Allargare la breccia che le masse popolari hanno aperto nel sistema politico delle Larghe Intese, costituire il governo di blocco popolare per fare dell’Italia un nuovo paese socialista

“Se il governo M5S-Lega non attua le misure favorevoli alle masse popolari che ha promesso, M5S e Lega perderanno rapidamente il consenso che hanno acquisito. Ma la breccia di cui il governo è frutto non potrà essere richiusa facilmente dal sistema delle Larghe Intese, grazie alla resistenza spontanea delle masse popolari e all’azione che noi comunisti sapremo imprimere al corso degli eventi del prossimo periodo” – dalla Dichiarazione Generale in discussione al V Congresso nazionale del P.CARC.

In questo articolo esponiamo, sinteticamente e schematicamente, il contenuto dell’iniziativa che il P.CARC promuove e che indica agli operai, ai lavoratori e alla parte avanzata e già organizzata delle masse popolari come strada concreta per approfittare della situazione politica ai fini della costituzione del Governo di Blocco Popolare.

 

Una premessa.

Nel corso del 2018 su Resistenza abbiamo dedicato molto spazio all’analisi della situazione politica creatasi nel nostro paese dopo le elezioni del 4 marzo, alle contraddizioni che attanagliano i vertici della Repubblica Pontificia, alle caratteristiche e alle contraddizioni del governo M5S-Lega, agli appigli che la sua esistenza e la sua opera offrono ai comunisti e alle masse popolari organizzate per avanzare verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare come tappa della rivoluzione socialista e per sbarrare la strada alla mobilitazione reazionaria. Abbiamo cercato di offrire ai nostri lettori gli strumenti e l’orientamento per un’analisi materialista dialettica della realtà, contrastando gli argomenti e le conclusioni di chi riassume la situazione (in modo del tutto sbagliato) con un semplice e superficiale “contro il moderno fascismo dilagante”: una valutazione che porta acqua al mulino delle Larghe Intese (tramite quei “democratici” che si scandalizzano del reale “razzismo di Salvini”, ma che quando erano al governo hanno fatto cose analoghe o peggiori). Per motivi di spazio non riprendiamo qui l’analisi che la Carovana del (nuovo)PCI ha prodotto in una ricca e articolata letteratura: rimandiamo ai siti del P.CARC (www.carc.it) e del (nuovo)PCI (www.nuovopci.it) dove sono pubblicati gli articoli di Resistenza e La Voce e i comunicati dei due partiti.

Ci limitiamo a un’estrema sintesi, necessaria a comprendere tanto il contesto della nostra azione quanto la nostra linea di condotta.

L’opera del governo M5S-Lega nei mesi scorsi conferma la sua natura provvisoria. Provvisoria nel senso che a fronte delle promesse fatte in campagna elettorale dai due partiti e e in qualche misura riprese nel Contratto per il governo del cambiamento,, esso non si è dato i mezzi per attuarle, al punto che le “trattative” con le autorità politiche ed economiche della UE sulla legge di bilancio stanno progressivamente sgretolando i “pilastri” della manovra che avrebbe dovuto “abolire la povertà” e già si levano voci di una possibile e probabile “revisione del Contratto di governo”. Se il governo M5S-Lega cercherà di resistere anche solo per salvare almeno la forma, ben diversa dalla sostanza, della “finanziaria del cambiamento”, il nostro paese finirà più di quanto non lo è già nelle mire della speculazione finanziaria, delle pressioni e dei ricatti dei mercati. Tsipras si è fatto facile profeta quando ha consigliato a Di Maio e Salvini di accettare subito la cura della UE, perché “sarete obbligati a farlo e dopo sarà peggio”.

“Dobbiamo lottare contro l’inerzia e le malefatte del governo M5S-Lega ma per andare avanti, per allargare la breccia aperta con le elezioni di marzo nel sistema politico della Repubblica Pontificia, non per ritornare ai governi delle Larghe Intese” dichiara il (nuovo)PCI nel saluto del Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato Centrale, alla Festa della Riscossa Popolare di Brescia dell’11 novembre 2018. Tornare ai governi delle Larghe Intese, cioè tornare a governi che, al di là del nome e del colore che si affibbiano, attuano senza se e senza ma il programma comune della borghesia imperialista non è una soluzione positiva, non è un modo per “prendere fiato” e per scongiurare una “deriva a destra del paese”, sarebbe invece un enorme passo indietro rispetto alla situazione attuale: sono proprio i partiti delle Larghe Intese i principali promotori della mobilitazione reazionaria, della guerra contro i poveri, del razzismo di stato, della guerra contro i paesi oppressi e quelli che non lasciano campo libero alle scorrerie dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti.

 

Che fare?

Approfittare dell’esistenza, dell’azione e delle contraddizioni del governo M5S-Lega.

“L’esistenza, le promesse e l’azione del governo M5S-Lega offrono a noi comunisti numerose possibilità d’azione, perché ci permettono

  1. di mobilitare le organizzazioni operaie e popolari (OO e OP)

– a tirare in ballo gli esponenti del nuovo governo perché attuino le misure favorevoli alle masse popolari che essi hanno promesso in campagna elettorale;

– a indicare agli esponenti del nuovo governo le misure necessarie per far fronte caso per caso agli effetti più gravi della crisi;

– ad attuare direttamente le misure necessarie per far fronte agli effetti della crisi che è possibile attuare localmente ed esigere che il nuovo governo le appoggi (…);

  1. di mobilitare elettori e attivisti del M5S e della Lega e persino esponenti del gruppo dirigente del M5S e della Lega e i sinceri democratici del loro governo e delle loro amministrazioni locali a farsi promotori della realizzazione delle promesse e della creazione delle condizioni per realizzarle (…);
  2. di indurre tutti i gruppi della sinistra borghese in cerca di affermazione e che denunciano malefatte e limiti, veri o inventati, del governo M5S-Lega, a usare i poteri di cui dispongono, a livello locale, nella Pubblica Amministrazione e altrove, per fare in ogni campo il contrario di quello che denunciano e appoggiare le organizzazioni operaie e popolari che difendono conquiste e diritti;
  3. di indurre esponenti del sistema sgretolato delle Larghe Intese (da Bersani in giù, compresi gli esponenti dei sindacati di regime) nostalgici del loro ruolo e che denunciano malefatte e limiti, veri o inventati, del governo M5S-Lega, a usare i poteri di cui continuano a disporre, a livello locale, nella Pubblica Amministrazione e altrove, per fare in ogni campo il contrario di quello che denunciano e appoggiare le organizzazioni operaie e popolari.

 

Usare le misure del governo M5S-Lega.

– Sostenere le misure favorevoli alle masse popolari che attua e utilizzarle come base per uno sviluppo successivo: per forza di cose ogni misura sarà parziale, lascerà irrisolti alcuni problemi delle masse e della vita sociale e ne creerà di altri;

– stravolgere le misure concepite dagli esponenti del governo solo come “operazioni dall’alto”, facendole diventare “operazioni dall’alto e dal basso” e allargando “il basso” (…);

– opporsi alle misure antipopolari attuate dal governo M5S-Lega in modo però da sviluppare l’organizzazione e la mobilitazione popolare e le iniziative di violazione delle leggi antipopolari (…);

– denunciare ogni marcia indietro del governo M5S-Lega (come ad esempio sul TAP) mostrando che non è dovuta all’impossibilità della cosa in sé, ma alla sudditanza di M5S e Lega a un pugno di speculatori, affaristi e ricchi che spadroneggia nel nostro paese e nel mondo e al fatto che non osano far leva sulle masse popolari” (…).

 

Mobilitarsi e lottare per costituire il Governo di Blocco Popolare.

Anche dando credito alle migliori intenzioni dei membri del “governo del cambiamento” e pur essendo anch’esso un governo provvisorio, il Governo di Blocco Popolare (GBP) è cosa nettamente distinta dal governo M5S-Lega. Non solo perché il GBP sarà composto solo da personaggi che godono della fiducia delle masse popolari organizzate e perché viene fatto ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia, ma principalmente perché

– poggia sulle masse popolari organizzate, cioè sulle organizzazioni popolari e principalmente sulle organizzazioni operaie (…);

– dà forma e forza di legge alle misure che le organizzazioni operaie e popolari indicano per far fronte al marasma sociale prodotto dall’applicazione pluridecennale del “programma comune” della borghesia imperialista;

– poggiando sulle organizzazioni operaie e popolari, non esita ad espropriare le aziende che i rispettivi capitalisti apertamente o subdolamente cercano di ridurre, chiudere, delocalizzare, far funzionare con lavoratori precari, in nero o in appalto e subappalto;

– appoggia l’iniziativa dei proletari che fanno assistenza alle famiglie o vendono la loro forza-lavoro in prestazioni per loro natura saltuarie e occasionali a costituire organismi che migliorino le loro condizioni di lavoro e diano stabilità all’attività dei singoli individui (attraverso agenzie locali);

– non esita a epurare la Pubblica Amministrazione (che eredita dalla Repubblica Pontificia) dai funzionari civili e militari che non eseguono fedelmente e onestamente, con tutta la loro perizia professionale, le direttive del nuovo governo e che si oppongono alle organizzazioni operaie e popolari;

– ha nelle organizzazioni operaie e popolari le forze decisive per far fronte al boicottaggio e al sabotaggio della Pubblica Amministrazione che eredita e all’aggressione commerciale, finanziaria e militare dei gruppi imperialisti italiani e stranieri che fanno capo alla Comunità Internazionale.

Con il GBP la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato procederà più celermente e si creeranno le condizioni per instaurare il socialismo” – dalla Dichiarazione Generale in discussione al V Congresso nazionale del P.CARC.

 

L’aspetto decisivo

L’esistenza e l’azione del governo M5S-Lega sviluppano a un livello superiore le condizioni per la costituzione del GBP, ma le questioni su cui si misurano i passi avanti verso la sua costituzione sono

– il come e il quanto si sviluppano le organizzazioni operaie e popolari (la loro costituzione, il rafforzamento della loro azione e della loro iniziativa come nuove autorità pubbliche, il loro coordinamento);

– il come e il quanto noi comunisti siamo in grado di operare affinché una parte di esponenti, attivisti, elettori di M5S e Lega imbocchino la strada che indichiamo;

– il come e il quanto siamo in grado di operare affinché una parte di esponenti e attivisti della sinistra borghese si leghino al percorso per creare le condizioni per il GBP;

– il come e il quanto siamo in grado di manovrare affinché una parte dei “tre serbatoti” (esponenti politici e sindacali, intellettuali, amministratori progressisti) sostengano l’azione delle organizzazioni operaie e popolari e la formazione di amministrazioni locali di emergenza.

Di questi quattro aspetti, quello decisivo è il primo.

 

Alla trattazione di questi temi è dedicato il numero 1/2019 di Resistenza, essi sono il centro del dibattito del V Congresso nazionale del P.CARC che si svolgerà a Firenze il 26 e 27 gennaio, un’occasione per confrontarsi, discuterli e approfondirli. Ogni lettore può scrivere a carc@riseup.net per ricevere i documenti congressuali o scaricarli dal sito www.carc.it.

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