un quarto della terra e in essi abitava un terzo della popolazione mondiale: più di un miliardo di persone. I partiti comunisti che parteciperanno alle Conferenze di Mosca saranno 76 a quella del 1957 e 81 a quella del 1960. I loro membri erano più di 50 milioni. In molti paesi non socialisti (Indonesia, India, Italia, Francia) vi erano partiti comunisti legali con milioni di membri. Il prestigio e l’influenza dei partiti comunisti era enorme in tutto il mondo. In buona parte delle vecchie colonie divenute paesi indipendenti, o sulla via di diventarlo, i partiti comunisti avevano avuto un ruolo politico importante nelle lotte che avevano condotto all’eliminazione del sistema coloniale. Guerre rivoluzionarie dirette da partiti comunisti erano in corso in vari paesi (Birmania, Filippine, Indocina, Malesia, Thailandia, ecc.). La borghesia imperialista temeva per la propria sopravvivenza sia in Europa occidentale sia nella stessa America del Nord e, anche nei paesi dove la classe operaia con i suoi partiti comunisti non aveva preso il potere, la forza del movimento comunista era enorme, la classe operaia e le masse popolari erano nelle condizioni di strappare conquiste di benessere e di civiltà non immaginabili qualche decennio prima” (da Rapporti Sociali n. 23/24, gennaio 2000).
Nonostante ciò, la rivoluzione socialista non aveva trionfato in nessun paese imperialista e anzi, con l’affermazione dei revisionisti moderni alla testa del movimento comunista internazionale, quel patrimonio iniziò ad essere progressivamente liquidato. Per capire il perché bisogna capire i limiti che avevano caratterizzato il movimento comunista.
Il maoismo terza superiore tappa del pensiero comunista.
A determinare l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale furono i limiti propri di ogni impresa che l’umanità tenta di compiere per la prima volta. Ma è proprio grazie agli insegnamenti di quell’esperienza che i comunisti di oggi possono individuare e superare quei limiti. Essi sono sintetizzati, insieme alla via per il loro superamento, nel maoismo che proprio per questo è la terza superiore tappa della concezione comunista del mondo dopo il marxismo e il leninismo. I principali sono:
– la scoperta della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata come strategia universale per la rivoluzione socialista, contro la convinzione che la rivoluzione socialista fosse possibile sulla base di rivolte e sommosse che crescevano di intensità e in estensione e che avrebbero creato le condizioni favorevoli per la presa del potere da parte dei comunisti;
– la scoperta della Linea di Massa come strumento universale per trattare a livello scientifico il rapporto fra i comunisti e le masse popolari (che fino a quel momento era concepito come conseguenza di particolari capacità e caratteristiche degli individui);
– la comprensione del fatto che la lotta di classe prosegue anche nel socialismo in forme particolari (è ai vertici dello stato socialista, del partito comunista e degli organismi di massa che si genera una nuova borghesia);
– la comprensione che il partito comunista non è solo soggetto (promotore e dirigente), ma anche oggetto della rivoluzione socialista, cioè si trasforma man mano che avanza la rivoluzione socialista.
Nel 2019 dedicheremo la rubrica di storia all’esperienza dell’IC sia per promuovere la conoscenza dei grandi passi che ha fatto compiere all’umanità nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, sia per promuovere un dibattito sui suoi limiti e gli insegnamenti che dobbiamo trarne ai fini della rinascita del movimento comunista a livello internazionale e nel nostro paese.