Alla manifestazione NO TAV dell’8 dicembre a Torino la Redazione di Resistenza ha incontrato il candidato al Consiglio Regionale del Piemonte per il M5S Alvi Torrielli. Gli ha posto alcune domande rispetto alla posizione del M5S sulla TAV, alla luce delle contraddizioni emerse in queste settimane con la Lega.
Siamo nel pieno di una grandissima manifestazione: sono presenti tutte e anime del movimento che si oppone alla costruzione del TAV. Anche del M5S sono presenti moltissimi attivisti, consiglieri comunali e regionali, il vice Sindaco di Torino. Ma siete tutti “sparsi”, non c’è uno striscione o uno spezzone ben riconoscibile. Perchè? Ha a che vedere con il dibattito di questi mesi?
No. Da sempre il M5S è apertamente e chiaramente NO TAV e la sostanza non è cambiata. Quando siamo andati il governo è stata fatta la scelta di fare un passaggio in più, la valutazione costi-benefici, ma siamo del tutto convinti che l’esito non potrà che confermare quello che sosteniamo da anni: il TAV è un’opera inutile, dispendiosa, nociva. La scelta di non partecipare alla manifestazione di oggi con uno striscione “ufficiale” del Movi mento è coerente con la nostra scelta di non portarne mai alle manifestazioni NO TAV: non volevamo dare una connotazione partitica alla manifestazione. Alcune altre forze politiche hanno fatto una scelta diversa, ma oggi ci sono moltissimi attivisti, ci sono gli eletti e gli amministratori, ci sono i candidati alle regionali… insomma c’è il M5S come c’è sempre stato.
Da una parte è evidente che sulla questione TAV ci sono tensioni con la Lega, dato che Salvini continua a premere apertamente per il SI, dall’altra negli ultimi giorni è emersa anche la possibilità di una revisione al contratto di governo. Ci vedi la possibilità che questa revisione riguardi anche la decisione sul TAV?
Guarda, io qui posso fare un ragionamento da candidato alle regionali: è’ difficile prevedere tutto quello che succederà in futuro. Abbiamo firmato un contratto, che per sua natura è “un accordo fra parti diverse”, so bene quali sono le posizioni del M5S e so che tutti i portavoce, fino al governo, lavorano per mantenere gli impegni che abbiamo preso. Se Salvini pensa di fare diversamente, risponderà alla sua base e ai suoi elettori. La Lega è libera di avere le sue posizioni e di fare i conti con le conseguenze se pensa di cambiare le carte in tavola strada facendo. Io apprezzo molto gli sforzi di lavorare insieme, pur nella diversità. Per affrontare le diversità abbiamo fatto un contratto di governo che ha alcuni punti fermi.
Le questioni locali sono una pratica dimostrazione della situazione generale. Oggi siamo in piazza contro il TAV e le speculazioni, da un mese a Cannobio una frana blocca la principale e unica strada di collegamento, la Statale 34. La Val Susa e il Verbano sono territori diversi, ma presentano le stesse contraddizioni. Grandi opere inutili e imposte o piccole opere utili? Nel discorso va inserita anche la questione dei posti di lavoro: la cura del territorio creerebbe migliaia di posti di lavoro utili e dignitosi…
Si, esatto. Su questo il M5S ha una posizione netta. Sia a livello nazionale che qui in Piemonte. La parola d’ordine del candidato presidente Bertola e di tutta la campagna elettorale per le Regionali è “cambiare passo”. La frana di Cannobio è proprio un esempio, ma potrei fartene altri centinaia, in Piemonte e in tutta Italia. Si parla di far viaggiare una mozzarella ad alta velocità perché possa arrivare mezz’ora prima a Lione, fra 30 anni, invece di investire nelle infrastrutture per garantire ai cittadini il diritto alla mobilità, invece di investire nei mezzi pubblici – e sottolineo pubblici – che non siano carri bestiame. Siamo convinti che sviluppo, ambiente e salute non debbano essere messi in contrapposizione: ci può e ci deve essere uno sviluppo che non solo che tiene conto dell’ambiente, ma che è funzionale al miglioramento dell’ambiente e alla salvaguardia e alla cura del territorio. E’ chiaro che si tratta di un “cambio di passo” che favorisce anche la creazione di migliaia di posti di lavoro nella cura e manutenzione ordinaria dei territori e delle infrastrutture. Esattamente l’opposto dei miliardi di euro investiti a perdere in progetti dannosi, superati e che non portano nessun beneficio neppure in termini occupazionali…
Torniamo un attimo a parlare del Movimento. Secondo la tua esperienza, dopo il 4 marzo c’è stato un aumento o una diminuzione della partecipazione? I meet up sono “più pieni” o “più aridi”? E’ prevalente la posizione di chi dice “lasciamoli lavorare” o quella di chi dice “incalziamoli”?
È in corso una profonda e ampia discussione, costruttiva. E’ chiaro che le cose sono cambiate, perché essere al governo è una responsabilità e sia i temi di discussione che la spinta e la volontà a “fare la cosa giusta” aumentano il dibattito. Bisogna tenere conto che il M5S ha una particolarità, cioè il fatto che la sua base è molto critica, vuole partecipare, sta col fiato sul collo degli eletti, si sente il compito di aiutarli, stimolali, criticarli. Abbiamo con tutti i portavoce un rapporto molto franco, diretto e continuo per il senso di responsabilità che ogni attivista e ogni portavoce si sente addosso. E che ha.