“Nel campo dell’istruzione pubblica accade lo stesso fenomeno: quanto più evoluto è uno Stato borghese, tanto più sottilmente esso mente affermando che la scuola può restare estranea alla politica e servire la società nel suo complesso. In realtà, la scuola è stata trasformata per intero in uno strumento di dominio della classe borghese, è stata permeata dello spirito borghese di casta, si è vista assegnare il compito di fornire ai capitalisti docili servi e operai capaci … Noi diciamo che nel settore della scuola la nostra causa è la stessa lotta per rovesciare la borghesia e dichiariamo apertamente che la scuola estranea alla vita e alla politica è una menzogna e un’ipocrisia” (Lenin, Dal discorso al 1° Congresso panrusso dell’istruzione, 29 agosto 1918).
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di uno studente membro del collettivo dell’istituto “Cartesio” di Villaricca, riguardante l’esperienza di costruzione di un giornalino scolastico, tramite cui gli studenti sono venuti a conoscenza della mobilitazione contro l’impianto di trattamento di rifiuti di Taverna del Re e hanno partecipato alla manifestazione indetta dal “Comitato Qualiano – salute, ambiente e territorio” il 27 ottobre 2018, mobilitando anche altre scuole dei comuni limitrofi.
Nella lettera il giovane non si limita a descrivere l’esperienza svolta dal collettivo ma cerca di trarne insegnamenti preziosi per comprendere qual è la situazione in cui sono immersi i giovani delle masse popolari nel nostro paese e in tutti i paesi imperialisti e qual è la strada per farvi fronte e uscirne.
La crisi generale che il sistema capitalista sta attraversando riduce le masse popolari e tra esse, in particolare, i giovani ad una vita da precari, da esuberi, da carne da macello e da cannone per i capitalisti e il loro regime, alimentando in loro sfiducia e tendenze nichiliste e autodistruttive.
Tuttavia proprio l’esperienza qui descritta, che peraltro si inserisce in un clima di fermento e di mobilitazione crescente tra gli studenti (da tempo non si vedeva una tale cadenza di cortei e occupazioni di scuole in ogni parte del Paese), dimostra che per quanto la borghesia tenti di intossicare, deviare i giovani allontanandoli dalla lotta di classe, non può essere in grado di plasmare a suo piacimento la loro coscienza, di fermare la loro resistenza al procedere della crisi, di impedire loro di essere padroni del loro destino e protagonisti della loro riscossa.
Due, in particolare, sono gli insegnamenti che possiamo trarre da questa lettera e dall’esperienza del collettivo “Cartesio”:
- Per quanto la mobilitazione reazionaria (contro gli immigrati, i giovani, le donne, ecc.) aumenti ogni giorno di più, non siamo in presenza di un regime di moderno fascismo, ma di un regime di controrivoluzione preventiva[1] il cui pilastro più sviluppato ad oggi è quello basato sulla diversione, l’intossicazione, la diffusione di teorie, attività, informazioni che distolgono le masse popolari (e i giovani in particolare) dalla lotta di classe. Questo si combina con la diffusione delle mille attività correnti (social network, relazioni sociali, rapporti familiari, hobby, passatempi, droghe, ecc.), con cui viene saturato il tempo libero dal lavoro o dall’attività scolastica, e con il mondo virtuale che tramite il suo sistema di immagini, suoni e sensazioni immaginarie confonde e distoglie i giovani dalla realtà[2].
L’unico modo per resistere con successo all’apparato d’intossicazione che la borghesia mette in piedi è impegnarsi nella lotta di classe, imparando a conoscere la realtà per trasformarla;
- Per essere efficaci, le Organizzazioni Giovanili (come del resto tutte le Organizzazioni Operaie e Popolari) devono combinare due movimenti: da un lato il lavoro all’interno della scuola (in questo caso il lavoro per costruire forme sperimentali di apprendimento e di informazione, quale può essere la promozione di un giornalino scolastico autogestito dagli studenti che si informano autonomamente su quanto succede intorno a loro), dall’altro il lavoro fuori dalla scuola, in sinergia con le altre scuole e con le altre organizzazioni operaie e popolari (in questo caso i comitati ambientalisti)[3], con l’obiettivo di diventare vere e proprie Autorità Pubbliche in grado di concorrere alla gestione di scuole, aziende e del Paese.
Le elezioni del 4 marzo e la formazione del governo M5S – Lega hanno aperto una breccia nel sistema politico del nostro paese che ci offre numerosi appigli per sviluppare su ampia scala la mobilitazione studentesca.
Si tratta di organizzarsi per imporre al governo l’attuazione delle misure favorevoli alle masse popolari contenute nel Contratto di governo (dall’abolizione della “Buona Scuola”, all’investimento in edilizia scolastica, fino all’abolizione delle “classi pollaio”) e di quelle non esplicitamente definite nel Contratto ma comunque necessarie (abolizione del contributo scolastico, eliminazione dei finanziamenti alle scuole paritarie, ecc.), avvalendosi del sostegno del resto delle masse popolari che lottano perché siano mantenute le promesse a loro favorevoli (reddito di cittadinanza, abolizione del “Job’s act”, NO alle grandi opere speculative, ecc.).
Questa è la via attraverso cui gli studenti possono concorrere all’allargamento della crepa nel sistema politico che le masse popolari hanno aperto il 4 marzo per andare fino in fondo con la costruzione di un governo fondato sugli organismi operai e popolari, che dia forza e forma di legge alle risoluzioni da questi assunte caso per caso e che serva da scuola pratica per costruire una nuova società libera dallo sfruttamento e dall’abbrutimento in cui i giovani potranno sprigionare la loro forza e costruire il loro futuro: il socialismo.
***
Cari compagni dell’Agenzia Stampa, la Staffetta Rossa,
vi scrivo per parlarvi di una serie di contraddizioni con cui ci troviamo a combattere noi studenti attivi nella lotta sui territori e per portarvi un’esperienza che stiamo sviluppando per elevare la coscienza e mobilitazione degli studenti su questi temi.
Parlare di politica nelle scuole è tanto difficile quanto necessario; gli studenti spesso ci sembrano molto condizionati dal sistema corporativo e burocratico-istituzionale che vige all’interno degli enti scolastici, ciò sfocia in una devastante mancanza di motivazione nel trattare temi politici e sociali. In molti, spesso, sono risucchiati da varie forme di alienazione dalla realtà.
L’opposizione studentesca attuale è figlia delle contestazioni del ’68, ma gli strumenti impiegati da chi tenta di reprimerle sono cambiati; oggi prevale la tecnologia al manganello (anche se il manganello resta lo strumento repressivo per eccellenza che in tante occasioni viene utilizzato per soffocare il dissenso collettivo), questa è uno strumento del sistema di controinformazione generale che cerca di distogliere lo sguardo delle masse da problematiche di tipo governativo, ambientale, sociale ed amministrativo. Attraverso il progresso tecnologico c’è stato un riassetto metodologico dei sistemi oppressivi e la digitalizzazione dell’informazione invece di incrementarne la diffusione l’ha arrestata. È vero che le parole sono il mezzo con cui la collettività giunge alla conoscenza, ma sono le stesse che offuscano la fondamentale importanza che certe vertenze dovrebbero avere.
I giovani d’oggi soffrono una particolare crisi socio-identitaria che ha come elemento caratterizzante l’assoluta mancanza di prospettive. Ho letto nel libro “l’ospite inquietante – il nichilismo tra i giovani” di Umberto Galimberti che il nichilismo (l’aspirazione al nulla ed il totale assopimento delle emozioni di fronte alle attività quotidiane) è un prodotto del disagio sociale che un adolescente è costretto a vivere a causa della “digitalizzazione dei rapporti interpersonali”.
Noi viviamo in quest’epoca, dove già dalla tenera età il sistema plasma le giovani menti con lo scopo di tenerle a bada e di sopprimere qualsivoglia informazione proveniente dall’esterno in grado di fornire loro maggiore coscienza. La dissoluzione del senso di integrazione nella società, la disgregazione della coesione sociale e la strumentalizzazione ideologica sono delle conseguenze che la controrivoluzione ha forzatamente dettato e che bisogna debellare con l’ausilio dell’informazione e del buon senso; per questo abbiamo sentito la necessità di sensibilizzare gli studenti sotto un punto di vista politico e sociale, invitarli a partecipare alle attività territoriali e trovare un modo trasversale per elargire le informazioni.
Il liceo Renato Cartesio di Villaricca (Na), proprio a causa di queste discrepanze legate all’informazione, ha deciso di proporre un progetto tanto potente quanto semplice: il giornalino scolastico. Questo progetto non si limita soltanto a fornire le informazioni al liceo Renato Cartesio, ma si estende a tutti gli istituti limitrofi soggetti tanto quanto il Cartesio a questo sistema di controinformazione.
Le rubriche sono state scelte accuratamente e vertono sui più svariati argomenti: letterari, giuridici, scientifici, territoriali, scolastici e propagandistici. Gli studenti hanno accolto con entusiasmo questo progetto e la maggior parte di essi ha dato la sua disponibilità in merito alla realizzazione effettiva del giornalino. Il nome del giornalino è ”Il caffè Cartesio”, in riferimento al periodico dei fratelli Verri durante il settecento illuminista. Altre rubriche, altrettanto importanti, riguardano la politica, la poesia, la fisica, la biologia, la sociologia e la filosofia; ogni rubrica si propone di interagire con filosofi, poeti, politici, sociologi ecc. attraverso interviste e seminari organizzati dai membri del giornalino in concomitanza con il collettivo studentesco.
L’importanza dell’interazione con persone che posseggono una determinata competenza in termini culturali è cosa importante, soprattutto se si parla di chi ha precedentemente lottato per le stesse cause. Ora puntiamo a sviluppare collaborazioni con realtà territoriali che condividono lo stesso obiettivo comune e la stessa idealità senza lasciarsi limitare dal settarismo elitario né iniziative con uno scopo meramente ricreativo.
Lo scopo principale del giornalino scolastico è quello di fornire le giuste informazioni col fine ultimo di formare lo studente sotto un profilo teorico-pratico ed accrescere il suo spirito critico; renderlo consapevole di ciò che succede nel territorio che abita e partecipe alle attività che si svolgono al suo interno e, infine, rinsavire la sua coscienza dalla mondezza multimediale che i media hanno propagandato per tutti questi anni.
Esito ti questo lavoro è stata anche la mobilitazione su temi che riguardano il nostro territorio. In particolare rispetto a quanto deliberato dalla Regione Campania rispetto all’acquisto dei terreni in cui risiede l’ex turbogas dell’Enel, a Giugliano (Na) in prossimità del Ponte Riccio, per costruirci un impianto destinato al trattamento delle ecoballe di Taverna del re ed alla produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario). Sono circa cinque milioni le tonnellate di ecoballe da spostare a Giugliano, e soltanto la movimentazione di questi ”rifiuti speciali” può nuocere gravemente alla salute degli abitanti del circondato.
Dopo un lavoro di informazione e confronto sul tema, il collettivo studentesco del liceo Renato Cartesio ha aderito alla manifestazione cittadina del 27 ottobre 2018, tenutasi a Qualiano, promossa dal ”Comitato Qualiano – salute, ambiente e territorio” ed a sua volta sta mobilitando le scuole di Giugliano, Qualiano e Villaricca per organizzare altre dimostrazioni.
Al di là del lavoro svolto dal collettivo, la notizia riguardo alla costruzione dell’impianto ha visto la luce parecchio dopo la delibera ed all’interno delle scuole la propaganda è stata totalmente assente. Ciò ci può fornire una più nitida comprensione riguardo ai sistemi di controinformazione vigenti; chi era di competenza ha preferito tacere e delegare al popolo le problematiche legate all’amministrazione mentre gli studenti erano totalmente ignari riguardo alla costruzione di tale impianto.
Con questa esperienza abbiamo imparato che l’informazione generalista può essere debellata soltanto attraverso l’informazione popolare, grazie ad essa è possibile per far sì che l’individuo si senta parte integrante di una collettività fondata su dei precisi valori etici e morali. L’abolizione dei valori dettati dal senso comune è una conseguenza dovuta all’incapacità di relazionarsi col mondo, e tale incapacità è mossa dall’alto non è colpa di chi non sa. Spontaneamente le masse sono una somma di individui che si muovono in uno schema casuale, informati e organizzati possono invece diventare un tutt’uno in
grado di agire con un solo cervello e in un orizzonte definito.
Gennaro C.
[1] http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/01_03_imperialismo_ultima.html#1.3.3._La_controrivoluzione_preventiva
[2] http://www.nuovopci.it/voce/voce54/tretrap.html
[3] A tal proposito può essere utile lo studio dell’articolo “Occuparsi delle scuole e uscire dalle scuole: l’esperienza dei Gruppi di Azione Proletaria” (http://www.carc.it/2016/02/25/occuparsi-delle-scuole-e-uscire-dalle-scuole-lesperienza-dei-gruppi-di-azione-proletaria/) che tratta, appunto, dell’esperienza dei GAP, una rete di collettivi studenteschi promossa in Toscana negli anni ’70 che attraverso il metodo delle “inchieste – lotta” (partecipazione degli studenti a esperienze di lotta di classe al di fuori della scuola e stesura di inchieste su cui organizzare lezioni autogestite, magari con la partecipazione di operai, lavoratori, attivisti, partigiani, ecc.) riuscivano a coordinare efficacemente aziende, scuole e quartieri.