Trasmettiamo la risposta inviata dal Nuovo – Partito comunista italiano al Galleri Art in merito a una scritta apparsa sul muro della Galleria Principe di Napoli che incitava le masse popolari alla riapertura degli spazi conquistati con la lotta, senza delegare alle istituzioni borghesi o ad esse rinviare.
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Care compagne e cari compagni,
a nome del (n)PCI vi ringraziamo per averci dato, con la vostra lettera dello scorso 24 ottobre, la possibilità di inviarvi questo scritto e alimentare il confronto. È per noi molto importante che abbiate deciso di mettervi in contatto con noi e sviluppare un rapporto diretto che non passasse più esclusivamente tramite lo studio collettivo e la presentazione pubblica della rivista La Voce o il corso sul Manifesto Programma: tutte attività che ci auguriamo proseguano e si moltiplichino.
Non è casuale ed è particolarmente importante che questo scambio avvenga in una fase politica come quella attuale. Con il risultato delle elezioni del 4 marzo e la costituzione a giugno del governo M5S-Lega si è aperta una breccia nel sistema politico delle Larghe Intese. È una breccia ancora piccola, ma importante. È questo il motivo del tanto agitarsi tra gli esponenti dei governi italiani di ieri e tra i rappresentanti delle istituzioni del sistema imperialista mondiale.
Nel nostro paese la breccia consiste nell’interruzione della successione dei governi facenti capo prima al CAF (Craxi-Andreotti-Forlani) e poi all’accordo tra Berlusconi e PD: i governi che negli ultimi quarant’anni, cioè da quando la borghesia imperialista ha ripreso in mano la direzione del mondo approfittando dell’esaurimento dell’ondata della rivoluzione proletaria sollevata dalla Rivoluzione d’Ottobre e dalla costituzione dell’Unione Sovietica, hanno messo il nostro paese al servizio della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, europei e sionisti e del loro sistema finanziario internazionale e lo hanno portato allo stato attuale. Si tratta di quei governi che hanno eliminato gran parte delle conquiste che le masse popolari avevano strappato alla borghesia imperialista e al suo clero con sangue, sudore e dure lotte nel secolo scorso, nel periodo in cui il movimento comunista era forte in tutto il mondo e faceva tremare le vene e i polsi della borghesia, dei capitalisti e della Corte Pontificia. Si tratta di quei governi dei quali, per queste ragioni, il 4 marzo le masse popolari hanno con il voto reso impossibile o perlomeno molto difficile l’insediamento alla testa della Repubblica Pontificia.
Si è interrotta la successione dei governi che a Napoli e nel resto del paese hanno eliminato la scala mobile e la giusta causa per i licenziamenti, hanno privatizzato le banche, le aziende industriali pubbliche e i servizi e hanno permesso ai capitalisti di chiudere migliaia di aziende costringendo uomini, donne e giovani a un presente precario, senza occupazione, a un presente di emigrazione all’estero, di depressione, di evasione dalla realtà nelle droghe e di abbrutimento; dei governi che hanno devastato la cultura e il patrimonio artistico del nostro paese, hanno trasformato la scuola pubblica in un luogo arido e in un serbatoio di lavoro non retribuito, hanno di molto peggiorato il sistema pensionistico e cancellato l’equo canone e il diritto alla casa popolare; dei governi del degrado diffuso, degli edifici pericolanti, delle grandi opere inutili e dannose per le masse popolari, delle città e delle campagne distrutte da calamità naturali (da tragedie evitabili con la prevenzione e la manutenzione), di interi quartieri abbandonati alla criminalità, allo spaccio e alla prostituzione; di governi che all’asservimento alla NATO, hanno aggiunto l’asservimento alla UE e la partecipazione a tante guerre di rapina dei paesi oppressi del mondo alimentando morte, emigrazione e sterminio di intere popolazioni.
Per questo diciamo che il 4 marzo le masse popolari hanno aperto una breccia nel sistema politico della Repubblica Pontificia. Ma è solo una breccia. Il governo M5S-Lega è un governo provvisorio, instabile, che ha al suo interno persino ministri legati a Berlusconi da una lunga collaborazione nel governo centrale e ancora oggi a livello locale. È un governo che ha fatto alle masse popolari tante promesse, ma è legato da mille fili al sistema delle Larghe Intese, si lascia vincolare da accordi e contratti fatti dai loro governi (basta guardare al caso del TAP), lascia continuare la vendita del sistema produttivo italiano a capitalisti e fondi di investimento stranieri, quindi svincolati dalla legislazione e dal sistema fiscale italiani (pensiamo a FIAT (Pomigliano), a ILVA, a Magneti Marelli), perseguita immigrati e lavoratori come i cinque licenziati di Pomigliano, reagisce alla mancanza generale di sicurezza per le persone e le cose con la repressione anziché impegnarsi per eliminare la disoccupazione, l’ignoranza e le altre cause dell’abbrutimento delle masse popolari, si lascia legare le mani dai magistrati di regime, dai funzionari corrotti e asserviti alle Larghe Intese, da giornalisti prezzolati e mezzi di propaganda che nascondono alle masse popolari cosa sta accadendo realmente.
Compagni, voi siete uno degli organismi che collegandovi con gli altri organismi operai e popolari di tutto il paese potete costituire l’unica forza realmente capace di porre fine al degrado del nostro paese e al catastrofico corso delle cose; siete già oggi una delle forze che possono obbligare il governo M5S-Lega a mantenere le promesse e a rompere con la Comunità Internazionale senza pagare penali e debiti, violando i contratti e i trattati fatti dai governi delle Larghe Intese. La strada principale sta nel fare già da oggi tutto quello che un gruppo organizzato di lavoratori, studenti e disoccupati ha la forza di fare, e mobilitare altri a fare, diffondere il contagio.
Con l’occupazione della Galleria Principe di Napoli, un bene monumentale che il Comune lascia andare alla malora, e con lo sviluppo delle tante attività aggregative, di solidarietà internazionalista, di valorizzazione dell’esperienza dei primi paesi socialisti e di collaborazione con la Carovana del (n)PCI avete aperto una strada. L’aspirazione a costruire luoghi di cultura gestiti dalle masse popolari e rivolti alle masse popolari è un’aspirazione di grande valore che si rafforzerà tanto più quanto più si moltiplicheranno esperienze di occupazione e autogoverno di beni monumentali abbandonati, di strutture e spazi pubblici e privati lasciati vuoti e al degrado. Sull’esempio di chi già oggi si mobilita, altri spazi e luoghi come Galleri@rt verranno aperti e gestiti anche da quella parte delle masse popolari che già oggi cova le vostre stesse aspirazioni ma non ha ancora abbastanza fiducia di poter vincere.
Quanto accaduto di recente nel Rione Sanità, la speculazione economica che il Vaticano e la Fondazione San Gennaro fanno di un bene storico come le catacombe di San Gennaro, è uno spunto per spingere tutte le realtà popolari della città in occupazione a fare denuncia e mettere alla gogna pubblica (nei social network, nella stampa ecc.) le società immobiliari, gli enti pubblici, i grandi gruppi, la Curia, le Congregazioni religiose e le Confraternite che lasciano vuoti gli stabili o li adibiscono al turismo (senza neanche pagare ICI e IMU).
Bisogna squarciare il velo dell’inganno di chi racconta che “i beni del Vaticano sono dei fedeli”, i “beni pubblici sono di tutto il popolo” o che il “privato può gestire il pubblico in modo efficiente”. Basta vedere cosa hanno fatto i Benetton con il Ponte Morandi di Genova e con le altre autostrade, per capire in cosa i capitalisti sono efficienti. Sono tutti inganni che danno copertura alle ruberie, agli affari, ai traffici e alle scorrerie di capitalisti, speculatori, politicanti e prelati. La verità è che il patrimonio pubblico, le aziende pubbliche e private oggi non appartengono ai lavoratori o men che meno alle masse popolari del nostro paese: appartengono direttamente ai capitalisti o sono gestiti dal loro Stato, che chiamano democratico ma che nella sostanza è il loro comitato d’affari e lo strumento di gestione del monopolio della violenza (nelle sue mille forme) con cui opprimono le masse popolari. È anche per questo motivo che la Galleria Principe di Napoli per trovare nuova vita ha dovuto essere occupata illegalmente da voi e gestita anche mediante iniziative e attività che secondo la leggi della borghesia sono reati.
Aprire e curare gli spazi di Galleri@rt per la borghesia è “occupazione abusiva”, fare murales che evocano il movimento comunista o scrivere sullo stipite della porta il nome del vostro organismo è “imbrattamento” e l’elenco potrebbe continuare. Ma sono tutte azioni che, seppur illegali, hanno sempre avuto ben chiaramente l’obiettivo di alimentare un restauro reale e popolare di quegli spazi (non le “pezze a colori” con cui l’Amministrazione Comunale è intervenuta negli ultimi anni), restauro e uso popolare che troverà la sua soluzione definitiva nel Socialismo, quando quegli spazi e quelle mura saranno davvero delle masse popolari e da loro gestite.
Allargare la breccia, come dicevamo, significa anche alimentare la lotta per il recupero di immobili in disuso, anche occupandoli sia a scopo abitativo che per farne centri culturali e di sana aggregazione popolare. Questa è la mobilitazione pratica contro l’incuria, l’abbandono e il degrado che i governi delle Larghe Intese hanno prodotto; mobilitazione pratica che consiste nell’organizzarsi e adottare qui ed ora le misure necessarie senza aspettare o limitarsi a chiedere l’intervento delle autorità borghesi. Facendo questo, Galleri@rt, che è una parte già organizzata delle masse popolari, porrà le condizioni per la nascita di dieci, cento, mille Galleri@rt, creando condizioni migliori anche per riaprire la Galleria Principe di Napoli. Tutte queste azioni alimenteranno senz’altro la lotta per contrastare e sabotare le misure reazionarie contro le occupazioni e gli occupanti promosse dal Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in continuità con le politiche repressive e antipopolari dei governi delle Larghe Intese.
Salutiamo positivamente il coordinamento che state sviluppando con alcuni comitati popolari della città. Ci auguriamo che tale coordinamento si allarghi sempre di più ad altre occupazioni presenti in città o ad altri centri culturali e di sana aggregazione. Così facendo ci si porrà nelle condizioni di avere l’iniziativa in mano rispetto alla Giunta De Magistris e spingerla a ristrutturare la Galleria e a dare forza e forma di legge alle misure che anche gli altri organismi simili della città proporranno o attueranno.
De Magistris si pone come concorrente elettorale al M5S in vista delle elezioni europee: questo probabilmente lo porterà a contrastare (nella propaganda) le misure reazionarie contro le occupazioni e gli occupanti. A voi il compito di sfruttare al meglio questa situazione, per “metterlo alle strette” e costringerlo a “passare dalle parole ai fatti”, a seguire realmente l’esempio di Mimmo Lucano e non limitarsi a dichiarare solidarietà e riconoscimenti. Per farlo, però, per sfruttare questa contraddizione, l’aspetto centrale è alimentare l’organizzazione e la mobilitazione per mettere la Giunta davanti “al fatto compiuto” (nuove occupazioni, azioni di lotta ecc.).
L’obiettivo della scritta fatta da membri del (n)PCI su un muro esterno della Galleria Principe di Napoli era quello di sostenere e stimolare l’azione di Galleri@rt nel quadro dell’attività generale per difendere quel bene pubblico e quel centro di mobilitazione della città, per alimentare il legame tra la mobilitazione del vostro organismo e l’allargamento della breccia. Nel periodo in cui i compagni hanno fatto la scritta, il vostro organismo attraversava una fase di stasi (dettata forse dalla difficoltà a gestire la chiusura della Galleria). Aveva fatto alcune riunioni per definire la partecipazione ad iniziative di altri, ma mancava di un piano d’attacco per riaprire gli spazi, sfruttare la costituzione del nuovo governo e trasformare una situazione difficile in un’opportunità di crescita e rafforzamento. La scritta aveva l’obiettivo di stimolare e dare fiducia in questa direzione.
A voi valutare se e quanto l’azione di propaganda è stata utile per riflettere sulla vostra azione, migliorarla e rafforzarla. Siamo interessati a conoscere le conclusioni a cui giungerete e gli insegnamenti che ricavate a beneficio della vostra azione: sarà un contributo anche per migliorare la nostra azione.
L’obiettivo di chi ha eseguito quella scritta, in conclusione, era quello di sostenere il vostro organismo, perché sviluppasse un processo pratico di mobilitazione e non si avvitasse nelle difficoltà che una situazione straordinaria, quando si presenta, comporta. Fare la scritta in quel luogo non vuol dire che siamo contro i monumenti. Quello che vi ha detto il compagno del P.CARC, che voi citate, non significa che noi della Carovana del (n)PCI siamo contro i monumenti storici. Il punto è che in una situazione di degrado, quando il paese va a catafascio, l’aspetto centrale è costruire il Nuovo Potere, infondere fiducia nelle masse popolari, promuoverne l’organizzazione e incoraggiarle di volta in volta a non chinare il capo davanti alle difficoltà generate da chi cerca di mettere i bastoni tra le ruote. Se per fare questo bisogna scrivere anche su dei monumenti, lo facciamo come giustamente chi ha occupato gli spazi e costruito Galleri@rt ha forzato cancelli e porte, dipinto i volti di Chavez e Gramsci sulle pareti e scritto il proprio nome sullo stipite della porta d’ingresso.
Sosteniamo ognuna di queste azioni, illegali per la borghesia, perché sono tutti passi nel cammino per costruire una nuova società. A volte capita anche che per costruire una struttura nuova e migliore, bisogna demolire la vecchia oramai in rovina. Ma la nuova società di cui promuoviamo la costruzione restaurerà e curerà sul serio tutto il patrimonio artistico e culturale del nostro paese sottraendolo alle scorrerie, al degrado e all’incapacità dei capitalisti e del loro Stato. Sarà una società in cui verrà premiata e sostenuta la libera iniziativa culturale, aggregativa e popolare. Una società in cui ogni adulto avrà un lavoro dignitoso, ogni persona una casa dignitosa, con un sistema scolastico e sanitario di qualità, universali e gratuiti. La nuova società ha già un nome con una storia gloriosa, si chiama Socialismo, la transizione verso il Comunismo. Il nostro prossimo futuro.
A pugno chiuso vi salutiamo, augurando che questo scambio che abbiamo e avete avviato prosegua in futuro e divenga sempre più profondo, aperto e ricco.
Avanti compagni, promuoviamo la nascita di dieci, cento, mille GalleRi Art!
Mobilitiamoci per allargare la breccia nel sistema politico borghese del nostro paese!
Costituiamo il Governo di Blocco Popolare!
Facciamo dell’Italia un nuovo paese socialista!
La Delegazione del (nuovo)PCI