Sarica qui e diffondi il nostro volantino: 181214 Volantino manifestazione antirazzista
***
L’ITALIA DEI PADRONI E L’ITALIA DEGLI SFRUTTATI
Mobilitarsi e coordinarsi per un lavoro utile e dignitoso per tutti, per difendere e preservare l’ambiente e i territori, contro il razzismo di stato e la repressione: costruiamo un nuovo potere!
Ci sono due italie: una è quella composta dall’infima minoranza di chi vive nel lusso senza lavorare e se lavora lo fa solo per accrescere i suoi soldi, l’altra è quella composta dalla stragrande maggioranza della popolazione che per vivere deve lavorare e riesce a vivere solo se riesce a lavorare. La prima è quella che delocalizza e chiude le fabbriche, che rende il lavoro sempre più precario e pericoloso, che distrugge la scuola e la sanità pubbliche, che costringe milioni di persone a lavorare fino a 70 anni e a pensioni da fame, che dissesta il territorio con le grandi opere speculative. La seconda è l’Italia che comprende sia chi muore di lavoro o di mancanza di lavoro, di malasanità, di inquinamento, di terremoti, di piogge e alluvioni sia chi è mobilitato per difendere e creare nuovi posti di lavoro, per difendere e migliorare la sanità, la scuola e gli altri servizi pubblici. La prima Italia è quella che ha congegnato e attuato nel 1981 il divorzio della Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro, a seguito del quale lo Stato per far fronte ai suoi compiti ha dovuto emettere e vendere titoli finanziari con cui chiedere in prestito alla “comunità internazionale” dei banchieri, delle società finanziarie, dei fondi d’investimento, dei ricchi, i soldi che eccedevano le sue entrate… da lì il debito pubblico del nostro paese ha iniziato a galoppare. La seconda Italia è quella a cui lo Stato impone tasse, ticket e altri balzelli per pagare gli interessi sui prestiti che lo Stato chiede ai ricchi (che ringraziano e si riempiono le tasche!). La prima è quella che va a braccetto con i “burocrati di Bruxelles”. La seconda è quella spennata dai burocrati di Bruxelles insieme ai milionari italiani. Potremmo continuare, ma il concetto è chiaro.
E gli immigrati? Che ruolo ha in Italia (come negli altri paesi imperialisti) l’afflusso dei migranti dai paesi oppressi dal sistema imperialista mondiale? Innanzitutto si tratta di migranti poveri e comunque delle masse popolari provenienti dai paesi oppressi, non dei migranti in generale: nessun problema per i ricchi (quale che sia la loro razza, religione e paese d’origine) che vengono in Italia a farsi i comodi loro, da turisti, da affaristi o anche a stabilirvisi. Quindi il “diritto degli uomini a migrare” è una questione tirata in ballo solo per confondere le acque. La questione dei migranti non è una questione di “diritti umani in generale” e non è neanche una questione di razza o di religione: è una questione di classe. Riguarda gli immigrati di ogni razza e religione che mossi dalla miseria, dalla precarietà e dalle guerre, si riversano dai paesi oppressi e dagli ex paesi socialisti nei paesi imperialisti in cerca di lavoro e delle condizioni di una vita dignitosa. Essi si trovano in concorrenza con le classi sfruttate dei paesi imperialisti, anch’esse sempre più private del lavoro e delle condizioni di una vita dignitosa, alla stessa maniera in cui ovunque e sempre, e in un periodo di crisi più che mai, se non si ribellano insieme, gli sfruttati dal capitale si fanno concorrenza tra loro, individuo contro individuo: ogni differenza di razza, di religione, di lingua e altro viene usata (giovani e pensionati, donne e uomini, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, dipendenti pubblici e dipendenti privati, settentrionali e meridionali, ecc.). Quindi, la questione principale non è un progressivo sdogamento “culturale” del razzismo, ma il procedere della crisi generale e il governo che i capitalisti impongono alla società conformemente ai loro interessi!
Si impone la necessità di costruire un nuovo potere delle masse popolari organizzate nel nostro paese. Nei paesi imperialisti è in corso una svolta nel sistema politico. I gruppi e i partiti, di “destra” e di “sinistra”, che negli ultimi quattro decenni hanno governato e attuato il “programma comune” della borghesia imperialista sono in crisi profonda in Italia e nel mondo. La vittoria elettorale del M5S il 4 marzo e con la formazione del governo M5S-Lega è espressione di questa crisi. Essa è il frutto del malcontento e della ribellione delle ampie masse popolari al “programma comune” che è stato imposto loro per decenni. Questa “breccia”, questo scollamento delle masse dalle istituzioni borghesi, è senza ritorno perché la contraddizione tra i nostri bisogni e gli interessi dei capitalisti è destinata ad acuirsi con il procedere della crisi. Proliferano mille manifestazioni, scioperi, cortei e iniziative di tipo rivendicativo. In ogni azienda, in ogni territorio dove ci sono embrioni di organizzazioni operaie e popolari si pongono le basi di un nuovo potere; dove queste organizzazioni sono già esistenti e si rafforzano, dove agiscono da nuove autorità pubbliche, cioè si occupano della sorte delle aziende, del territorio, delle scuole, della cultura e via via allargano la loro azione, si collegano con altri organismi che si mobilitano, costringono il governo e le amministrazioni locali a prendere misure concrete o le attuano direttamente. Quanto più la mobilitazione delle masse popolari si innesta e si lega alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, tanto più il carattere della loro mobilitazione cambia di senso: dalla difesa passa all’attacco, da “contro” a “per”.
Nel nostro paese ci sono già oggi due poteri. Uno è il potere dei capitalisti. È quello che impone la miseria, la devastazione del paese, la disoccupazione, la partecipazione alle guerre e tutti i mali di cui soffrono le masse popolari. Oggi è il potere più forte, ma è un potere malato. L’altro è il potere delle masse popolari organizzate e in qualche misura già aggregate attorno al movimento comunista cosciente e organizzato, il partito comunista. È un potere che esiste solo dove il movimento comunista cosciente e organizzato è già abbastanza radicato. Esiste a macchia di leopardo, in punti territorialmente isolati ma che operano secondo una linea e un piano comuni. Il nostro potere oggi è ancora debole, ma ha già una sua influenza sul resto delle masse popolari non ancora organizzate: illumina, convince, guida, porta a fare alcune cose. Il P. CARC e il (nuovo) PCI lavorano entrambi a rafforzare questo secondo potere. Il P. CARC partendo per così dire dal basso, dalla resistenza delle masse popolari alle malefatte dei padroni. Il (n)PCI partendo per così dire dall’alto, dalla concezione comunista del mondo e dal movimento comunista internazionale. Fare la rivoluzione socialista è rafforzare questo secondo potere, a scapito del potere dei capitalisti, fino a rovesciarlo!